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Autore: Little_Lotte    15/04/2015    8 recensioni
" Una sola cosa, tuttavia, lasciava ancora troppo spazio al dubbio: come aveva fatto a salvarsi da quell'imperitura cella di morte e di ghiaccio? Non sarebbe stato sufficiente liberarlo dalla prigionia, Camus lo aveva colpito con i suoi oscuri poteri e il suo corpo doveva essere ad almeno un centinaio di gradi al di sotto dello zero, praticamente ad un passo dall'assideramento.
Per salvarlo da morte certa, sarebbe stato necessario infondere al suo corpo gelido tutto il calore e il soffio di vita che un Cosmo possedesse. "
[SAGA DELLE DODICI CASE, EP.59/60: Il sacrificio di Shun, narrato dal punto di vista di Hyoga.
Tutto ciò che non ci è stato mostrato, io ho semplicemente provato ad immaginarlo.]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio.

La prima cosa che Hyoga udì, al suo risveglio, fu l'insopportabile silenzio di quell'enorme casa vuota: non un segno di vita, non un singolo sussurro o un alito di vento, niente di tutto ciò.

Semplicemente il silenzio.

La seconda cosa che avvertì fu un intenso dolore alla testa, lancinante, e così prepotente da farlo per un attimo accasciare al suolo, fortemente indebolito dal dolore; si sentiva come se avesse dormito per anni ed anni di fila, a malapena riusciva a tenersi in piedi e a far fluire liberamente i pensieri.

“Che cosa è accaduto?” non poté fare a meno di domandare a se stesso.

Le memorie erano sbiadite nella sua testa, i ricordi offuscati, come se vi fosse un enorme buco nero a tappare ogni cosa, un gigantesco oblio che aveva voracemente inghiottito tutto, senza lasciare alcuna traccia. Hyoga si portò entrambe le mani alle tempie e strinse forte, come se sperasse – con quel singolo gesto – di riportare a galla tutti quei ricordi annebbiati.

Sapeva di aver combattuto contro Camus dell'Acquario e di essere uscito vinto da quello scontro, ma che altro ancora? Perché non riusciva a mettere a fuoco i ricordi, quei pensieri sfocati di vergogna, paura, inquietudine e... Di morte?

Morte.

Sì, adesso iniziava a ricordare: era morto, o almeno lo era stato per diverse ore, prima che qualcuno o qualcosa restituisse la sua anima alla vita. Le immagini iniziarono a farsi più chiare e nitide, come se Hyoga fosse divenuto, tutto ad un tratto, spettatore passivo di quella stessa vicenda che - non molto tempo addietro - lo aveva visto protagonista.

Tutto ricominciava ad avere un senso, anche quei pensieri sconnessi affollatisi nella sua mente: Camus, il ghiaccio che lo travolgeva, il freddo che percorreva interamente il suo corpo fino a paralizzare i sensi, il cuore che rallentava a tal punto la propria corsa da far persino credere di non voler più continuare a battere. Ogni cosa era ormai perfettamente chiara e cristallina, come quel gelido sepolcro nel quale era stato intrappolato e al quale era misteriosamente sopravvissuto.

Una sola cosa, tuttavia, lasciava ancora troppo spazio al dubbio: come aveva fatto a salvarsi da quell'imperitura cella di morte e di ghiaccio? Non sarebbe stato sufficiente liberarlo dalla prigionia, Camus lo aveva colpito con i suoi oscuri poteri e il suo corpo doveva essere ad almeno un centinaio di gradi al di sotto dello zero, praticamente ad un passo dall'assideramento.

Per salvarlo da morte certa, sarebbe stato necessario infondere al suo corpo gelido tutto il calore e il soffio di vita che un Cosmo possedesse.

Non può essere stato Camus, egli stesso mi ha imprigionato in quell'oblio di ghiaccio e non avrebbe mosso un solo dito per riportarmi alla vita. Dunque, chi può mai aver fatto un simile gesto per...”

Fu solo in quel momento che, finalmente, si accorse del corpo esanime che giaceva al suo fianco, un corpo che aveva imparato a conoscere fin troppo bene, tanto da non esitare un solo istante nel riconoscerlo persino così inanimato, del tutto privo della tipica vitalità che era solito contraddistinguerlo.

<< No. Oh, dei del cielo... Vi prego, ditemi che non è vero. >>

Il Cigno ritrovò immediatamente le forze e subito accorse in aiuto del cavaliere di Andromeda, il cui volto pallido lasciava chiaramente ad intendere quale fosse stato il suo tragico destino. Con dolcezza, Hyoga raccolse da terra il corpo esile di Shun e se lo strinse fra le braccia, le lacrime che iniziarono a scendere copiose lungo le sue guance e il cuore che si contrasse dolorosamente dentro al suo petto, facendolo quasi sussultare.

<< Ti prego, Shun... Rispondimi. >> mormorò con voce rotta, facendo scorrere le dita lungo il volto esangue di Shun << So che riesci a sentirmi, quindi ti supplico... Rispondi. >>

Shun non disse niente e Hyoga, a quel punto, se lo strinse con forza al petto ed iniziò a piangere più forte, senza alcuna vergogna. Shun – il suo Shun – aveva donato la propria vita per salvarlo da un destino atroce, lo stesso destino al quale quel sommo gesto di altruismo lo aveva mandato incontro; il cavaliere di Andromeda non aveva esitato un solo istante, aveva rinunciato alla propria vita con leggerezza e aveva sacrificato tutto ciò che aveva, semplicemente per permettere a Hyoga di vivere ancora.

E questo Hyoga non riusciva proprio a sopportarlo.

<< Perché lo hai fatto, Shun? >> gemette il Cigno, avvinghiandosi ulteriormente al corpo di Shun e sussurrando le proprie parole fra i capelli del ragazzo << Non avresti dovuto, cavaliere... Non per me. Io non merito tanto, no. Non merito certo il sacrificio della tua vita. >>

Incominciò a cullare il corpo di Shun con dolcezza, lentamente, i loro volti così vicini da sfiorarsi di tanto in tanto; Hyoga non riusciva a sopportare quel silenzio, detestava il fatto che Shun si trovasse lì, fra le sue braccia, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Non riusciva a sopportare l'idea di non poter più rivedere il suo dolce sorriso e i suoi occhioni verdi, non tollerava il pensiero di non poter più ascoltare il suono della sua voce e della sua risata cristallina.

Semplicemente, non accettava il fatto che Shun se ne fosse andato per sempre.

<< Sei ancora così bello. >> bisbigliò tristemente Hyoga, tornando a guardare il volto cereo di Shun ed accarezzando con dolcezza i suoi lineamenti delicati << Neanche la morte è riuscita a spegnere lo splendore dal tuo volto, mio piccolo Shun. >>

In quell'istante, il Cigno avvertì una leggera sensazione di calore nell'aria e non furono necessari troppi secondi prima di accorgersi che tale energia era sprigionata proprio da quel corpo ancora esanime che stringeva tra le braccia. Il volto di Hyoga venne solcato da un ampio sorriso di sollievo e le lacrime ricominciarono a sgorgare dai suoi occhi azzurri, stavolta in segno di felicità.

<< Sei vivo... Shun, tu sei ancora vivo! >> esclamò gioiosamente, rivolgendo al cavaliere uno sguardo colmo di speranza, commozione e adorazione << E' così, io riesco a sentirlo: Seppur debole, il tuo Cosmo arde ancora, la vita non ti ha abbandonato del tutto. >>

Si morse il labbro inferiore e poi sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo e rivolgendosi ad esso con aria di sfida.

<< Non ti lascerò morire, Shun, farò sì che il tuo sacrificio per me non sia stato vano. >> dichiarò il cavaliere, rimettendosi in piedi con cautela, facendo bene attenzione a non lasciar cadere a terra il compagno << Non temere, andrà tutto bene: ci sono io qui con te, prometto che non ti accadrà niente di male. >>

Si sistemò al meglio il corpo di Shun fra le braccia e poi chiuse gli occhi, sospirando profondamente mentre il suo Cosmo vagava alla ricerca di Seiya e Shiryu.

<< Eccoli, li ho trovati! >> esclamò in tono trionfante Hyoga, guardando Shun con un sorrisetto esultante sulle labbra << Si trovano nell'Ottava Casa, quella di Scorpio. Non sono molto lontani da qui, se agiamo in fretta riusciremo a trovarli prima che sia troppo tardi. >>

Si chinò leggermente in avanti, per posare un tenero e rapido bacio sulle tempie di Shun.

<< Andrà tutto bene, mio cavaliere. >> mormorò dolcemente << Andrà tutto bene. >>

Poi, finalmente, affrettò il passo in direzione dell'Ottava Casa, il corpo di Shun saldamente stretto fra le braccia e il cuore che batteva all'impazzata, mentre il suo Cosmo continuava a crescere dentro di lui, espandendosi fino al proprio limite. Avrebbe fatto il possibile per aiutare i suoi compagni a raggiungere le stanze del Gran Sacerdote, avrebbe combattuto fino allo sfinimento per la salvezza della dea Athena.

E avrebbe sacrificato molto più della sua stessa vita, pur di rispecchiarsi ancora una volta dentro agli occhi verdi, brillanti e rigonfi d' amore di Shun.





N.d.A: Lo so, sto veramente degenerando con questi due... Ma l'altra notte ho rivisto l'episodio della settimana casa e il successivo, e considerato quanto io shippi Hyoga e Shun, era inevitabile che le rotelline nel mio cervello avrebbero iniziato a girare. Mi sono sempre chiesta come debba essere stato per Hyoga risvegliarsi e trovare il corpo di Shun al suo fianco, privo di sensi e di energie, e così ho pensato di scrivermi la scena da sola, visto che il Maestro Kurumada è passato direttamente alla battaglia. Io, ovviamente, ho infarcito la cosa di shipping, ma spero che l'immagine possa in qualche modo risultare credibile. :3

Un bacio a tutti :3
  
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