La mano destra suona la melodia: deve essere agile e squillante, non deve pensare. Deve giocare con i tasti e con le note, essere libera. La fantasia è tutto, restare imprigionata sullo spartito è la sorte peggiore per una melodia. È la mano che interpreta, che divora le ottave e che d’istinto prende ed abbandona il pentagramma per raccontare i segreti dell’anima del pianista.
La sinistra si occupa dell’accompagnamento. È secondaria, bisogna ammetterlo.