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Autore: Baikolet    17/04/2015    3 recensioni
«Chi mi controllava il battito ogni due per tre, chi controllava la testa, chi cercava altre lesioni e così via. Eppure sentivo solo le sue mani sul mio corpo e mai smisi di guardarla. Notò quest'ultima cosa, si avvicinò poggiando una mano sui miei capelli e si sporse sul mio viso.»
SWANQUEEN AU
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tutt'oggi non riesco a spiegarmi come mai l'attesa di quei cinque giorni mi rese nervosa e impaziente. Non aspettavo altro che correre in ospedale per rivedere quella donna. Sentivo come il bisogno di dover instaurare un rapporto con lei, seppure misero doveva esistere. 
 
Mi riposai come mi aveva consigliato ed August mi diede un passaggio. Avevo già abbandonato le stampelle, non facevano decisamente per me. Camminando lentamente entrai nella struttura e attesi di fronte al suo studio. 
 
«Dott.ssa Mills» recitava la targhetta affianco alla porta. Feci una smorfia perché volevo -troppo intensamente- sapere il suo nome. Ormai viene dato tutto per scontato e non si dà più peso alle piccole cose. Per me un semplice nome significa molto, è una parte fondamentale della persona. 
 
"Arrivederci signora, buona giornata. Il prossimo: Emma Swan" 
 
Finalmente i nostri sguardi si incrociarono. Mi sorrise e sentii improvvisamente il bisogno del supporto delle stampelle. Entrò nello studio, la seguii e chiusi la porta alle spalle. 
 
"Allora, bentornata" 
 
Dio, ancora quel sorriso. Vi giuro non capisco ancora come fosse possibile, non è umana. 
 
"Vedo che le stampelle le abbiamo lasciate a casa"
"Beh sì, ecco.."
"Non si preoccupi, si accomodi sopra il lettino prego" 
 
Feci come m'aveva detto e mi sistemai a sedere. Si mise un guanto nella mano destra e si avvicinò -veramente troppo- a me. 
 
"Iniziamo controllando i tre punti vicino alla tempia" 
 
Portò le sue mani vicino alla zona interessata e si avvicinò per osservarla meglio. Le sensazioni che provai quella volta furono paragonabili alla creazione della galassia. Mi incantai a guardarla da così vicino, potevo sentire il suo respiro sul mio volto e posso giurare che negli occhi racchiude l'abisso più profondo. La sua voce mi portò bruscamente alla realtà.
 
"Il suo ragazzo non è venuto?" 
"Come? Chi?"
"Il suo ragazzo"
"Io in realtà.. Non ho un ragazzo"
"Scusi non volevo essere impertinente" 
 
Sembrava quasi impacciata, avrei voluto darle un bacio sulla guancia. Non so perché, m'era venuta questa voglia improvvisa di riempirle il volto di baci leggeri come l'aria. 
 
"Non lo è stata. E comunque, lei parla di August. Non è il mio ragazzo, è tipo mio fratello"
 
Risi un po' e lei fece altrettanto. Nel frattempo non mi ero neanche accorta che mi aveva tolto la maggior parte dei punti sparsi e ora la sua attenzione si era spostata su gli ultimi nella spalla. Un medico capace insomma, veloce e attento. Premuroso. 
 
"Come si sente? Lo sa che se ha bisogno di un consulto con uno specialista riguardo l'incidente può chiedere qui in ospedale vero?" 
"Sì ecco.. Sì lo so. Ma non mi sento traumatizzata o scombussolata o altro, grazie comunque davvero." 
"Si figuri, è mio dovere chiederlo sempre. Ha per caso-" La interruppi.
"Possiamo darci del tu?" 
"Oh.. Certo, il mio nome è Regina" 
 
Regina. Regina Mills. 
Il mio cervello recitò quel nome come fosse poesia, ne assaporai sulla punta della lingua il portamento e la grandezza. Lo ripetei come se lo stessi studiando.
 
"Regina.." 
 
Si fermò. Questa volta fu come se avessi letto i suoi pensieri, riuscii a percepire che il suo corpo era stato attraversato da una scossa. Un brivido piacevole. Rimase con le mani impegnate per aria, e posò il suo sguardo su di me. Era seria. 
 
"È davvero un nome stupendo" 
 
Continuò a guardarmi senza dire niente. Il suo volto celava stupore. Ritornò al suo lavoro continuando il discorso di prima. 
 
"Hai per caso avuto dolori in qualsiasi parte del corpo, problemi di alcun tipo che ti causassero disturbo?" 
"No. Ho semplicemente riposato come mi hai consigliato" 
"Sei un osso duro allora" Sorrise. 
 
A penzoloni da quel lettino la fissavo mentre si toglieva i guanti. 
 
"Allora, vorrei prescriverti al-"
"Vuoi uscire?" 
"Come?" 
 
Anche le stelle si erano fermate. Percepivo i nostri battiti aumentare. E ancora una volta l'avevo interrotta. Mi morsi la lingua maledicendomi mentalmente. 
 
"Intendo con me una sera. Ti andrebbe di uscire?" 
 
Lei mi fissava come se fossi un fantasma. Iniziai a sudare, il suo volto dai lineamenti dolci riusciva a scottarti terribilmente come se fosse lava. Sentivo di aver sbagliato, di essere stata troppo affrettata e soprattutto ingenua. 
 
"Scusa non avrei dovuto. Figurati, sei il mio medico, che stupida. Davvero mi dispiace, ora vado lo giuro" 
 
Mi alzai di scatto, presi la giacca e come un fulmine mi diressi verso la porta. La sua voce mi bloccò -finalmente- 
 
"Emma fermati. Non puoi andare senza la ricetta dei farmaci che ti servono"
 
"Oh giusto" 
 
Tornai indietro, verso la sua scrivania con lo sguardo basso. Non la sfiorai con gli occhi neanche per sbaglio, la vergogna era così tanta che sarei voluta scomparire. Nessuna delle due proferì parola. 
 
"Ecco qui"
 
Mi allungò la ricetta, e nel prenderla notai che c'era altro. Un biglietto bianco con dei numeri. Il suo numero di telefono. Alzai lo sguardo verso di lei, gli occhi mi brillavano come non mai. Le sorrisi a trentadue denti "Ok sì, ci vediamo allora" 
 
Indietreggiai inciampando nei miei stessi piedi. Lei sorrise per la mia goffaggine, era così meravigliosa. 
 
"A presto Emma" 
  
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