CAPITOLO
1
L’autore
C’era
una volta una foresta incantata popolata dai
personaggi classici che conosciamo, o che pensiamo di conoscere.
La pioggia cadeva fitta sulla finestra del suo vecchio negozio. Il
signor Gold
osservava silenziosamente Belle e quel Will Scarlet. Non credeva di
poter
odiare qualcuno più di quanto non odiasse
quell’uomo apparso dal nulla.
Quell’essere così insignificante gli aveva portato
via l’amore della sua vita.
Le goccie di pioggia cadevano dalle sue ciglia come fossero lacrime.
No, era stato lui stesso ad allontanarla. L’aveva lasciata
andare via, gli era
sfuggita dalle dita come sabbia sottile.
“Ti amo Belle” disse appannando il fradicio vetro.
L’odore d’asfalto bagnato addensava
l’aria e gli appesantiva la testa. Decise
che era arrivato il momento di andare e così si
girò e mosse i primi passi
verso quella che era diventata la sua casa, quando sentì un
rumore di tacchi
avvicinarsi alle sue spalle.
Quel suono gli parve familiare. Ma no, non poteva essere Regina. La
teneva
prigioniera ed era certo che per quanto lei si fosse sforzata non sarebbe
mai
riuscita a fuggire.
Il dubbio s’impadronì di lui, ma come pietrificato
non riuscì a girarsi, eppure
il Signore Oscuro non avrebbe dovuto temere nessuno, soprattutto non
Regina
Mills, egli era l’essere più potente che fosse in
vita fatta eccezione per
l’autore.
Poi riconobbe l’effetto della magia. Era quella che gli
impediva ogni
movimento.
Sentiva il cuore battergli in petto e le gocce di pioggia appropriarsi
della
sua fronte.
I passi erano lenti e ritmici. Suola contro asfalto. Tacco e rumore di
acqua
infranta. Poi un sussurro.
“Salute Padre” queste parole furono pronunciate da
delle labbra di ragazza
vicino al suo orecchio sinistro. Con la coda dell’occhio
scorse il rossetto
accuratamente passato sulle labbra.
Un brivido gli percorse la schiena mentre l’effetto
dell’incantesimo svaniva.
Si girò di scatto. Una figura femminile era in piedi davanti
a lui.
Alta e bellissima, forse una delle più belle ragazze che
avesse mai visto.
“Leila” Provò a dire prima che la voce
gli morisse in gola.
“Carino da parte tua ricordarti il mio nome”
ironizzò lei. L’acqua sembrava non
sfiorarle neanche il giacchetto di pelle nero che indossava.
I capelli castani erano legati in uno chignon e due ciocche ondulate le
incorniciavano il volto. Una, il continuo della frangetta che copriva
la parte
destra della sua fronte, era più lunga dell’altra.
“Pensavo tu fossi..” provò a dire lui
prima che Leila lo interrompesse “Morta?”
le sfuggì una risata ironica.
“Sono in molti a pensarlo in effetti. Allora? Non mi
aspettavo che ti
prostrassi ai miei piedi come un paparino devoto e scoppiassi in
lacrime, ma
almeno un abbraccio alla figlia che pensavi morta?”
La mimica che utilizzò avrebbe quasi potuto rendere la
situazione divertente.
Gold non proferì parola. Leila era lì davanti a
lui. Pensava che da sola non
sarebbe riuscita a cavarsela, quando era uscita dalla sua vita aveva
appena
dieci anni ed era una bambina cagionevole, che non aveva mai visto il
sole ed
aveva vissuto fino ad allora nei sotterranei del suo palazzo nella
foresta
incantata.
“Sono passati quasi quarant’anni”
riuscì ad asserire lui, infrangendo
l’imbarazzante silenzio creatosi.
“Trentasei. Trentasei anni. Capisco che per rivedere Bae tu
abbia aspettato
molto più tempo e che io non sono come lui ma se questa
è la prima cosa che ti
viene da dire dopo trentasei anni che non mi vedi.. be’ forse
ho fatto bene ad
andarmene” Si sentì una punta di amarezza nella
voce della ragazza.
“Trentasei anni e sembri ancora una ragazzina”
Continuò lui.
“Diciamo che ho diciotto anni da parecchi anni in
effetti” si tolse il cappello
a borsalino. Fu allora che Tremotino l’abbracciò.
Aveva ancora quel profumo di
fiori addosso, come la prima volta che la strinse tra le braccia e la
vide
sorridere. Il giorno in cui l’aveva strappata dal seno
materno.
“Questa era l’emozione che volevo per il primo
ciak” scherzò nuovamente lei,
ricambiando l’affetto del padre.
“Mi sei mancata” le sussurrò piano.
“Ti voglio bene”.
Mentre i due camminavano sotto la pioggia battente per le vie di
Storybrooke,
Gold non poteva pensare ad altro che al perché Leila fosse
tornata così
improvvisamente nella sua vita.
“Il frutto dell’amore più travagliato
sarà colui che ristabilirà equilibrio.
Più potente dello stesso Signore Oscuro, dopo un periodo di
tempesta, egli
riporterà le cose a com’erano all’origine.”
Questa era la profezia e Gold temeva che quel momento stesse per
giungere.
Temeva che lei sarebbe stata colei che l’avrebbe fatto
tornare quello che era
inorigine e lo
avrebbe ridotto ad essere il
vigliacco Tremotino di una volta, quello che non aveva nulla ed aveva
rinunciato anche alla sua dignità per paura.. Lo
avrebbe privato dei suoi poteri
“So che mi vuoi chiedere perché sono qui, non
c’è bisogno che tu lo nasconda.
Lo so. Io so tutto. Tutto su mia madre, su di te e su ogni singolo
abitante di
questa triste città. Sapevo che qualcuno di voi mi stava
cercando. Sapevo che
sia tu che lei mi
stavate cercando e malgrado ci
abbia messo un po’ di tempo per adempiere alla vostra
richiesta, eccomi qui.”
Gold la guardava quasi con timore “Come avrebbe fatto lei a
cercarti se pensa che tu sia morta?” “Davvero non
ci arrivi Gold? Non cercava
propriamente sua figlia” fu questa l’affermazione
che gli fece capire la vera
identità della persona che aveva di fronte.
“Tu sei l’Autore? Pensavo che fosse quello che era
intrappolato nel libro.” Si
fermò pensando all’importanza di quel momento e a
come avrebbe dovuto agire.
“Quello che hanno liberato era il mio predecessore, non io.
Vi ha ingannati per
ottenere la libertà. Nel libro non aveva poteri e il mondo
aveva bisogno di un
nuovo Autore. Ed eccomi qui. La più giovane mai esistita.
Lui non lo è più, è
stato dimesso dalla carica. Era indisciplinato, insubordinato, non
seguiva le regole
dello Stregone. I personaggi tradivano la loro stessa natura sotto il
suo
comando. Fu rinchiuso lì dentro per questo. Qui gli serve la
penna che hai per
poter scrivere di
nuovo.
Ma non è più dotato di poteri. Ti è
sostanzialmente inutile.”
Tremotino non riprese a camminare come fece lei, ed alcuni metri di
distanza li
separavano ormai. La mente del Signore Oscuro cercò un modo
per poter
esercitare il proprio controllo sulla ragazza ma prima che riuscisse a
muovere
un muscolo si ritrovò ad essere scaraventato contro ad un
auto posteggiata sul
ciglio della strada. L’allarme assordante partì.
“Mi deludi così, Padre.” Si
avvicinò a lui con fare lento. Lo prese per il
collo della camicia e lo tirò in piedi.
“Mi ero sforzata così tanto per sviluppare il tuo
personaggio ma vedo che
durante l’anno in cui non ci sono stata, in mezzo al casino
creatosi, tu sei
tornato lo stesso vigliacco di un tempo. Mi dispiace per te ma per
quanto
potere tu possa acquisire io sarò sempre più
potente di te. Ed ora sei tu ad
essere in mio possesso.”
“Cosa vuoi da me? Perché ti sei mostrata proprio
ora?” Chiese Tremotino
ansimando.
“Per
Regina” Rispose Leila.
Hola a todos, questa è la prima fanfiction che scrivo, sono nuova in questo sito. Fino a qualche tempo fa non sapevo neanche come inserire le “note dell’autore” quindi le sto aggiungendo ora.. Chiedo perdono se ci sono alcuni errori di battitura ma anche se rileggessi lo stesso capitolo 100 volte al momento della pubblicazione sono sicura che troverei altri millemila errori. Ci tengo a dirvi che ho pensato a lungo alla storia di questa ff e spero sul serio che vi piaccia. Farò del mio meglio per migliorare nel corso del tempo. Naturalmente mi fa piacere leggere le vostre recensioni. Per me è un buon momento per capire quali sono i punti da migliorare e quali, invece, vanno bene. Comunque sapere che qualcuno apprezza questa storia mi rende davvero felice e voglio ringraziare coloro che hanno già sprecato il proprio tempo per leggere e recensire questa ff.
Questo capitolo in teoria sarebbe un prologo perché è molto breve e mi serviva solo per introdurre il nuovo personaggio, ma sono scema e quindi l’ho pubblicato come primo capitolo lol
Questa nota sta durando più del capitolo stesso.. il bello è che non so come concluderla quindi penso che scriverò “Cià” e basta.. Cià!