Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Reyvateil    18/04/2015    0 recensioni
"E’ assurdo, mi sembra di aver vissuto più di cent’anni e allo stesso tempo sono ingenua come una ragazzina. Ricordando ciò che sono stata, la mia anima si carica di un peso che a malapena riesco a sopportare, ma voglio scrivere. Come se fosse il primo giorno, il momento in cui un soldato mi puntò la pistola contro, in una notte piovosa e senza Dio. Il giorno in cui venni catturata, e paradossalmente la mia allora miserabile vita cambiò."
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Una storia che intreccia le la vita della protagonista e degli altri personaggi a cavallo fra due Mondi; infanzia e adolescenza da una parte, età adulta dall'altra. Una storia di crescita, consapevolezza, paure e principi per cui imparare a lottare. Enjoy.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(A-hem. Per quei quattro gatti che mi seguono e che ancora non sono scappati, scusate per il ritardo. Io non vado molto d'accordo con le date di scadenza che mi auto-impongo, sono un piccolo caso perso. Spero che vi godiate questo capitolo, perché il prossimo non ci metterà molto per uscire. Non scherzo. Non guardatemi così. Buona lettura!)


Chapter Six : Last very good times.



“Gatto”
Cambio di diapositiva.
“Treno”
Cambio di diapositiva.
“Cascata”
Cambio.
“Bicicletta”
Cambio.
“Un cavallo che balla sul ghiaccio”
 
“…E’ una pattinatrice, Laisa, piantala di scherzare e di’ semplicemente ciò che vedi.” Sbuffò Stern, il tizio occhialuto che stava alla cinepresa e prendeva appunti.
Le sedute con gli studiosi per “il mio caso” stavano diventando sempre più noiose; diapositive, test di sforzo fisico e altre cose di cui non capivo nemmeno lo scopo. Perlomeno non mi spaventavano più di tanto e avevo preso confidenza con loro. Il fatto era che loro non prendevano molta confidenza con me.
“Ho la testa di una quattordicenne, queste parole le so, non possiamo andare avanti?” dissi sbuffando, seduta a gambe incrociate per terra, proprio a lato della sedia che mi avevano dato.
Fermarono la proiezione e accesero le luci; “Basta così per oggi” asserì Roy Mustang, rimasto all’angolo come un’ombra silenziosa per tutta la seduta “Ci rivediamo domani”.
Presi i miei effetti dal bancone vicino alla porta come ogni volta; durante quelle ore stavo in canotta e pantaloncini corti, ma ormai mi premettevano di vestirmi come mi pareva una volta fuori da quella stanza. Mi abbottonai dunque la camicia e la infilai dentro i pantaloni femminili da soldato, tutti indumenti che l’assistente di Roy, Riza Hawkeye, mi aveva procurato. Cominciavo a sentirmi bene in quel posto.
“Laisa” il Colonnello si avvicinò a me mentre gli altri uscivano “Ti va di prendere un caffè con me?”
Sorrise. Poche erano le volte in cui avevo una conversazione con lui, e la sua richiesta mi inquietò per un attimo; era sempre distante, pareva sopra ogni cosa come se i suoi problemi fossero altri, immagino non sapesse nemmeno cosa pensare di me: amica o minaccia? Ma forse non gli interessavo e basta, magari ero una semplice cavia, questo era ciò che mi dicevo. Più avanti capii che sono poche le cose che lasciano indifferente Roy quando si parla di vite innocenti, nonostante le apparenze.
Una volta nel suo ufficio ci sedemmo e mi fissò negli occhi, mescolando il suo caffè con un’espressione penetrante che non poteva lasciarmi indifferente. Riusciva quasi a distrarmi dalle occhiaie di stanchezza sul viso ancora giovane e dal taglio tipicamente militare dei suoi capelli corvini (lasciati comunque troppo incolti perché venisse notato al primo sguardo). Doveva aver lavorato molto negli ultimi tempi o chissà, probabilmente era una vita che lavorava così.
“Sei sicura di non volere niente?”
“Sicura Colonnello, grazie.”
Il mio sguardo cominciò a spostarsi altrove, verso la finestra, le braccia conserte e le spalle chiuse da quei momenti di silenzio prolungato che metterebbero a disagio chiunque. Ero certa mi stesse studiando per qualche strano motivo, in realtà faceva così molto spesso, come un identikit di chi avesse davanti, forse tutte quelle informazioni gli sarebbero servite un giorno.
Con un sospiro e un sorso di bevanda calda, mi rese le cose più semplici “Ascolta, so bene che è una situazione che non ti piace, non devi preoccuparti, questa chiacchierata sarà breve. E’ solo che ho davvero bisogno di parlare con te a quattr’occhi ed era preferibile che fossimo soli.”
Ottenne subito la mia attenzione “Le sedute di ricerca sono agli sgoccioli e immagino ti chiederai che ne sarà di te dopo. Ebbene devo dirti che la situazione è più complicata del previsto; come ben sai non possiamo rilasciarti dall’oggi al domani, sei una risorsa importante per noi, ma soprattutto al di fuori di queste mura la tua vita è in pericolo.”
“… Con tutto il rispetto, lo è sempre stata.” Asserii secca. Cos’erano tutte quelle apprensioni e a cosa mi sarebbero servite dopotutto, considerando che mesi prima mi trattavano come un cane da laboratorio?
“Telamy è tornato, Laisa.”
Un brivido mi percorse tutto il corpo e dentro di me andai subito nel pallone. LUI mi sta cercando? Era chiaro che non mi avrebbe mai lasciata andare una volta scappata, ma dovevo ammettere che era incredibilmente tenace. Pensandoci due volte, la cosa non mi sorprendeva più di tanto.
“E’ sulle tue tracce da mesi, sa che sei qui dentro e se metti un solo piede fuori sarai sua. Sei il suo esperimento più riuscito e il suo grande successo, almeno è quello che ci dicono le fonti, ma non possiamo permettere che tu corra altri rischi.”
“…”
“Ora capisci?”
Deglutii. Poche cose al mondo ormai mi facevano più paura di quel mostro, forse neanche la morte era fra quelle; Telamy mi aveva provocato un trauma infantile tale da essere diventato il mio incubo numero uno. Sì, ero forte, ero cresciuta anche se di poco e per molti aspetti le sue parole non avrebbero più potuto illudermi; ma se davvero mi avesse ripresa? Avrei aspettato che qualcuno mi salvasse? Sapevo già a chi pensare, ma mettere le vite degli altri in pericolo per la mia sfrontatezza non sarebbe stata solo una cosa stupida, ma anche una vera e propria cattiveria.
“Mi dica che lo prenderete, Colonnello…” avevo soltanto un filo di voce.
Al tempo non conoscevo Mustang così bene da potergli leggere negli occhi, e quella che mostrò fu un’espressione che non esprimeva la calda e rassicurante aura di un paladino delle donne indifese, ma piuttosto mi diede un’idea di amarezza, con un’impercettibile sprazzo di speranza. Nonostante tutto credetti che stesse pensando a me come una bambina che andava protetta. Quale novità.
“Faremo tutto il possibile signorina.”
Gli sorrisi, ma non c’entravano l’educazione o il senso di sollievo, piuttosto la riconoscenza verso un ufficiale che per la prima volta mi veniva davvero incontro, anche se la voglia dell’esercito di avere fra le mani l’alchimista pazzo Richard Telamy era la stessa che aveva lui di ritrovare me.
 
Passare la serata da sola nella mia stanza mi fece riflettere. Cosa avrei fatto d’ora in poi? Davvero l’esercito aveva finito con me? Forse non rappresentavo una minaccia di alcun genere? Ammetto che il pensiero per un attimo mi indispettì, ma accettai in fretta “quella dura realtà”. A parte l’ironia, l’idea che non avessi un futuro per me stessa mi aprì una voragine nel cuore. Cercai di allontanarla col pensiero che non avrei comunque potuto fare nulla con Telamy ancora in circolazione. Ma una volta che tutto fosse finito?
La presi nel migliore dei modi, e cercai di immaginarmi in un altro contesto. Laisa fioraia, Laisa panettiere, Laisa insegnante… No, non ero una ragazza particolarmente colta e forse non avrei avuto nemmeno un motivo per iniziare ad applicarmi seriamente. E cosa ancora più importante… La gente mi avrebbe accettata? Avrei potuto nascondere le mie parti del corpo dalle sembianze ferine, forse con l’aiuto di un chirurgo sarei riuscita persino a rimuoverle. A quel pensiero Blue si agitò talmente tanto che mi alzai di soprassalto dal dolore che provocava; forse era davvero ancora troppo presto per decidere.
La mia mente galoppava, distesa sul letto fra quelle mura spoglie, mentre guardavo assente una delle prime nevicate della stagione sulla capitale.
 
Da quel giorno tutto passò davvero in fretta, avevo ritrovato pian piano la mia voglia di divertirmi, anche se poco cambiava nelle mie giornate, e sognavo in silenzio ma con intensità; avevo paura che mi dicessero che ero un’ illusa e che rovinassero le mie aspettative sul mondo. Il quartier generale era diventato un micro-mondo e ne potevo vedere molte sfaccettature, ero arrivata a credere che non mi bastasse altro, che fosse come una famiglia, anche se non avevo allacciato molte amicizie; la maggior parte delle persone ancora mi guardava male, passavo diverso tempo da sola, ma i miei sogni ritrovati mi facevano compagnia.
Col passare del tempo feci dei piani: dove sarei andata, che lavoro avrei fatto, mi sarei mai sposata, sarei tornata a trovare la mia famiglia? Sembravo aver dimenticato i problemi essenziali della mia condizione da chimera randagia, poiché nella mia mente tutto mi era concesso, e chi mi voleva bene lasciava che mi svagassi come potevo; d’un tratto ero in una campana di vetro, non in una vero e propria prigione, al punto che mi bastava poco per essere felice. Telamy pareva un problema lontano e raramente chiedevo qualcosa al riguardo… Non sapevo nulla sul caso, sulle guerre in corso nel Paese, o cosa combinassero Ed e Al quando non li vedevo per mesi. Che genere di lavoro facevano? Edward era un Alchimista di Stato, ma come si guadagnava esattamente da vivere? E Alphonse che ruolo aveva? Sembrava che l’unica cosa che mi indispettisse sul fatto che entrambi si tenessero sul vago era perché volevo avvicinarmi di più a loro, mi piacevano un sacco e la loro amicizia era essenziale per me.
Forse, in tutto questo, custodivo con così tanta cura la mia spensieratezza proprio perché dentro di me sapevo quanto fosse estremamente fragile, come la mia stessa speranza.
Compii 15 anni nel frattempo e quella piccola festicciola concessaci dopo il coprifuoco da caserma fu anche più di quello che potessi mai immaginarmi. C’erano i sorrisi di quelle poche anime che avevo conosciuto dopo quasi un anno: i Fratelli, la cara anche se silenziosa Riza e poche sue colleghe (che mi avevano presa sotto le loro ali protettrici in quell’ambiente impregnato di maniere fredde, regole ferree e maschilismo), più qualche membro della squadra di studiosi che mi avevano seguita mesi addietro… Persino Mustang fece un veloce sopralluogo, il tempo di rubare da mangiare e rinchiudersi nel suo studio per lavorare tutta la notte.
Fu in quel frangente che conobbi la famosa Winry di cui Alphonse tanto parlava, una delle più grandi amiche che abbia mai avuto; mi accolse con entusiasmo dal primissimo momento e mi insegnò la virtù della pazienza ma anche il saper combattere per ciò che si vuole. Vederla davanti alla porta della mia stanza in quei brevissimi periodi in cui si faceva la tratta Rezembool-Central City solo per venire a trovarmi mi ricaricava tutte le batterie. Ero un’adolescente in fondo, anche io avevo bisogno di un punto di riferimento femminile, o meglio una coetanea con cui rapportarmi. Lei mi insegnava ad intrecciarmi i capelli che ormai erano cresciuti incontrollati (e non si spaventava per le mie orecchie), mi regalava i suoi vestiti smessi e talvolta lei stessa mi cuciva qualche indumento tattico che lasciasse spazio ma allo stesso tempo nascondesse la mia coda… Insomma, mi fece capire quanto potessi valere non solo come persona, ma come ragazza.
“Winry?” le chiesi un giorno.
“Dimmi”
“Ma a te… Edward, piace?”
Quel momento fu memorabile perché rovesciò quasi tutte le pedine degli scacchi proprio mentre stavamo facendo una accesa partita, sul solito terrazzo dell’edificio, circondate da riviste di Automail, blocchi da disegno, libri di narrativa e candele per qualche sana storia di fantasmi che ci saremmo raccontate una volta calato quel sole di fine aprile.
“… L’hai detto solo per distrarmi! Sapevi che mi mancava una mossa per vincere!!!”
Risi di gusto e la guardai complice. Non mi rispose, ma sorrise socchiudendo gli occhi e guardando il tramonto; era sempre stata una ragazza molto matura per la sua età, ma non lo dimostrava mai così tanto come quando di parlava di sentimenti per Ed. Il suo amore era silente, rispettoso e paziente, nascosto tra tante parole di negazione ed escandescenze tra i due ragazzi che rasentavano il comico. Alle volte la vedevo soffrire e in quei momenti cominciavano dei discorsi profondi che, nonostante il loro spessore, finivano sempre in una battuta e tante risate.
“Ricordati soltanto una cosa Laisa” mi disse più di una volta “Per quanto ami una persona, per quanto lei significhi per te, anche se daresti il mondo per vederla felice, non dimenticare mai che tu vieni prima di ogni cosa. Non dimenticare che devi combattere soprattutto per trovarti il TUO posto nel mondo, o il mondo un giorno ti busserà alla porta per chiederti perché hai perso tutto quel tempo inseguendo gli altri. E ancora più importante, non dimenticare che chiunque ti ami non desidera altro che questo per te.”
A quelle parole ero solita sospirare pesantemente, poiché qualcosa in me era cambiato ed entrambe lo sapevamo. Lei mi accarezzava le orecchie in modo rassicurante, come a farmi capire che sì, anche chi stava lontano per tempi interminabili pensava a me. “Fidati, so quello che dico. E’ vero, sono solo una ragazzina di un piccolo paese, ma non guardo fuori dalla finestra tutto il tempo sperando che un giorno le cose cambino da sole… Io lavoro, apprendo ogni giorno di più, ho un grande sogno… E non mi arrenderò fino a quando non mi sentirò pienamente realizzata!”
“Forse non ti arrenderai nemmeno quella volta Winry!”
“Ahahahah, forse hai ragione!”
 
E infatti ottenne un lavoro come apprendista a Rush Valley, una cittadina non troppo lontano da Central City. Cominciò ad avere sempre meno tempo per me, i suoi impegni ci allontanarono senza volerlo e fu proprio in quel periodo che i miei soliti pensieri si risvegliarono più forti che mai.
Tutto d’un tratto mi ritrovai una mattina di inizio estate e chiedermi, seduta sul letto “… Ma io cosa ci faccio ancora qui?”
Diventai più agitata, scalpitante, iniziai a fare domande: a cosa servivano le ricerche su di me, perché tutti avevano perso interesse nel mio caso, ma soprattutto a che punto era arrivata la caccia a Telamy? Nessuno mi dava risposte ovviamente, neanche Riza, quella fredda e allo stesso tempo protettiva donna che mi lasciava giocare col suo cane pensando anche a relazionarsi con Blue. Diventai così curiosa e impertinente che d’un tratto capii concretamente che Roy mi stava del tutto evitando. Passavo le sere sul terrazzo, bramando di volare o diventare invisibile per poter passare anche solo un minuto fra le strade caotiche della città. Per un attimo mi tornò la voglia di tornare una randagia senza Dio.
Blue mi appoggiava ed era felice che finalmente fossi caduta dalle nuvole. La sentivo ululare in maniera sempre più assordante.
Così una sera, dopo il coprifuoco, sgattaiolai fuori dall’edificio. Ovviamente dovetti superare i soldati di guardia, ma fui felice di apprendere che le mie abilità furtive non erano del tutto perse; avevo il passo silenzioso e costante del lupo sulla neve, una discreta capacità visiva nonostante la luce crepuscolare e le orecchie attente e ricettive a qualsiasi rumore.
“E IO non sarei più un pericolo per l’esercito? Ma per favore!” pensai un po’ troppo fiera di me quando finalmente fui all’esterno, nascosta tra la folla della città. Mi giunsero ai sensi il fracasso dei locali, il profumo del tabacco e di chi evidentemente preparava quella che pareva carne arrosto per cena. Avevo nascosto le mie parti del corpo “incriminanti” con indumenti coprenti e comodi e un cappello: parevo un garzone di strada, ma mi sentivo benissimo nell’anonimato.
Inutile dire che l’eccitazione era talmente tanta che mi persi per le strade della città vecchia; era moltissimo che non mi godevo il mondo esterno come una persona normale e avevo portato con me pochi spiccioli (li avevo messi progressivamente da parte nel caso un giorno mi fossero serviti, e avevo fatto bene) per soddisfare il mio languorino con la prima cosa che mi avesse stuzzicata. Stavo per cambiare quartiere intenta a cercare altrove quando una voce famigliare mi soprese così tanto da farmi prendere un infarto.
“Ma insomma, hai vitto e alloggio gratis dal Colonnello, perché mai dovresti spendere i tuoi soldi per dei noodles?”
“Chi è quello dei due che mangia? Io! Quindi se me lo permetti almeno stasera voglio evitare quella sbobba preriscaldata della mensa. Ora fammi il favore di stare buono e siediti con me al tavolo di quel chiosco ambulante. Ha quell’aria decadente che mi aumenta l’appetito.”
“Ma stai bene?!?”
Edward doveva aver avuto una giornata pesante e sembrava sensibilmente affamato, lo si vedeva benissimo dal suo modo nervoso di comportarsi con suo fratello: almeno il 70% delle volte l’unica soluzione era il cibo.
Abbassai la visiera del cappello e silenziosamente mi sedetti accanto a loro al chiosco, uno di quei tipici carretti dallo stile orientale con bancone, sedie e luci, feci cenno al proprietario di volere giusto un bicchiere d’acqua e quando finalmente arrivarono i tanti attesi noodles con manzo per il biondino glieli fregai da sotto gli occhi con un gesto fulmineo.
“Hey tu, che diamine credi di fare, sono miei!!” vedevo pulsargli i vasi sanguigni sulle tempie da quanto era su di giri, stavo per scoppiare dal ridere.
“Oh Ed, ma è stata Winry a insegnarmi che fare i sadici con te è cosa buona e giusta!” esclamai mostrando bene loro il mio viso. I due rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Oh Laisa sono così felic-“
“SE CHI SAPPIAMO NOI ( erre –o – ipsilon) SCOPRE CHE SEI IN GIRO E PER DI PIU’ IN NOSTRA COMPAGNIA PASSEREMO DEI GUAI­­ INCREDIBILMENTE SERI!!!”
Se al piccoletto non scoppiarono le coronarie quella sera, non ne avrebbe mai avuto l’occasione in tutta la sua vita.
“Calmati, nessuno sa che sono qui.”
“Laisa non c’è niente su cui scherzare, non dovresti essere qui, è pericoloso!!” continuò.
“Pericoloso per chi esattamente, per me o per gli altri? Andiamo Edward, non vedo la libertà da quasi un anno, sai quanto importante sia un diritto del genere… Mi prenderò io tutte le responsabilità se accade qualcosa.”
“Non servirà a nulla, io sono il tuo “tutore” e se sono con te la colpa ricade interamente sui sottoscritti. Abbiamo dei doveri, delle cose da fare, non possiamo rischiare di finire davanti alla corte marziale per una cavolata simile!”
“Su, fratellone…” si intromise Alphonse “Non accadrà nulla per qualche ora, non faremo niente per attirare l’attenzione e ci godremo una piacevole serata. Da quando sei così rigido e intransigente? Anche lei ha bisogno di respirare, mettiti nei suoi panni. Laisa, noi non diremo niente a patto che non farai più una cosa del genere.”
“Ma Al… So badare a me stessa, cosa vuoi che sia uscire di tanto in tanto, io non-“
“Promettilo. Fallo per noi, te ne prego.”
Sospirai, cercando di vedere il lato positivo. Avevo una notte davanti a me, non era il momento di tenere il broncio.
“Bene. Promesso. Ma per favore qualcuno mi offra una scodella di noodles, gli spicci che ho non bastano.”
“Eccola, le dai una mano e si prende tutto il braccio. Tsè. Hey tu, una scodella di noodles anche per la ragazzina per piacere.” Ed si mise comodo, prese un lungo respiro “ Beh, in fondo che vuoi che sia una serata soltanto. Mangiamo, parliamo, ci rilassiamo tutti assieme. Cosa potrebbe mai succedere?
Buon appetito!”

 
(…Continua …)
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Reyvateil