Le maledette coincidenze di
Rei Aoki
La luce del sole tramontava
filtrando dalle finestre e regalava una sfumatura rosso arancio alle pareti
della camera. Nel salotto del piccolo appartamento che divideva ormai da qualche
anno con l’amica Rei, Maya stava osservando l’ennesimo mazzo di rose violacee,
portato dal signor Hijiri quella mattina.
Erano bellissime, come sempre.
Una meraviglia che la riempiva di
orgoglio.
Bellissime e dense di tenero,
profondo mistero.
Un mistero che ogni volta le faceva
accelerare il cuore, e rinnovava quell’affetto e quell’ immensa gratitudine che
sentiva crescere dentro di sé, per quel suo benefattore che continuava,
purtroppo, a restare nell’ombra.
Le bastava guardare quei fiori
stupendi per sentire di avere tutto il coraggio del mondo, per affrontare
qualsiasi difficoltà a testa alta. Erano uno sprone potente, un incoraggiamento
formidabile per la sua autostima, da sempre lacunosa e insufficiente. Se per
una qualsiasi ragione, lui avesse smesso di inviarle quelle rose ne
sarebbe rimasta afflitta, e di conseguenza sfiduciata.
All’improvviso, quando meno se lo
sarebbe aspettato, Hijiri era arrivato presso il teatro all’aperto dove stavano
allestendo Sogno di una notte di mezza estate, e le aveva detto che il
misterioso donatore era ansioso di assistere allo spettacolo che si sarebbe
tenuto nel parco di Tokyo tra una settimana.
L’idea che lui venisse a
vederla recitare, le faceva tremare il cuore di profonda emozione, tutte le
volte. Sembrava qualcosa di sciocco, addirittura puerile, essere tanto turbata
per qualcuno che neppure si conosceva, ma era una cosa che non riusciva a
evitare.
Dio, quanto avrebbe desiderato
conoscerlo. Sapere chi era.
Ringraziarlo di persona per tutto il
bene che le aveva fatto negli anni, era diventato un sogno, una speranza che
coltivava nel cuore con amore. Quante volte aveva provato a immaginarselo.
Chi mai poteva essere? Che aspetto
poteva avere?
Purtroppo non poteva fare domande
neppure al signor Hijiri. Era il suo intermediario, attraverso cui poteva
lasciargli dei messaggi, ma fin dall’inizio l’aveva pregata di non chiedergli
nulla, perché aveva l’obbligo del silenzio e della riservatezza. Si era chiesta
mille volte il motivo di tutto quel mistero, ma non riusciva proprio a
immaginare quale ragione potesse esserci.
Con la sua immaginazione, negli anni
gli aveva dato mille volti, pari solo alle sue mille maschere. Lo aveva cercato
negli sguardi frettolosi e distratti delle persone mentre camminava per strada,
immaginando che fosse l’estraneo assorto nella lettura del quotidiano che
incontrava ogni mattina sulla metropolitana, oppure il signore di mezza età
dall’ aspetto distinto che incrociava seduta in un cinema, o ancora il ragazzo
gentile e affascinante che le apriva la porta di un negozio.
Un vecchietto ricco e un po’
eccentrico innamorato del teatro. Beh, ricco lo era di sicuro, visto il gran
numero di regali, anche costosi, che le aveva fatto negli anni.
Un giovane di buona famiglia, dall’
aria intellettuale, uno studente universitario magari, con la passione per la
recitazione.
Addirittura una donna.
Poteva essere una bizzarra
filantropa, una ricca ereditiera amante della cultura e delle arti, che aveva
preso a cuore la sua carriera.
O una semplice donna sposata e madre
di famiglia, col sogno nel cassetto di calcare il palcoscenico, per vivere una
vita diversa da quella ordinaria di tutti i giorni. Una donna che avrebbe
potuto anche essere una come lei, se quelle rose, per una curiosa magia, non
fossero comparse sulla sua strada come il segno benevolo lasciato da un angelo.
Questa ipotesi però si era rivelata
la meno probabile, non soltanto perché una madre di famiglia, magari mantenuta
dal marito, non avrebbe dilapidato tutte le sue sostanze per regalare rose rare
e costose a una giovane attrice esordiente, ma soprattutto perché un giorno, il
suo misterioso ammiratore, lei lo aveva incontrato in modo inaspettato e
bizzarro. Nonostante questo, tuttora ignorava chi fosse.
“Maya, si può sapere a cosa stai pensando?
È da un buon quarto d’ora che fissi quel mazzo di rose con aria seria e
meditabonda…”
La voce dell’ amica Rei la raggiunse
dalla cucina, dove la ragazza stava lavando i piatti. La bella androgina ora la
osservava con un sorrisetto divertito, appoggiata allo stipite della porta, con
uno strofinaccio in mano.
“Ancora lui, vero? È un
pensiero fisso, ormai. Maya dovresti innamorarti di qualcuno che conosci sul
serio, dico davvero.”
“Rei, ma che dici? Non sono mica
innamorata!” esclamò, infuocandosi.
“Ah, no? Beh, dovresti vedere la
faccia trasognata e paonazza che hai in questo momento.” La prese in giro Rei,
che non prendeva troppo sul serio quella sua ultima affermazione. I sintomi
c’erano tutti, e Rei era seriamente preoccupata al pensiero che dietro l’
ammiratore poteva nascondersi una persona sgradevole.
Maya sedette sul piccolo divano del
soggiorno, gettando accanto a sé, la rivista di gossip e spettacolo che stava
sfogliando senza troppa attenzione. Il vaso con le rose era poco distante
posato su un ripiano, e faceva gran mostra di sé, in tutto il suo splendore;
dentro il loro modesto appartamento, era un dettaglio che non passava certo
inosservato, la cosa più appariscente che ci fosse.
“Rei, secondo te, chi potrebbe
essere?”
Per un attimo, l’altra restò
spiazzata dalla domanda. Ma comprese in fretta la direzione tracciata dai
pensieri dell’amica.
“E come potrei saperlo, Maya?”
Rispose con una noncurante alzata di spalle, e vide l’amica muoversi nervosa, e
portare una gamba sotto di sé, assumendo una strana posizione sul morbido
cuscino.
“Non ti sei fatta proprio nessuna
idea? Un vago sospetto, magari…” chiese Maya speranzosa.
Era vero che non poteva chiedere
nulla a Hijiri, né fare il suo nome con nessuno, ma poteva parlare
dell’argomento con la sua amica, notoriamente un’ acuta osservatrice, più
saggia e meno ingenua di lei su tante cose. Chissà che non avesse colto
dettagli che le erano sfuggiti.
“Un sospetto, dici? Uhm, vediamo… -
e parve riflettere su qualcosa, mentre la bella fronte liscia si corrugava
alzando lievemente le sopracciglia. – Potrebbe essere qualcuno che in realtà
conosciamo, magari uno dell’ambiente… una persona che lavora in ambito di
spettacolo… un addetto ai lavori, insomma…”
Rei, da ragazza sveglia qual’ era,
un fondato sospetto su chi potesse essere davvero l’ammiratore segreto di Maya,
lo aveva. Ma le bastava pensare alla sua reazione drammatica a una simile
rivelazione, per scoraggiarsi di fronte alla possibilità di poterglielo
suggerire.
“Un regista, o uno sceneggiatore, ad
esempio?” domandò Maya, con curiosità.
“Potrebbe essere… no, forse no. Se
fosse un regista che ammira tanto il tuo talento, ti avrebbe già contattata per
proporti una parte.”
“Sì, forse hai ragione… magari sta
aspettando che io maturi in ambito artistico…” valutò Maya tra sé e sé,
portando il dito indice al mento e fissando le rose poco distanti.
“No, deve trattarsi di qualcun
altro…- continuò Rei - una persona che ci mette i soldi, in probabile
investitore…”
A quel punto, abbandonò lo stipite
dove era rimasta ferma fino a quell’istante, e si mosse per andare a sedersi
accanto alla piccola talentuosa amica.
“Maya, tu una volta mi hai detto di
averlo incontrato; è accaduto in quella villa sul lago a Nagano, mentre provavi
la parte di Hellen Keller, ricordi?”
Altroché se ricordava, il pensiero
ancora la faceva fremere di intensa emozione e felicità. Era stata una
sensazione travolgente. Dopo aver lasciato la villa, al ritorno a Tokyo per
l’audizione, aveva raccontato a Rei di quell’abbraccio; non era proprio
riuscita a tenerselo per sé.
“Non potrei mai scordarlo, Rei.”
Confessò con un tremito incontrollabile nella voce.
“Dovresti pensare a quello che hai
provato, alle sensazioni fisiche che hai percepito quando lo hai abbracciato.
Potresti trovare degli indizi nel tuo ricordo.” Le suggerì Rei con calma.
“Ero bendata e avevo dei tappi nelle
orecchie: ero praticamente cieca e sorda, proprio come Hellen.” Obiettò un poco
scoraggiata.
“È vero, Maya. Ma avevi gli altri
sensi, il tatto, l’olfatto… prova a pensarci. Il nostro corpo ha una memoria.
Hai sicuramente percepito qualcosa che il tuo corpo ha registrato quando lo hai
toccato…”
“Oh, Rei… Hai ragione! Perché non ci
ho pensato prima? – Esclamò con euforia. – Quando mi ha abbracciato,
stringendomi al suo corpo, ho capito che era molto alto, e forte. Ho sentito il
petto ampio e robusto, la sensazione di calore e protezione…”
Meglio non pensare che era la stessa
sensazione avvertita in un’altra circostanza, proprio tra le braccia dell’uomo
più impensabile.
“Cos’altro Maya?” la incalzò l’amica
con interesse.
“Aveva una rosa all’occhiello della
giacca, mi sono punta con una spina, ne ho sentito il profumo… poi ne ho
sentito un altro, più vago… il suo dopobarba forse… aveva un buon odore.”
“Dunque, possiamo dire quasi sicuramente
che è un uomo. Ti è sembrato giovane o vecchio?”
“Non potrei dirlo con certezza… ma
le sue mani le ho sentite: erano morbide e curate… forse è un uomo giovane…”
“E ricco… - aggiunse Rei – questo è
sicuro, visti i regali costosi che si permette di farti: hai un guardaroba
nuovo ad ogni cambio di stagione, e ha pagato la tua retta scolastica per anni.
Senza dubbio è una persona agiata…”
In realtà, Rei girava attorno alla
sua idea, insicura di come Maya potesse reagire alla sua azzardata tesi. Quindi
procedeva con cautela, nel tentativo di portare l’ingenua amica nella direzione
giusta, sperando di non creare troppa confusione nella sua testa e soprattutto
nel suo cuore sensibile.
“Allora, abbiamo detto un uomo
ricco, alto, probabilmente giovane, o forse maturo… hai detto che hai sentito
il suo dopobarba: sapresti riconoscerlo? Magari lo avevi già sentito altre
volte…”
Maya rise un po’ divertita.
“Oh, Rei, sei incredibile! Potresti
fare l’investigatore privato…”
“Dai, sii seria e prova a
rispondermi.”
“Ora che ci penso, aveva qualcosa di
famigliare…”
“Sai Maya, io un’ ipotesi su chi
possa essere il tuo misterioso ammiratore c’è l’avrei…”
“Davvero Rei?!”
La vide spalancare gli occhi e
trattenere il fiato per l’aspettativa.
“Sì, ma… temo che non ti piacerà,
Maya…”
“Oh, ti prego Rei, dimmi cosa pensi.
Lo sai quanto è importante per me.”
Eppure Rei per qualche strano
scrupolo, non si decideva. Esitava e sembrava davvero essere sulle spine, ma
alla fine, con un sospiro raccolse tutto il suo coraggio e si decise.
“Conosco almeno una persona che di
sicuro ha visto tutti i tuoi spettacoli, Maya, da Piccole Donne in poi,
escludendo forse soltanto Sorriso di Pietra e i tuoi più recenti
spettacoli scolastici… - iniziò senza fretta, scrutando l’ espressione attenta
sul viso della giovane - inoltre sono sicura che ti abbia vista in Takekurabe,
Cime tempestose e Anna dei Miracoli e ti ha seguita durante il tuo periodo
televisivo e cinematografico…”
Ora Maya la guardava perplessa, e
forse anche un poco allarmata.
“Di chi stai parlando Rei? È
qualcuno che conosco? Un uomo che lavora nell’ambiente… sembra proprio… - Gli
occhi di Maya si spalancarono meravigliati e increduli per un istante. - Rei?”
la chiamò quasi senza voce.
“Hai capito di chi sto parlando,
vero?” Le domandò l’altra con un filo di apprensione.
Maya restò immobile seduta al suo
posto, le labbra socchiuse in un respiro trattenuto che non voleva uscire. Dopo
un tempo che parve interminabile, solo un monosillabo, quasi sussurrato con
terrore uscì dalle sue labbra.
“No… No!! No, Rei!
Non è possibile! Non stai pensando a…” strillò quasi in modo isterico,
agitandosi sul divano e l’amica proseguì la frase per lei.
“Masumi Hayami… sì, Maya. Sto
pensando proprio a lui.”
Un istante di silenzio congelò
l’aria attorno a loro.
Poi Maya esplose.
“NOOO!
ASSOLUTAMENTE NO!
NON
PUO’ ESSERE LUI!
MASUMI HAYAMI NON E’
IL MIO CARO AMMIRATORE! Quel cinico iettatore affarista senza scrupoli, interessato
solo ai soldi e ai diritti della Dea Scarlatta!! No Rei, ti sbagli di grosso!”
Era saltata su dal divano come una
furia e ora sovrastava Rei in tutta la sua… altezza! L’amica rimase per un attimo paralizzata di
fronte a quello scatto imprevisto e sorprendente. Ma era decisa a farla almeno
ragionare. Non che lei avesse prove di quello che diceva, ma si fidava
abbastanza del suo sesto senso, che raramente sbagliava.
“Maya per favore, calmati e stammi a
sentire.”
Ma la ragazza non voleva proprio saperne.
“No! No! L’ammiratore non può essere
Masumi Hayami! Ti dico che ti sbagli Rei!”
Scuoteva la testa energicamente
agitando le mani aperte, e inveiva senza controllo, formulando tutta una serie
di epiteti poco gentili nei confronti del giovane rampante presidente della
Daito: farabutto, vile arrivista, odioso menager senza cuore, e via di
seguito, un’ infinita colorita sequela di insulti. Era sorprendente quanto lo
detestasse.
Rei lasciò che si sfogasse, poi
riprese a parlare con pazienza.
“Come fai a essere così certa che
non sia lui, Maya? Quell’uomo ha sempre manifestato di avere interesse per il
tuo talento, davvero non lo hai capito? E corrisponde perfettamente alla
descrizione; - continuò, elencando tutte le caratteristiche sulle dita di una mano
- ricco, giovane e potente, un imprenditore legato al mondo del teatro,
decisamente un addetto ai lavori, che ti segue a ogni spettacolo!”
“L’unico interesse che abbia mai
avuto quel mascalzone è rovinarmi la carriera! Aspetta solo il momento che io
fallisca…”
Rei sospirò un po’ esasperata.
Per quanto volesse bene a Maya,
certe volte avrebbe voluto prenderla a schiaffi, soprattutto quando in maniera
infantile, si ostinava a non voler capire quello che era evidente. E non era
più una bambina, diamine!
“Oh, smettila Maya! Avevi firmato un
contratto con la Daito e mi risulta che anche recentemente ti abbia proposto di
tornare a lavorare nei suoi teatri. Quando sei caduta in disgrazia, dopo la
morte di tua madre, lui è stato l’unico che ti abbia incoraggiata a non
arrenderti, impugnando il contratto e obbligandoti a tornare sul palcoscenico.
È venuto a prenderti lui, su quella spiaggia dove ti avevano abbandonata quei
motociclisti ubriaconi. Ma ti ha lasciata andare quando lo hai voluto tu. Ti
sembra l’atteggiamento di una persona che vuole il tuo male, o che non crede
nelle tue potenzialità?”
“Eh??”
Ora Maya la guardava seria, le
labbra serrate e i grandi occhi inquieti. Non ebbe più il coraggio ti
interrompere l’amica; restò ad ascoltarla sempre più pensierosa e col cuore in
subbuglio.
“Mi sono trovata qualche volta ad
assistere ai vostri battibecchi. Beh, Maya, io non ho mai avuto l’impressione
che quell’uomo volesse deriderti o umiliarti per il semplice gusto di farlo.
Anzi, spesso mi pareva che volesse essere gentile con te, spronarti a fare
meglio. Passa per cinico, ma dietro le sue azioni, anche le più banali, c’è
sempre un motivo, e tu il più delle volte ne trai vantaggio. Anche
recentemente, il consiglio che ci ha dato di far pagare il biglietto per la
rappresentazione al parco, è stato un ottimo consiglio. È un nostro avversario,
eppure ci ha aiutato, ci ha fatto pubblicità gratuita. Poi, quando arrivano le
rose del misterioso ammiratore, guarda che caso, lui è nei paraggi, e questo è
un dettaglio che ho notato spesso. Sa sempre tutto ciò che ti riguarda, ci hai
fatto caso?”
“Beh, forse perché è il suo lavoro:
quell’uomo sa sempre tutto di tutti…”
“Sì, certo, il suo lavoro… - si
arrese rassegnata. - Voglio farti un altro esempio, che forse ti sarà più chiaro.
Mi hai raccontato sorpresa di averlo incontrato alla presidenza della tua
scuola, subito dopo la tua iscrizione…”
“Sì, e allora? La Daito faceva
donazioni all’ istituto…”
“Quello stesso giorno, avevi
ricevuto prima dell’inizio delle lezioni un mazzo di rose dall’ammiratore. Mi
hai anche detto di aver visto una rosa purpurea sul sedile della sua auto… strane
coincidenze?”
“Ma Rei, lui si era giustificato
dicendo che erano le rose di un’ altra attrice!”
“Certo Maya, cosa avrebbe dovuto
dirti, se intende restare anonimo?” le rispose con ovvietà.
Maya ora appariva più calma, ma
aveva anche un’ aria affranta. Aveva abbassato il viso e steso le braccia lungo
i fianchi come se fosse arresa.
“Oh Rei, io… io non so più cosa
pensare. Quello che dici ha senso, lo capisco, però… Io non posso credere che
Masumi Hayami sia il mio misterioso ammiratore delle rose purpuree. Mi sembra
assurdo… e crudele.”
Le veniva voglia di piangere, ma non
permise al nodo in gola di sciogliersi. Lo ricacciò indietro per soffocarlo, dandosi
della stupida infantile. Le sembrava incredibile quello che le aveva detto Rei,
uno scherzo atroce impossibile da prendere sul serio, eppure se si fosse
fermata a riflettere, mettendo da parte la sua antipatia, avrebbe trovato
qualcosa di vero in quelle parole, e l’idea la spaventava. Non era ancora
pronta per accettarle. A riconoscere che in fondo, quell’uomo enigmatico e per
certi versi indecifrabile, la affascinava.
Ma si fidava dell’amica, del suo
giudizio.
Si fidava meno di sé stessa.
Rei la guardò con tenerezza,
immaginando il suo sconforto. Tentò di mitigare l’inquietudine che la
sconvolgeva, pentendosi un po’ di averle detto quello che pensava. Forse aveva
sbagliato a essere così sincera, in fondo lei che ne sapeva di chi fosse davvero
l’ammiratore delle rose purpuree?
“Senti Maya, la mia è solo una
semplice ipotesi, magari pure sbagliata. In realtà, non so chi sia il tuo
ammiratore. Potrei essere totalmente fuori strada, quindi non prendere per oro
colato quello che ho detto. Io ho notato delle semplici coincidenze, che magari
non sono altro che questo: banali coincidenze. Non lasciarti angustiare da
questo. Non ho mica la verità in tasca!”
Rise tentando di sdrammatizzare
l’atmosfera un po’ pesante calata tra loro. Anche Maya tentò di sorridere, ma
lo fece in modo un po’ tirato. Solo una nottata di riposo le avrebbe fatto
sbollire la tempesta di quella strana emozione.
Certamente Rei si sbaglia, pensò.
Ma oramai le aveva insinuato la
pulce nell’orecchio, e quel dubbio non l’avrebbe mai lasciata indifferente; non
avrebbe più guardato Masumi Hayami nello stesso modo, d’ora in avanti.
*****
Le rose arrivarono ancora.
Per Le due regine, lui la elogiò per il ruolo della solare Ardis.
Ma prima del debutto, ci fu
l’ennesimo battibecco con il presidente Hayami, che la giudicò inadatta a
sostenere la parte della principessa radiosa e aggraziata, che portava il
tepore della primavera sul gelido regno di Lastonia.
E lei, come al solito, si era offesa
a morte.
Quanto era capace di irritarla,
quell’uomo! Aveva la costante impressione che lo facesse apposta. Addirittura,
che si divertisse a provocarla!
Al diavolo le tesi di Rei.
Le farò vedere io! Dovrà rimangiarsi
tutto! Gli aveva
strillato dietro, acida.
Non poteva essere lui, l’ammiratore.
Se lo ripeteva in continuazione, quasi dovesse convincersi. Rei aveva preso un
granchio grosso come una casa. Doveva essere così, per forza.
Poi, quell’invito a cena temuto e
desiderato l’aveva travolta e delusa, quando lui non si era presentato, e
al tavolo di quel ristorante, inaspettato e sconvolgente era comparso Hayami, …
le strane maledette coincidenze di Rei.
Dove dovrebbe esserci l’ammiratore,
c’è lui, non hai notato?
Il sospetto le era rimasto attaccato
addosso come un virus fastidioso di cui non riusciva a liberarsi.
Quell’uomo giocava con lei in modo
crudele, lo aveva fatto davanti a tutti, alla prima di Isadora. Quella
umiliante sceneggiata aveva procurato una pubblicità spaventosa e inaspettata a
lei e al geniale spettacolo di Kuronuma. Con curiosa ironia, la bizzarra teoria
di Rei a cui si rifiutava di credere, prendeva forma, e di pari passo qualcosa
nel suo animo andava allentandosi sempre più. Aveva parlato con la signorina
Mizuki, e aveva ritrovato le identiche parole di Rei.
C’è sempre un motivo dietro le
azioni del signor Hayami. Prova a rifletterci, e ci arriverai da sola, Maya.
La frase le era sembrata così
enigmatica e inquietante.
Lei non si era mai fermata a
riflettere.
Se lo avesse fatto almeno una volta in quei sette anni…
E adesso era lì, immobile,
l’espressione sbigottita, il cuore martellante e arreso come dopo una folle
corsa; guardava la sua schiena fasciata nella giacca scura elegante mentre si
allontanava. Le pareva che ogni altra persona fosse scomparsa, e che attorno ci
fosse solo buio, eppure la sala era molto ben illuminata. Non notò se qualche
curioso stesse guardando i fiori viola rovinati sul pavimento.
Non se ne curò affatto.
Le aveva posato le mani eleganti
sulle spalle esili, e si era congratulato con lei per il premio vinto per Lande
dimenticate. E le aveva ricordato che ora l’aspettava la sfida più
difficile: incarnare la Dea Scarlatta e confrontarsi con Hayumi.
Qualcuno era venuto a distrarla.
Un omaggio floreale per la signorina
Maya Kitajima.
Le era bastato vedere il colore dei
fiori per sentire un repentino istantaneo moto di gioia. Aveva letto il
biglietto; la calligrafia famigliare le dava sempre una bella sensazione, come
se la voce rassicurante di un amico le scaldasse il cuore.
- La sua ragazza lupo è stata indimenticabile. Mi sono profondamente commosso quando Jane diventa consapevole della sua umanità, e riconosce nel fazzoletto blu, l’odore di Stewart.
Il fazzoletto blu. Solo uno stupido
dettaglio.
Il debutto di Lande dimenticate.
Solo lui ad assistere.
Quel fazzoletto usato un’ unica
volta, che solo lui poteva aver visto; si era sorpresa perfino lei del
suo gesto spontaneo, quando gli aveva asciugato i capelli chiari umidi di
pioggia.
Lui aveva sfidato un tifone, per una
ragazzina insignificante.
Perché Hayami-san?
Quante volte se lo era chiesto. Le
coincidenze di Rei che tanto l’avevano intimorita, in un istante, smisero di
essere coincidenze.
Tratteneva ancora il bigliettino appena
letto tra le dita tremanti, quella preziosa calligrafia era elegante come le
sue mani.
Quelle braccia l’avevano stretta.
Ricordava la loro forza. Ora rammentava il vago odore del suo dopobarba
famigliare. Il suoi sensi avevano registrato ogni sensazione corporea e tutto
emerse alla superficie della mente con prepotenza, in un’istantanea dolorosa.
Lo guardava ancora, fermo vicino a
un gruppo di persone; sorrideva in quel modo disarmante che aveva visto altre
volte, che l’aveva sempre inspiegabilmente turbata.
Se lui ora, si fosse voltato a
guardarla cosa avrebbe visto? Avrebbe indovinato il suo sgomento? Avrebbe capito
si essersi tradito?
I petali violacei delle rose erano
sparpagliati come gemme sul pavimento attorno ai suoi piedi. Se li avesse
calpestati era sicura che avrebbero sanguinato. Forse, era precipitato a terra
anche il suo cuore, abbattuto della verità che colpisce come il più secco degli
schiaffi.
Lui ora aveva un volto.
Lui
ora aveva un nome.
Lui
era proprio Masumi Hayami.
L’ammiratore non aveva più maschere.
E neanche lei.
Fine