Fandom: Owari no Seraph
Personaggi: Yuuichiro Hyakuya / Mikaela Hyakuya
Rating: Arancione
Note dell'autore: One-shot / Introspettiva / Angst / Sentimentale / Drammatica
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà dell'autore; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.
.Ashes.
Cenere. Non era polvere, non era cemento
distrutto: quella che le suole
dei suoi stivali stavano calpestando era cenere grigia, odorosa ancora
del
fuoco che l'aveva creata, trasportata granello dopo granello da una
brezza
completamente fuori luogo. Provò a seguirli con gli occhi,
sotto le ciglia che
proteggevano la giada dal calore degli incendi, dal pungente odore del
sangue;
eppure quelle ceneri non osavano sfiorarlo, forse timorose, forse
troppo
vendicative per ferirlo ora. C'era rancore, Yuuichiro lo percepiva
bene, ancora
vibrava lungo la lama al suo fianco, sentiva ancora Ashuramaru leccarsi
le
labbra: di quella cenere erano solamente loro i responsabili.
« ... » Nel silenzio della
morte che tutti coglie rintoccò soltanto il
fodero che colpì il terreno bagnato di sangue ancora, la
seta di guanti non più
immacolati da tanto tempo che frusciò sotto quel misero
mucchietto di cenere
muta. Yuuichiro non sapeva il suo nome e non l'avrebbe mai saputo, quel
vampiro
evidentemente giovane, evidentemente spaventato, che ora giaceva sulle
sue
mani, scivolava di nuovo a terra come se vi appartenesse. «
... anche Mika
diventerà così? » Non sapeva bene a chi
fosse rivolta quella domanda, se a sé
stesso, a quelle ceneri o a qualcuno che non avrebbe mai potuto
rispondergli.
Si morse il labbro inferiore, chiudendo le mani a coppa per trattenere
ancora
quella cenere: il vampiro aveva gli stessi occhi di Mika. Se ne era
accorto
troppo tardi, troppo tardi i loro sguardi di erano incrociati,
qualunque cosa
avrebbe potuto dirgli era sepolta con lui tra quei granelli grigi che
il
respiro del suo carnefice fecero volare via. Troppo facile vincere
così, troppo
triste insistere con i morti.
Quello sarebbe potuto essere Mika.
Le ultime vestigia vennero spazzate via da passi
sicuri come gli occhi
che, alzatisi dal terreno, per poco non persero la presa sulla
realtà. Quegli
occhi li aveva distrutti poco prima, aveva visto distintintamente la
vita
spegnersi nelle iridi indaco, le palpebre chiudersi: cosa ci facevano
svettanti
in quel vicolo, perché esistevano ancora? Perché
il loro sguardo era vuoto del
rancore di poco prima ma carico di preoccupazione, adorazione e-
« ... Yuu?! »
Per un momento il mondo smise di girare.
Dimenticata fu la cenere,
dimenticato il peso del demone al suo fianco, dimenticati i piedi che
affondavano sempre di più nella terra divenuta morchia.
Avrebbe corso se le
forze glielo avrebbero permesso, se quel sangue e quella cenere non
rendessero
tutto così pesante. Tese una mano o forse il fantasma della
mano stessa verso
la figura chiara di fronte a lui, così vicina,
così reale da poterne quasi
sentire il calore. Percepiva distintamente la propria bocca aperta di
un urlo
muto come il cenere che continuava a vorticare, chiuso in una spirale
di
rancore. Lo stava trattenendo, gli stava impedendo di avanzare.
« Yuu, perché
non vieni da me? »
Lo sentiva persino attraverso il rombo del sangue
nelle proprie orecchie
e il ruggito di quel vento insaziabile. Un passo, ancora uno, e avrebbe
potuto
sfiorargli il petto, sentire che non si trattava di un sogno, non di
nuovo, non
avrebbe potuto sopportarlo. L'espressione smarrita di Mika, quelle mani
giunte
sul petto come una vergine pronta per l'altare sacrificale, poteva
sentirle
sulla propria pelle. « ...! »
Quello non era il petto di Mika, quel petto che
aveva stretto così tante
volte al suo, in cui batteva quel cuore troppo buono per il mondo, un
cuore che
Yuuichiro amava ancora più del mondo stesso. Le dita non
toccarono che cenere,
cenere bagnata di sangue, che cadde a terra in un tonfo non appena i
polpastrelli di Yuu riuscirono a toccarla. Cenere al vento, cenere
sulle
labbra.
Quello era Mika.
______
« Yuu, Yuu, santo cielo, Yuu svegliati-!
» Non fu la voce a svegliarlo
ma i muscoli della gola contratti, la palla di spine tra i polmoni,
delle
lacrime salate ferme sulle ciglia; non c'era un punto del corpo che non
gli
facesse male e lo scoprì solo spalancando le iridi verdi.
Sentiva un peso sul
corpo, un calore che non riuscì a focalizzare ed i polmoni
si riempirono di
scatto d'aria. Fu doloroso, immediato, come l'urlo che prorruppe dalle
labbra
secche, arrossate, sanguinanti -se le era forse morse?-. Avrebbe potuto
svegliare chiunque nelle vicinanze. « M-MIKA! »
Avrebbe voluto alzarsi ma il
corpo non gli rispondeva, gli occhi non vedevano; il petto si alzava e
si
abbassava troppo velocemente, le dita rantolavano afferrando della
stoffa,
forse il lenzuolo, forse il sudario di qualcuno. Il sudario
di Mika?
Avrebbe voluto strapparsi il cuore dal petto,
strappare quella stoffa,
strapparsi da quel dolore che non voleva lasciarlo andare. Aveva ucciso
Mika?
Era diventato cenere? Oh, sarebbe bruciato con lui e si sentiva
bruciare,
consumare dall'interno, dalle stesse ossa e- « YUU!
» Un contatto fresco sul
volto, dovevano essere dita, tanto impalpabili da sembrare di seta, dal
profumo
famigliare. Sapevano di miele, lo stesso odore dolce del miele e della
neve,
così come il tocco sulla sua fronte sudata, contratta,
spaventata. Non erano
labbra, doveva essere una rosa senza neppure una spina, un bacio di
petali
rosei. « M-Mika...? »
Cielo, era la sua voce o un coro gracchiante di
prefiche per un funerale
di un eroe? Si sarebbe volentieri raschiato via la gola se l'acido non
avesse
risolto tutto per lui, facendogli pungere altre lacrime di dolore agli
angoli
di occhi che ricominciavano a mettere a fuoco qualcosa. Un viso, dei
capelli
color miele, due grandi e preoccupati occhi color indaco -una
tonalità perduta,
unica, irripetibile-, la curva delle labbra verso il basso, le guance
scavate.
Era Mika? Era davvero Mika?
« Tu... eri cenere... » Ogni
parola era un respiro rovente eppure la
mano destra trovò la forza, il coraggio, la disperazione di
sollevarsi e di
avvicinarsi, contratta come un ragno, per posare le dita tremanti sul
petto
dell'altro nudo, caldo. Non era cenere. Sentiva la carne, il cuore, il
calore
del corpo, la consistenza vera della pelle serica, era lì ed
era vivo. Non era
colpa sua, non era morto, era vivo e lo sentiva respirare!
« ... Yuu, era solo un incubo, non-
» Non gli lasciò tempo di
pronunciare un'altra sola singola frase, fu veloce ad avvolgergli le
braccia
attorno al collo e nascondere il viso sulla sua spalla, riempiendosi le
narici
e le mani della sua consistenza, del suo essere, della sua voce e della
sua
presenza così viva, così sua. « Non sei
cenere... non lo sei, vero Mika? »
Oh, poteva anche sembrare patetico, non gli
sarebbe importato, non
davanti a lui, non se questo significava appurare la sua esistenza,
esserne
certo, sentirlo cuore contro cuore. Avrebbe potuto fondersi se solo
Mika glielo
avesse permesso, se solo avesse smesso di carezzargli i capelli e le
spalle che
tremavano -da quando si era messo a piangere di nuovo?!-. Ma non stava
smettendo, continuava a rassicurarlo in quel modo leggero, continuava a
premergli le labbra contro la tempia, morbide come la rosa che Mikaela
stesso
era. « Yuu... » oh, quel sussurro, era un balsamo
sulle ustioni che ancora si
portava dietro la schiena, come un manto di dolore. « ...
fino a che mi
chiamerai, il vento non mi porterà via. »
Quello non sarebbe mai stato Mika.
.Fine.