Primo Giorno - III
Scrisse un biglietto e lo lasciò attaccato ad un magnete del frigo, riuscì a distinguere solo poche parole, poi la seguì fuori dalla porta.
Non credeva al destino. Il fatto di aver preso due caschi era dovuto solo al fatto che il suo inconscio desiderava non rimanere solo. Quando giunsero alla moto, lui montò in sella e le tenne il casco mentre montava dietro di lui, quando lo ebbe allacciato avviò il motore.
- Ti avverto che io ho paura delle curve quindi non-
- Scusa!
Si assicurava che Ed fosse ancora lì voltandosi di tanto in tanto e quando arrivò alla fine della strada, si fermò ad aspettarlo. Quando la affiancò, Ed si rese conto che erano giunti su una spiaggetta. Per raggiungere la sabbia dovettero camminare su enormi sassi e pietre, rischiando più volte di cadere su alcuni tratti scoscesi. Gli piaceva tutto questo.
Giunti alla sabbia, si calò a prenderne una manciata per osservarla. Era nera come il carbone.
- È sabbia vulcanica, per questo è nera. Sono tutte pietre laviche rimpicciolite per l’erosione e oggi sono una spiaggia.
- Non hai paura che il vulcano esploda? – chiese d’istinto, curioso della sua risposta.
- In realtà non ci penso quasi mai. Ovviamente, se ci rifletto mi viene una fifa blu, ma per la maggior parte del tempo tutti noi lo dimentichiamo.
- Così abbiamo risparmiato molta strada. Non ho voluto fartici arrivare con la moto perché spesso le rigano con le chiavi o le buttano a terra.
- Allora meglio così, è noleggiata!
Salirono lungo una stretta scalinata fin sulla muraglia. Si trattava di un muro di protezione, un braccio artificiale del porto. C’era molta gente che passeggiava, qualcuno correva, altri erano fermi ad ammirare il panorama. Era la stessa vista che aveva ammirato dal treno, solo che la prospettiva era diversa, più ampia.
Per un po’ camminarono in silenzio, poi Sara cominciò ad indicare col dito tutte le città visibili.
Napoli, Sorrento, Meta, Castellammare di Stabia, Ercolano, Vico Equense. Si poteva ammirare l’intero golfo, da quella città. Capri svettava all’orizzonte col suo profilo elegante.
Al termine della muraglia c’era un’enorme statua di Gesù, con le braccia alzate e un dito puntato al cielo.
- E adesso?
- Adesso scavalchiamo – disse lei, alzando una gamba sulla ringhiera.
Ed la seguì, poggiando i piedi sul primo scoglio. Passarono da uno scoglio a un altro secondo un preciso percorso. Evitando i vuoti più pericolosi, giunsero ad uno scoglio particolarmente piatto e vi si sedettero con le gambe penzoloni.
- Benvenuto sullo scoglio di Sara – disse lei poggiando i palmi delle mani sui margini della pietra.
- Ci vieni spesso? – disse lui guardandosi intorno.
- Ogni volta che posso.
- Non sai quante – rispose Sara ridendo, osservando i gabbiani che volavano alto. – Cazzo! Oh scusa – aggiunse subito imbarazzata – Mio zio non ha aperto le birre. -
Lui la guardò col volto sereno per la prima volta dall’inizio di quella giornata.- Lascia fare a me – prese le birre ed usò i margini dello scoglio come ancoraggio per poi dare una forte botta alla testa della bottiglia. Dieci secondi dopo stavano brindando.
- Ora posa la birra, poggiati sulle braccia e tieni la testa indietro, con gli occhi chiusi.
- Perché?
- Fidati di me.
Quando aprì gli occhi, il sole stava cominciando a tramontare e Sara beveva un sorso di birra. Si raddrizzò e bevve un sorso anche lui. Doveva farlo più spesso.
- Allora, quanti anni hai?
- Se non vado errata, ho la tua età.
- Cioè 22 anni? – disse lui.
- Si.
- E cosa sei nella vita?
- Studentessa. Spero di laurearmi entro un anno.
- Cosa studi?
- Scienze della Formazione Primaria. Vorrei fare l’insegnante.
- In un liceo?
- Cosa? No! Alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria. Non sopporterei mai una banda scalmanata di adolescenti.
- E tu, Ed? Cosa sei nella vita?
- Vuoi dire oltre ad essere un cantante? – non sapeva esattamente come rispondere a quella domanda. Si voltò a guardare il mare e riprese a parlare. – Non ne sono sicuro. Forse sono solo un tizio coi capelli rossi che suona una chitarra. Non ho mai pensato di essere qualcosa di diverso. Una volta ho pensato che mi sarebbe piaciuto aprirmi un bar, ma il giorno dopo avevo già cambiato idea e sono partito per Londra. L’unica certezza che ho è che non è il numero di album venduti che mi qualifica. Io sono le mie canzoni, è da lì che nasce tutto.
Ed stava affrettando ancora il suo giudizio. Sara era una ragazza molto semplice, ma ciò non significava che fosse scontata.
- Sai, nella mia modesta opinione, nessuno può capirci veramente. Quello che mi hai detto ha un valore che io non posso definire, quindi lo accetto in silenzio. Non ti giudico, se pensi che lo abbia fatto.
- Ed?
- Perché sei qui?
- Se non ti va, non rispondere.
- No, ecco…non so da dove cominciare, è una storia lunga.
- Ho tutto il tempo che ti serve.
Sara aveva finito la sua birra ormai da un po’, ma quasi non se ne era resa conto, presa com’era ad ascoltare la storia di Ed. Videro il tramonto distrattamente, ma Ed non si trattenne dal fare una foto a quello spettacolo: un rosso vivido e freddo, intenso, tingeva un cielo così terso da rendere nitido ogni particolare. Le nuvole lontane sembravano ergersi a pochi passi da lui. Un panorama in alta definizione.
Il rumore della fotocamera che scattava fu l’unico suono che permise ad Ed di interrompersi, giusto il tempo dello scatto e poi tornò a parlare come se nemmeno si fosse accorto che le lancette del suo orologio segnavano le 20:00. Sara pensò che forse non parlava con qualcuno da molto tempo, quindi meglio non interrompere quel flusso di pensieri.
- Così ho preso il primo treno per Napoli e sono venuto qui. Il resto lo sai.
- Sei davvero complicato, Ed Sheeran. Probabilmente al tuo posto sarei combinata anche peggio, devi avere un bel nodo in mezzo ai pensieri. Vedrai che si scioglierà, conosci molto bene te stesso.
- Lo spero, ma sembra che ci voglia un’eternità.
La maglietta bianca brillava sotto la camicia scozzese e, alzandosi e abbassandosi, le faceva notare che quel cuore batteva, quel petto respirava. Probabilmente in un sogno non avrebbe notato una cosa del genere. Nonostante fosse consapevole di quanto fosse ridicolo, allungò una mano e con l’indice gli punzecchiò il braccio. Lui si voltò istintivamente.
- Sto soltanto verificando che tu sia vero. – disse, senza curarsi di rendere la frase in tono ironico.
- Cosa? – aggrottò le sopracciglia e si fece sfuggire una risatina isterica.
- Ti prego, fa finta che non abbia fatto niente o dovrò ucciderti!
- Mi piego alla sua volontà, milady.
- Ti va di andare a cena? Dobbiamo andare via, si sta facendo buio.
- Sara? Tutto bene?
- Si, scusa, mi sono alzata troppo in fretta. Mi gira la testa.
- Tieniti a me.
Lentamente, la stretta si allentò, ma la percezione della sua mano calda tra la schiena e il fianco era tagliente e disorientante come una pugnalata. Reale.
- Ti senti meglio? Dammi la mano, non si sa mai.
Per un attimo Sara lo guardò negli occhi alla ricerca della decisione giusta, senza trovarla, così decise che se lui lo avesse voluto, le avrebbe lasciato la mano. Una vera-e-propria coppia di idioti.
- Andiamo? – disse allora. – Conosco un posticino alle pendici del Vesuvio che prepara tutti i piatti tipici.
Simulando naturalezza, Sara sfilò le dite dalle sue, ma subito il fresco della sera rese ancora più evidente il distacco, disperdendo il calore che aveva ricevuto la sua mano. Non si era nemmeno resa conto che Ed fosse già in sella. Infilò il casco sui capelli ricci e si assicurò di averlo allacciato bene, prima di alzare la gamba per montare dietro di lui. Una volta seduta, si ritrovò dinanzi alle sue spalle larghe e, un po’ titubante, vi poggiò le mani. Sentiva sotto i pollici i muscoli palpitanti. Tutto il resto fu annullato dal rombo della moto che partiva.
Angolo autrice:
Salve, lettori! Un po' alla volta cominciamo ad entrare nella vera storia.
Preciso da subito che questa ff non tiene conto di avvenimenti reali, sia spaziali che temporali, è un po' tutto mischiato. Quindi non spaventatevi se non vi ritrovate con le uscite dei singoli e roba del genere. Era essenziale per la storia.
Spero di leggere qualche commento e mi scuso per la brevità dell'aggiornamento.
Bye! :)