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Autore: Cheshireyes    30/04/2015    2 recensioni
Per il momento sospesa; probabilmente la cancellerò per farne il remake (scritto meglio, si spera)
La prima storia che pubblico, siate clementi per i primi capitoli.
La storia è ambientata poche settimane dopo che Roy Mustang esce dal suo periodo di convalescenza e fa ritorno a lavoro. Non appena tornato, il suo fidato Tenente Riza Hawkeye riceve un'anonima lettera misteriosa, e in lei vede un brusco cambiamento d'umore. Dopo averla seguita senza farsi notare fino all'ufficio di Grumman, scopre che un criminale di cui non si sa l'identità minaccia tramite lettere anonime ufficiali dell'esercito che non hanno fra loro nessun legame, e un po' di tempo dopo aver ricevuto la fatidica busta, ognuna delle vittime scompare senza lasciar tracce. Mustang non può permettere che succeda qualcosa al suo Tenente o a Central City, quindi sfida apertamente il misterioso delinquente, il quale accetta la sfida, accogliendolo nel suo contorto gioco.
Roy e Riza come al loro solito cercheranno di proteggersi a vicenda, ma non vedremo solo loro, bensì la squadra di Mustang riunita e qualcun altro.
Pronti a giocare?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giornali.


Il peso dei giornali non era di certo una minaccia nemmeno per il suo corpicino poco abituato allo scontro fisico, ma in compenso la quantità di pile che portava fra le braccia era tale che a ogni passo i giornali barcollavano e minacciavano di cadere al suolo. Fury cercava di mantenere la sua camminata moderatamente veloce e di far rimanere i fogli in equilibrio in modo da non ritardare ulteriormente. Un po' era seccato che, fra tutti i compiti che avrebbero potuto assegnarli, lo avessero incaricato di comprare tutti i giornali di tutte le case editrici che riusciva a trovare, perfino quando Havoc e Breda, a cui solitamente davano gli incarichi migliori, erano via. Alcune notti si addormentava sognando il suo tanto atteso momento di gloria, e al momento del risveglio si rendeva conto che i suoi sogni sarebbero sempre rimasti tali. Certo, poteva andargli peggio, ma avrebbe comunque preferito che lo trattassero con un po' più di rispetto. Svoltò un paio di curve e schivò a pelo alcune persone che, frettolose, rischiavano di urtare lui e i suoi giornali. Quando finalmente si ritrovò davanti alla porta della signorina Hawkeye, si concesse un sospiro di sollievo. Cercando di mantenere l'equilibrio delle pile in una sola mano, con l'altra busso e si fece avanti.
«Tenente, ho portato ciò che mi ha chiesto» disse, mettendo l'ammasso di notizie e informazioni sull'ordinata scrivania in mogano.
«La ringrazio.» gli sorrise di rimando lei, l'unica presente in ufficio. Fury apprezzava molto la cordialità della sua superiore, perché trattava chiunque come suo pari e sempre con una cortesia e una formalità che talvolta potevano anche sembrare ripetitive. In ogni caso, nel gruppo, Riza era l'unica che si fosse sempre stata comportata gentilmente con lui, e pure nei momenti di rimprovero non rimarcava la sua posizione deridendolo, come al contrario facevano Havoc, Breda, e qualche volta pure Mustang e Falman. In lei vedeva una figura rassicurante, composta, pacifica e letale allo stesso tempo, e questo lo spingeva di tanto in tanto a vederla come una sottospecie di sorella maggiore. Ma ovviamente non lo avrebbe mai detto a voce alta, di certo non aveva bisogno di altri motivi per essere sfottuto dai suoi compagni.
«Ha preso tutti i giornali?» chiese il Tenente, che dalla sua posizione accanto alla finestra si era avvicinata alla scrivania.
«Sì.» rispose «Di tutte le case editrici di Central e dintorni.»
«Molto bene.» Riza osservava i vari giornali, ne sfogliava uno senza leggerlo e poi passava ad un altro, come alla ricerca di un articolo in particolare che magicamente doveva spuntarle sotto gli occhi mentre controllava le varie pagine. «Sei anche riuscito a prendere quelli risalenti a due settimane fa?»
«Quelli di una settimana fa ci sono tutti, ma per quelli di due settimane fa ho avuto qualche problema.» ammise, mentre curioso osservava l'operato della donna. «Per alcuni giornali mi sono presentato a casa dei miei parenti più anziani, sa, i nonni e i prozii della famiglia Fury amano documentarsi da più fonti e tenere tutto ciò che comprano. Ma per il resto degli altri giornali nemmeno loro mi sono stati d'aiuto, e non sono proprio riuscito a trovarli.»
Riza, rimasta per tutto il tempo concentrata sulle date e sui titoli, liquidò la storia con un cenno del capo.
«Hai svolto comunque il tuo lavoro nei migliori dei modi» disse, guardandolo negli occhi. «Darsi così tanto da fare anche per incarichi quali questo è una qualità da apprezzare. Se il Tenente Havoc fosse qui e avessi mandato lui, lo avrebbe svolto nel modo più grossolano possibile e avrebbe portato metà della metà dei giornali che hai portato tu.»
Fury rimase in silenzio non sapendo cosa dire, con solo stupore e nessuna sfumatura di compiacimento negli occhi. Non era di certo abituato a sentirsi lodato per quello che svolgeva, e lei lo aveva colto alla sprovvista. Abbassò lo sguardo per un istante maledicendosi per essere lievemente arrossito, e il Tenente ebbe la premura di fingere di non essersene accorta. Se per una lieve congratulazione si comportava così, pensò lui, tutti gli altri non avevano poi così torto quando dicevano che non era abbastanza uomo per certe situazioni.
Riza, invece, riteneva tenera quella sfumatura del suo sottoposto, perché le piaceva l'idea che nell'esercito ci fosse ancora qualcuno di innocente, qualcuno che non si era macchiato del sangue altrui tramite una spada o una pistola. Per questo motivo aveva dei riguardi verso il giovane: sapeva che se avrebbe dovuto affrontare momenti delicati o violenti come quelli che aveva superato lei, la sua innocenza si sarebbe frantumata e la sua gioventù sarebbe stata ricordata solo come un susseguirsi di rimorsi. Nonostante l'addestramento da soldato e l'arma in dotazione, Kain Fury non si poteva considerare aggressivo. Lui non si faceva distinguere per la forza bruta o le sue abilità nel maneggiare le armi, ma per la sua intelligenza. Riza non poteva permettere che anche lui diventasse come il classico stereotipo del soldato, e pertanto cercava sempre di farlo sentire meglio e di sottolineare le sue qualità.
«In ogni caso» si schiarì la voce «A momenti arriverà Falman»
Quasi come se fosse stato evocato, Vato bussò alla porta ed entrò. Aveva un'aria composta e seria, e dalla tasca della divisa si vedeva un pezzo di carta con vari appunti. Anche a lui, come al suo collega più giovane, era stato affidato un incarico, ovvero quello di intervistare i parenti dei comparsi e raccogliere informazioni nel cuore del Quartier Generale. Il foglietto degli appunti gli serviva per non dimenticare nomi e indirizzi, ma grazie alla sua strabiliante memoria non ne aveva bisogno.
«Scoperto niente di interessante?»
«Poco. Come si può immaginare, i famigliari degli ufficiali scoparsi sono ancora preoccupati e riescono a ragionare ben poco. A ogni domanda sembravano andare in panico, quasi si volessero arrendere all'idea di non rivederli ma senza riuscirci davvero.» fece una pausa, per poi passare alle conclusioni delle indagini interessanti «Ho appreso una cosa relativamente importante, però: nelle lettere recapitate alle vittime ci sono dei passaggi ricorrenti in ognuna, e sotto il laboratorio numero 2 vi è una galleria nuova che si divide in due per poi sboccare, in entrambe le vie, in delle case abbandonate.»
«Per galleria nuova intendi che noi non ne sapevamo nulla a riguardo o che proprio nessuno ne conosceva l'esistenza?» chiese Fury sistemandosi gli occhiali cercando di darsi un'aria disinvolta. Quel caso gli metteva un po' d'ansia, perché si ricordava ancora bene di quel essere enorme che andava in giro cercando di mangiare i suoi amici, “homunculus” si chiamava, e preferiva non averci più a che fare. Al solo pensiero sperò che nessuno notasse la sua pelle d'oca, ma sia Riza che Falman erano troppo indaffarati nel scambiarsi informazioni.
«Farò personalmente rapporto al Colonnello stasera, finito di lavorare.» annunciò. «Vi ringrazio per aver eseguito ciò che vi ho chiesto di fare, sono sicura che anche il Colonnello lo apprezzerà molto. Sentitevi liberi di andare.»
Detto questo, iniziò per conto suo a sistemare i giornali secondo le pagine che a lei sembravano più interessanti, buttando nel cestino ogni articolo inutile e gli annunci di scarsa rilevanza. Prese poi un foglio e una penna, e iniziò a scrivere i numeri delle pagine giornalistiche rimaste nella nuova pila personalizzata, mentre su un altro foglio rielaborava ciò che aveva sentito da Fury e Falman. I due, diventati ormai un sottofondo per lei, si congedarono, lasciandola lavorare. Essendo quello il loro giorno libero, uscirono dal Quartier Generale.
«Allora, Fury» disse Falman con uno sbadiglio, causato dal poco sonno di quegli ultimi giorni. «Paura di essere il prossimo?»
«Un po'» ammise non sapendo quale fosse la risposta corretta: se avesse risposto di non sarebbe sembrato una femminuccia, se avesse risposto di sì sarebbe passato per lo spavaldo che non era «Ma credo sia normale. E poi sono fermamente convinto che non sarà uno di noi il prossimo a scomparire, bensì colui che chiamiamo Mittente. Nutro fiducia nel Colonnello.»
«Ottima risposta, soldato» Falman accarezzò la testa di Fury come se fosse un cane, che obbediente aveva riportato la pallina. Ma in quel gesto non c'era derisione. «In ogni caso, va a casa e riposati. I prossimi ordini saranno più impegnativi.»
«Uhm, sì. A domani, allora.»

La mattina del giorno seguente.
Il pavimento continuava a scricchiolare nonostante nessuno vi camminasse sopra, ma in ogni caso sapeva riconoscere quando scricchiolava di sua natura o quando invece c'era un intruso. Conosceva tutti i dettagli e i passaggi di quella casa, quindi anche se avessero scoperto la sua posizione, avrebbe sempre trovato il modo di fuggire. Presto i suoi desideri si sarebbero realizzati, tutti quanti. Già si gustava il momento in cui avrebbe raggiunto il suo obiettivo, e il solo pensiero fece spuntare un piccolo sorriso in faccia.
Andò nella stanza speciale. Era la sua stanza preferita: sempre pulita, ampia, e il pavimento era in costante silenzio. Gli armadi pieni di libri davano alla stanza un'aria antica e seria, così come il tavolino in legno d'ebano dove sopra vi era posto un costoso vaso contenente delle rose bianche e dei fiori dalla colorazione blu. Le due finestre non erano il massimo della grandezza, ma facevano passare la luce di cui aveva bisogno, anche quando le tende bianco crema facevano da barriera al sole. E poi c'era quel soffice tappeto persiano, che dava un aspetto regale combinato ai quadri appesi lungo le pareti. Oh, sì, amava quella stanza. Specialmente perché era un ottimo posto dove tenere le sue conquiste. Aprì la porta, e con malsano piacere vide che i suoi cari “ospiti” erano ancora lì legati, sotto l'effetto del sonnifero. L'ultimo ufficiale catturato, il più giovane, era adagiato più comodamente rispetto ai suoi colleghi di sventura, ovvero era legato su una poltroncina anziché sul pavimento. Dopotutto, andava premiato: il suo sangue era stato parecchio utile per coprire le prove in mano all'esercito, e le fasce sui suoi polsi lasciavano ancora intravedere le profonde quanto dolorose ferite. Si avvicinò all'addormentato donatore, gli accarezzò i polsi. Fra poco avrebbe dovuto cambiare le bende, ma prima voleva leggere il giornale: mantenersi aggiornati su Central era una priorità. E poi aveva il suo giornale preferito a portata di mano: lo aveva preso al momento del risveglio, e lo aveva portato con sé. Si sistemò su un divanetto e iniziò a leggere le solite notizie. Ma poi, un grande annuncio catturò la sua attenzione: “IL COLONNELLO MUSTANG ADERISCE AL GIOCO. CHIEDE CORDIALMENTE DI STABILIRE LE REGOLE.”. Non potendone fare a meno, scoppiò in un'incessante risata di vittoria. Sì, sì, esultò. Andava tutto come aveva immaginato. Fra tutti, sapeva che proprio lui, proprio la sua preda avrebbe abboccato e si sarebbe esposto. Non immaginava che lo facesse tramite un annuncio di giornale, ma l'idea in fin dei conti era astuta quanto stupida. Oh, avrebbe conosciuto le regole non appena anche quella donna sarebbe stata in suo possesso. Quell'ignara fanciulla non poteva che aspettare la sua ora, perché nessuno sarebbe riuscito a difenderla. Un po' provò dispiacere per i suoi avversari nel gioco, perché per quanto si sforzassero, sarebbero sempre stati non uno, bensì due passi indietro.
Un lamento soffocato di dolore fece interrompere il suo ghigno. L'ufficiale sulla poltrona, stordito, cercava di aprire gli occhi e cercava di capire perché provasse un dolore lancinante ai polsi. Quando riuscì a vedere chiaro, quasi ebbe un infarto nel vedere del sangue asciutto su delle bende di cui non ricordava nulla; preso dal panico, guardò intorno la stanza ricordandosi come e perché si trovasse in quella stanza legato, e il terrore iniziò e espandersi in tutto il suo essere. Poi, non l'avesse mai fatto, incrociò gli occhi della figura che, su un divano, teneva con entrambe le mani un giornale. Questa, si alzò e andò verso di lui.
«Avresti dovuto svegliarti fra due ore» disse con disappunto «Poco importa, ormai non mi servi più. Ora, lascia che ti punisca: nessuno può osare guardarmi senza il mio consenso.»

Passare tutto quel tempo al Quartier Generale iniziava a scocciarlo, ma non poteva sottrarsi agli ordini del suo Comandante Supremo, che lo aveva convocato nel suo ufficio.
Quando entrò, il viso di Grumman lasciava intravedere solo ira. Mustang purtroppo sapeva il perché: doveva essere cauto e invece aveva fatto il contrario.
«Seriamente, Roy? Annunci sul giornale?» Grumman lo guardò in cagnesco, gli occhi sprizzavano minacce di morte. Una reazione un po' esagerata, si disse il Colonnello.
«È un ottimo modo di ottenere la sua attenzione» si giustificò con un tono pacato. «E sono sicuro che è anche un modo per attirare il nemico nella mia trappola. Comandante, abbia fiducia.»
«Fiducia? Ti avevo detto di essere cauto, e tu fai pubblicare non su uno, ma su tutti i giornali di Central la tua dannata stravaganza! Hai pensato a cosa crederanno i cittadini leggendo la tua bravata?»
«Passeranno oltre credendo sia uno scherzo o una stupidaggine. Lo faranno tutti eccetto il diretto interessato. Signore, non mi sono esposto perché sono un idiota.»
Grumman sbatté con forza i pugni sulla sua scrivania, gelida furia stava per accanirsi sull'uomo davanti a lui. In quel momento, avrebbe davvero voluto ucciderlo per il rischio che aveva corso.
«Non hai esposto solo te stesso.» disse, senza nessuna sfumatura del vecchio buffo e arzillo che era sempre stato. «Hai esposto mia nipote.»
Roy si sentì confuso: che lui sapesse il suo superiore non aveva parenti ancora in vita o che vivessero in quella zona di Amestris. Con la mente cercò di associare il viso di tutti coloro che conosceva con il viso ormai vecchio e rugoso di Grumman, eppure nessuno aveva i suoi tratti, nessuno possedeva i vispi occhi viola della volpe. Forse lo stress lo stava facendo impazzire a tal punto da pensare di avere nipotini nelle vicinanze. Lo guardò inarcando un sopracciglio per avere spiegazioni, ma più che rivelazioni ebbe da parte sua un sospiro.
«Riza. Riza è mia nipote.»

Note finali:
E dopo venti giorni, ce l'ho fatta. Purtroppo, in questi venti giorni a quanto pare sono riuscita a produrre solo questo. Chiedo venia, ma la scuola mi sta prosciugando le forze vitali.
Ah, e mi sono divertita un sacco a scrivere la scena del Mittente (nonostante questo non credo scriverò molte altre scene simili), anche se ho dovuto far in modo di non farvi capire ancora il suo sesso o importanti caratteristiche. Comunque, nulla è lasciato al caso, e questa scena ne è la dimostrazione, ma questo lo capirete più avanti, hehe.
Il finale di questo capitolo l'ho scritto alquanto di fretta, in ogni caso, in questa fanfiction né Roy né Riza sono consapevoli che quest'ultima è imparentata con Grumman (beh, ora Roy sì).
Sperando non mi tiriate pomodori, alla prossima!

   
 
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