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Autore: Alex e Finger    30/04/2015    0 recensioni
— Non mi sono mai sentito così poco Mentore come vicino a lui. —
— Diceva che sei così disposto ad imparare. Diceva che gli ricordavi Ishak, in qualcosa, anche se siete profondamente diversi. —
Lo sguardo di Ezio scivolò verso il tumulo e si velò per un attimo, mentre percepiva gli occhi di lei fissi sul suo viso.
— Perché mi cercavi? —
Ràhel si prese un attimo prima di rispondere, come se stesse raccogliendo le forze.
— Perché lo amavo. E perché sento che in questo breve tempo, anche tu lo hai amato. Vorrei parlarti di lui. —
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Sofia Sartor, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Istanbul,

Maggio 1512

 

 










e fiaccole si erano consumate e spente da un po’, ma la notte era quasi finita.

— Sei stato qui solo un anno, e in questo tempo, tutto è cambiato. — disse Ràhel.

— Sembra che dovunque io sia stato abbia portato scompiglio. —

La completa oscurità che aveva avvolto le ultime e più dolorose parti del racconto, cominciava a ritirare la sua protezione e un debole chiarore rendeva appena visibili i loro visi stanchi.

— Non credo tu abbia portato solo quello. —

Ezio sospirò: — Di certo ho portato morte. —

— Morte, sì. Ma questo non ti rende diverso da chiunque di noi. — La donna fece una pausa, quasi cercando le parole. — E’ come gli eventi si… piegano attorno a te che fa la differenza. Non è stato il tuo rango a farti ben volere dagli Assassini di qui. E’ stato l’uomo ad imporsi, non il Mentore. In pochissimo tempo sei riuscito a penetrare nel tessuto di questa città. Pur essendo uno straniero hai stretto alleanze con le fazioni e hai portato la gente comune dalla tua parte, mentre costruivi relazioni private con la stessa Sublime Porta. Dritto allo scopo. Anche se Yusuf non si è sempre trovato del tutto d’accordo coi tuoi metodi, di certo non ha mai potuto metterne in discussione l’efficacia. L’istinto che dal primo giorno lo ha spinto a fidarsi di te, non è mai stato deluso. —

Quelle parole furono per Ezio come una stilettata nel petto.

— Quella fiducia lo ha portato alla morte. Non credo che potrò mai perdonarmelo. —

Ràhel distolse lo sguardo, ma non abbassò la testa e i suoi occhi vagarono lontano.

— No, non la fiducia, Ezio, l’imprevisto. Se il tuo messaggio fosse arrivato a destinazione, le cose sarebbero potute andare diversamente. —

Ezio pensò che c’era molto più di questo e tacque. Il suo sguardo inseguì quello di Ràhel, sfiorando appena il tumulo e spingendosi oltre i muri del cimitero, nel territorio accidentato dei suoi rimorsi. Quando alla fine riuscì a superare il silenzio, le sue parole non poterono essere che amare.

— Dritto allo scopo, hai detto. — sussurrò. — Nella mia vita non ho mai avuto remore a servirmi delle persone per ottenere ciò che volevo o reputavo giusto, per me stesso o per l’Ordine. Sì, dritto allo scopo, ma sembra che tutta la mia esperienza non abbia diminuito la mia arroganza. Ho sottovalutato il nemico e sono stato vigliacco. —

Ràhel lo fissava con un’espressione interrogativa ed Ezio proseguì: — Ho coinvolto Sofia semplicemente perché mi era utile e l’ho tenuta all’oscuro soprattutto perchè fosse al sicuro, ma col tempo ho capito che esitavo a confessarle chi fossi per paura di allontanarla, per timore del suo giudizio. Se avessi parlato, se avessi affrontato il rischio di vederla disprezzarmi... Qualunque fosse stata la sua opinione su di me, lei avrebbe saputo di trovarsi di fronte a un pericolo reale e io avrei potuto metterla sotto l’aperta protezione della Confraternita. Alla fine, la verità non ha potuto fare altro che venire a galla, ma a un prezzo troppo alto. In troppi hanno pagato la mia esitazione e a causa di essa l’Ordine stesso ha dovuto sottostare a un ricatto che avrebbe potuto mettere a rischio secoli di sforzi e di sangue. Ho mandato un amico a morire, ho spinto la Confraternita sull’orlo di un precipizio, l’ho privata della sua guida e l’ho gettata allo sbaraglio in difesa di un mio interesse personale. Forse non merito il mio rango e di certo non il tuo perdono. —

Ora Ezio percepiva gli occhi di Ràhel su di sé, due lame affilate che lo costrinsero a voltarsi. Non si aspettava un’ammissione così aperta, si disse, o forse non aveva ancora visto le cose in questi termini.

— E’ vero, hai fatto errori imperdonabili, Mentore. —

Non lo chiamava più per nome, adesso. Si era avvicinata lentamente durante quella lunga notte e ora allargava di nuovo, in un attimo, lo spazio tra loro.

Era una tempesta, e venne senza vento, senza tuoni, né fulmini, senza clamore, ma Ezio vacillò: la verità ha sempre un peso diverso se a pronunciarla è qualcun altro.

— Yusuf è morto e mio figlio non avrà un padre a causa tua. —

Ràhel sussurrò quelle parole come se tutta la sua energia si fosse improvvisamente dissipata, ma la loro forza colpì Ezio come un maglio.

— Vorrei odiarti, non sai quanto, —  continuò lei, senza fiato, — ma dovrei odiare me stessa altrettanto. Avrei messo a ferro e fuoco l’intera città, bruciato tutto il maledetto Impero per salvare Yusuf. Ma non avrai il mio perdono. Non oggi. —

— Non lo sto cercando. —

— Lo so. —

Ezio la guardò alzarsi e voltargli le spalle e seguì i suoi passi incerti mentre si allontanava.

Già altre volte aveva sentito il peso che gravava sulle sue spalle diventare quasi insopportabile, ma mai come in quel momento. Quel peso pareva aumentare di giorno in giorno e quasi gli faceva rimpiangere il sapore aspro della vendetta che aveva guidato le sue azioni in gioventù.

Nella luce del cielo che si schiariva a oriente, Ezio si trovò a domandarsi se stesse correndo verso la sua ultima missione e se non fosse giunto il momento di farsi da parte prima di essere del tutto schiacciato.

 

 

 

 

 

 

 

  
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