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Autore: _candyeater03    30/04/2015    3 recensioni
{Cara & Will}{OneShot; 1262 parole}
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Dal testo:
Il ragazzino si voltò nella direzione della compagna, con aria leggermente preoccupata.
“Ma noi resteremo amici per sempre, vero, Cara?” chiese con un tono cupo, come se la risposta di quella domanda fosse stata di importanza vitale.
La bambina sorrise.
“Certo che sì, Will”, rispose con dolcezza, mentre l’ultimo sole del pomeriggio brillava su Chicago.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cara, Will
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sotto un monotono cielo plumbeo si estendeva Chicago in tutta la sua magnificenza.
Un parchetto cigolante, gelido, immobile e pressoché deserto, in una giornata di metà agosto. Un bambino e una bambina erano seduti sulle altalene, a rompere quella solitudine che tanto allontanava gli altri ragazzini Eruditi. E anche delle altre fazioni, a pensarci bene. Ma forse a loro piaceva così. La solitudine colmava il desiderio di pace e tranquillità che infuriava in loro.

Non erano dei ragazzini molto loquaci, né particolarmente estroversi. Stessi capelli biondi, stesso solco tra le sopracciglia che, apparentemente, donava loro qualche anno di vita, stessi occhi di diamante blu elettrico.
La bambina riusciva a dondolarsi, al contrario del suo compagno, che mostrava forte disappunto. 

“Devi dondolarti avanti e indietro, così”, la ragazzina sembrava più grande del bambino di due o tre anni. “È 
così logico, come fai a non capirlo?” lo provocava, dondolandosi sempre più in alto.
Il ragazzino corrucciò la fronte. 

“Non mi piacciono le cose logiche”, si spingeva avanti e indietro, cercando invano di imitare la bambina.
Una ventata di refrigerio rinfrescò il parco, e un raggio di sole illuminò l’altalena. Solo nel quartier generale degli Eruditi si poteva sperare di avere quel clima, o almeno così si diceva.
La bambina, in particolare, lo amava. Ed era una delle tante ragioni per cui non sarebbe mai andata via di lì.

In lontananza un treno sfrecciò sulle rotaie, e un gruppo di Intrepidi saltò dalle portiere aperte, avanzando di qualche passo di corsa prima di fermarsi. La bambina distolse lo sguardo con disprezzo. Gli Intrepidi erano solo dei masochisti avventati e senza la soglia del pericolo, ai suoi occhi. E, probabilmente, anche a quelli di molti altri. 

“Un giorno sarò come loro”, annunciò con convinzione il bambino, indicando il gruppo di Intrepidi.
La bambina lo squadrò con aria interrogativa. 

“Un Intrepido?” la ragazzina si scoraggiò leggermente, vedendo gli occhi del minore brillare. “No, io resterò Erudita per sempre.” 
Il ragazzino si voltò nella direzione della compagna, con aria leggermente preoccupata. 

“Ma noi resteremo amici per sempre, vero, Cara?” chiese con un tono cupo, come se la risposta di quella domanda fosse stata di importanza vitale.
La bambina sorrise. 

“Certo che sì, Will”, rispose con dolcezza, mentre l’ultimo sole del pomeriggio brillava su Chicago.


*


Adesso la stessa bambina, forse un po’ cresciuta, gira per le strade del quartier generale degli Abneganti, e smanetta con foga su un moderno palmare, che mostra tutta la mappa di Chicago e le posizioni degli Intrepidi soggetti alla simulazione.
Non è più tanto il solco tra le sopracciglia che la invecchia, se non i diciotto anni di pene che le si leggono negli occhi. Cammina in formazione compatta con gli altri Eruditi inviati in missione da Jeanine Matthews in persona, con un solo pensiero fisso in mente. Conquistare il potere.

Gli Abneganti non sono Candidi, e nemmeno Intrepidi.
Sono dei bugiardi difficilmente manipolabili. Solo perché sono tutti Divergenti. Potenti da controllare, sterminare.

Il cielo di un grigio anonimo contiene a stento tutte le insurrezioni che si stanno scatenando in questo momento.
I vicoli si sporcano di rosso, e sono riempiti dalle grida di supplica di molti Abneganti. Rigidi. La ragazza ride al pensiero, una risata malsana, crudele.
Un ragazzino proveniente da un’altra divisione di Eruditi in missione corre a perdifiato, in mezzo alle sparatorie. 

“Signorina Coleman?” chiede il ragazzino, ignorando l’occhiata di sufficienza che gli rivolge la ragazza. Non attende la risposta. “Suo fratello è morto in battaglia”, continua, con tono grave. 

“Will?” la ragazza non riesce ad autoconvincersi di ciò che ha appena sentito.
Il ragazzino anuisce. 

“L’ha ucciso Beatrice Prior, la sorella di Caleb Prior.” 
Le vengono in mente miliardi di insulti che pronuncerebbe a voce alta, se solo fosse una Candida. Era stata la Rigida. La Divergente.

Prende un respiro molto profondo, per estinguere la rabbia e permettere alla sua tolleranza Erudita di prendere il sopravvento.
Dopotutto, quella di Beatrice era stata soltanto legittima difesa. E poi niente di ciò sarebbe successo senza il contributo degli Eruditi. Non è forse colpa di Jeanine Matthews, di tutti loro, se gli Intrepidi sono sotto il duraturo effetto del siero di simulazione, ideato dalla loro stessa fazione? Non stanno forse andando contro i principi dettati dai loro stessi antenati?

L’intelligenza dev’essere usata come un  beneficio, e non come un danno della società. Chi usa l’intelligenza per scopi personali o per danneggiare gli altri  non ha capito correttamente  la responsabilità che porta con sé questo dono, e non è il benvenuto nella nostra fazione.
L’intelligenza è infatti un dono, non un diritto. Non deve essere usato come arma, ma come uno strumento per migliorare la società.


Queste parole scritte nel manifesto degli Eruditi e impresse a fuoco nella memoria di tutti i bambini della fazione parlano più che chiaramente.
La ragazza sguscia fuori dalla formazione di Eruditi. Entra in un vicoletto che conosce più di ogni altra persona al mondo, senza paura di perdersi. E questo solo perché la sua fazione le ha fatto memorizzare la mappa della città.


 
*


Adesso la stessa ragazza cammina a testa bassa nei vicoli fetidi popolati da mendicanti ed Esclusi.
I diciotto anni di pena che sembravano invecchiarla non reggono il confronto con il dolore che sta provando adesso. In verità non è mai cresciuta. Solo adesso le sue illusioni, la fermezza dei valori della sua fazione, il buonsenso e la ragione che prevalevano in tutto ciò che faceva, tutti i castelli in aria che si era costruita con tanta fatica, sembrano crollare con un soffio di vento.

Gira per le stradine secondarie e piange. Anche gli Esclusi la guardano con pena. Non piange di frustrazione, né di rabbia. Piange di dolore.
Will è morto, il suo fratellino non c’è più. Lo stesso a cui insegnava ad andare sull’altalena in quel parchetto arrugginito e cadente, nelle giornate vuote di fine estate.

Sorpassa con passo svelto e noncurante il quartier generale degli Eruditi.
Will aveva avuto ragione a voler andare via di lì. E lei era stata così superficiale a non capirlo prima. Si era innamorata del refrigerio e del raggio di sole sul viso, ma l’unica cosa che sente adesso è un penetrante gelo. Scende fin sotto la pelle e le raffredda il sangue, provocando fitte al cuore ad ogni battito. Anche le lacrime sono gelate, e sfrigolano cadendo sull’asfalto.

La ragazza arriva così lontano che riesce a vedere le fattorie dei Pacifici in lontananza. È troppo superficiale, troppo illusa, troppo stupida. Troppo per gli Eruditi. Troppo per volere solo il proprio bene, troppo per volere solo il male altrui.


 
*


Adesso la stessa ragazza è costretta ad inventarsi scuse.
Sempre più frequentemente, la gente si sofferma a chiederle ulteriori informazioni riguardo al suo trasferimento dagli Eruditi. Lei può solo dire loro che i disastri della guerra le hanno aperto gli occhi.

Non rivelerebbe mai il vero motivo per cui ha scelto tutto ciò, anche perché sarebbe troppo complicato per farlo.
Non è una Candida, non è una Divergente. Era solo un’Erudita. Adesso appartenere a quella fazione non è che un tradimento.

Lei cerca invano di dimenticare tutto ciò che la sua fazione ha distrutto, non capendo che questa ha marchiato indelebilmente la sua anima. O che le ha portato via la sua altra metà. Una metà che si chiamava Will. Una metà che si chiama Will.

“Ma noi resteremo amici per sempre, vero, Cara?” chiese con un tono cupo, come se la risposta di quella domanda fosse stata di importanza vitale.
La bambina sorrise. 

“Certo che sì, Will”, rispose con dolcezza, mentre l’ultimo sole del pomeriggio brillava su Chicago.
   
 
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