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Autore: Vause    03/05/2015    1 recensioni
Che cosa faresti se, a sedici anni, in un normalissimo giorno di scuola, vedessi degli agenti della polizia di New York entrare in classe e prelevarti come se fossi una terrorista che minaccia di uccidere il presidente degli Stati Uniti?
Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi arrestata per dei reati commessi per amore e fossi costretta a stare ore ed ore a cercare di convincere i poliziotti delle tue buone intenzioni?
Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi mandata nel penitenziario femminile di Lichfield a scontare la tua pena e a contare i giorni che ti separano dalla libertà?
Che cosa faresti se, a sedici anni, in prigione rincontrassi tua madre che non vedi da mesi, e scoprissi che entrambe siete lì per colpa sua?
Che cosa faresti se, a sedici anni, scoprissi che tua madre è una lesbica pragmatica manipolatrice ex corriere della droga?
Che cosa faresti se, a sedici anni, ti chiamassi April Vause?
Genere: Commedia, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Nuovo personaggio, Piper Chapman, Tasha Jefferson, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Orange is the new black fanfiction

Che cosa faresti se, a sedici anni, in un normalissimo giorno di scuola, vedessi degli agenti della polizia di New York entrare in classe e prelevarti come se fossi una terrorista che minaccia di uccidere il presidente degli Stati Uniti?

Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi arrestata per dei reati commessi per amore e fossi costretta a stare ore ed ore a cercare di convincere i poliziotti delle tue buone intenzioni?

Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi mandata nel penitenziario femminile di Lichfield a scontare la tua pena e a contare i giorni che ti separano dalla libertà?

Che cosa faresti se, a sedici anni, in prigione rincontrassi tua madre che non vedi da mesi, e scoprissi che entrambe siete lì per colpa sua?

Che cosa faresti se, a sedici anni, scoprissi che tua madre è una lesbica pragmatica manipolatrice ex corriere della droga?

Che cosa faresti se, a sedici anni, ti chiamassi April Vause?

Capitolo 1

Una condanna, due prigionieri

Boo russa in modo orribile, April non ha idea di come farà a condividere il cubicolo con quella donna. Si gira e si rigira in continuazione sullo scomodo materasso, in cerca di una posizione che possa considerarsi comoda, ma ci rinuncia. Ora è a pancia in su, guarda il soffitto buio del penitenziario di Lichfield e ascolta la gara del miglior russare della settimana: Boo è chiaramente in testa, seguita a pari passo da Taystee.

April vorrebbe soltanto riuscire a chiarire i mille dubbi che ha in mente, ma ha paura. In prigione hanno tutte paura, ma nessuno lo ammette.

A volte cerca d'immaginarsi altrove per non dover pensare di essere dietro le sbarre con centinaia di altre detenute tormentate dalle pulsioni sessuali. Spesso desidera di essere nel suo bar preferito, all'incrocio con la settima Avenue, a Manhattan, a suonare la chitarra con i suoi amici e a non dover pensare di sopravvivere dentro una prigione femminile del Nord America.

“Mamma perché mi hai fatto questo?”. Ormai April è ossessionata; sa di aver commesso dei reati gravi aiutando sua madre a non essere scovata dai federali per via della droga, sa di aver violato centinaia di codici e file di sicurezza per salvare Alex Vause, ma non aveva idea di quanto le sue azioni potessero essersi ritratte contro di lei. Contro di loro.

“Siamo una squadra tesoro!” le ripeteva sempre Alex, ma ora che entrambe erano finite in prigione che cos'erano? Erano ancora una squadra? Erano ancora complici? Erano ancora una famiglia?

Ormai April ha perso qualsiasi speranza di dormire, si alza dal letto, con il sottofondo del tremendo russare di Boo, si assicura che la guardia O'Neill dorma profondamente sulla sedia accanto al suo cubicolo e scivola nel buio pesto della prigione, lasciando che le gambe la conducano verso i bagni del braccio E.

A quanto pare la classifica dovrebbe essere revisionata, chi l'avrebbe mai detto che Red russa cinque volte più del normale di Boo?!

Ora sono questi i pensieri che tengono la mente di April Vause occupata, dove non ci sono chitarre da suonare, amici con cui scherzare, persone d'amare... Dove non c'è la libertà che ogni adolescente di sedici anni dovrebbe avere.

Arriva fino al bagno sentendosi un ninja, quando sente dei rumori che l'avvertono di non essere l'unica a non riuscire a dormire.

Si sporge dalla parete per vedere di chi si tratta: alta, robusta, mora, tatuata, superfiga. Non le serve altro, la rabbia inizia a salire lungo le gambe, le mani iniziano a tremare per l'effetto che quella donna ha su di lei, un tornado di emozioni le tormenta lo stomaco.

-Notte buia, niente stelle!- la voce di Alex Vause è inconfondibile. Per un attimo April torna bambina, a quando guardava i cartoni animati insieme a Piper Chapman, ignorando sua madre che le ricordava di lavarsi i denti prima di andare a letto.

-Immagino tu l'abbia letto!- per quanto possa essere arrabbiata con lei, April non può resistere ad un dibattito sui libri di Stephen King.

-Certo! Ne ho una copia nel mio cubicolo! Se ti va di leggerlo te lo presto!-

-L'ho già letto sette volte, e poi sei mia madre, ciò che è tuo è mio, quindi non mi devi prestare niente.-

-Ciò che è tuo è mio, ciò che è mio è mio. E' questa la tua filosofia di vita?- le chiede Alex con aria divertita.

-Più o meno.-

-Come mai non sei a letto?- la sua voce possente e profondamente sensuale mette April in difficoltà, nonostante si tratti della donna che, a diciotto anni, l'ha messa al mondo.

-T'importa?- le risponde in tono indifferente, senza far trapassare il minimo segno d'irritazione.

Alex alza lo sguardo dallo specchio per fissarla negli occhi, in quegli occhi così simili ai suoi, che sembrano sussurrarle quanto odio nutrano per lei.

-Mi stai prendendo in giro?- esclama la donna con il suo solito tono humour che, tuttavia non provoca nessuna reazione in April.

-Ascolta, lo so che sei arrabbiata, che mi odi, che magari vorresti uccidermi...-

-Oh, sì che mi piacerebbe ucciderti!- commenta la ragazza con fare sarcastico a cui Alex non da' molto peso.

-...io voglio solo parlarti tesoro!- il tono di Alex ora è indecifrabile.

Per via della piega che la conversazione sta prendendo, April inizia ad innervosirsi: è appoggiata contro la parete laterale del bagno e fissa insistentemente il pavimento scrostato.

Alex coglie l'opportunità per avvicinarsi a lei e sfiorarle il braccio, ma April con uno strattone violento l'allontana, prima d'iniziare a urlare.

-Ora vuoi parlarmi? Ora? A cosa pensavi prima che finissimo qui? Eh? Quando ti chiamavo al telefono e tu riattaccavi! Quando vivevo la mia vita e tu non c'eri! Non potevi parlarmi allora? Mi sembra troppo facile presentarsi qui adesso e pretendere che io ti parli no? E non chiamarmi “tesoro”-

L'esplosione di April sembra aver colpito Alex in pieno volto, la sua espressione è ferita, April se ne rende conto, ma non gliene importa; in fondo quando era toccato a lei di star male, sua madre se n'era fregata no?

-Sapevi quanto fosse pericolosa la mia vita, non avevo intenzione di trascinarti nella merda con me. Poi tu hai iniziato ad aiutarmi a far girare meglio gli affari... Era già troppo tardi per dirti basta!-

Queste parole sembrano riportare April alla realtà: in fondo se l'era cercata la punizione, inutile starsi a lamentare adesso.

-Io non l'ho fatto per te... Io l'ho fatto per me. Perché volevo stare con te, e volevo che tu mi permettessi di rimanere. E sai? Se ci ripenso ora mi sento una stupida, perché sono finita in carcere per una persona egoista. Mi hai solo rovinato la vita!-

Alex Vause rimane impassibile, sembra che le parole di April nemmeno l'abbiano sfiorata. La sua espressione però vale più di mille parole, vorrebbe piangere ma le hanno insegnato che non si fa', e lei l'ha insegnato a sua figlia, April questo lo sa bene. Sa quanto sua madre dia importanza al nascondere le emozioni agli altri.

-Tu sei tutto quello che mi rimane.- ammette Alex lentamente, quasi più a sé stessa che alla ragazza.

Un sorriso spunta sulle labbra di April che, si avvicina a lei abbastanza da rendersi conto che il suo profumo è lo stesso di sempre, intenso, buono, uno di quegli odori che staresti ore ad annusare.

-Sai? Sono stanca di essere l'ultima spiaggia per tutti!- si ritrae per fissarla bene, aspettando che due grosse lacrime le sgorghino dagli occhi per poi rigarle le guance, ma niente. La prigione non prosciuga solo le emozioni, a volte anche le lacrime vengono a mancare.

Ma non mancano mai per April purtroppo. Sente già che non chiuderà occhio quando tornerà nel suo letto, e sente già che non sarà solo a causa di Boo e del suo “sonno pesante”; sente già che piangerà lacrime amare per non aver permesso a sua madre di starle vicino; sente già la sua mancanza.

I sensi di colpa la invadono mentre guarda quegli occhi bellissimi che, fortunatamente, ha ereditato anche lei. April la conosce, sa che tra di loro le parole sono solo delle variabili di relativa importanza, sa che Alex la sta leggendo dentro, come fa sempre, come fa con chiunque.

-Mi dispiace amore!- dice infine la donna, distogliendo lo sguardo da quello di sua figlia e fissando a terra.

“In fondo siamo sulla stessa barca, è inutile continuare a prendersela con gli altri, se sono qui è per colpa mia, per colpa delle mie scelte sbagliate, ed è ora che inizi a prendermi le mie responsabilità e ad affrontare la vita di petto.” pensa April, completamente spiazzata dalla reazione di Alex.

Istintivamente, come se non possa fare altrimenti, appoggia la testa contro il petto di sua madre, il contatto è l'unica forma d'ambizione in prigione, a parte l'evasione.

-Dispiace anche a me mamma.-

Alex sorride e anche April.

-E' meglio se torni a dormire! Domani sarà una giornataccia.- le consiglia Alex abbracciandola forte a sé.

-Non sarà molto diversa da oggi o da ieri.- commenta April divertita.

-Beh, almeno ci sei tu a farmi compagnia.-

-C'è anche Piper, la compagnia non ti manca!-

-April, lascia perdere! Andiamo a letto!-


 


 

  
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