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Autore: ale_lu_maguire    03/05/2015    1 recensioni
Ciao a tutti questa è la mia prima Fan Fiction, direi che è una sfida per la mia fantasia, spero vi piaccia.
La storia inizia da dove l’avevamo lasciata, ovvero quando Robin fu costretto a lasciare per sempre Storybrooke anche se ha scelto Regina. L’arrivo delle Queen of Darckness, rivelazioni mai aspettate, e l’operazione mangusta.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Capitolo VI

Il pancione di Regina si faceva sempre più grande man mano che passavano i mesi. La mora era seduta li, in quel divano argentato che si accarezzava il pancione ormai settimino. Mentre accarezzava quel pancione settimino sentiva dei piccoli calcetti della piccola Katy, non faceva altro che pensare a quei ultimi mesi che era stati i più intensi e i più belli della sua vita. “Vuoi sposarmi? Vuoi sposare un uomo che puzza di foresta?” quelle parole le risuonavano ancora in testa. Quella sera, quel ballo e tutto il resto le passava per la mente ogni momento. Quei due mesi erano passati come l’acqua, la maggior parte del tempo lo avevano passato nella stanza della piccola, da quando avevano scoperto che era una principessa, Robin voleva fare una stanza perfetta e degna di ospitare la figlia della Regina.
 
Flashback
-Regina, per favore mi passeresti quel pennello li?- chiese il fuorilegge aprendo il secchiello con il colore.
-Quale questo?- rispose la mora agitando un pennello. L’uomo di fronte a lei annuì sorridendo per poi avvicinarsi a lei premendo le labbra sulle sue.
-Mm era una scusa allora- disse la mora ridendo.
-Credo di sì milady, allora a vostra Maestà piace la stanza della principessa?- chiese guardandosi intono. Regina scoppiò in una fragorosa risata che contagiò anche il fuorilegge che per sbaglio la sporcò con la pittura rosa.
-Robin! Guarda che hai fatto!- lo rimproverò la mora smettendo di ridere assumendo un’espressione seria.
-Oops mi scuso con vostra maestà per la piccola macchia sulla maglietta- scherzò l’uomo facendo un piccolo inchino. La mora approfittò di quel momento prendendo anche lei un pennello sporco di colore, e non appena il fuorilegge si alzò, gli dipinse tutto il volto.
-Maestà è sleale!- disse l’uomo sporcando anche lei di colore. Regina scoppiò a ridere appena le venne in mente una cosa davvero buffa.
-Fuorilegge ho un’idea- disse la mora alzandosi la maglietta mostrando il pancione all’uomo.
-Che vuoi fare?- domandò confuso il fuorilegge.
-Bagna la mano nel colore…- disse indicando il secchio pieno di vernice rosa. L’uomo obbedì subito senza pensarci due volte.
-…Adesso vieni qui…- disse afferrando la mano del fuorilegge non appena fu vicino a lei per poi appoggiarla sul lato sinistro del pancione. Dopo alcuni secondi Robin staccò la mano lasciando un’impronta bella grande.
-…E adesso tocca alla mamma della piccola- disse orgogliosa bagnando la mano anche lei nel colore per poi stampare la propria impronta nel lato opposto del pancione.
-Adesso che la mia Regina ha fatto questa bellissima cosa posso fare anche io una cosa alla mia principessa?- chiese il futuro papà.
-Mm certo fuorilegge- rispose sorridendo. Robin prese un pennello e dipinse sul pancione un bellissimo sorriso.
-Mm ecco fatto adesso è più bello- disse il fuorilegge dando un bacio alla mora.
-Adesso ci vuole solo una foto ricordo- disse Robin prendendo la macchina fotografica sul tavolinetto che era messo poco lontano da loro.
-Davvero? Vuoi fare una foto? Ma guardami sono orribile- disse la donna nascondendo il viso fra le mani.
-Mm hai ragione. Sei una donna orribilmente bellissima. Non dire sciocchezze e mettiti in posa- le ordinò il fuorilegge preparando la macchina fotografica.
-Forza sorridi- disse il fuorilegge e non appena la mora sorrise scattò una bellissima foto.
-Adesso che ti ho fatto felice, fai contenta anche la tua Regina- disse la mora che con un gesto della mano fece sollevare la macchina fotografica.
-Ma certo- rispose l’uomo mettendosi dietro di lei, che aveva appena appoggiato le mani sul pancione. Lui fece lo stesso, mise le mani un po’ più in basso a quelle di Regina. Le mani della donna erano più piccole delle sue e non voleva farle sparire sotto le sue mani enormi. La macchina fotografica scattò la foto, la mora mosse la mano e apparve la loro foto in una bellissima cornice.
-Wow! Sei fantastica con la magia- ammise il  fuorilegge premendo le labbra sulle sue.
-Mm grazie- sussurrò sulle sue labbra. La mora continuava ad assaporare quelle fantastiche labbra mettendo le braccia attorno al suo collo. Non riusciva a crederci finalmente dopo ventotto lunghissimi anni era felice.
Con l’uomo che amava.
Con la loro bambina.
Con la loro principessa.
Era buffo come per ventotto anni voleva solo vendetta contro Snow e Charming ma poi è arrivato lui.
Henry.
Che fu l’unico a credere davvero in lei e a darle la forza per lasciarsi tutto indietro e ricominciare da zero. Il suo piccolo principe.
Colui che ama di più al mondo.
Poi è arrivato Robin che è stato capace di farle battere di nuovo il cuore. Un cuore che fino a poco tempo fa era oscuro. Ricorda ancora le parole che disse ad Henry “Figliolo sento il desiderio di redimermi”.
 
Qualcuno la riportò alla realtà. Sentì una voce pronunciare il suo nome, scosse leggermente la testa e si voltò verso la figura maschile che era poco lontana da se.
-Ei milady tutto bene?- chiese il fuorilegge avvicinandosi sedendosi accanto alla mora che stava tremando.
-Si tutto bene tranquillo ero solo… immersa nei miei pensieri tutto qui- rispose sorridendo appena al fuorilegge.
-Regina perché tremi? Senti freddo?- si preoccupò l’uomo alzandosi dal divano per prendere la coperta grigia sulla sedia vicino alle scale.
-Stenditi un po’- le disse mettendole la coperta addosso.
-Grazie Robin, sono solo un po’ preoccupata tutto qui- aggiunse la mora accovacciandosi sotto la coperta.
 -Preoccupata per cosa?- chiese Robin e in quel momento qualcuno suonò ininterrottamente il campanello.
-Chi diamine è adesso!?- disse seccata la mora che stava per alzarsi dal divano per andare ad aprire la porta.
-Dove credi di andare! Sta ferma li secondo me hai la febbre, non ti muovere vado a vedere io chi è- concluse l’uomo dandole un bacio sulla fronte. La donna appoggiò la testa sul cuscino aspettando che Robin ritornasse.
-Togliti di mezzo tu!- disse una voce che la mora conosceva bene. Emma piombò nel salotto di casa Mills come un uragano.
-Che succede Swan!? E poi che modi sono di rispondere così a Robin!. Disse la mora alzando appena il capo dal cuscino.
-Senti non ti ci mettere anche tu! Adesso tappati la bocca e ascoltami!- disse la savior.
-Swan stai esagerando!- ribatte la mora mettendosi seduta sul divano, ancora accoccolata dentro la coperta.
-Abbiamo un problema con Gold! Adesso tu verrai con me alzati da li e andiamo!- disse la savior infuriata. Robin si mise davanti a Regina come per impedirle di obbedire alla savior.
-Lei non va da nessuna parte!- disse il fuorilegge infuriato. Emma si avvicinò a lui, chiudendo un pugno.
-Togliti di mezzo ladro! Questi non sono affari che ti riguardano!- urlò la savior.
-Robin ti prego lasciala stare non so che le prende devo andare con lei- disse la mora bianca come la cera in volto.
-No Regina non ti lascio andare guardati hai un aspetto orribile, hai la febbre non fa bene ne a te ne alla piccola. Ti prego non andare- la supplicò l’uomo.
-Ancora non hai capito! Non sono affari che ti riguardano ladro! Togliti di mezzo o uso la forza- ripete la bionda preparandosi ad attaccare il ladro.
-Robin ti prego lasciami andare con lei non capisco che diamine le prende, l’unica cosa che possiamo fare è obbedirle- disse la mora alzandosi con fatica dal divano.
-NO! TU NON ANDARI DA NESSUNA PARTE!-  ripete l’uomo mettendosi davanti a lei per non farla andare con la savior.
-Senti ladro non ho tempo da perdere o la lasci venire o non vedrai la luce del nuovo giorno!-
-Non ho paura di te “Salvatrice” non sei degna di portare quel nome! Fino ad adesso hai fatto solo casini e nient’altro- disse il fuorilegge cercando di trattenere parole che non doveva dire.
-Robin…- lo afferrò per una manica la mora.
-…Sta tranquillo so badare a me stessa, non preoccuparti- gli disse con un piccolo sorriso.
-Regina no. Stai male uscendo di casa peggiori solo la situazione!-
-Fuorilegge hai sentito la Regina!? Ha detto che vuole venire quindi lasciala fare!- disse la savior. Emma non era la solita, c’era qualcosa che non andava in lei. Robin sapeva benissimo che la bionda non avrebbe mai messo in pericolo la vita di Regina, ma il suo comportamento lo turbava.
-Regina…- abbassò lo sguardo.
-Tranquillo tornerò a casa sana e salva- gli disse la mora, dandogli un bacio. Regina si diresse vero la porta quando la salvatrice urlò nuovamente conto il fuorilegge.
-DAMMI LE CHIAVI LADRO!- urlò la bionda contro Robin.
-Ma di che diamine stai parlando?- disse l’uomo confuso.
-Robin so che non vuoi che io vada, ma dammi le chiavi della macchina ti prego- gli disse la mora.
-Regina io non ho nessuna chiave! Non so di che diamine sta parlando Swan!- si difese il fuorilegge che stava dicendo la verità.
-LADRO DAMMI QUELLE DANNATE CHIAVI O TI AMMAZZO!- disse la bionda avvicinandosi a lui.
-ROBIN ADESSO BASTA CON QUESTA STORIA DAMMI QUELLE CHIAVI E FACCIAMOLA FINITA!- disse la mora alzando la voce.
-Regina calmati! Sto dicendo la verità!- ripete il fuorilegge.
-Regina se non ti da quelle dannatissime chiavi giuro che quella creatura che porti in grembo crescerà senza padre!- disse la savior.
-Emma! Che diamine hai oggi! Smettila! So che abbiamo un problema ma non tollero il tuo comportamento!- la rimproverò la mora. In quel momento qualcosa dentro di lei stava cambiando. Sentì un dolore nel basso ventre come se la piccola volesse uscire fuori. Ma quello non era proprio il momento, tra Emma che era così “Cattiva”. Regina cercò di mantenere la calma e cercava in tutto i modi di non far capire nulla a Robin e a Emma.
-EMMA ADESSO BASTA- la rimproverò il fuorilegge.
-LADRO DAMMI QUELLE DANNATISSIME CHIAVI ADESSO!- urlò la bionda. Regina si avvicinò a Emma e le mollò uno schiaffo lasciandole il viso rosso. Robin rimase a bocca aperta del comportamento di Regina e provò a parlarle.
-Regi…- la mora non gli diede il tempo di parlare che mollò uno schiaffo anche a lui. L’uomo rimase di stucco non riusciva a capire il perché di quello schiaffo.
-Regina ma…- la donna lo azzittì con lo sguardo.
-VI STATE COMPORTANDO DA BAMBINI! SOPRATTUTTO TU SWAN! NON TI PERMETTO DI URLARE IN CASA MIA E TANTO MENO DI TRATTARE COSI’ ROBIN! ADESSO FUO…- la donna non pote finire la frase che lanciò un urlo spaventoso. Robin le si avvicinò in un batter d’occhio aiutandola a sostenersi.
-REGINA! CHE DIAMINE SUCCEDE!- disse il fuorilegge prendendola in braccio per poi adagiarla nel divano.
-Emma aiutami! Che diamine fai li impalata dobbiamo aiutarla!- Regina lanciò un altro urlo mettendo una mano sul ventre. E fu li che Robin capì che qualcosa non andava. Che stava succedendo qualcosa all’interno del pancione settimino della donna.
-ROBIN!- urlò la mora sfiorando appena i pantaloni scuri che aveva indosso. L’uomo guardò la mora stranito dal suo gesto ma poi capì subito cosa stava succedendo.
-ROBIN DANNAZIONE E’ PRESTO! NO. NON PUO’ ESSERE!- aveva le mani bagnate, la paura prese il controllo sul suo corpo.
Aveva paura di perderla.
Aveva paura che non sarebbe sopravvissuta.
Regina era allo stremo, gli ultimi due mesi li aveva passati a prendere medicine.
Vitamine.
Protezioni.
Aveva paura che Whaile sapesse cosa le sarebbe successo ma non le avesse detto nulla solo per non complicare le cose.
-ROBIN! AHHHHH! FA MALE! AIUTAMI TI PREGO!- disse la mora afferrando il suo braccio.
-Regina non dirmi che si sono rotte le acque!- le disse il ladro accarezzandole il viso.
-SI DANNAZZIONE! È PRESTO!- disse la mora guardando Emma sorridere. La savior scoppiò a ridere, una risata inquietante, faceva paura a sentirla.
-Emma che diamine ti prende!?- disse il fuorilegge che in un batter d’occhio si ritrovò lontano dalla mora.
-REGINA!- urlò l’uomo cercando di muoversi, ma ogni tentavi fu vano.
-R-robin!- disse a fatica la mora. La bionda si avvicinò a Regina, che si contorceva dal dolore, e le appoggiò una mano sul braccio scomparendo entrambe in una nube di fumo dorata.
-NOOOOOOOO! REGINA!- urlò Robin. Il fuorilegge cose subito da Henry. Correva il più velocemente possibile, non capiva come diamine Emma potesse essere diventata oscura.
-HENRY!- urlò il fuorilegge piombando in casa dei Charming.
-Robin che modi sono!?- lo richiamò Snow avvicinandosi a lui.
-Non ho tempo ho bisogno di Henry adesso!- tagliò corto il ladro.
-Regina dov’è?- chiese David.
-Robin che succede!?- disse Henry piombando al piano di sotto non appena sentì tutto quel trambusto.
-Emma ha preso Regina!- disse subito il fuorilegge.
-Non ci credo. È impossibile!- disse Snow.
-E’ arrivata a casa di Regina, era strana ha alzato la voce più di una volta. Non ho tempo di parlare e di raccontare tutto Regina è in pericolo! Si sono rotte le acque e non credo che senza l’aiuto di Whaile riesca a far nascere la piccola- disse l’uomo entrando in panico.
-COSA!? MA ROBIN E’ TROPPO PRESTO!- disse il ragazzino.
-Lo so dobbiamo trovarla! Non è abbastanza forte, ha la febbre e ultimamente non stava molto bene!- concluse il fuorilegge.
-Robin andiamo so io come trovarla!- disse subito Henry.
-Andremo da Trilli lei ha una pozione localizzatrice, la ritroveremo con quella- concluse il ragazzino prendendo il cappotto e uscendo di casa.
-Aspetta un momento! Che diamine è quella cosa sul tavolo!?- chiese l’uomo avvicinandosi al tavolo di casa Charming.
-Un momento! Siete stati voi!? Perché fare questo a Emma e a Regina!- Robin prese quel cuore che si trovava sul tavolo e lo mostrò ai Charming.
-Non siamo stati noi! Quello poco fa non c’era!- si difese Snow, rimanendo scioccata alla vista del cuore di sua figlia.
-Non ci credo! Siete sempre stati due idioti e stavolta avete superato ogni limite!- disse l’uomo uscendo da quella casa sbattendo la porta.
 
Da Trilli.
-Ei che succede Henry!?- chiese la fata guardando il ragazzino entrare di fretta.
-Trilli dammi subito una pozione localizzatrice!- disse Henry tremante al pensiero di cosa potesse succedere a sua madre.
-Calmati Henry dimmi che succede ti aiuterò per qualsiasi cosa!- gli disse la fata prendendo una boccettina dentro il cassetto.
-La mamma è stata rapita e Robin non ha potuto fare nulla. E io? Io sono uno stupido ragazzino che non le è stato accanto per nulla negli ultimi tempi- disse il ragazzino scoppiando in lacrime.
-Henry non fare così!- disse la fata. Robin entrò pochi secondi dopo e notò subito Henry fra le lacrime. Lo avvolse in un abbraccio  paterno. Anche se il ragazzo non era suo figlio lo voleva bene come se lo fosse.
-Henry la troveremo- gli disse il fuorilegge stringendolo più forte arruffandogli i capelli.
-Dobbiamo sbrigarci!- disse il ragazzino.
-Tieni ecco la pozione, è inutile che ti spiego come funziona sai benissimo come fare. Se volete vengo con voi e vi aiuto a cercarla- propose verdolina con un piccolo seppur malinconico sorriso.
-Ti prego Trilli con te forse avremo qualche speranza in più!- parlò il ragazzino fra le lacrime.
-Allora? Che stiamo aspettando andiamo!- disse la fata per poi uscire di casa seguita da Henry e Robin. La situazione era sempre più difficile, Robin era entrato quasi in panico, aveva paura.
Paura di perderla.
Paura di perdere la bambina.
Paura di non passare tutta la vita con la donna che amava.
Paura di ritornare a soffrire per colpa del fottutissimo destino che manda tutto a puttane.
Robin versò il contenuto azzurrastro della boccettina su un indumento di Regina questo iniziò a sollevarsi in aria come una piuma.
-Seguiamolo!- disse Henry correndo dietro all’indumento che iniziò a fare strada verso, o per meglio dire dove si trovava la mora in quel momento.
-Andiamo!- Robin seguì Henry e la stessa cosa fece Trilli. Il gruppo sparì dietro un angolo, continuando a seguire quell’indumento che doveva condurli da Regina.
 
Da Gold.
-Hai fatto un ottimo lavoro mia cara- la lodò Gold sorridendo.
-Bravo il signore oscuro! E adesso che abbiamo Regina tutto ciò che ama svanirà come una bolla di sapone- disse Alexander guardando la mora che si contorceva dal dolore in un angolo di quella stanza piena di polvere.
-Adesso che facciamo?- chiese Alexander al signore oscuro che rideva guardando la Ex Regina Cattiva soffrire.
-Adesso dobbiamo solo aspettare che la dilatazione arriva a buon punto e tireremo fuori quella bambina, e finalmente il suo potere sarà mio!- rispose il signore oscuro avvicinandosi a Regina,  inziand a toglierle i vestiti.
-G-gold! L-lo sapevo che die-dietro tutto questo c’era il tuo zam-zampino- disse la donna mettendo le mani sul ventre, quasi con istinto protettivo verso la piccola.
-Mia cara è inutile che cerchi di proteggerti, o per meglio dire di proteggere questa creatura, quando sarà il momento a tirarla fuori ci penserò io e tu, beh e tu non saprai nemmeno come sarà il volto di quella che sarà solo una bambina morta, e forse lo sarai anche tu- disse fra le risate, tenendole le gambe aperte per controllare la dilatazione.
-Alexander ci stiamo quasi!-  disse avvertendo l’altro uomo che si trovava poco dietro di lui. Regina cercava in tutti i modi di ribellarsi, ma le forze la stavano abbandonando. Adesso aveva capito il perché della difficoltà degli ultimi mesi.
Il perché delle vitamine.
Il perché di tutte quelle dannatissime medicine che le prescriveva Whaile ogni volta che andava a fare il controllo. Sapeva che se voleva dare una possibilità alla piccola doveva tenere duro, doveva tenere le forze per aiutarla a venire al mondo e forse se Robin fosse arrivato in tempo la piccola si sarebbe salvata.
Le contrazioni erano sempre più forti, non riusciva più a tollerare, o per meglio dire a sopportare quel dolore allucinante che le stava lacerando il ventre. Le sue urla erano sempre più forti. La quantità di lacrime che stava versando per la preoccupazione di cosa fosse successo a sua figlia, era pazzesca. Sperava solo una cosa.
Sperava che Robin fosse arrivato in tempo.
Sperava che la piccola si fosse salvata.
Non le importava nulla se sarebbe morta perché già sapeva che la piccola sarebbe cresciuta in mezzo a delle persone che l’avrebbero voluta bene.
 
“Non vedo l’ora che tu nasca, voglio tenerti tra le mie braccia e coccolarti. Il tuo papà ti vuole tanto bene e ci sarà sempre. Ti proteggerà da qualsiasi cosa, proteggerà te e tua madre da tutto e da tutti
Vi amo più della mia vita, siete la cosa più importante che ho in questa vita che fino a poco tempo fa mi ha dato solo tristezza, finchè non è arrivata tua madre, che quel giorno mi ha detto "Non puoi rubare una cose che ti è stata donata" e li, in quell'istante ho capito. Ho capito che amavo quella donna dai capelli scuri, dalle labbra rosse e dagli occhi meravigliosi nel quale mi perdo ogni qual volta incrocio il suo sguardo..”
 
Quelle parole le risuonavano in testa ogni dannatissimo minuto. Quello era stato il giorno più felice della sua vita. Una contrazione la riportò alla realtà. Doveva pensare a far nascere la piccola, non poteva pensare ad altro. Doveva pensare a lei.
-Spingi forza!- le ordinò Alexander. Regina cercò di chiudere le gambe, non voleva farla venire al mondo per mano di quei due mostri. Ma Gold era più forte di lei, teneva aperte quelle piccole gambe che nell’ultimo periodo erano diventate ancora più piccoline.
-DANNAZZIONE SPINGI!- urlò Alexander. Regina era consapevole che se non lo avesse fatto la piccola sarebbe morta.
-Regina obbedisci!- disse Gold continuando a tenerle le gambe aperte. Regina spinse lanciando un urlo spaventoso, come se qualcosa dentro di lei si stesse strappando. Gold sapeva perfettamente cosa stesse succedendo dentro il corpo della donna ma non gli importava nulla voleva solo prendere quella bambina e concludere la storia in fretta.
-ANCORA!- ordinò Alexander. Regina spinse di nuovo, la vista iniziò ad annebbiarsi, le forze erano allo stremo. Cercava di resistere a ogni spinta e contrazione ma sembrava impossibile.
-FALLO DI NUOVO!- le ordinò nuovamente Alexander. L’uomo si voltò verso Gold che aveva un sorriso compiaciuto.
-Maestro è quasi fatta, manca pochissimo- lo avvertì l’uomo tornando a guardare la mora. Regina spinse un’ultima volta. Fu proprio l’ultima spinta quella che diede quando sentì il pianto di un neonato.
Era il pianto di sua figlia.
Era la sua bambina che la stava avvertendo.
Le stava dicendo “Grazie mamma, mi hai dato la mia occasione”. La mora si lasciò cadere contro il muro senza forse, osservando il signore oscuro sparire con in braccio un piccolo fagotto.
Era sparito dietro una porta portando con se sua figlia.
-Addio Regina- disse ridendo Alexander. Il parto della mora non era stato facile, infatti lui sapeva che sarebbe morta in giro di pochi minuti. Sparì anche egli, lasciando la mora al suo destino.
Regina era lì, appoggiata a quel muro freddo.
Senza forze.
Senza magia.
Sola verso il suo destino.
Sentiva tutto il dolore che le stava lacerando il ventre.
Stava morendo. La mora si spostò a fatica per sdraiarsi su quel pavimento freddo, e quando lo fece il dolore aumentò a dismisura, riuscì a non urlare, ma sapeva benissimo che presto quella tortura sarebbe finita. Chiuse gli occhi cercando di sopportare quel dolore lacerante. All’interno del suo corpo era scoppiata un’emorragia magica, che nemmeno lei al pieno delle sue forze sarebbe riuscita a fermare. Era senza speranza o per meglio dire senza “Hope for the future”
 
“-Regina scendi!-  la chiamò Robin preparando il divano con un sacco di cuscini. “spero solo che la mia Regina stia comoda e…” non riuscì a finire il suo pensiero che si ritrovò davanti la sua amata.
-Dimmi amore mio- gli disse la mora sorridendo, accarezzando il pancione quasi settimino.
-Come sta la mia principessa?- chiese l’uomo accarezzandole il ventre.
-Ah dove sono finite le buone maniere ladruncolo! Non chiedi come sta la tua futura sposa?- disse la donna incrociando le braccia e assumendo un’espressione offesa. Robin scoppiò in una fragorosa risata e si inchinò per chiedere perdono alla Regina.
-Chiedo umilmente perdono vostra maestà, correggo la frase di prima- si schiarì la gola e poi riprese.
-Come stanno le mie due Regine?- disse alzandosi per poi dare un bacio alla mora.
-Adulatore. Stiamo bene stai tranquillo- gli rispose la mora.
-Bene allora guardiamo un film stasera se ti va. Che ne dici di Lilly e il vagabondo? Henry mi ha detto che glielo facevi vedere spesso quando era piccolo perché ti piaceva una scena in particolare- le disse il fuorilegge.
-Mm va bene. Ma Roland? Dove si è cacciato quella piccola scimmietta?- domandò al fuorilegge.
-Scimmietta? Beh volevo passare una serata solo io e te e allora l’ho affidato ad Henry- rispose aiutandola a sedersi sul divano.
-Beh si scimmietta. Gli ho dato quel soprannome perché fu la pria cosa che gli regalai quando ci siamo conosciuti-
-Adesso ricordo. Quando fù attaccato dalla scimmia volate e tu lo salvasti trasformando quell’essere in un peluche- sorrise a quel ricordo avviando il film.
-Esattamente- sussurrò la mora guardando il film.
-Eccola, è questa la scena che amo- disse la mora quando vide i due cagnolini mangiare gli spaghetti.
-Si è decisamente la scena più romantica che abbia mai visto- ammise il ladro alzandosi dal divano per poi tornare con un piatto di spaghetti al sugo.
-Mm buoni!- disse la mora assaggiandoli.
-Mm già, modestamente sono un bravo cuoco- scherzò il fuorilegge. Per sbaglio di due si ritrovarono con uno spaghetto da condividere. Successe come nel film. I due si baciarono per via di quello spaghetto. Fu un bacio lungo e pieno d’amore.”

Era li stesa per terra, che ricordava quel momento.
Un momento felice.
Uno dei tanti momenti felici da quando Robin era entrato nella sua vita.
“REGINA!!” sentì una voce in lontananza, sembrava quasi quella di Robin.
Forse era lui.
Forse era venuto a salvare la bambina. Sentì sbattere una porta e aprì leggermente gli occhi, vedeva tre figuri ma non riusciva a distinguerle.
-NOOO! Regina no, ti prego!- Robin piombò subito vicino alla mora, sedendosi accanto a lei.
-R-robin?- sussurrò la mora. Robin la prese portandola sulle sue gambe appoggiandole la testa sulla sua spalla.
-Regina andrà tutto bene te lo prometto, non mollare!- disse l’uomo stringendola forte a se. Trilli era li che stringeva forte Henry che era appena entrato in una valle di lacrime.
-R-robin Gold ha preso la b-bambina, devi salvarla. Vai lasciami qui e salvala- disse a fatica la mora.
-No. No non ti lascerò mai!- disse l’uomo sentendo lacrime calde solcargli il viso.
-Robin non ho più s-speranze lei si, vai!- sussurrò la mora. Trilli stringeva Henry che aveva appena sentito tutto. Non voleva lasciar morire sua sorella per mano di Gold.
Non voleva.
Ma soprattutto non poteva.
Henry si staccò dall’abbraccio di Trilli e scappò via. Per sua fortuna aveva con se il pugnale di Tremotino, non si riusciva a spiegare perché non lo avessero usato prima per fermarlo.
Regina girò lievemente la testa verso Trilli e le fece un leggero sorriso.
-Trilli, vieni q-qui- le chiese la mora. La fata non poteva vederla così e con l’aiuto della magia decise di darle un aspetto migliore.
-Mi chiedo se posso usare la magia per aiutart…- la mora la interruppe con un gesto della mano.
-T-trilli non puoi fare nulla è tardi, è sempre stato tardi dal primo momento che Gold ha messo piede in quella stanza d’ospedale. È stato lui a farmi uscire dal coma…- Robin capì tutto in quel momento. È stato Gold a farle questo. È stato lui a rovinale la vita sin da l primo momento.
-Regina, ti prego…- disse il fuorilegge fra le lacrime e i singhiozzi.
-Robin, io sarò sempre con te…- gli prese la mano e la portò sul petto.
-Io sarò sempre qui. Ricordalo sempre, ricorda che ti amo. Ricorda quella notte nella cripta. Ricorda tutti i nostri momenti felici, ma soprattutto ricorda che quella sera ti ho detto “si”. Ti ho detto si, che sarei stata tua moglie fino alla fine dei nostri giorni. In quel momento mi ero promessa che sarei rimasta al tuo fianco per sempre. Mi ero promessa che…- Regina appoggiò una mano sul suo viso guardandolo negli occhi, con la consapevolezza che quella fosse stata l’ultima volta che li avrebbe visti.
-R-robin i-io…- in quel momento l’ex Regina Cattiva, la donna che Robin amava più della sua vita, la madre che Henry amava e che ringraziava ogni giorno per avergli dato una seconda occasione, esalò il suo ultimo respiro lasciando cadere la mano che si trovava sul volto del suo amato. Robin vide la vita della sua amata scivolargli dalle braccia, senza che lui potesse fare nulla. L’unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu piangere.
Piangere.
E continuare a piangere sul corpo inerme della sua amata.
-NOOOOOOO!- Robin lanciò un urlo colmo di disperazione. L’aveva persa.
Aveva perso la sua amata.
Ogni possibilità di vivere con la donna che amava era svanita nel nulla.
 
Henry sentì quell’urlo anche se era ormai molto lontano da quella stanza dove aveva lasciato sua madre in fin di vita. Quell’urlo gli fece capire solo una cosa. Sua madre era morta. La donna che lo amava era morta per colpa di Emma e Gold. Henry voleva solo una cosa in quel momento.
Vendetta.
Vendetta contro colui che aveva fatto ciò.
Vendetta contro chi stava per uccidere anche sua sorella.
Henry entrò dentro quella stanza dove sentì il pianto di un neonato. La sua sorellina stava per andare incontro allo stesso destino della madre.  La piccola stava piangendo disperatamente, Henry non poteva più sopportare di vedere sua sorella così ma aspettò alcuni minuti per azzeccare il momento adatto per attaccare.
-Maestro adesso come posso aiutarvi?- chiese Alexander.
-Ah si mio caro, devi aiutarmi in questo modo- Gold strappò il cuore del mago riducendolo in cenere. Ecco cosa rimaneva di quel cuore inutile, cenere nient’altro che cenere.
-E adesso a noi due bestiolina- Henry prese in mano il pugnale e pronuncio solo due parole a bassa voce “Rumplestilkin fermo”
Il signore oscuro non riusciva a capire perché non riusciva a fare del male a quell’essere innocente.
-Che diamine succede!- urlò il signore oscuro spaventando ancora di più la piccola dai capelli scuri quasi uguali a quelli della madre.
-Ti ho ordinato di non farlo!- disse Henry uscendo allo scoperto con il pugnale in mano.
-Tu non farai del male a mia sorella, e adesso dammela- ordinò il ragazzo. Il signore oscuro si avvicinò con il piccolo fagotto in mano, consegnandolo al ragazzo, che non riuscì a capire come quella piccola potesse essere così uguale alla madre, e fu lì che lui decise di fare una cosa. Vendicare la morte di sua madre. Adagiò la piccola in un cesto che si trovava vicino a lui, per poi non riuscì a capire come, forse con l’intensità con qui lo stesse pensando,  impregnare quel cesto di magia per proteggere la piccola.
-Adesso a noi due Oscuro!- disse Henry avvicinandosi a lui tagliandogli la gola con il suo stesso pugnale. Sapeva bene che se lo avesse ucciso sarebbe diventato il nuovo signore oscuro, ma lo fece lo stesso, non gli importava nulla in quel momento di quello che fosse successo voleva solo vendetta.
Gold morì per mano di un ragazzino di quindici anni. Henry stava per trasformarsi nel signore oscuro ma, successe qualcosa che non fece permettere ciò. Il cuore del vero credente non poteva diventare il cuore del signore oscuro. Il ragazzino prese in braccio sua sorella che smise di piangere. Si diresse nella stanza dove avrebbe trovato il corpo di sua madre inerme.  Emma era ancora lì ferma in attesa di un nuovo ordine. Il ragazzino prese il cuore che poco prima gli aveva dato Robin e lo rimise nel petto della donna che ritornò a ragionare.
-Henry che diamine è successo?- chiese la bionda, ma capì tutto quando vide la bambina in braccio al ragazzino.
-Sta zitta è tutta colpa tua se adesso mia madre è morta adesso sparisci di qui prima che uccida anche te!- disse infuriato il ragazzino dirigendosi verso la stanza dove poco prima lasciò sua madre in fin di vita senza dirle nulla.
 
 
-Ti prego Regina torna da me! Ti prego!- disse il fuorilegge fra le lacrime continuando a stringere forse il corpo della mora.
Eppure, si chiese se, magari.. un bacio avesse potuto riportarla da lui.
E ci provo'.
Una.
 
-Ti p-prego... torna da me.- disse singhiozzando, sentendo la gola bruciare.
 
Due.
 
-Svegliat-ti.. amore mio. Non lasciarmi, non lasciarci! Noi abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno...di te- il fuorilegge appoggiò la fronte su quella della mora accarezzandole il viso. Ma lei era li.
Ferma.
 

Nda.
Mi odierete per il finale di questo capitolo, ma vi dico solo una cosa *-* non è finita qui, spero di caricare a breve il prossimo. Grazie per aver letto, e spero di non ritrovarmi sotto casa tutti gli OQ xD 

 
 
   
 
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