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Autore: Zury Watson    03/05/2015    5 recensioni
Questa è la storia di una futura Regina e di una Principessa, della loro amicizia e della complicità che recherà piacevole giovamento ad entrambe le parti in causa...
P.S.: Le vicende sono ambientate dopo gli accadimenti narrati ne Lo Hobbit e ne Il Signore degli Anelli.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prova

Il Terzo Incomodo


Le grandi sale di Erebor erano tornate all'antico splendore, nuovamente animate dai canti e dalle feste, dai racconti dei più anziani e dalla presenza molto più che gradita degli Elfi di Bosco Atro che spesso sceglievano di visitare la fortezza per omaggiare il Re sotto la Montagna e spendere del tempo in compagnia di quest'ultimo e della sua stirpe così da consolidare la rinnovata alleanza. E le visite si erano più che mai intensificate da quando la Principessa elfica, sposa del Principe Legolas Thranduilion, era diventata molto amica della promessa sposa nanica di Re Thorin Scudodiquercia.
Molti anni erano in effetti trascorsi da quando una Compagnia composta da tredici Nani, uno Hobbit e uno Stregone era partita dalla Contea alla riconquista del Tesoro sottratto ai Nani da Smaug il Terribile. E ancora molti altri anni erano davvero trascorsi da quando un'altra Compagnia era partita nuovamente dalla Contea per combattere il Male della Terra di Mezzo.
Una profonda amicizia tra Legolas Thranduilion e il Nano Gimli era il lascito di quell'avventura ed è proprio il suddetto legame il pretesto per questa storia.

Era un giorno come molti altri quando la Principessa di Bosco Atro si recò, scortata da pochi fedeli solo per precauzione, presso il palazzo di Thorin Scudodiquercia mossa da urgente necessità di parlare con la sua migliore amica. Lei, come il suo sposo Legolas, aveva definitivamente abbandonato le avversità e i pregiudizi nei confronti dei Nani pur riconoscendo le evidenti differenze nello stile di vita delle due razze.
La futura Regina sotto la Montagna accolse l'amica elfica con grande entusiasmo e affetto, ma non faticò a intuire che qualcosa tormentava il nobile animo di lei.
«Ma non restare all'ingresso, cara amica dalle orecchie a punta. Seguimi nella Grande Sala e bevi qualcosa con me», la invitò subito facendole strada.
La Nana aveva appena terminato un trattamento che la faceva apparire meno nanica di quanto fosse in realtà. La frequentazione con l'Elfa le aveva fatto notare quanto più delicata fosse la bellezza pura e priva di barba e baffi tipica delle donne di quella razza, così aveva deciso di sorprendere Thorin privandosi - non senza una certa sofferenza sia fisica che morale - della piuttosto folta barba che la caratterizzava. Aveva anche scelto di assottigliare le sopracciglia e tentare di mettere ordine all'indomabile capigliatura. Il trattamento, però, era risultato incredibilmente lungo ragion per cui la futura Regina necessitava di bere e mangiare qualcosa che le risollevasse il morale.
Giunte nella Grande Sala, la futura Regina precisò di voler restare sola insieme all'amica Elfa e chiese di essere disturbata solo ed esclusivamente da chi avrebbe servito alle due donne ciò che intendevano consumare durante la conversazione.

«Non ne posso davvero più, amica mia», sospirò l'Elfa con voce di fata, melodiosa, quasi musicale. Il che accadde solo dopo una lunga serie di complimenti che la giovane Elfa rivolse all'amica per la condivisa ed approvata scelta di rinnovare il proprio look.
La Nana, che stava sgranocchiando uno dei deliziosi Lembas che l'amica sempre le portava in dono quando andava a trovarla, la guardò con attenzione. Con un atteggiamento tipicamente nanico, in cuor suo era già pronta a schierarsi dalla parte dell'Elfa qualunque cosa le fosse accaduta.
«Di cosa, creatura dei boschi?», chiese.
Un altro sospiro sollevò le belle spalle della donna-Elfo. L'abito che indossava metteva in risalto l'armonia delle lunghe ossa, scoprendo una considerevole parte di pelle molto chiara e interamente priva di imprecisioni, liscia e immutata nel tempo. Una ciocca di lucidi e lunghi capelli ricadeva morbidamente sulla spalla destra gettandosi lungo il busto fino al fianco.
Il motivo per cui la donna necessitava di tempo prima di rispondere alla domanda dell'amica era la volontà di non volerla offendere in alcun modo. Perché, in effetti, il problema che l'affliggeva riguardava strettamente la razza di appartenenza della donna-Nano.
«Sai quanto sia favorevole all'alleanza tra i nostri popoli, preziosa amica, eppure da un po' di tempo a questa parte vedo mio marito sempre più propenso a trascorrere del tempo in compagnia del suo amico Gimli. Che è indubbiamente anche mio amico e gradito ospite nella mia dimora. Perdonami se proprio a te chiedo aiuto», mormorò infine sorseggiando la bevanda che preferiva.
«Va' avanti, ti ascolto», rispose la Nana accompagnando le parole con un gesto della mano paffuta e tozza.
L'Elfa increspò lievemente le labbra formulando un pensiero che avrebbe concretizzato più tardi.
«Forse la Luna, forse l'inebriante profumo dei fiori che sbocciano o forse soltanto il bisogno di tenerezza che abbiamo noi donne... l'altra notte ho indossato la mia veste più bella per il mio sposo...», raccontò.
«Elficamente romantico», commentò la Nana che aveva sì la medesima concezione dell'amore, ma un modo di viverlo decisamente diverso.
L'Elfa le sorrise, comprensiva e divertita. «Era tutto perfetto», riprese,«Prima che mi ritrovassi Gimli sotto le lenzuola, accanto a Legolas... Non ti dico la mia delusione», terminò affranta.
La Nana non poté trattenersi e rise di gusto prima di riuscire a ricomporsi.
«Chiedo scusa per la mia imperdonabile mancanza di tatto, mia carissima amica», disse infine.
La conversazione proseguì con altri aneddoti riguardo il Nano Gimli e Legolas, Principe di Bosco Atro.
E ben presto degenerò.

«Deliziosa Elfa, comprendo il tuo bisogno e dovrebbero farlo anche Gimli e il Principe Legolas. Io stessa desidero Thorin, mio futuro sposo, così ardentemente che le ore di un intero giorno non sarebbero sufficienti a placarmi. Ma lui vuole avere la mente sgombra dai pensieri per potersi dedicare completamente a me e così rimanda e rimanda infinite volte. Ho perfino pensato di ricoprirmi di monete d'oro...», commentò la Nana senza il minimo pudore raccontando poi di quanto gli impegni tenessero il Re troppo spesso lontano da lei.
All'Elfa intanto, tra una confidenza e l'altra, era venuta la brillante idea di scaricare la propria frustrazione sulle mani dell'amica - realizzando così il pensiero di poco prima - la quale aveva chiesto che le si portasse un set completo per manicure e tutti gli smalti reperibili ad Erebor. Impresa tutt'altro che semplice.
«Vedrai, preziosa amica, ti renderò più splendida di un gioiello. Re Thorin non potrà affatto resisterti dopo che mi sarò presa cura di te e cambierà idea», disse mentre le limava con pazienza le unghie.
Non che alla Nana piacesse particolarmente, ma era così dentro alla conversazione che non ci faceva ormai caso.
«Lo credo bene! E voglio proprio vedere se Gimli non se la farà di corsa la strada da Bosco Atro a Erebor quando riceverà la mia missiva!», esclamò con fervore. «E qualora, mia cara, Legolas dovesse opporsi fammi il favore di tirarlo per i capelli e legarlo alla spalliera del letto! Mostragli le acrobazie elfiche di cui, ne sono certa, sei capace!», continuò senza alcun coontegno. Seguirono una serie di descrizioni e confidenze non ripetibili.
L'Elfa, che la adorava e che gradiva molto la sua compagnia nonostante i modi non sempre raffinati e contenuti di lei, anziché scandalizzarsi musicò una risata trovandosi infine pienamente d'accordo con l'amica. In fondo desideravano entrambe la stessa cosa dai rispettivi partner.
La futura Regina, per far pratica, una volta asciutto lo smalto che l'Elfa le aveva messo, volle provare a stendere uno strato di quel lucido colore sulle principesche unghie di lei.
Fu un gran disastro, ma le due risero molto e molto a lungo.

Quella sera stessa, Gimli si precipitò al cospetto della Nana e si scusò molteplici volte prima che lei gli permettesse di andare a riposare dopo la folle corsa, non senza aver prima mangiato in compagnia dei suoi familiari. La punizione, che aveva in effetti esclusivamente lo scopo di tenerlo impegnato per diverse settimane e quindi lontano dal Principe Legolas, e condivisa da Re Thorin, - messo al corrente dell'accaduto - fu l'obbligo di lucidare ogni singolo elemento del grande Tesoro di Erebor fino a farlo luccicare come se splendesse di luce propria. Considerata l'incalcolabile quantità di monete d'oro e monili vari, Gimli non se la sarebbe cavata prima di un mese e così la bella Elfa avrebbe potuto fare del suo sposo ciò che riteneva più appropriato.

Una settimana più tardi la futura Regina di Erebor si mise in viaggio in compagnia di Re Thorin alla volta di Bosco Atro con lo scopo di verificare se il provvedimento preso nei confronti di Gimli figlio di Gloin avesse dato i frutti sperati. Vennero accolti con gioia dagli Elfi silvani e fu Re Thranduil in persona a riceverli. Venne loro offerta una deliziosa bevanda e quando Thranduil disse che se la donna voleva vedere la Principessa avrebbe dovuto trattenersi forse anche più di un giorno, lei comprese che tutto stava andando per il meglio e ne fu immensamente felice.
«Lungi da me disturbare il suo momento di intima riflessione», rispose la Nana con tono molto ambiguo prima di ringraziare e congedarsi insieme al suo futuro sposo non senza aver consumato un abbondante pasto in compagnia degli amici Elfi.

La futura Regina venne infine a sapere da fonte diretta che la Principessa ed il Principe avevano trascorso ben tre settimane costantemente chiusi nelle loro stanze e si mormorava anche che più di una volta le loro voci avevano toccato note molto acute riempiendo la dimora di una musica estasiante.

Una sera di quelle, soddisfatta del risultato ottenuto, la Nana indossò l'abito più elegante e scintillante che possedeva, chiese che le venisse fatta una consona acconciatura e che ciocche di capelli venissero intrecciate in modo da potervici incastonare piccole e lucenti gemme, si colorò di rosso le labbra così come fece con le unghie e andò in contro al suo Re per sedurlo e fargli dimenticare perfino il proprio nome.


N.d.A.
Non è la prima volta che trasformo una divertentissima conversazione con la mia pazza amica Veronica (che caratterizzerei come principale indiziata) in una fanfiction surreale e a tratti demenziale.
La storia fonde il nostro amore infinito per lo smalto (è partito tutto dalla volontà di mettercelo vicendevolmente) con la passione per le creature della Terra di Mezzo che, tra una fantasia e l'altra (e tra una pennellata e l'altra), abbiamo immaginato essere nostri compagni di vita in un universo alternativo. Essendo poi entrambe molto fuori e di risata facile abbiamo trovato in Gimli un divertente terzo incomodo da mettere a posto. E chi meglio di Thorin Scudodiquercia potrebbe farlo?
In origine la fanfiction avrebbe dovuto essere ancor più demenziale, ma mi sono lasciata prendere la mano con un incipit perfino credibile oserei dire.
Spero vi sia piaciuta ugualmente e prima di chiudere ci tengo a precisare che i nomi delle due donne - che non sono stati fatti qui perché troppo in contrasto con il tenore della storia - sarebbero Ridarella Verdefoglia e Barbalbera Scudodiquercia, detta Barby... Capite la mia difficoltà, vero?
Ciò detto vi ringrazio per esservi soffermati a leggere questa assurdità e per aver eventualmente scelto di recensire, in positivo o negativo che sia.

   
 
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