Il Terzo Incomodo
Le grandi sale
di Erebor erano tornate all'antico splendore, nuovamente animate dai
canti e dalle feste, dai racconti dei più anziani e dalla
presenza molto più che gradita degli Elfi di Bosco Atro che
spesso sceglievano di visitare la fortezza per omaggiare il Re sotto la
Montagna e spendere del tempo in compagnia di quest'ultimo e della sua
stirpe così da consolidare la rinnovata alleanza. E le
visite si erano più che mai intensificate da quando la
Principessa elfica, sposa del Principe Legolas Thranduilion, era
diventata molto amica della promessa sposa nanica di Re Thorin
Scudodiquercia.
Molti anni erano in effetti trascorsi da quando una Compagnia composta
da tredici Nani, uno Hobbit e uno Stregone era partita dalla Contea
alla riconquista del Tesoro sottratto ai Nani da Smaug il Terribile. E
ancora molti altri anni erano davvero trascorsi da quando un'altra
Compagnia era partita nuovamente dalla Contea per combattere il Male
della Terra di Mezzo.
Una profonda amicizia tra Legolas Thranduilion e il Nano Gimli era il
lascito di quell'avventura ed è proprio il suddetto legame
il pretesto per questa storia.
Era un giorno come molti altri quando la Principessa di Bosco Atro si
recò, scortata da pochi fedeli solo per precauzione, presso
il palazzo di Thorin Scudodiquercia mossa da urgente
necessità di parlare con la sua migliore amica. Lei, come il
suo sposo Legolas, aveva definitivamente abbandonato le
avversità e i pregiudizi nei confronti dei Nani pur
riconoscendo le evidenti differenze nello stile di vita delle due razze.
La futura Regina sotto la Montagna accolse l'amica elfica con grande
entusiasmo e affetto, ma non faticò a intuire che qualcosa
tormentava il nobile animo di lei.
«Ma non restare all'ingresso, cara amica dalle
orecchie a punta. Seguimi nella Grande Sala e bevi qualcosa con
me», la invitò subito facendole strada.
La Nana aveva appena terminato un
trattamento che la faceva apparire meno nanica di quanto fosse in
realtà. La frequentazione con l'Elfa le aveva fatto notare
quanto più delicata fosse la bellezza pura e priva di barba
e baffi tipica delle donne di quella razza, così aveva
deciso di sorprendere Thorin privandosi - non senza una certa
sofferenza sia fisica che morale - della piuttosto folta barba che la
caratterizzava. Aveva anche scelto di assottigliare le sopracciglia e
tentare di mettere ordine all'indomabile capigliatura. Il trattamento,
però, era risultato incredibilmente lungo ragion per cui la
futura Regina necessitava di bere e mangiare qualcosa che le
risollevasse il morale.
Giunte nella Grande Sala, la futura Regina precisò di voler
restare sola insieme all'amica Elfa e chiese di essere disturbata solo
ed esclusivamente da chi avrebbe servito alle due donne ciò
che intendevano consumare durante la conversazione.
«Non ne posso davvero più, amica
mia», sospirò l'Elfa con voce di fata, melodiosa,
quasi musicale. Il che accadde solo
dopo una lunga serie di complimenti che la giovane Elfa rivolse
all'amica per la condivisa ed approvata scelta di rinnovare il proprio
look.
La Nana, che stava sgranocchiando uno dei deliziosi Lembas che l'amica
sempre le portava in dono quando andava a trovarla, la
guardò con attenzione. Con un atteggiamento tipicamente
nanico, in cuor suo era già pronta a schierarsi dalla parte
dell'Elfa qualunque cosa le fosse accaduta.
«Di cosa, creatura dei boschi?», chiese.
Un altro sospiro sollevò
le belle spalle della donna-Elfo. L'abito che indossava metteva in
risalto l'armonia delle lunghe ossa, scoprendo una considerevole parte
di pelle molto chiara e interamente priva di imprecisioni, liscia e
immutata nel tempo. Una ciocca di lucidi e lunghi capelli ricadeva
morbidamente sulla spalla destra gettandosi lungo il busto fino al
fianco.
Il motivo per cui la donna necessitava di tempo prima di rispondere
alla domanda dell'amica era la volontà di non volerla
offendere in alcun modo. Perché, in effetti, il problema che
l'affliggeva riguardava strettamente la razza di appartenenza della
donna-Nano.
«Sai quanto sia favorevole all'alleanza tra i
nostri popoli, preziosa amica, eppure da un po' di tempo a questa parte
vedo mio marito sempre più propenso a trascorrere del tempo
in compagnia del suo amico Gimli. Che è indubbiamente anche
mio amico e gradito ospite nella mia dimora. Perdonami se proprio a te
chiedo aiuto», mormorò infine sorseggiando la
bevanda che preferiva.
«Va' avanti, ti ascolto», rispose la
Nana accompagnando le parole con un gesto della mano paffuta e tozza.
L'Elfa increspò
lievemente le labbra formulando un pensiero che avrebbe concretizzato
più tardi.
«Forse la Luna, forse l'inebriante profumo dei
fiori che sbocciano o forse soltanto il bisogno di tenerezza che
abbiamo noi donne... l'altra notte ho indossato la mia veste
più bella per il mio sposo...»,
raccontò.
«Elficamente romantico»,
commentò la Nana che aveva sì la medesima
concezione dell'amore, ma un modo di viverlo decisamente diverso.
L'Elfa le
sorrise, comprensiva e divertita. «Era tutto
perfetto», riprese,«Prima che mi ritrovassi Gimli
sotto le lenzuola,
accanto a Legolas... Non ti dico la mia delusione»,
terminò affranta.
La Nana non poté
trattenersi e rise di gusto prima di riuscire a ricomporsi.
«Chiedo scusa per la mia imperdonabile mancanza di
tatto, mia carissima amica», disse infine.
La conversazione proseguì con altri aneddoti riguardo il
Nano Gimli e Legolas, Principe di Bosco Atro.
E ben presto degenerò.
«Deliziosa Elfa, comprendo il tuo bisogno e
dovrebbero farlo anche Gimli e il Principe Legolas. Io stessa desidero
Thorin, mio futuro sposo, così ardentemente che le ore di un
intero giorno non sarebbero sufficienti a placarmi. Ma lui vuole avere
la mente sgombra dai pensieri per potersi dedicare completamente a me e
così rimanda e rimanda infinite volte. Ho perfino pensato di
ricoprirmi di monete d'oro...», commentò la Nana
senza il minimo pudore raccontando poi di quanto gli impegni tenessero
il Re troppo spesso lontano da lei.
All'Elfa intanto, tra una
confidenza e l'altra, era venuta la brillante idea di scaricare la
propria frustrazione sulle mani dell'amica - realizzando
così il pensiero di poco prima - la quale aveva chiesto che
le si portasse un set completo per manicure e tutti gli smalti
reperibili ad Erebor. Impresa tutt'altro che semplice.
«Vedrai, preziosa amica, ti renderò
più splendida di un gioiello. Re Thorin non potrà
affatto resisterti dopo che mi sarò presa cura di te e
cambierà idea», disse mentre le limava con
pazienza le unghie.
Non che alla Nana piacesse particolarmente, ma era così
dentro alla conversazione che non ci faceva ormai caso.
«Lo credo bene! E voglio proprio vedere se Gimli
non se la farà di corsa la strada da Bosco Atro a Erebor
quando riceverà la mia missiva!»,
esclamò con fervore. «E qualora, mia cara, Legolas
dovesse opporsi
fammi il favore di tirarlo per i capelli e legarlo alla spalliera del
letto! Mostragli le acrobazie elfiche di cui, ne sono certa, sei
capace!», continuò senza alcun coontegno.
Seguirono una serie di descrizioni e confidenze non ripetibili.
L'Elfa, che la adorava e che
gradiva molto la sua compagnia nonostante i modi non sempre raffinati e
contenuti di lei, anziché scandalizzarsi musicò
una risata trovandosi infine pienamente d'accordo con l'amica. In fondo
desideravano entrambe la stessa cosa dai rispettivi partner.
La futura Regina, per far pratica, una volta asciutto lo smalto che
l'Elfa le aveva messo, volle provare a stendere uno strato di quel
lucido colore sulle principesche unghie di lei.
Fu un gran disastro, ma le due risero molto e molto a lungo.
Quella sera stessa, Gimli si precipitò al cospetto della
Nana e si scusò molteplici volte prima che lei gli
permettesse di andare a riposare dopo la folle corsa, non senza aver
prima mangiato in compagnia dei suoi familiari. La punizione, che aveva
in effetti esclusivamente lo scopo di tenerlo impegnato per diverse
settimane e quindi lontano dal Principe Legolas, e condivisa da Re
Thorin, - messo al corrente dell'accaduto - fu l'obbligo di lucidare
ogni singolo elemento del grande Tesoro di Erebor fino a farlo
luccicare come se splendesse di luce propria. Considerata
l'incalcolabile quantità di monete d'oro e monili vari,
Gimli non se la sarebbe cavata prima di un mese e così la
bella Elfa avrebbe potuto fare del suo sposo ciò che
riteneva più appropriato.
Una settimana più tardi la futura Regina di Erebor si mise
in viaggio in compagnia di Re Thorin alla volta di Bosco Atro con lo
scopo di verificare se il provvedimento preso nei confronti di Gimli
figlio di Gloin avesse dato i frutti sperati. Vennero accolti con gioia
dagli Elfi silvani e fu Re Thranduil in persona a riceverli. Venne loro
offerta una deliziosa bevanda e quando Thranduil disse che se la donna
voleva vedere la Principessa avrebbe dovuto trattenersi forse anche
più di un giorno, lei comprese che tutto stava andando per
il meglio e ne fu immensamente felice.
«Lungi da me disturbare il suo momento di intima
riflessione», rispose la Nana con tono molto ambiguo prima di
ringraziare e congedarsi insieme al suo futuro sposo non senza aver
consumato un abbondante pasto in compagnia degli amici Elfi.
La futura Regina venne infine a sapere da fonte diretta che la
Principessa ed il Principe avevano trascorso ben tre settimane
costantemente chiusi nelle loro stanze e si mormorava anche che
più di una volta le loro voci avevano toccato note molto
acute riempiendo la dimora di una musica estasiante.
Una sera di quelle, soddisfatta del risultato ottenuto, la Nana
indossò l'abito più elegante e scintillante che
possedeva, chiese che le venisse fatta una consona acconciatura e che
ciocche di capelli venissero intrecciate in modo da potervici
incastonare piccole e lucenti gemme, si colorò di rosso le
labbra così come fece con le unghie e andò in
contro al suo Re per sedurlo e fargli dimenticare perfino il proprio
nome.
N.d.A.
Non è la prima volta che trasformo una divertentissima
conversazione con la mia pazza amica Veronica (che caratterizzerei come
principale indiziata) in una fanfiction surreale e a tratti demenziale.
La storia fonde il nostro amore infinito per lo smalto (è
partito tutto dalla volontà di mettercelo vicendevolmente)
con la passione per le creature della Terra di Mezzo che, tra una
fantasia e l'altra (e tra una pennellata e l'altra), abbiamo immaginato
essere nostri compagni di vita in un universo alternativo. Essendo poi
entrambe molto fuori e di risata facile abbiamo trovato in Gimli un
divertente terzo incomodo da mettere a posto. E chi meglio di Thorin
Scudodiquercia potrebbe farlo?
In origine la fanfiction avrebbe dovuto essere ancor più
demenziale, ma mi sono lasciata prendere la mano con un incipit perfino
credibile oserei dire.
Spero vi sia piaciuta ugualmente e prima di chiudere ci tengo a
precisare che i nomi delle due donne - che non sono stati fatti qui
perché troppo in contrasto con il tenore della storia -
sarebbero Ridarella Verdefoglia e Barbalbera Scudodiquercia, detta
Barby... Capite la mia difficoltà, vero?
Ciò detto vi ringrazio per esservi soffermati a leggere
questa assurdità e per aver eventualmente scelto di
recensire, in positivo o negativo che sia.