Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Mala Mela    30/12/2008    7 recensioni
{Spin-off di “Ain’t no mountain high enough!” di Hipatya}
« Mi hai lasciato qui, come un idiota, ad aspettarti per quaranta minuti! » ringhiò Suigetsu, marcando per bene le ultime due parole, enfatizzandole.
La ragazza roteò nuovamente gli occhi, per la seconda volta nell’arco di un minuto.
« Che sarà mai un piccolo ritardo! » sbottò incrociando le braccia.
Sì, era vero, era arrivata un po’ in ritardo, ma aveva delle ottime giustificazioni. Come quella meravigliosa camicia che faceva capolino dalla vetrina di Foreve21, o quei divini stivali scamosciati color prugna, oppure…
Insomma, motivi validissimi che –di certo- Suigetsu non avrebbe potuto capire.
Non aveva la sensibilità adatta.
{SuiKa – Alternate Universe}
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Suigetsu
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia è dedicata a Lè e Tya, alias Kaho_chan e Hipatya, che mi hanno distolta dalla retta via per trascinarmi nel folle shippaggio della SuiKa

 

Questa storia è dedicata a e Tya, alias Kaho_chan e Hipatya, che mi hanno distolta dalla retta via per trascinarmi nel folle shippaggio della SuiKa.

È una AU spin-off di Ain’t no mountain high enough!”  scritta da Hipatya, e parla dell’ipotetico appuntamento tra Suigetsu e Karin ^__^ Se ancora non avete letto quella FF, correte a farlo, perché è meravigliosa.

 

Clà-Mela

 

 

 

 

 

 

 

 

 

But baby, you hardly even notice

When I try to show you

this song It's meant to keep you

From doin' what you're supposed to

Like wakin' up too early

Maybe we could sleep in

I'll make you banana pancakes

Pretend like it's the weekend now

 

 

 

» Banana Pancakes

 

 

 

I primi appuntamenti non erano mai stati il suo forte, riconobbe Suigetsu. Qualche idiota gli aveva detto che, da quel momento in poi, tutto era in discesa.

Sì, pensò sbuffando, probabilmente con una ragazza normale, non di certo nel suo caso. Perché lui –dall’alto della sua straordinaria intelligenza- aveva avuto la magnifica idea di invitare Karin Guthrie.

E Karin Guthrie non era una ragazza normale. Anzi, fino a poche settimane prima non avrebbe nemmeno detto che fosse una ragazza.

Era irascibile, isterica e un po’ nevrotica. Quando si arrabbiava cominciava ad urlare come una furia, spalancando gli occhi e stringendo i pugni, mentre la palpebra sinistra iniziava a tremare in preda a spasmi involontari. Decisamente spaventosa.

Quindi, alla luce di tutto ciò, perché diavolo aveva un appuntamento con Karin?

Il via vai natalizio non si era ancora affievolito, dalla vetrina del locale poteva osservare l’enorme fiumana di persone che correvano lungo il marciapiede, stringendosi in sciarpe e cappotti, del tutto incuranti del freddo nevischio che cadeva fin da quella mattina. All’interno del bar c’era un caldo rassicurante, quasi familiare, unito al delizioso profumo di torte al cioccolato e muffins. Ma c’era solo un piccolo particolare che, unito al ritardo epico di Karin, riusciva ad innervosire Suigetsu: quella dannata canzone.

Dalle casse disseminate qua e là per la stanza, Jack Jonhson canticchiava delicatamente Banana Pancakes in repeat da ben trentacinque minuti e venti secondi.

A ben pensarci quel motivetto era dir poco irritante, oltre che totalmente insensato. Poteva esistere qualcosa di più stupido?

I’ll make you banana pancakes”.

Suigetsu scosse la testa. Il ritardo di Karin, ed insieme con esso la paura di ricevere un clamoroso bidone, cominciava a farlo straparlare.

« Mi scusi, vuole ordinare? » chiede educatamente una cameriera, richiamando la sua attenzione.

« No, grazie » rispose atono. « Sto aspettando una persona ».

« …non vuole nulla nel frattempo? Un tè, una fetta di torta, un succo? ».

« Niente ».

« Un caffè, un frullato… ».

« Nulla di tutto ciò ».

« Un centrifugato, una tisana, una cioccolata… ».

« Niente, grazie » sibilo, liquidandola. Questa si strinse nelle spalle, tornando scocciata da dov’era venuta.

Il ragazzo cominciò a studiare attentamente il menù del locale, ben concentrato nel non pensare a Karin.

Era mediamente grande, di color giallo limone.

…Dove diavolo si era cacciata?

Con dei graziosi fiorellini lungo tutto il bordo, viola e rossi.

… Quasi quaranta minuti di ritardo!

Sulla prima pagina erano elencate tutte le tisane, accompagnate da una rapida descrizione dei loro effetti benefici. Quella al timo e arancia non sembrava male.

…Probabilmente voleva solo umiliarlo. Sì, aveva accettato l’appuntamento solo per quello. Quella brutta arpia.

Anche quella al pompelmo e fiori di gelsomino aveva un’aria invitante. Forse accompagnata con dei biscotti a miele.

…oddio, non che Karin fosse brutta. Era piuttosto carina, in effetti, ma rimaneva comunque un’arpia.

Forse era meglio una fetta di torta, magari una cheese cake.

…chissà cosa pensava la gente che lo vedeva seduto lì! Sicuramente qualcosa come “Ehi, ma hai visto quello sfigato? Sarà stato bidonato dalla ragazza”.

Nella terza pagina erano elencate tutte le torte, sì. Ah, ecco, la cheese cake: una fetta per due dollari e cinquanta centesimi.

…non avrebbe mai pensato che Karin Guthrie potesse essere stronza fino a quel punto. Ma gliel’avrebbe fatta pagare, eccome.

Senza accorgersene cominciò a stringere la scatola metallica dei tovagliolini con forza, piegandola leggermente verso il centro.

« Hai deciso di sfogare la tua rabbia repressa su una povera scatoletta di latta? ».

Una voce acuta e terribilmente irritante raggiunse le orecchie di Suigetsu, costringendolo ad interrompere la sua compita lettura del menù.

« Stavo leggendo » scandì, mostrando i denti stranamente appuntiti. « Ero talmente interessato da essermi estraniato dal mondo ».

Karin roteò gli occhi.

« Ma certo, la lista delle torte è uno dei brani più interessanti mai scritti » osservò sedendosi di fronte al ragazzo. « Ehi, guarda, un’american pie costa ben tre dollari: ti supplico, non prendere a pugno il tavolo! ».

« Cercherò di trattenermi » sbotto Suigetsu con una smorfia.

« Ammirabile » fu il lapidario commento di Karin. « Beh, c’è qualche problema? ».

« No, assolutamente no» rispose Suigetsu, assottigliando gli occhi. Sulla sua tempia una minuscola venuzza aveva cominciato a pulsare, dandogli un’aria vagamente inquietante. Per sua (s)fortuna Karin non ci fece caso e continuo a parlare con noncuranza.

« Bene, allora possiamo ordinare? » chiese disinvolta, prendendo il menù dalle mani del ragazzo.

La vena sulla fronte di Suigetsu iniziò a pulsare in maniera impercettibilmente più rapida, mentre il diretto interessato artigliava il ripiano del tavolino circolare, cercando invano di darsi una calmata.

« Possiamo ordinare?! » ringhiò lui, con la voce di un tono più bassa del normale, fissando la ragazza in volto. Lei sollevò entrambe le sopracciglia, perplessa.

« Preferisci continuare a distruggere l’arredamento del locale? » domandò sarcastica. « Guarda, laggiù ci sono delle indifese teiere! » esclamò, indicando il bancone del bar, a pochi passi da loro.

Lo sguardo di Suigetsu si fece più sottile e la stretta delle sue mani più salda.

« Non sei divertente » sibilò nuovamente.

« Se non c’è nessun problema allora dimmi perchè sei così… come dire, scazzato » domandò infastidita, sporgendosi verso di lui, oltre il bordo del tavolo, fino ad arrivare ad una manciata di centimetri dal volto dell’altro.

« Mi hai lasciato qui, come un idiota, ad aspettarti per quaranta minuti! » rispose Suigetsu, marcando per bene le ultime due parole, enfatizzandole.

La ragazza roteò nuovamente gli occhi, per la seconda volta nell’arco di un minuto.

« Che sarà mai un piccolo ritardo! » sbottò incrociando le braccia.

Sì, era vero, era arrivata un po’ in ritardo, ma aveva delle ottime giustificazioni. Come quella meravigliosa camicia che faceva capolino dalla vetrina di Foreve21, o quei divini stivali scamosciati che…

Insomma, motivi validissimi che –di certo- Suigetsu non avrebbe potuto capire.

Non aveva la sensibilità adatta.

« Ah, certo » esclamò stizzito. « Magari per la regina delle stronze quaranta minuto sono nulla, ma non per me: io non posso passare la vita ad aspettare che tu ti faccia viva! ».

« Quante storie Hozuki » sbuffò Karin. « E poi dicono che sarei io quella isterica. Calmati! ».

Suigetsu fece una smorfia.

« Ho fatto la figura del deficiente! » le fece notare, risentito.

« Forse perché lo sei » rispose la ragazza, senza più trattenersi. « E comunque volevo vedere fino a quanto mi avresti aspettato ».

Lui spalancò gli occhi e boccheggiò come un pesce per qualche attimo.

Con quell’espressione stolida ma comunque infuriata, a Karin diede l’impressione che somigliasse spaventosamente ad un piraña e per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.

« Arpia » riuscì a sibilare lui, un istante dopo, ritornando in possesso delle sue facoltà psicomotorie.

Karin gli si avvicinò ulteriormente.

« Ripetilo se hai il coraggio! » lo minacciò, avvicinandosi ulteriormente a lui.

Dovevano sembrare alquanto bizzarri ad un osservatore esterno. A prima vista era la classica coppietta che, naso contro naso, si sussurrava banalità melense, capaci di far venire il diabete ad un oompa-loompa; semplicemente agghiaccianti.

Ma se qualcuno si fosse preso la briga di avvicinarsi, e magari origliare pure –per quanto fosse maleducato-, avrebbe potuto vedere gli occhi lampeggianti d’ira e udire i simpatici “complimenti” che i due “innamorati” si stavano scambiando con tanta passione.

Da far cagliare il latte, insomma.

« Arpia, arpia, arpia, arpia, arp- » cantilenò Suigetsu, inclinando leggermente il capo.

« Smettila o ti uccido! » lo avvertì lei, soffiando attraverso i denti.

« Sei stata tu a dirmi di ripeterlo » le fece notare, con una nota strafottente nella voce. « La tua memoria vacilla? ».

« Vuoi che ti faccia vacillare io, a suon di calci? ».

« Smemorata e acida come una vecchia! » la rimbeccò Suigetsu, storcendo la bocca in un ghigno che mandò in bestia Karin.

« Preferisco essere vecchia e acida, piuttosto che idiota come te » gracchiò, arrivando a sfiorare col proprio naso quello di Suigetsu, che la fissava astioso.

« Brava, ora inizia con gli insulti da prima elementare » la schernì lui, sorridendo sprezzante.

Karin si morse le labbra, nervosa.

« È per abbassarmi al tuo livello… » chiosò saputa. « Dubito che il tuo cervello sia più sviluppato di quando avevi sei anni » concluse soddisfatta della propria risposta.

Immobile, attese pazientemente la reazione del ragazzo.

« Contando che già a sei anni ero più intelligente di te… ».

« Certo, l’importante è crederlo » aggiunse Karin, con una nota stridula nel tono altezzoso, cosa che non sfuggì minimamente a Suigetsu, che sorrise compiaciuto.

« …e sicuramente più affascinante! » trillò lui, infantilmente.

« Come? Ma ti sei visto? Quei denti sono ridicoli… » commentò la ragazza, sempre più prezzante. « Magari credi pure di essere figo! ».

Suigetsu si sentì punto sul vivo.

« Io sono figo » puntualizzò con ovvietà. « Alle ragazze piace il mio fantastico sorriso ».

A Karin scappò una risata derisoria.

« Certo, infatti sei pieno di ammiratrici » lo prese in giro.

« Ovviamente! » ribatté lui, con espressione superiore.

« E allora perché non sei a fare il cascamorto con loro? » domandò Karin, assestando un ben piazzato colpo basso.

Suigetsu non rispose subito. Rimase a fissarla per qualche momento, con sguardo enigmatico, facendole sbattere le palpebre, preplessa.

« Perché a me piaci tu! » disse poi con semplicità.

La ragazza sgranò gli occhi, mentre un insulto alquanto fantasioso le morì sulle labbra.

« A-ah » riuscì a balbettare, sempre guardandolo sorpresa.

« Ah? » chiede Suigetsu, un po’ scocciato. « Non mi dici altro? ».

« Cosa vuoi che ti dica? » sbottò lei, arricciando il naso alla francese.

« Che ti dispiace immensamente del ritardo… » cominciò il ragazzo con voce suadente (?!).

A Karin sfuggì una risatina, poi cominciò ad arrotolarsi una ciocca di capelli rossi attorno alle dita con fare civettuolo.

« Sì può fare… » concordò.

« Che per farti perdonare usciremo nuovamente insieme e tu arriverai puntuale… ».

Karin rise di nuovo.

« Mi sembra equo » disse annuendo, senza muoversi di un millimetro.

« E che ripagherai la scatoletta dei tovaglioli rotta al posto mio! ».

« IMBECILLE! ».

 

 

Suigetsu sorrise.

La scatoletta dei tovaglioli non sarebbe stata l’unica cosa che avrebbero dovuto ripagare, quel pomeriggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mala Mela