» Everything for some attentions
[500
parole]
« Ferma,
mi stai facendo male! » urlò Jiraya quando Tsunade posò il
cotone imbevuto di disinfettante sul suo braccio. La giovane storse il naso e
rivolse gli occhi al cielo, esasperata.
« Ma
guardati, grande e grosso come sei fai ancora tante storie per un taglietto.
Sei proprio un bambino» lo rimproverò. « Non ti vergogni? ».
«Per
niente» rispose candido.
In effetti
cominciava a sentirsi parecchio ridicolo, seduto come un moccioso sul lettino
dell’infermeria mentre lei lo
guardava con compassione.
« Non
è che potresti usare il chakra? Rapido e
indolore » le chiese, affondando le unghie nel sottile materasso.
Tsunade
corrugò le sopracciglia, allungando una mano per prendere il tubetto
della crema cauterizzante.
Per quel
giorno non erano state previste missioni, quindi si era solertemente offerta
volontaria per il turno in ambulatorio; il delicato tepore estivo sembrava aver
contagiato perfino i nemici, che non attaccavano da settimane. La situazione ai
confini era particolarmente calma, tenuta sotto controllo da poche squadre di ninja.
Tranquilla, è così che Tsunade avrebbe descritto quella
giornata… fino a pochi attimi prima. Dopo aver curato la signora Tanaka, feritasi mentre affettava le carote per il pranzo,
aveva aperto la porta fiduciosa, aspettandosi un genin
con un braccio rotto o un bambino con il raffreddore.
E invece
aveva trovato lui. Con un ginocchio sbucciato.
La
reazione naturale sarebbe stata prenderlo a pugni, ma la sua
professionalità aveva avuto la meglio. Senza fare una piega
l’aveva invitato ad entrare, facendolo accomodare sul lettino. Poi,
sempre seria, aveva iniziato a curare la sbucciatura con acqua ossigenata e
cotone.
« Almeno
potresti darmi un lecca-lecca… ».
« Jiraya, non hai cinque anni! ».
« Ma
tu prima hai detto che sono un bambino» le ricordò. «A loro dai
pure le caramelle ».
« Scordatelo!
».
« Scommetto
che hai dato un lecca-lecca perfino alla signora Tanaka
».
« Jiraya, no! » tuonò minacciosa.
« Andiamo,
Tsunade… » la supplicò.
«Sono certo che li nascondi nell’armadietto accanto ai cerotti ».
La ragazza
scosse la testa.
« Qui
non c’è nemmeno l’ombra di un lecca-lecca.
Rassegnati».
« Naa a» esclamò lui, scettico. « Non ti
credo ».
Con un
balzo scese dal lettino, avvicinandosi pericolosamente all’anta del
suddetto armadietto.
« Ti
consiglio di fermarti se hai cara la vita » lo avvisò Tsunade.
Jiraya
rimase immobile, con un rivolo di sudore freddo che gli colava lungo una
tempia. Anche se non la vedeva, era sicuro che la
ragazza sostasse dietro di lui con un pugno minacciosamente alzato.
Il che non
si scostava troppo dalla realtà.
« Qui-non-ci-sono-lecca-lecca».
«
Allora avrai dei cioccolatini! ».
«
No, nemmeno cioccolatini » rispose Tsunade,
imponendosi di mantenere la calma.
« Giura
».
« Io
non giuro per cose così
stupide!».
«
Allora ci sono! ».
«
No! ».
«
Giuralo! ».
« Lo
giuro! » sibilò esausta.
Jiraya
assunse un’aria delusa.
« Dovevi
dirmelo prima che non ci sarebbero stati manco i cioccolatini» disse
melodrammatico.
Tsunade
corrugò la fronte e lo fissò avviarsi verso la porta.
«
Beh, mi spiace » lo liquidò, spiccia e per nulla dispiaciuta.
«
…in tal caso avrei evitato di sbucciarmi il ginocchio di proposito per
venire a farti compagnia !» concluse lui con spacconeria, lanciandole un
sorriso storto prima di sparire oltre la porta.