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Autore: Isis_Ithil_Morwen    04/05/2015    2 recensioni
“Me la potevo cavare anche da sola!”
Raph incarnò le sopracciglia, assumendo un’espressione per niente convinta
“Un semplice grazie bastava”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The wonderful, crazy life of Tris '
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YOU ARE MY BESTFRIEND... DON’T FORGET IT

Uscii da scuola sbuffando, oggi non era proprio la mia giornata! Alla prima ora la professoressa di italiano aveva consegnato i temi... avevo preso una C, una C! Neanche un bradipo ritardato avrebbe preso un voto del genere... e tutto perché quella megera ce l’aveva con me da quando avevo messo piede in quella scuola.
Mi diressi lontano dall’edificio, senza aspettare nemmeno April.
'Potresti almeno salutarla... non è mica la tua prof di italiano!'esclamò la mia vocina interiore, in tono di rimprovero.
Era vero, non era colpa di April, ma ero talmente arrabbiata che mandai la mia coscienza a farsi benedire.

Tornai a casa verso le tre del pomeriggio, non avevo neanche pranzato dal nervoso; camminavo per le fogne con passo celere, calciando una pozzanghera di tanto in tanto. Non appena entrai nella specie di salotto di casa mia, subito venni investita da qualcosa... o meglio, da qualcuno.
“Mikey! Se ti prendo ti ammazzo!” urlò una voce a me conosciuta
In circostanze normali sarei scoppiata a ridere di fronte a quello spettacolo ma nemmeno Raph che cercava di ammazzare Mikey riusciva a tirarmi su di morale.

Buttai la mia borsa di scuola a terra, non curandomi dei libri che si sparsero sul pavimento, e mi diressi verso la cucina; volevo stare da sola.
 Non appena entrai nella stanza vidi Donnie, intento a cercare non so cosa... ma dico, era mai possibile che quando volevo stare da sola incontravo sempre qualcuno?!
“Ciao Tris! April mi ha detto cosa è successo a scuola... mi dispiace io...”
“Lascia perdere! Non mi va di parlarne” lo interruppi, abbandonando la sala per dirigermi al dojo, lasciando il povero Donnie da solo.

Non ce l’avevo con Donnie ma ero talmente arrabbiata che avrei potuto distruggere la parete con un pugno, se solo avessi voluto.
Uscendo dalla cucina andai a sbattere contro Mikey e caddi a terra.
“Tris, scus...”
Non gli lasciai neanche il tempo di scusarsi, che scattai in piedi e iniziai ad urlargli contro.
“Guarda dove cammini Michelangelo Hamato! Non tutti hanno tempo da perdere!”
Mikey sbiancò, iniziando a balbettare qualcosa che non riuscii a capire; senza indugiare oltre, feci per andarmene ma qualcuno mi afferrò il braccio.
“Raph, lasciami andare. Subito!” gli ordinai, lanciandogli un occhiata di fuoco
“No, non finché non mi dici che cos’hai”
“Bene, allora faccio a modo mio”
Senza aspettare oltre, gli tirai un calcio in pancia, costringendolo a mollare la presa sul mio braccio. Corsi in camera mia, sentendo Raph imprecare in lontananza, e riempii una borsa di pelle nera con una divisa da cameriera nera, il cellulare e i miei neko-te... mai uscire di casa senza un’arma.
Uscii dalla camera e mi ritrovai faccia a faccia con Leo, che se ne stava andando dal dojo.
“Vado al lavoro” dissi semplicemente, senza degnarlo di uno sguardo.
 
Di giornate pessime ne avevo avute tante ma questa le batteva di gran lunga tutte! Dopo il brutto voto in italiano e lo scompiglio che avevo creato a casa, adesso si era aggiunto alla lista anche un cliente che aveva deciso di importunarmi. Sia chiaro, sono gentile ed educata fino a un certo punto, dopo mi arrabbio sul serio.
“Beatrice, il tuo turno è finito, puoi andare”

Dolce musica per le mie orecchie! Finalmente una buona notizia. Senza pensarci due volte, uscii dal bar in cui lavoravo a tutta velocità, avevo voglia di stare da sola.
Un leggero venticello accarezzò dolcemente il mio viso e mi scompigliò il lunghi capelli corvini, riuscendo, almeno in parte, a tranquillizzarmi; era stata una giornata lunga e stressante, avevo solo voglia di andare a dormire e lasciare che il sonno si portasse via il miei pensieri e il mio malumore.
Neanche a farlo apposta, quattro figure sbucarono da un vicolo buio; aumentai il passo, cercando di allontanarmi il più presto possibile da loro ma sembrava che ce l’avessero con me.

“Ehi bella, dove vai così di fretta?” domandò uno di loro, ridacchiando maliziosamente
“Ehi Rick, non è questa la bambolina che ti ha fatto cacciare dal bar?”
Solo allora riconobbi il ragazzo che mi aveva importunata... ma tutte a me dovevano capitare?
“Sì, è proprio lei! Che ne dite ragazzi, ci facciamo un giro?”
Se già prima ero arrabbiata di mio, quella frase ebbe il potere di farmi perdere il controllo.
“Se vuoi fare un giro basta andare alle giostre di Central Park! Non di preoccupare, fanno salire anche i bambini troppo cresciuti!”
Vidi il ragazzo, Rick, sgranare gli occhi e guardarmi irato, prima di scambiarsi un cenno d’intesa con i suoi compari ed attaccarmi; se credevano di farmi paura si sbagliavano di grosso.

Ingaggiammo una specie di combattimento, dove loro venivano picchiati e io sfogavo tutta la mia rabbia repressa. Mi stavo anche divertendo, fino a che l’energumeno del gruppo non mi si gettò contro, scaraventandomi sul muro. L’intensità del colpo mi fece rimanere senza fiato, regalando ai miei aguzzini il vantaggio necessario per immobilizzarmi per bene.
Cercai di liberarmi con tutte le mie forze, sapevo bene cosa sarebbe successo se non ci fossi riuscita, ma loro erano troppo forti. La paura iniziò ad attanagliarmi le viscere, lenta e micidiale come un serpente che stritola la sua preda; iniziai a tremare, facendo ghignare i miei assalitori.

'Vuoi davvero dargliela vinta così? Andiamo Tris, reagisci! Sei una guerriera, hai combattuto contro mutanti e ninja assassini, vuoi davvero che quattro idioti abbiano la meglio su di te?'
In quel momento capii che la mia vocina interiore aveva ragione; ero una guerriera, non una ragazza indifesa qualunque!
Iniziai a dimenarmi con tutte le mie forze, lottando contro le strette d’acciaio che mi bloccavano braccia e caviglie; potevo sentire i miei muscoli tendersi e contrarsi fino all’impossibile, li sentivo urlare pietà ma non mi fermai.
“Quattro contro uno? Non mi sembra molto leale, non credete?”
Una voce a me familiare interruppe la lotta e distrasse i miei assalitori, che iniziarono a guardarsi intorno, cercando di capire da dove provenisse la voce; Raph sbucò dall’oscurità della notte, rivelandosi ai quattro ragazzi; quest’ultimi lo fissarono increduli e spaventati.
“Sei una... tartaruga?” domandò Rick, con gli occhi sgranati.
“Bravo! Hai un ottimo spirito d’osservazione!” esclamai, approfittando del loro momento di distrazione per liberarmi.
Io e Raph ci scambiammo uno sguardo d’intesa; dopo, io attaccai Rick, lui si occupò degli altri tre. In poco tempo i ragazzi si arresero, scappando come delle femminucce in crisi isterica.

Ripresi un attimo di fiato poi mi voltai furiosa verso la tartaruga con la fascia rossa
“Me la potevo cavare anche da sola!”
Raph incarnò le sopracciglia, assumendo un’espressione per niente convinta
“Un semplice grazie bastava”
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, prima di sedermi sul marciapiede
“Perché sei venuto qui?”
“Beh, per prima cosa volevo dirti che il mio stomaco non ha gradito il tuo calcio” incominciò, sedendosi vicino a me “E poi perché volevo parlarti... cosa è successo questa mattina a scuola? E non venirmi a dire che è solo per il voto! Ti conosco meglio di chiunque altro, non ti arrabbi in quel modo per così poco”

Mi morsi nervosamente il labbro inferiore ma non dissi niente; Raph sbuffò, irritato dal fatto che non volevo dirgli il motivo del mio mal umore.
“Senti Tris, puoi prendere in giro tutti, puoi fargli credere che è soltanto a causa del voto che sei arrabbiata, ma non puoi ingannare me; oggi, a scuola, è successo qualcosa di grave, qualcosa che ti ha fatto perdere completamente le staffe. Se non vuoi dire agli altri cosa ti è accaduto va bene ma almeno a me dillo, sono il tuo migliore amico... non dimenticarlo, di me ti puoi fidare”
Alzai lo sguardo e incontrai le iridi verdi di Raph, in essi vi leggevo che era preoccupato per me, che voleva sapere veramente cosa mi turbava ma il solo pensiero di quello che la professoressa si era permessa di dirmi mi faceva infuriare e intristirmi allo stesso tempo.
“Ecco... vedi...” incominciai, cercando le parole per spiegarmi “Oh, al diavolo! Quella troia non solo si è permessa di darmi della stupida e dell’incapace di fronte a tutta la classe ma ha anche sputato sentenze su cose che non la riguardavano minimamente!”
“Cosa ti ha detto?”
“Mi ha fatto... notare che il mio abbigliamento non era ‘decoroso’ per una ragazza della mia età, come se vestire in stile gotico fosse un crimine, e ha anche aggiunto che avrei dovuto darmi una regolata, se non avessi voluto finire come mia madre... ovverosia stuprata e uccisa!” urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, battendo i pugni sull’asfalto.

Senza accorgermi di niente, iniziai a piangere. Piansi per rabbia, per tristezza e per frustrazione; insomma, un po’ per tutto. Riuscii a liberare tutte le emozioni che mi tenevo dentro da tanto, troppo tempo.
“Shh, va tutto bene. Ci sono qua io” mi rassicurò Raph, stringendomi a sé in un abbraccio fraterno.
Non appena mi fui calmata, lo ringraziai.
“Ora ascoltami bene Tris, tu non sei stupida e non finirai come tua madre, mi hai capito? Non lo permetterò, nessuno di noi lo permetterà! Ora siamo una famiglia e se hai un problema di qualsiasi tipo devi dircelo, ti puoi fidare di noi... non sarai mai più sola”

Per poco non scoppiai a piangere di nuovo ma questa volta per la contentezza. Finalmente avevo trovato una famiglia, delle persone che mi volevano bene e che non mi avrebbero mai ferita, mai.
“Grazie Raph, sei il mio migliore amico” dissi, abbracciandolo subito dopo, anzi, stritolandolo
“Anch’io ti voglio bene Tris ma vorrei vivere ancora un po’, sai?”
“Ma sentilo!” esclamai, sciogliendo l’abbraccio e guardandolo con un finto sguardo omicida
“Allora, riguardo alla tua prof d’italiano... sarebbe un vero peccato se domani trovasse le gomme della macchina bucate, vero?” mi domandò la tartaruga, con un luccichio pericoloso negli occhi
Ghignai, intuendo immediatamente cosa Raph intendesse dire.
“Eh già, un vero peccato!”
“Bene, andiamo ad assicurarci che la sia auto sia... integra e illesa”
“Facciamo a chi arriva prima alla casa?” domandai, con un tono di sfida
“Tanto perdi!”
“Non ne sarei così sicura...” dissi, prima di buttarlo per terra e di iniziare a correre nella direzione dell’abitazione della mia professoressa
“Maledetta, questa me la paghi!”
Risi, semplicemente risi, aumentando il ritmo della corsa. Mentre correvo, con il vento tra i capelli, mi sentii felice come non mai; forse avevo trovato il mio posto nel mondo, forse no ma di una cosa ero certa: Raph era il mio migliore amico e non lo avrei mai dimenticato.
 

****Angolo Autrice****
Salve a tutti! Finalmente ho trovato il tempo per scrivere! I prof hanno iniziato a riempirci di compiti, interrogazioni, verifiche e chi più ne ha più ne metta. Anyway spero che la One-shot vi piaccia, qui ho voluto parlare del rapporto di amicizia che lega Tris e Raph, mi sono divertita un sacco a scriverla! Ringrazio chi ha recensito l’altra mia One-shot, mi avete fatta davvero felice! Un ringraziamento va anche a tutti i lettori silenziosi.
Baci a tutti Isis_Ithil_Morwen 💜💜
  
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