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Cella 375
Vuoti cosmici, di attimi fuggenti, intrappolati nel latte.
In un letto di catrame stellato, che carbonizza
corpi fluttuanti. Creature, in costumi bianchi,
in un carnevale senza burle.
Ed il dottor, con il becco - lungi tenebre oscure,
fissa pagliacci morenti. Come un dio ignoto,
che ci guarda morir - soli. Come campioni perdenti.
Ed il velluto, copre visi inconcreti.
Stormi di falene, vagabondano su ruscelli spenti.
Su liquame purpureo, denso di umanitą morta.
E la realtą, distorta, nasconde anatomie innocenti.
Su olio, impalpabile, pianti silenziosi.
Elettrodi, su tempie lubrificate.
Ed urla, di pazzia concreta, nata dal tuono -
che l'invade morboso. E gli occhi, si chiudono pietosi.
E la sapienza, corre via in silenzio.