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Autore: Mizar_    08/05/2015    2 recensioni
|Zouis|Larry as romance|Non descrivo in modo veritiero i comportamenti assunti da questi personaggi e non intendo offenderli con questo mio scritto|
Storia in cui uno Zayn arrabbiato insulta deliberatamente il suo amico su Twitter, in cui Louis prende il primo aereo da Los Angeles per arrivare a Bradford.
Cosa succederà quando si ritroveranno faccia a faccia?
*
«Ricordi quando avevi un fratello e la smettevi di comportarti da cazzone?» Replicò piatto.
E no, proprio no. Zain Jawaad Malik tutto aveva pensato, ma non aveva programmato una risposta del genere
*
«Buona vita, Zaynie.»
L’ultimo crack. Forse quello decisivo.
*
Forse non è tutto perduto.
Recensioni ben accette. Buona lettura c:
Mizar_
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“@Louis_Tomlison remember when you had a life and stopped making bitchy comments about mine?”
 
Il telefono gli era caduto letteralmente dalle mani. Il suo Iphone 6 Plus aveva fatto una caduta memorabile, ma il suo sguardo non era andato al cellulare.
Era rimasto lì fermo nel vuoto, realizzando che quel tweet non l’aveva fatto chi pensava, no, non poteva cadere così in basso, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Mai.
Harry seduto lì poco più lontano intento a mettere mi piace a qualche foto su istangram di gatti – chi non amava i gatti? – distolse lo sguardo per concentrarsi sul proprio ragazzo che aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
«Amore…» Lo chiamò docilmente. Louis lo stava preoccupando in quel periodo, ormai tutto il loro fandom era entrato in una rotta che molti giudicavano irreversibile. Aveva così tanta paura di arrivare alla fine dei ‘One Direction’ che quando avevano deciso di continuare anche senza Zayn si era sentito sollevato; non voleva dare un dispiacere alle sue fan, non un altro.
«Louis, cos’è successo?» Continuò.
Fino a pochi istanti fa stava bene, o meglio sembrava stabile. Harry non aveva più idea di chi fosse quel ragazzo che aveva di fronte, sapeva di amarlo e sapeva che lui lo amava troppo, ma quando incontrava i suoi occhi azzurri capiva che c’era qualcosa che gli mancava.
Gli mancava il compagno. Il compagno di tutto. Quel compagno con cui poteva scolarsi due o tre vodka tutte di seguito, quel compagno con cui poteva rollarsi uno spinello in santa pace, quel compagno che lo accompagnava alle tre del mattino dal tatuatore per uno stupido capriccio da ubriaco.
Gli manca Zayn. A nessuno di loro era andata giù la decisione del ragazzo, in fondo erano loro i suoi compagni di vita? Harry era rimasto così sorpreso quando gli aveva comunicato quell’improvvisata.
E pensare che Liam ci aveva persino creduto alla scusa del voglio una vita normale.
«Louis, hai…» Liam era entrato nel salotto e con una mano si asciugava il sudore che colava da una tempia, probabilmente prima era in palestra.
«Cosa?» Intervenne Harry alzandosi di scatto dal divano. Notò poco dopo il cellulare di Louis a terra e quando si avvicinò per prenderlo il castano si era alzato repentinamente con lo sguardo fiammeggiante.
«Avete visto?» Ringhiò. La voce di Louis – da sempre la più acuta tra tutte – era ridotta a un filo sottile, incuteva quasi timore.
Harry si girò verso Liam che non si pronunciò. Prese il cellulare e lo sbloccò.
«Non l’ha fatto, veramente.» Solo quel commento uscì dalla bocca del riccio che scagliò il cellulare contro il divano per avvicinarsi a Louis che si guardava nervosamente attorno cercando di non incontrare lo sguardo di nessuno.
Louis sentiva gli occhi pizzicare e sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare gli occhi verdi preoccupati del suo ragazzo, così come non poteva sopportare le occhiate consapevoli – quasi colpevoli – di Liam.
Perché, dannazione, lui non riusciva mai a tener chiusa la bocca? Perché doveva sempre sembrare lo stronzo della situazione?
Era partito tutto con una vena ironica. Tutto da uno stupido video postato da Liam, lui si era fatto persino due risate…Poi aveva visto quella foto e quel commento cattivo non era proprio riuscito a trattenerlo.
Non era tanto ciò che aveva scritto nella bio, più che altro era la foto che gli aveva scatenato una risata incontenibile.
Come poteva pensare che da una provocazione del genere, sarebbe successo la fine del mondo?
Non sopportava che Naughy Boy lo attaccasse per la sua voce, l’unica cosa che l’aveva da sempre messo più a disagio. Era una voce più acuta, quasi femminile…All’inizio quasi se ne vergognava e vedere quella replica così stupida lo aveva fatto solo incazzare di più.
«Non l’ha fatto veramente? Non l’hai visto, Harry?» Si ritrovò a sbraitare.
Louis aveva sentito un crack. Non uno di quelli che aveva sentito fin’ora, perché fino a quel momento ogni più piccolo crack l’aveva sempre sopportato, aveva in qualche modo trovato un modo per ricucire ogni crepa che Zayn gli aveva provocato.
Ma con una semplice frase l’aveva messo fuorigioco, non tanto per la frase in sé per sé perché Louis sapeva di poter ribattere con qualcosa di migliore e avrebbe potuto continuare anche all’infinito…Louis si era sorpreso nel leggere quel tweet a favore di un uomo che conosceva relativamente da poco, non aveva difeso lui, che era suo fratello, non aveva neanche impedito a Naughy Boy di dare inizio a tutto.
Perché Zayn era rimasto dietro le quinte durante le loro litigate, aveva sempre fatto così: perché ora aveva cambiato idea e perché si sentiva così male?
«Louis devi calmarti, devi…» Liam aveva una mano poggiata sulla sua spalla, ma lui se la scrollò velocemente da dosso e puntò i suoi occhi sul castano che lo guardava.
«Devo cosa esattamente? Quello stronzo non ha difeso ME! Non ha difeso la persona con cui ha condiviso le giornate da cinque anni a questa parte! Non ha difeso me, cazzo, che sono il suo migliore amico!» Urlò.
Iniziò a tastare tutto ciò che aveva intorno, spostando i cuscino sul divano e gettandoli dietro le sue spalle alla ricerca di chissà cosa.
Harry – che era rimasto in silenzio fin’ora – gli afferrò le mani e lo guardò negli occhi. Fu così che Louis non riuscì a trattenere bene le lacrime, sentì gli occhi annacquarsi e formarsi delle piccole goccioline ai lati.
«Cosa cerchi, amore?» Gli sussurrò dolcemente. Ma lui non aveva assolutamente voglia di rimanere lì in quella casa in affitto a Los Angeles.
«Già risolto.» Sbuffò afferrando il cellulare. Prese la giacca che aveva poggiato lì accanto e se la infilò sotto gli occhi dei due ragazzi che lo guardavano incerti sul da farsi.
Ormai tutti sapevano che un Louis arrabbiato equivaleva ad un Louis instabile, più vulnerabile, più debole ed esposto.
«Dove stai andando?» Gli urlò Harry a gran voce quando Louis lo superò con una spallata. Nonostante la differenza di altezza, i due si fronteggiavano apertamente e Harry – anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce – talvolta non sapeva neanche cosa dire.
Louis Tomlison era il re. Era quasi impossibile avere l’ultima parola con lui in una litigata, visto che non ne iniziava mai una senza aver pienamente ragione.
«Ritorno a Londra, a Bradford, ovunque quella testa di cazzo si trovi.» Disse limpido afferrando le chiavi del SUV nero.
Harry quasi sbiancò a quelle parole. Era arrivato solo da pochi giorni ed era stato quasi un sogno per lui poter stare nella stanza con il suo ragazzo, stringerlo a sé e baciarlo teneramente.
«Louis ragiona, non puoi andare veramente a Bradford.» Lo anticipò Liam, da sempre il più pacato.
«Ti sembro una persona in grado di ragionare? Ora, io vado a Bradford, parlo con quel cazzone e ritorno qui da voi.» Prese gli occhiali e si guardò allo specchio.
Specchiandosi vide alle spalle Harry con i capelli che gli coprivano leggermente il volto, gli occhi lucidi e le labbra serrate in una linea sottile.
«Harold, tesoro, non piangere. Ritornerò presto e ceneremo insieme. Giusto due giorni.» Lo rassicurò posando le sue mani tra i morbidi ricci del ragazzo. Accarezzò il suo volto liscio e incontrò i suoi occhi verdi: aveva chiaramente paura che non ritornasse, che gli avrebbe dato buca. Dopotutto cosa gli impediva di fermarsi ancora un po’ con il suo grande amico Zayn? E se preferisse stare con lui che passare qualche momento solo loro?
«Ehi, ricorda che ti amo.» Gli lasciò un tenero bacio sul naso e poi lo lasciò lì con un Liam più preoccupato del solito.
Louis non sapeva esattamente se quello che stava per fare era una grande cazzata o era la cosa più intelligente che avesse mai potuto fare in quel momento.
L’unica cosa che sapeva era che ne era pieno le palle di comportarsi con un bambino, era stufo di questi battibecchi inutili, era stufo di non poter più parlare liberamente con Zayn perché alle calcagne c’era sempre quel tipo che praticamente gli stava condizionando la vita.
Ora basta.
Una chiacchierata solo io e Zayn.
 
*
Vaffanculo.
Solo questo pensava e ripeteva a bassa voce Louis Tomlison.
Lo stesso Louis Tomlison che aveva pubblicamente difeso le sue fan da un coglione e da Naughy Boy. Era così arrabbiato che non riusciva a nominare il nome del suo migliore amico – o forse deve dire ex? – senza metterci accanto qualsiasi epiteto potesse offenderlo o potesse rispecchiarlo in quel momento.
Lui però era lo stesso Louis Tomlison che i media definivano stronzo, menefreghista e troppo egocentrico.
Aveva fatto la bellezza di più di dodici ore di volo per arrivare nuovamente a Londra, per non parlare della scomoda macchina che aveva dovuto guidare per arrivare a Bradford. Ora doveva solamente sperare che le informazioni che gli aveva fornito il suo bodyguard erano esatte. L’aveva sopportato nel suo mutismo per tutto il volo, non aveva fatto domande neanche quando avevano affittato una macchina ad un costo esorbitante e ora era rimasto in auto e non batteva ciglio.
Mai più viaggi aerei improvvisati. Probabilmente tra un paio di ore tutti i tabloid impazziranno, le loro fan si chiederanno il perché di questo ritorno a Londra...Ecco perché deve essere veloce.
Louis bussò con stizza alla porta con tutta la forza che aveva. Si trovava di fronte quella che era diventata la ‘nuova’ casa di Zayn a Bradford – corrispondeva alla vecchia casa che lui e l’amico utilizzavano quando volevano stare un po’ soli, da quanto non ci entrava?
Quando vide la porta aprirsi si preparò psicologicamente a non esplodere lì, sull’uscio.
«Amico, sei stato veloce…» Non completò la frase quando probabilmente si rese conto che la persona con cui stava parlando in realtà non era un suo amico, tutt’altro.
Louis Tomlison aveva davanti a sé, la persona che aveva praticamente distrutto la sua amicizia con Zayn.
«Chi abbiamo qui?» Naughy Boy in persona era davanti a lui.
Vestito rigorosamente in tuta nera con diverse collane in oro – Louis era certo che quello non fosse vero oro – e gli occhiali da sole in testa.
Perché portare gli occhiali di sole se si trova in casa? Pensò il castano che alzò gli occhi al cielo, non appena notò il cambiamento di voce del ragazzo.
«Devo parlare con Malik, togliti di torno.» Ringhiò infastidito, facendo un passo avanti per entrare. Il pakistano, però, gli impedì di mettere piede in casa.
«La checca isterica è tornata!» Strillò con voce assurdamente femminile. Louis cercò di ignorarlo, o meglio si ricordò delle parole di Harry – il suo Harry, quel ragazzo innocente che gli consigliava sempre di non attaccare bottone con tutti – e si morse la lingua prima di parlare.
«Non c’è più posto per te.»
E vaffanculo Harry con il suo essere pacifista.
Come poteva rimanere calmo con quello stronzo che lo stava deliberatamente prendendo per il culo?
«Mi sono fatto dodici ore di volo per venire qui, ora entro, chiarisco con il tuo amico la situazione e dopo tu ritornerai alla tua misera vita costituita solamente di frecciatine, cartoni di pizza e squallidi effetti per foto, mhm? Che ne pensi?» Gli sorrise cordiale.
Sbaam.
Tomlison era tornato in campo.
Non aveva risposto alla provocazione di Zayn solo perché con lui non poteva risolvere tutto via uno stupido tweet.
«Non potevi chiarire via messaggio? O con una chiamata?» Chiese scettico incrociando le braccia con aria saccente.
«Gli uomini veri hanno il coraggio di parlare faccia a faccia.» Gli rispose posandogli una mano sulla spalla in modo quasi comprensivo.
«Sentiamo cos’hai da dire.» Lo invitò iniziando a giocherellare con uno dei miliardi di anelli – veramente pacchiani – che aveva alle dita.
Louis scoppiò a ridere a quelle parole, si piegò su sé stesso sbattendo i piedi a terra e trattenendo a stento le lacrime agli occhi.
«Ho detto che voglio parlare con un uomo.» Entrò in casa dandogli una spallata. «Dove si trova Malik?» Grugnì ancora.
Si guardò attorno: una casa che rispecchiava il suo vecchio Zayn. Le pareti imbrattate dei suoi graffiti, roba sparsa ovunque e l’odore di fumo impregnava l’aria.
C’erano in quell’ingresso diverse foto – molte con Naughy e con la sua famiglia – ma di lui – LUI che era il suo migliore amico, colui che chiamava fino a poco tempo fa ‘fratello’ – non ce n’era una.
Unì le mani a pugno e alzò lo sguardo quando sentì la voce di Zayn chiamare a gran voce Naughy.
«E’ arrivata la pi…Louis?» S’interruppe immediatamente con la bocca leggermente spalancata.
Louis non lo vedeva da quando aveva abbandonato il tour, l’aveva salutato e poi non l’aveva più visto. Non l’aveva neanche accompagnato il giorno successivo all’aeroporto, dopotutto non era un addio?
«Proprio io. Louis Tomlison in persona.» Sorrise bastardo togliendosi la giacca e guardandosi intorno con finta aria annoiata.
«Devo lasciarla a lui?» Chiese ironico indicando il terzo ragazzo.
Zayn spalancò la bocca e dopo istanti di silenzio la richiuse stizzito.
«Come ti permetti di entrare in casa mia e trattare così una persona a cui tengo?»
Grugnì in risposta.
«Come ti permetti tu a trattarmi così in una casa che un tempo era nostra?» Alluse a quando tempo prima durante le pause nei tour, tutti e cinque si rifugiavano a Bradford per prendere un po’ d’aria.
«Zayn, lo cacci tu o io?» L’ha detto seriamente? Louis lasciò cadere a terra il giubbotto e si girò verso il ragazzo.
«Non ti è forse chiaro che io ho lasciato il mio ragazzo a Los Angeles per venire qui da voi? Il minimo che tu possa fare è chiudere quella pattumiera e lasciarmi parlare in pace con il mio amico.» Gli indicò con un cenno del capo la porta semiaperta.
Zayn era rimasto lì impalato e guardò il castano.
«Un momento, hai detto che hai un ragazzo?» Ovviamente di tutto quello che ho detto, ha capito solo un decimo.
Louis solo dopo aver sbottato, si era reso conto di aver vuotato il sacco e aver rivelato ad una delle persone che – probabilmente – lo odia di più al mondo un segreto che manteneva da cinque anni a questa parte.
Non ebbe tempo di preoccuparsi, come non ebbe tempo di replicare.
«Tieni.» Zayn disse solo questo, gli lanciò un mazzo di chiavi e sforzò un sorriso. «Torna tra una ventina di minuti.»
Non disse niente. Louis lo osservò vittorioso uscire fuori di là. Sbuffò quando vide che si calò in testa il cappuccio.
Aveva fan da cui nascondersi? Pensò Louis con una punta di cattiveria. Per un momento era indeciso se dar vita ai suoi pensieri o rimanere zitto per non essere cacciato via.
Chiusa la porta alle loro spalle, rimasero solo Zayn e Louis che si guardavano in silenzio.
«Perché sei qui?» Gli chiese a quel punto il pakistano, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Se ne accese una e si avviò verso il salotto seguito da un Louis più che indispettito. Già il tono di voce che aveva assunto lo innervosiva.
«Zaynie, non me ne offri una? Non ero io il tuo compagno di fumate?» Ridacchiò il castano che imitò l’altro sedendosi sulla poltrona. Ora erano uno di fronte all’altro.
Zayn gli porse una sigaretta e Louis l’accese sfruttando la sua.
«Devo credere che sei qui solo per una fumata?» Fece uscire un po’ di fumo dalla bocca e ridacchiò liberamente poggiando i piedi sul tavolino.
«Sei un coglione, Zaynie. L’ho sempre pensato.» Sbuffò Lou ridendo divertito. L’altro si sedette meglio sul divano.
«E tu chi saresti per sputare sentenze su chi sono?»
«Non su chi sei. Ma su chi sei diventato.» Puntualizzò l’altro scrollando le spalle.
Gli venivano ora in mente i migliori momenti passati con lui, c’erano tanti di quei ricordi tra quelle mura e solo pensare che ora lui se ne stava creando altri con quello lì gli faceva accapponare la pelle.
Voleva solo spaccare tutto, urlare e, perché no, anche picchiare Zayn per poi scusarsi di aver esagerato ed andarsene.
Invece si trovava seduto su una poltrona – la sua poltrona, quella su cui si sedeva sempre durante una fumata con Zayn – a improvvisare una finta calma con il ragazzo.
«Hai twitter, vero Louis?» Gli chiese con aria innocente. «Quale parte del mio tweet non era chiaro?»
Colpo basso. Louis incassò in silenzio e si morse l’interno della guancia.
«In realtà sono venuto per vedere se hai il coraggio di dirmelo in faccia.» Bugia. Grande bugia. Lui era andato fin lì solamente con lo scopo di porre fine a questa situazione, litigare come bambini di quattro anni su un social non era il massimo.
Zayn rimase in silenzio, realizzando che quello lì non era una sua allucinazione. No, quello lì era Louis Tomlison, il suo migliore amico – o quello che era diventato ora – e chiaramente lo stava sfidando apertamente.
«Su, Malik, dillo se hai il coraggio.» Spense la sigaretta neanche conclusa e si alzò in piedi invitandolo con lo sguardo a parlare.
Zayn si alzò e aprì la bocca, ma la trovò secca.
Dillo. Dillo se vuoi ferirmi del tutto.
«Ricordi quando avevi una vita e la smettevi di fare stupidi commenti sulla mia?» Lo disse in modo asciutto, ma Zayn sentiva un vuoto all’altezza del petto e si sentiva una persona orribile. Non tanto per le parole che aveva detto, più che altro aveva visto qualcosa negli occhi di Louis spegnersi.
Crack.
E questo crack non era riparabile, non più. Non ora, non dopo quelle sue parole. Perché poteva essere solo uno stupido tweet, ma sentirsi dire una cosa del genere dalla persona che considerava il fratello che gli era sempre mancato era la cosa peggiore che potesse capitargli.
«Ricordi quando avevi un fratello e la smettevi di comportarti da cazzone?» Replicò piatto.
E no, proprio no. Zain Jawaad Malik tutto aveva pensato, ma non aveva programmato una risposta del genere.
«Fratello? Quale fratello?»
Misera, una replica alquanto misera era la sua. Fingere indifferenza gli era sempre riuscito bene e ora era il momento più adatto per sfruttarla.
«Hai detto di fare una vita al ragazzo che chiamavi fratello.» Zayn serrò i pugni sapendo quello che il ragazzo stava cercando di fare. Provava inutilmente a far leva sul suo senso di colpa, ma lui non voleva. Non voleva provare senso di colpa, non quando lui stava realizzando i suoi sogni.
«Smettila! Smettila di fare questo! Non voglio sentirti!» Ringhiò avvicinandosi a lui.
Erano così vicini che Louis poteva sentire il respiro affannato dell’altro.
«Non vuoi sentire cosa, esattamente?» Lo prese in giro. «Non vuoi sentirti dire che sei un ipocrita? Che hai abbandonato il tuo migliore amico per qualcuno che vuole solo approfittarsi di te?» Gli urlò contro dandogli una leggere spinta, quasi per rinsavirlo.
Zayn non era il suo Zayn, il suo amico. Era solo un ragazzo nuovo, un semplice ventiduenne accecato da una vita falsa che non era la sua. Perché per lui, Zayn non era la persona più adatta per iniziare una carriera da cantante solista.
Aveva il talento, non lo negava.
Gli mancava, gli mancava…Louis non sapeva come descrivere ciò che gli mancava, sapeva solo che Zayn non poteva andare lontano senza gli One Direction.
A lui manca noi per essere il vero Zayn.
Senza i suoi amici, ritornava ad essere il ragazzo solitario che disegnava in silenzio, il ragazzo solitario che si chiudeva in camera, il ragazzo solitario che non voleva ballare.
Mentre con loro, con i suoi amici, Zayn si metteva in discussione. Faceva quello che non avrebbe mai fatto e lo faceva solo perché sapeva che non era solo.
Ha mandato a puttane tutti i progressi che ha fatto.
«Non vuole approfittarsi di me. Perché non accetti che mi sia fatto una fottuta vita?» Gli urlò scrollando di dosso la mano dell’altro che era ancora sulla sua spalla.
«Perché questa non è la tua vita. La tua vita sono i concerti, le fan, l’adrenalina.»
Da quando Louis Tomlison era diventato così patetico? Stava quasi per pregarlo di ritornare da loro? Era veramente questo che voleva?
«Hai fatto dodici ore di viaggio per questo? Torna da Harry, ti starà aspettando.» Zayn non se ne rese conto – o forse sì e fece finta di non notarlo – pronunciò il suo nome con leggera rabbia e acidità.
Harry probabilmente era una delle persone più dolci che lui avesse mai incontrato, forse ancora non gli andava giù che quel ragazzo avesse Louis. Louis che era suo, che era stato solo suo, solo di Zayn.
Perché era così, i ragazzi si innamoravano di ragazze e il migliore amico era la persona a cui ti legavi di più. Zayn l’aveva sempre vista così, se Louis avesse avuto un problema sarebbe venuto da chi? Dal suo migliore amico?
No. Probabilmente sarebbe andato da Harry, perché Harry era il suo ragazzo.
Sto impazzendo. Pensò portandosi una mano sulla testa, iniziando a massaggiare le tempie lentamente. Stava scoppiando.
«Sono venuto qui, solo per dirti una cosa.» Ora era serio. Il moro aggrottò le sopraciglia e lo ascoltò in silenzio. «Il tuo amico può insultare me, può dirmi che uso l’autotune, può dirmi quello che vuole…E tu puoi decidere cosa fare, puoi decidere di difenderlo. L’unica cosa che non potete fare è toccare le nostre fans.»
E così Zayn scattò.
Un pugno entrò in collisione con il volto di Louis, ancora prima che potesse battere ciglia. Il sangue uscì copioso dal naso e il ragazzo mugugnò qualcosa tra un’imprecazione e un lamento.
Mi ha colpito.
«Quali problemi ti affliggono?» Gli urlò a questo punto, scagliandosi su di lui.
Louis lo braccò dalle spalle, mentre Zayn istantaneamente cercò di bloccargli le braccia.
La mano del più grande colpì la guancia dell’altro che si difese tirandogli una gomitata.
E nessuno dei due sapeva esattamente cosa facesse più male.
Se facesse più male sentire il sapore del sangue tra le labbra. O se facesse più male sapere che entrambi avevano le mani macchiate del sangue dell’altro.
«Sei una merda!» Gli urlò Zayn. «Vieni qui, ti improvvisi paladino della giustizia e poi neanche mi chiedi come sto. Neanche una fottuta chiamata, Louis!» Continuò, dandogli un pugno sulla spalla.
Era sopra di lui e aveva il cuore che batteva a mille. Gli occhi azzurri dell’altro lo scrutavano in silenzio, erano assottigliati e da lì traspariva tutta la rabbia che aveva covato in quel mese.
«Sei tu. Tu dovresti chiedere a me, come sto. Dovresti solo chiedermi come sto senza mio fratello.» Se lo scrollò di dosso e con una mano si pulì il dorso della mano.
E forse dopotutto loro non erano una di quelle amicizie destinate a durare. Forse loro due erano solo due persone troppo simili e affini per stare in una stessa stanza senza finire male, senza finire a terra a prendersi a pugni.
«Non ho mai sentito un discorso del genere da te. Non ti riconosco più!» Zayn si era seduto e osservava la schiena di Louis. A queste parole, si fermò e si girò nuovamente.
«Sono sempre io. Il ragazzo che indossava le magliette a righe, che faceva i risvoltini ai pantaloni rossi, che indossava le vans. Il ragazzo con cui hai fumato uno spinello, con cui hai fatto skate la prima volta. Quel fottuto ragazzo a cui hai voluto bene tutti questi anni.» Concluse così, in questo modo.
Poi si girò di spalle e decise di ritornarsene a Los Angeles. Perché era quella la sua casa, lì Harry lo aspettava. Lì lo aspettava la sua vera famiglia.
Stava uscendo fuori, era in procinto di aprire la porta ma qualcosa – una sensazione più che altro -, qualcosa gli suggerì di girarsi.
Gli occhi scuri dell’ex amico lo guardavano attenti.
«Naughy ora sa che tu sei…» Prevedibile. Louis era sempre prevedibile, per un momento aveva pensato che Zayn gli dicesse che aveva ragione e che era stato un impulsivo, che la sua era solo un capriccio.
«Non m’interessa.» Bugia. Eccome se gli interessava. «Facesse quello che vuole. Dicesse quello che vuole.»
Aprì dalla porta sorprendendosi visto che non c’erano fotografi o quant’altro e che il suo bodyguard era rimasto lì tutto quel tempo.
«Buona vita, Zaynie.»
L’ultimo crack. Forse quello decisivo.
 
*
«Sei ritornato alla fine…» Sospirò Harry accoccolandosi maggiormente alla spalla di Louis. Il riccio aveva tentennato all’inizio, era sempre stato geloso di Zayn: quel rapporto così unito che aveva con il suo Lou lo indispettiva. E anche se forse nel profondo sentiva un po’ di sollievo, aveva capito che in realtà Louis ci stava male.
L’aveva capito quando l’aveva visto entrare dopo scarso un giorno alle sei del mattino con gli occhi scavati e del sangue raggrumato in volto.
«Te l’avevo promesso, no?» Ridacchiò leggermente stringendosi ancora di più a Harry. Non voleva dirgli che in fondo aveva paura che tutti da un momento all’altro venissero a sapere che Louis Tomlison era gay ed era stato detto apertamente da lui in persona.
A quel punto non avrebbe più negato e sarebbe saltato tutto fuori in questo modo squallido.
Deglutì e cercò di rilassarsi.
«Uhm, mi è arrivata una notifica di twitter…» Disse Harry soprapensiero. Louis mugolò un ‘di chi?’ strozzato, in quel momento non aveva voglia di perdere tempo dietro ad uno stupido social network.
«E’ senza senso…» Continuò imperterrito Harry con il suo flusso di pensieri. «Peggio di uno dei miei di tweet!»
Allora è grave la situazione. Costatò Louis, persino lui faceva fatica a capire quello che scriveva eppure tutto aveva un significato, niente scriveva senza un motivo.
«Di chi è, amore?» Chiese a voce più alta, accarezzando i morbidi ricci del ragazzo. La sua mano passava tra i suoi capelli senza intoppi, dopo la portò al naso e inspirò l’odore di fiori di cui la mano era impregnata.
«E’ di…Zayn?» Ora anche Louis era sorpreso. Prese il cellulare del ragazzo e strabuzzò quando vide quel tweet che all’apparenza poteva sembrare senza senso.
 
“No one will know. It’s safe.”*
 
«Senza senso vero?»
E invece aveva perfettamente senso e Louis Tomlison si ritrovò senza parole per una volta.
Perché sì, era riferito a lui. Era al sicuro, lui ed Harry erano al sicuro.
Era un’assicurazione e lui non potè non sorridere pensando che in qualche modo lo aveva aiutato.
Poteva interpretare quel gesto come voleva, ma per un momento rivide il vecchio Zayn, lo Zayn del 2012. Quel ragazzo che scriveva quel che pensava così, senza pensarci troppo, senza farsi troppi problemi.
«Perfettamente senza senso.» Confermò l’altro annuendo solamente mentre un sorriso si formava sul suo volto.
Thanks bro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



*Nessuno saprà. E’ al sicuro.
 
Opinioni di tutti i tipi accetti. Negative, positive, neutre.
Non mi dilungo perché è nata così, la pubblico solo perché voglio pensare che sia andata così.
Probabile che la cancellerò se vi farà troppo schifo, perdonatemi c:
Mizar_
  
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