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Autore: IsaMor    09/05/2015    8 recensioni
Stiles fece il punto della situazione, era stato minacciato, molestato, baciato, colpito due volte, gettato via, stalkerato e a questo punto sospettava che anche la pioggia fosse colpa di Derek Hale e tutto in ventiquattro ore, di certo la batteria scarica del cellulare non era colpa dell'uomo, ma l'incluse nella lista.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Questa è la mia prima Sterek, quindi non apritemi la gola se non dovesse piacere o se ho pasticciato un po' troppo con Teen Wolf, anzì spero che mi lasciate una recensione per migliorare le future storie su questi due cucciolotti.
Piccola precisazione, NON è una omegaverse, visto che ne sto scrivendo una e qui appaiono termini come alpha e beta. In questo caso si riferiscono alla gerarchia nel branco.
Altra precisazione, questa storia si ispira alla terza puntata della seconda stagione, cioè all'episodio in cui Derek morde Erica e Boyd. Non ho mai capito perché Erica abbia colpito Stiles e abbia sprecato tempo a buttarlo nel cassonetto, quindi ecco qui ciò che la mia mente malata ha immaginato...
Buona lettura.




Quel pomeriggio, negli spogliatoi della squadra, osservando Scott dolorante sdraiato sulla panca, Stiles capì con certezza che per la prima volta nella sua vita non poteva raccontare quella storia all'amico.
Ogni suo segreto, sogno o figuraccia l'aveva sempre condivise con Scott, a volte stordendolo per le troppe parole, ma in quell'occasione non poteva menzionare nulla sull'accaduto.
Per quanto ci avesse provato, non riusciva a trovare il modo di accennare alla sera prima, soprattutto dopo che il licantropo gli aveva raccontato d'aver affrontato il branco di Derek e di essere stato ferito proprio dall'alpha.
Era tutta la mattina che il ragazzo si contorceva dal dolore sui banchi di scuola. Stiles gli aveva domandato perché non fosse rimasto a casa e l'altro aveva spiegato che sua madre infermiera si sarebbe insospettita, meglio soffrire dove nessuno lo notava, tranne il coach.
Proprio in quel momento l'allenatore urlò ai due ragazzi che ancora si attardavano negli spogliatoi, facendo sobbalzare Stiles che quel giorno aveva i nervi a fior di pelle.
"Signorine volete che vi porti del thè con i biscotti? Vi date una mossa?"
Scott si alzò a sedere sulla panca, con non poca fatica, e si giustificò: "Non sto bene, questo è il certificato del mio medico.", e passò un foglietto firmato dal suo datore di lavoro che non era proprio un medico per persone, ma nel caso di Scott si poteva fare un'eccezione se solo si fosse saputa la sua vera natura.
L'uomo lo lesse: "Stai scherzando? Questo è firmato da un veterinario. Il tuo medico è un veterinario? E che cavolo hai? I vermi?", domandò infastidito aumentando il tono di voce ad ogni domanda.
I due non proferirono parola e si limitarono ad attendere qualche riprovero.
"Voglio solo sapere se puoi partecipare agli allenamenti?", si era accorto che il ragazzo non fingeva, si teneva lo stomaco, ma non sospettò assolutamente ad una ferita causata dagli artigli di una belva e in particolare di un licantropo.
Di norma la ferita si sarebbe dovuta rimarginare in poco, solo che in quel caso si trattava della ferita di un alpha e avrebbe impiegato molto più tempo.
"Ok, almeno vieni ad osservare le tattiche di gioco. E tu Stiliski cos'hai le pulci?", lo rimproverò facendolo sobbalzare nuovamente, la testa da tutt'altra parte.
"No.", rispose d'istinto ingenuamente.
"Allora, muoviti a raggiungere gli altri. Dieci giri di campo in più per il ritardo. Muoversi, muoversi, muoversi!", l'incitò, annoiato dalle stranezze di quei due.
Stiles s'infilò il resto delle protezioni e raggiunse i compagni in campo, consapevole che quel giorno aveva a malapena messo cinque parole una dietro l'altra. Se suo padre l'avesse sentito parlare così poco, l'avrebbe di certo portato al pronto soccorso sospettando una commozione celebrale, visto anche il bernoccolo sulla fronte.
Di tutte le cose che voleva dire a Scott sulla sera precedente non poteva raccontarne mezza. Scott si sarebbe infuriato con Derek ancora di più e stranamente lui non voleva che ciò accadesse. Tutta quella situazione lo metteva a disagio, l'amico era stato attaccato dopo che Derek Hale l'aveva colpito e fatto buttare in un cassonetto dell'immondizia o era stata Erica a metterlo lì. Lui sperava che fosse andata nel secondo modo, poteva accettare la testata di Derek, ma non che proprio lui l'avesse trattato come un sacchetto della spazzatura.
Iniziò a correre in tondo lungo il perimetro del campo seguendo il resto della squadra, rendendosi conto degli assurdi ragionamenti che stava facendo.
Notò l'amico issarsi a fatica sulle gradinate per il pubblico, da lì poteva osservare tutte le azioni di gioco, sperava che non notasse che aveva la testa da un'altra parte, finora era stato troppo occupato con il dolore e non s'era accorto dei silenzi di Stiles.
Decise di concentrarsi sul gioco e stranamente quel giorno dimostrò di essere piuttosto bravo, tanto che l'allenatore l'inserì di nuovo tra i titolari. Stiles felice della notizia, alzò il viso verso l'amico, certo che con il suo udito da licantropo avesse sentito tutto, ma lo scoprì a guardare verso il fitto di alcuni alberi. Anche lui si girò a guardare nella stessa direzione e lì notò, quei due rubini fissi sul campo e non su Scott.
Ad un tratto tutto quello che aveva nascosto all'amico e anche a se stesso tornò a tormentare la sua mente.
Ogni singolo attimo del tempo passato con Derek la sera precedente sembrava accadere di nuovo davanti ai suoi occhi.



Stiles si risvegliò su di un comodo materasso con due occhi rossi che lo puntavano e il ringhio di un lupo nelle orecchie. Per poco non gli venne un infarto, poi riconobbe Derek che come sempre aveva il suo modo di fare minaccioso riservato esclusivamente a Stiles e a nessun altro.
"Ti rendi conto di quanto parli, pure nel sonno?", domandò il licantropo infastidito, mentre ritornava alla sua forma normale.
Stiles lo guardò, oramai aveva fatto il callo ai suoi modi rudi e aggressivi ed essere stato rapito da uno dei suoi fedeli cagnolini non lo meravigliava così tanto.
Iniziò a pensare ai vari motivi per la quale Erica l'avesse portato dall'alpha e in questo caso non c'era una spiegazione logica. L'unico sospetto era che lo volesse usare per convincere Scott ad entrare nel branco, sempre meglio che andare in giro a mordere giovani con problemi, ma immaginò che fosse più facile prendere Allison per convincere il ragazzo e quindi, cosa voleva da lui?
"Allora, questa volta non mi sbatti contro il muro o la porta? Mi aspettavo il solito saluto. Un letto non mi pare adatto alle tue minacce.", lo interrogò come se gli dispiacesse quella nuova situazione.
Derek l'osservò, era certo che a questo punto si fosse abituato ai maltrattamenti fisici che gli riservava ad ogni loro incontro.
Stiles era il tipo di ragazzino che aveva paura della sua stessa ombra, ma quando la situazione lo richiedeva diventava più coraggioso di tutti e per un umano che viveva a contatto con dei mannari, era la dimostrazione di quanto valesse davvero. La paura lo rendeva solo più prudente e tatticamente più attento, non lo fermava e l'adrenalina accelerava i suoi ragionamenti e purtroppo anche la sua parlantina.
"Se ci tieni tanto ti posso usare come batti tappeti.", era una battuta, ma il licantropo non lo dava a vedere dall'espressione impassibile del viso.
"No, no... Passiamo direttamente alle minacce, ho da fare dopo.", non era vero, ma meglio lasciar credere all'altro che qualcuno lo stesse aspettando.
Era strano, di solito Derek si presentava di persona e non andava in giro a rapire le persone, tanto meno il figlio dello sceriffo, questa volta invece, vuoi per dimostrare il suo potere sul branco, vuoi per mettere in atto qualche perverso piano, Stiles era stato portato in una camera da letto di un appartamento abbandonato ai confini della città. Il ragazzo aveva riconosciuto un'insegna al di là della finestra sporca, c'erano buone possibilità che fosse l'attuale nascondiglio di Isaac.
Stiles si sistemo seduto sul bordo del letto con la testa che per il movimento gli doleva, Erica gli aveva causato un bernoccolo pulsante sulla fronte sinistra, per non parlare dei danni alla macchina, lui non ricordava neanche come avesse fatto per quant'era stata veloce. Invidiava la forza e la velocità dei licantropi, ma non le desiderava.
L'uomo prese una sedia e si mise comodo di fronte al ragazzo che era ancora più sospettoso per tutta la situazione.
"Cosa vuoi Derek?", aveva bisogno di saperlo il prima possibile o le sue cellule grigie avrebbero elaborato scenari terrificanti nella sua mente. Meglio togliersi subito il dente.
L'altro tirò fuori il suo sorriso/ghigno migliore: "Io? Niente."
La risposta non piacque a Stiles, preferiva di gran lunga le minacce.
"Non ti ho fatto portare qui da Erica per...", venne interrotto.
"Erica, il tuo nuovo barboncino. Isaac cos'è? Un bassotto. E tu? Il lupo. Proprio un branco ben assortito, complimenti.", sapeva che prima o poi la sua boccaccia l'avrebbe fatto uccidere, ma quand'era nervoso non riusciva a trattenere la lingua.
Un luccichio rosso sangue apparve negli occhi del licantropo, infastidito da quella battuta e dall'essere stato interrotto, ma in fondo era per quel motivo che aveva fatto prelevare Stiles, era perfetto per il suo piano. L'umano aveva coraggio, anche quando tutto era contro di lui, anche in quel momento, da solo con un alpha che poteva ucciderlo con una zampata.
"Sta zitto o ti farò fare la fine di un gattino in mezzo ai lupi!", gli sussurrò minaccioso piegandosi in avanti e appoggiando i gomiti sulle cosce muscolose.
Stiles si limitò a fissarlo dritto negli occhi, voleva guardare altrove, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi rossi che spesso l'avevano tenuto sveglio la notte.
Ricaccio quel pensiero in fondo alla sua mente, non doveva venire a galla mentre era in presenza di Derek o l'altro l'avrebbe certamente intuito e spellato vivo.
"A bene, minacce finalmente.", constatò.
Derek poteva sentire la tensione nel corpo del ragazzo salire e farlo sudare. Aveva un odore forte, ma non ben definito a causa della giovane età.
"Se hai finito?", domandò con il chiaro intendo di farlo stare zitto: "Ti ho fatto portare qui perché ho un'offerta per te."
Stiles notò che il suo tono di voce era diventato più gentile, quasi caldo e avvolgente.
"Il mio branco sarebbe completo ora con Boyd, però mi sono reso conto che si tratta solo di un gruppo di ragazzini senza fegato. Certo, ora che sono licantropi si sentono invincibili con la loro forza e le loro nuove capacità, ma la verità è che ci vorrà tempo per farli diventare più bravi e forti. Nel frattempo, io ho bisogno di un braccio destro, qualcuno che sa gestire le situazioni nel modo giusto visto che i cacciatori ci hanno dichiarato guerra."
Stiles non riuscì a trattenersi dal parlare: "Tu vuoi Scott."
L'uomo lo guardò quasi divertito muovendo la testa: "A volte sei davvero un idiota. Non voglio Scott, voglio te!"
L'altro spalancò la bocca, ciò significava una sola cosa, Derek voleva trasformarlo.
"Tu sei pazzo!", fece per alzarsi e andare via, ma venne spinto sul letto, le mani del lupo a bloccare il suo corpo contro il materasso e il peso a gravargli addosso.
"Dove credi di andare? Forse non ti è chiaro, stasera lascerai questa stanza solo in uno di questi due modi, da licantropo...", contò alzando l'indice e poi il medio davanti ai suoi occhi: "O morto."
Stiles rimase paralizzato sotto il peso dell'uomo, ma la sua mente iniziò ad elaborare la situazione velocemente e a mettere tutto in parole: "Sapevo che stavi dando i numeri, ma ora la cosa è preoccupante.", sostenne quasi candido nel tono.
"Ascolta bene, perché non lo ripeterò di nuovo.", si sollevò con il busto per dargli un po' di respiro: "Vivi in mezzo a creature potenti, come il più mediocre degli uomini e non hai mai desiderato di diventare uno di noi? Guardami, e poi guardati. Davvero vuoi vivere in questo involucro di carne delicata e ossa fragile, quando puoi avere un corpo così."
Derek prese la mano di Stiles e la posò sul suo petto muscoloso per dimostrargli la differenza, il ragazzo arrossì sentendo quella consistenza calda e rigida coperta dalla maglietta. La mano era sparita sotto al giubbotto aperto di pelle e lui ebbe il tempo di avvertire quelle sensazioni tattili, prima ancora di vedere dove la mano era stata posata. Sentì anche il battito del cuore dell'uomo che lo stordiva o era il suo a rimbalzargli nelle orecchie.
Scostò la mano velocemente, sperando che l'alpha non avesse notato il suo disagio.
"Hai visto quanto forte e desiderato sia diventato Scott? Per quanti sforzi farai nella tua misera esistenza, resterai sempre un qualunque essere umano. Ti calpesteranno perché sei debole e non ci sarà Scott a difenderti, vedranno in te solo ciò che gli farà più comodo, mai ciò che sei veramente. Potrai migliorati, sei già migliore di tanti, ma non basterà mai nella vita. Allora perché non ti fai furbo e ti lasci trasformare. Nulla ti farà più del male, sarai perfetto e desiderato anche dalla tua adorata Lydia. Immagina cosa puoi fare con il fascino da licantropo...", l'altro lo interruppe.
"Mi pare che tu stia dimenticando la parte che riguarda la luna piena e il bisogno di nutrirsi di simil maiale.(*)", sostenne con quell'aria di sfida innocua.
"Conosci meglio di tutti gli effetti della luna piena, li hai visti su Scott, non serve che te li ricordi. Allora non ti piacerebbe?", chiese con aria affascinante che in Derek era naturale: "Un singolo morso e avrai il mondo ai tuoi piedi."
Stiles si sentiva mancare, non per l'idea di essere addentato come una bistecca, ma perché l'altro stava parlando in modo sensuale, mentre il corpo era ancora a cavalcioni su quello esile del ragazzo. Era una posizione intima e completamente sottomessa.
"E tu avrai il tuo nuovo beta nel branco che ti renderà più potente, vero?"
"Diciamo che è uno scambio equo per ciò di cui ti faccio dono."
"No. Non è uno scambio equo. Non diventerò un licantropo per farti felice. Non sarò un altro dei tuoi cagnolini.", di agitó nel tentativo di scrollarselo di dosso.
"Eppure tu desideri questo corpo.", riprese la mano dell'altro e la poggiò contro il suo petto.
"Non desidero avere un corpo come il tuo. È inutile che insisti.", fece per togliere la mano, ma l'altro la tenne ferma contro il battito accelerato del suo cuore.
"Intendevo dire che puoi avere il mio di corpo!", disse provocatorio.
Stiles avvampò.
"Oh... gattino mio, davvero credevi di potermi nascondere l'eccitazione che provi nei miei confronti. L'annuserei a chilometri di distanza. Perché credi che ti sbatta contro i muri in continuazione? Rispondi.", domandò, quasi gentile.
Stiles riuscì a non farsi venire un attacco d'ansia e mise insieme una frase logica: "Non saprei... Perché sei un sadico."
L'uomo rise: "La verità è che sei troppo giovane per poterti toccare in altro modo. Ogni volta che ti vedo, non desidero altro se non farti cose... È così frustrante e divento aggressivo, ma se tu fossi un mannaro sarebbe più naturale e meno pericoloso per la tua incolumità, tendo a perdere il controllo con te."
Stiles era certo d'aver smesso di respirare da un minuto circa, ma per quando si sforzasse non riusciva a riprendersi dallo shock iniziale. Osservava Derek e i suoi occhi rossi, erano spaventosi, eppure quando li sognava, non facevano così paura anzì erano eccitanti come le sue labbra e le sue mani, per non parlare del resto del suo corpo. Quante volte aveva sognato di fare sesso con lui? Tante, troppe volte e ogni volta si era risvegliato affannato, sudato e soprattutto eccitato. Sapeva di agitarsi tanto nel sonno, quando Morfeo lo tormentava con quelle immagini della sua ossessione prediletta, però non sapeva di parlare anche. Solo pochi minuti prima stava proprio sognando l'alpha e ora sospettava che l'intuizione di Derek sul suo desiderio più nascosto venisse proprio dalle sue parole involontarie.
Prese un po' di coraggio: "Ti sbagli, io sono etero. Non mi piaci!"
"Bugia.", sostenne divertito l'altro, prima di calarsi sulle labbra del ragazzo e baciarle con dolcezza ottenendo un lieve lamento di contrarietà.
Stiles l'aveva visto scendere sulla sua bocca, aveva avvertito quella sensazione umida, calda e piacevole muoversi solo sul labbro inferiore, forse perché la sua bocca era spalancata dallo sconcerto come al solito, eppure il licantropo non ne aveva approfittato tornando a tirarsi su con il busto e a fissare il ragazzo.
"Allora?", domandò giocoso sostituendo i suoi occhi rossi con quelli verde chiaro che Stiles trovava incantevoli.
"Io non so... cosa... quale era la domanda?", chiese senza riuscire a ricordare perché era lì.
"Un morso per tutto questo.", rispose divertito e affascinante come solo lui sapeva esserlo.
Stiles si riprese alla parola morso, per quanto desiderasse tanto tutto quello -escludendo i cacciatori e via dicendo- l'idea di essere trasformato gli faceva ribrezzo.
Era stato già tentato da Peter Hale e si era rifiutato, chiedendosi per molto tempo se fosse stata la scelta giusta, per poi convincersene e ora un altro Hale lo stava tentando in modo molto più convincente.
Scattò spingendolo via e sentendo la sua mano sfilarsi subito dopo da quel punto piacevole: "No!"
Derek si era lasciato allontanare cadendo sulla sedia dietro di lui.
"Sicuro? Dovrei ricordarti che l'altro modo per lasciare questa stanza è da morto.", affermò.
Stiles venne attraversato da un brivido di puro terrore, ma non intendeva diventare la marionetta di un licantropo con chiare turbe psichiche, la morte non doveva essere peggio.
Però, lui non voleva morire.
Una lacrima si affacciò all'angolo dell'occhio destro e Derek la notò e aspettò che l'altro trovasse il coraggio di parlare.
Stiles era seduto sul bordo del letto con lo sguardo basso e tremante: "Non voglio diventare un licantropo. Non voglio dover passare ogni giorno della mia vita a sopravvivere a tutto ciò che ne seguirebbe. Derek...", alzò il viso: "Uccidimi pure, magari così potrò rivedere mia madre, in fondo non è così brutto."
Sorrise, Stiles chiedeva di essere ucciso e sorrideva.
Derek non sopportava più tutto ciò, si trasformò solo con gli occhi e i canini: "Testardo di un gattino!", scattò verso il ragazzo.
Stiles ebbe solo il tempo di vedere le zanne bianche che si aprivano mentre venivano verso di lui. Era arrivata la fine, l'altro l'avrebbe sbranato.
Degna fine per un gattino che giocava coi lupi.
Seguì un dolore lancinante e il buio.
Stiles si svegliò dolorante in un luogo buio e puzzolente, l'inferno.
Notò una luce e alzò le braccia di scatto per avvicinarsi ad essa, prima di rendersene conto spalancò il bidone dell'immondizia, restando sorpreso d'essere vivo.



Gli allenamenti erano terminati da un po' e Scott non era più tornato. Aveva seguito i due occhi rossi che spiavano da dietro gli alberi per chiedere spiegazioni a Derek e ora, dopo che Stiles e si era fatto la doccia e si era rivestito, si sentiva solo negli spogliatoi.
Danny si era offerto di riaccompagnarlo a casa, ma c'era il rischio che Derek lo vedesse come un rivale, conosceva bene dei suoi gusti in fatto di uomini, quindi l'aveva ringraziato e lasciato andare via. Doveva aspettare Scott per il passaggio a casa, visti i danni alla macchina provacati da Erica.
Scott telefonò e gli spiegò che era dovuto andare via, recuperando velocemente l'auto nel parcheggio, a causa di un'emergenza.
"Hai parlato con lui?", era l'unica cosa che desiderava sapere.
"No, troppo veloce e io in queste condizioni non riesco a seguirlo. Ci vediamo domani, hai qualcuno che ti dia un passaggio?"
"Sì, tranquillo.", mentì, voleva restare solo con i suoi pensieri.
Lasciò la struttura a piedi per raggiungere la fermata del autobus e come capitava nei peggiori film di serie B iniziò a piovere a dirotto.
Raggiunse la fermata zuppo dalla testa ai piedi, forse solo il contenuto del borsone era intatto, e il sospetto che l'ultimo autobus fosse già passato serpeggiava nella sua mente.
Stiles fece il punto della situazione, era stato minacciato, molestato, baciato, colpito due volte, gettato via, stalkerato e a questo punto sospettava che anche la pioggia fosse colpa di Derek Hale e tutto in ventiquattro ore, di certo la batteria scarica del cellulare non era colpa dell'uomo, ma l'incluse nella lista.
Se la sera prima stava per morire ora invece era certo che sarebbe morto di freddo e abbandonato da tutti. Mentre si preparava a mettersi in marcia verso casa, un'auto molto famigliare gli si parò davanti e il finestrino si aprì.
"Serve un passaggio?", chiese Derek quasi divertito d'aver trovato la sua vittima preferita sola e in difficoltà.
"No, faccio due passi. È una serata così bella.", rispose risoluto, mentre si incamminava verso casa. "Ti ammalerai così.", affermò dall'auto l'uomo, mentre seguiva lentamente il ragazzo testardo.
"Gli umani si ammalano se non lo sai, è normale.", dichiarò allungando il passo.
"Lo so. Solo che non lo fanno come dei completi idioti. Sali. Prometto di comportarmi bene.", affermò serio.
"Comportarti bene? Mi hai dato una testata e buttato in un cassonetto dell'immondizia. Sparisci per favore!", pretese esasperato.
"Non ti ho messo io lì. Punirò Erica per questo, credo sia gelosa di te. Deve averlo capito."
Stiles si sentì sollevato dal fatto che non era stato Derek a gettarlo tra la spazzatura e fu istintivo chiedere: "Capito cosa?"
Si erano fermati entrambi per guardarsi.
"Che mi piaci.", affermò decisamente a disagio.
Stiles non capì più nulla, sapeva di essere gelato e sapeva che all'interno dell'auto avrebbe trovato tutto il calore di cui necessitava, un po' di quel calore gli stava già scaldando il cuore.
Si guardò intorno dopo un breve istante d'esitazione e sali.
Fece per mettere la borsa sui sedili posteriori, ma l'altro l'ammonì: "Attento ai sedile."
"Dovresti preoccuparti di questo sedile, la borsa non è molto bagnata, io sì."
L'altro sorrise, Stiles per un attimo temette d'aver fatto un'allusione.
"Mi preoccupavo per le pizze non per i sedili. A te piace la pizza?"
"Pizza?", solo in quell'istante avvertì il profumo famigliare di mozzarella fusa e salsiccia e il suo stomaco protestò per la fame.
"Ma voi licantropi non mangiate solo cacciagione fresca?", l'altro gli lanciò un'occhiata severa, ma poi sorrise e partí a tutta velocità.
Stiles si ritrovò ad impattare contro il sedile per l'accelerazione improvvisa.
"Metti la cintura o ti farai male."
"Sono in auto con un licantropo fuori di... Ehm... A questo punto non ho paura di farmi male.", si trattenne dall'offenderlo, notando che Derek spostava l'attenzione dalla strada bagnata a lui un po' infastidito e un po' ghignante.
L'auto correva sull'asfalto bagnato e il ragazzo aveva la sensazione di sbandare, ma l'altro sembrava sicuro di ciò che faceva ed evitò di commentare.
In un attimo di lucidità ricordò Scott e la sua ferita e si domandò quanto stupido fosse stato a salire in auto insieme all'alpha.
"Smettila.", disse l'uomo.
"Ah... Di fare cosa?", non capiva.
"Di pensare. Sento le rotelline del tuo cervello girare. Smettila e impara a seguire l'istinto senza preoccuparti delle scelte che hai già fatto, oramai non puoi fare più nulla per cambiarle."
"Scelte? Io non ho fatto nessuna scelta....", stava fissando la faccia di profilo di Derek.
L'uomo si voltò a guardarlo: "Sì. Sei salito in auto, questa è una scelta molto importante.", asserì.
"Senti, ti è chiaro che non sono salito in auto perché ho cambiato idea sul morso?"
"Sì, mi è chiaro. Niente morso."
Stiles guardò davanti a sè incapace di sostenere lo sguardo divertito dell'altro, che tornò a guardare la strada subito dopo. "Ehi, questa non è la strada per casa mia. Dove mi stai portando?", chiese allarmato.
"Stiamo andando al mio appartamento."
"Perché?", iniziava ad avere paura.
"Le vuoi le pizze? Sì o no?"
Stiles evito di rispondere, l'idea che le pizze fossero solo un antipasto per il suo branco e lui la portata principale si fece strada nella sua mente.
"Sento di nuovo le rotelle fare baccano nella tua testa. Smettila.", era divertito dalla situazione.
"Sai che se mi succede qualcosa, mio padre, lo sceriffo, ti darà la caccia.", l'altro non rispose: "Cavolo, ti arresterebbe e butterebbe via le chiavi della cella solo per come guidi."
Stiles si lasciò scivolare sul sedile abbattuto, troppo stanco per cercare di capire le intenzioni dell'uomo.
Arrivarono davanti ad un gruppo di casette abitate soprattutto nei periodi estivi e molto vicine alla foresta, il luogo ideale per uno come l'alpha.
La pioggia batteva e Derek in un lampo prese le pizze e la borsa, e tanto rapidamente aprì la porta di casa. Stiles invece aveva più l'atteggiamento di un agnello che si dirigeva al macello, fece il breve tragitto con la stessa velocità di un bradipo.
"Entra.", lo invitò dopo aver posato le chiavi, le pizze e la borsa in diversi punti del salotto caldo ed accogliente che si presentò davanti a lui.
"Va' a farti una doccia calda o ti verrà una polmonite. Il bagno è in fondo sulla destra.", disse premuroso l'uomo, mentre tirava fuori da una mensola della cucina tovaglioli e da un'altra due piatti.
Stiles eseguì i consigli di Derek, che tanto consigli non erano, era certo che l'avrebbe spinto sotto la doccia a forza piuttosto che vederlo sgocciolare e rabbrividire nel mezzo del suo salotto.
Afferrò la borsa chiedendosi se ci fosse qualcosa di asciutto e pulito all'interno e si diresse in bagno.
Si chiuse la porta alle spalle posando la borsa sul pavimento. Aveva le mani gelate e non provò neanche a chiudere la porta a chiave o ad aprire il borsone. Si spogliò e infilò sotto al getto caldo alla velocità della luce. Si beò di quella sensazione piacevole dell'acqua che risvegliava la sua pelle infreddolita.
Sapeva che fuori di lì c'era un lupo pronto a divorarlo, ma in fondo si sentiva bene e meno spaventato di quando immaginasse ci si potesse sentire nell'abitazione di un licantropo.
Chiuse gli occhi lasciandosi ripulire dal bagnoschiuma che aveva usato, rubandolo all'alpha. Restò così a lungo, si scosse solo quando sentì la porta chiudersi. Si affacciò da dietro al vetro semitrasparente e non vide nessuno, sospettò che Derek stesse girando per casa, ma non pensò minimamente che si mettesse spiarlo sotto la doccia. Ritornò per un altro minuto sotto il getto, solo il brontoliò del suo stomaco lo tirò fuori da lì.
Si asciugò e nel momento in cui cerco i vestiti e la borsa si accorse che erano svaniti. Si guardò intorno nel panico, non voleva farsi vedere da Derek con indosso solo un misero asciugamano.
Notò un mucchietto ordinato di vestiti su una mensola e capì che erano per lui. Si infilò i boxer blu scuri, i pantaloni di un pigiama anch'esso blu e a righe più chiare e più scure, i calzini di spugna e la maglia di cotone felpato celeste.
Non trovò pantofole, ma dubitava che l'altro ne facesse uso, i calzini però lo isolavano bene dal pavimento.
Quando uscì vide l'uomo che girava i canali televisivi in cerca di qualcosa da vedere.
"Film o partita?", chiese dopo aver guardato se Stiles avesse indossato ciò che gli aveva portato.
"Ehm... Film. Grazie per i vestiti.", disse incerto su come dovesse comportarsi.
"Prego. I tuoi sono in lavatrice con la divisa della squadra, tra un paio d'ore saranno lavati e asciutti. Siediti, inizia a cenare.", disse continuando a fissare lo schermo.
Stiles voleva quasi piangere per tanta premura. Era da quando sua madre non c'era più che nessuno era così premuroso con lui, no che suo padre non ci provasse, ma era il tipo d'uomo che voleva preparare al meglio il figlio alle difficoltà della vita, non gli avrebbe fatto il bucato o apparecchiata la tavola dopo la pessima giornata come quella, visto che era anche di turno quella sera.
Stiles non gliene faceva una colpa, ma gli mancavano certe piccole accortezze che si facevano per affetto, non per dovere paterno.
Prese posto sul divano e aprì i cartoni delle due pizze posati sul tavolinetto davanti alla televisione. Derek lo raggiunse quasi subito, sistemandosi sull'altro lato del divano ad un posto di distanza dal ragazzo e notando la sua felicità nel vedere la pizza. Conosceva i suoi gusti, l'aveva osservato abbastanza da sapere che più roba c'era sulla pizza meglio era.
Stiles gli mise due fette nel piatto e glielo passo, lui ricambio offrendogli una birra appena aperta che l'altro guardò con diffidenza.
"Prendi. Tranquillo, non ho intenzione di andare a raccontare allo sceriffo che ti ho fatto bere... O hai paura che ti faccia ubriacare e che mi approfitti di te?", disse sornione.
Stiles arrossì e l'altro lo trovò tenero ed eccitante, era certo che con una birra le sue guance sarebberò state più rosse e il suo colpo più caldo e disinvolto, non che avesse intenzione di testarlo, ma era curioso.
Il ragazzo prese la birra, non era la prima volta che beveva, perciò era consapevole degli effetti che aveva sul suo corpo ed erano tutti negativi dal quarto sorso in poi, ma non voleva sentirsi un ragazzino agli occhi dell'uomo, l'errore più comune che tutti i diciassettenni commettevano. Diede una prima sorseggiata con aria di sfida, avrebbe bevuto il resto dopo molta pizza.
Derek sorrise divertito, accomodandosi meglio sul divano, mentre il film iniziava.
"Spero che vada bene? Non mi andava uno di quei polpettoni storici o tratti da qualche libro.", ammise guardando verso il televisore che il ragazzo non poteva minimamente aspettarsi di vedere nel salotto di casa propria, troppo costoso.
Quando riconobbe la sigla della Marvel emise un gridolino eccitato che si intensificò quando capì che era il secondo "The avengers ", quello mai visto al cinema per colpa del tempo perso a preoccuparsi di gente uccisa, luna piena e mostri vari.
Non aveva avuto tempo di andare al cinema né con Scott e nè con suo padre, quindi poterlo vedere su un televisore come quello lo faceva sorridere come un bambino a Disneyland.
Era la serata perfetta pensò: pizza, birra, pigiama, divano, film Marvel e mancava solo Lydia, al suo posto Derek che iniziava a farlo sentire rilassato e coccolato... amato.
A quel pensiero si rese conto di dover rivedere i suoi livelli di inibizione legati alla birra, non più quattro sorsi, ma uno da evitare assolutamente per non finire nelle grinfie di ragazzi supersexy come Derek. Lasciò la birra sul tavolinetto l'avrebbe finita dopo tanta pizza.
Iniziarono a guardare il film in silenzio mangiando e bevendo, anzì a bere fu inizialmente solo Derek, dopo un po' Stiles iniziò a spiegare e raccontare tutto quello che c'era da sapere sui personaggi del film e per una volta l'uomo non desiderava zittirlo strangolandolo, trovava piacevole la sua voce. Stiles spiegò che i suoi personaggi preferiti erano i cattivi: "Non sai mai cosa aspettarti da loro, magari una attimo prima sono il male estremo e l'attimo dopo si sacrificato per il fratello amato. Non sono prevedibili e non è scontato che sopravvivano o muoiano a fine film. Poi hanno quel modo di fare misterioso...", l'altro lo interruppe, praticamente lo stava descrivendo e la cosa era divertente.
"Ma tu non eri quello che detestava le creature oscure come me?"
Solo a quel punto il ragazzo capì che stava descrivendo dei personaggi della notte, mentre ne aveva uno al suo fianco che gli lanciava occhiate seducenti.
"Scusa, volevo dire... volevo solo spiegare come vedo alcuni personaggi...", cercò di giustificare la sua passione per gli anti eroi.
"Ho capito. Ti piacciono i cattivi ragazzi.", lo provocò.
"No, solo i cattivi dei film, non i lupi mannari che feriscono il mio migliore amico.", disse forse trasportato dal fatto che aveva bevuto quasi tutta la sua birra, nel tentativo di prendere tempo per trovare una giustificazione alla sua passione.
L'alpha si rabbuiò, non si aspettava quelle parole così all'improvviso, ma ciò che aveva fatto a Scott aveva reso Stiles più prudente nei suoi confronti.
"È una cosa tra licantropi, non capiresti. Hai solo visto il tuo amico ferito, dovevi vederlo quando combatteva, il lupo in lui godeva della lotta.", asserì guardando fisso lo schermo.
"E il lupo in te?", chiese.
"Lui gode per cose più piacevoli."
Stiles osservò l'uomo. Aveva i piedi poggiati sul bordo del tavolo, era senza scarpe da quando lui era uscito dal bagno, indossava una maglia leggera e a maniche lunghe e dei jeans neri. Notò anche i muscoli perfetti che non riuscivano a nascondersi sotto la maglia.
"Come in questo momento, lui gode a sentire i tuoi occhi su di me."
Stiles, non sapeva cosa dire o pensare, arrossì nuovamente e questa volta si sentì anche avvampare per colpa dell'alcool. Derek decise che era arrivato il momento, afferrò il braccio del ragazzo e l'attirò a sè, facendolo accomodare contro il suo fianco e passando il braccio sulla spalla, lo tennè stretto.
Il ragazzo, con la guancia, toccò il suo petto e prima di tentare di allontanarsi da quel corpo caldo e comodo si sentì abbracciare in modo molto dolce. Cercò di non gravare con il peso sul corpo del licantropo per allontanare quel senso di intimità che il semplice stare in quel punto gli dava, ma alla fine cedette solo per colpa della fatica che gli costava tentare di sollevare la testa e la posò comodamente sul petto.
Non c'era nulla di malizioso in quell'abbraccio, infatti Derek stava guardando di nuovo il film e anche l'altro decise di fare lo stesso. Aveva persino dimenticato le mani chiuse a pugno innaturalmente contro il fianco dell'altro, non sapendo dove appoggiarle. Ci pensò Derek a sistemarle nella maniera più comoda, con la mano libera tirò la destra di Stiles giocherellandoci un po' con le dita e la posò sul suo fianco opposto, per poi prendere l'altra e stringerla nella propria intrecciando le dita, avrebbe preferito che il ragazzo la facesse scivolare dietro alla schiena e gli circondasse la vita, ma era già tanto vederlo rilassarsi contro il suo fianco.
Guardarono tutto il film compresi i titoli di coda e la scena dopo di essi, poi Derek si spostò per prendere il telecomando lasciando la spalla di Stiles e liberandosi dall'intreccio di dita, l'altro iniziò a sentirsi a disagio, potendolo guardare direttamente in faccia. Neanche il tempo di cambiare canale e mettere i risultati di alcune partite che l'altro era già schizzato in piedi.
"Dovrei andare, è tardi. Credo che i vestiti siano già asciutti, ho sentito il suono della lava-asciuga.", era imbarazzato.
"I vestiti sono asciutti, ma le scarpe no. Vado a metterle nell'asciugatrice. Mettiti comodo, se vuoi, prendi qualcos'altro in frigo, c'è del gelato.", lo lasciò a guardarsi i calzini ai piedi.
Quando tornò, era ancora in piedi a rimurginare qualcosa.
"Cosa succede?"
Stiles si mordicchio le labbra per qualche secondo: "Dovrei davvero andare a casa, mio padre..."
Lo interruppe: "Ha il turno di notte. Puoi anche non rientrare. Ho lavato la tua divisa per la partita di domani sera, così non devi passare per casa domani mattina."
Stiles era rimasto a bocca aperta, non aveva messo in conto di restare a dormire da lui e soprattutto dove avrebbe dormito?
"Tutto a posto?", chiese gentile come non mai.
"Io... Derek, è tutto sbagliato. Noi due... Questo...", gesticolava animatamente: "Solo ieri sera volevi trasformarmi e uccidere Scott, e ora cosa stai facendo?"
Inclinò la testa a quella domanda, era da Stiles andare in paranoia per le cose semplici: "Volevo averti accanto e il fatto che non ti abbia trasformato è solo perché posso averti ugualmente accanto, se ci provo in modo diverso. Ti avrei invitato ad uscire, ma non volevo metterti in difficoltà con Scott finchè le cose non si saranno aggiustate. Siamo solo io e te adesso, niente branco, niente amici e niente sceriffo, perché non partiamo da questo e vediamo come va?", si avvicinò a Stiles lentamente per non spaventarlo.
La voce del licantropo era piacevole e i suoi occhi verdi stupendi, ma anche quelli rossi da alpha erano intriganti, pensò Stiles.
Ogni volta che lo vedeva apparire era un brivido di piacere, una scossa che partiva dalla parte bassa della colonna vertebrale e svegliava ogni senso del suo corpo, era come essere uno del branco e sentirsi più forte a contatto con l'alpha. Da una parte, farsi trasformare, era davvero la cosa più naturale che potesse fare, si sentiva già membro onorario tra i mannari, ma dall'altra lui era Stiles e delle sue paure ne faceva una forza, era sbagliato cercare di essere ciò che non era. Pensò che Derek avesse ragione a chiamarlo gattino, in mezzo a quella guerra tra creature notturne e cacciatori, lui stava nel mezzo tra il selvaggio e il domestico, ma era pur sempre un ragazzino dall'aspetto docile e riflessivo con tanta curiosità -troppa curiosità- appunto un gattino. E ora era con il lupo cattivo, si era spinto fin nella sua tana per la sua natura curiosa, il selvaggio l'attraeva, però restava sempre un docile animaletto agli occhi di una tale e maestosa creatura com'era Derek, che in quel momento gli stava accarezzando una guancia. Temette di fare le fusa a quel tocco, ma era piacevole quindi non si ritrasse.
"Vado a fare la doccia, la camera è in fondo a sinistra, puoi scegliere il lato del letto.", andò via.
Stiles si domandò se scappare a piedi nudi sotto al diluvio da un licantropo con i super-poteri fosse un'idea intelligente, si disse di no e andò verso la camera dopo aver buttato i cartoni e le bottiglie vuote ed aver messo nel lavello i piatti.
La camera era semplice come il resto dell'appartamento, l'osservò per qualche istante chiedendosi quanti ci avessero già dormito o fatto altro lì con Derek, era un pensiero che l'infastidiva.
Spense la luce e s'infilò sotto le coperte dal lato sinistro del letto, l'uomo lo raggiunse poco dopo vestendosi nella penombra della camera, per lui era facile con la sua vista che si adattava alla poca luce.
Quando finalmente lo sentì distendersi alle sue spalle e farsi vicino non seppè come prendere la situazione, in fondo ci era entrato spontaneamente in quel letto, fare storie per le braccia che lo stavano circondando non aveva senso.
Fingere di dormire con un mannaro che sentiva ogni battito del cuore era sciocco, visto soprattutto che il suo cuore aveva iniziato a battere più forte e più velocemente nel momento in cui Derek l'aveva fatto voltare.
La barba dura che si appoggiava sul suo collo lo fece trasalire e per un attimo, cercò d'allontanare il viso del licantropo, ma ottenè solo un mugolio contrariato, talmente dolce da far sciogliere le sue riserve.
Nel punto in cui la barba aveva irritato il suo collo iniziarono a posarsi baci lenti e terribilmente caldi che Stiles percepì come fiamme che accarezzavano la sua pelle.
D'istinto abbracciò l'uomo, di cui aveva tanto desiderato la morte in passato, e gli lascio campo libero sul collo, godendo di quel gioco di labbra, denti e pelle, la sua pelle.
Quando l'altro si ritrasse vide che aveva cambiato sembianze, le zanne facevano bella mostra dietro ad un sorriso divertito e soddisfatto e gli occhi rossi vagavano sul suo viso, nonostante la poca luce con quegli occhi poteva tranquillamente notare ogni neo, rossore e molecola di sudore sul viso del più giovane.
"A che ti servono gli occhi rossi?", domandò in difficoltà nel capire cosa stesse passando per la mente del licantropo.
"A guardarti meglio gattino mio.", sussurrò beffardo con la voce roca.
Per un attimo Stiles temette di porre l'altra domanda, gli pareva di essere finito in una fiaba dove lui sarebbe stato mangiato in un sol boccone alla fine, ma nelle ultime ore era nato un senso di fiducia nei confronti dell'altro che non credeva possibile.
"A che ti servono le zanne?", chiese agitato. "A divorarti meglio gattino mio.", si avventò sulle labbra di Stiles che riuscì solo a deglutire spaventato.
Anche se il bacio era stato improvviso e i canini in bella vista mettevano molta paura, per Stiles quello fu il bacio perfetto, lento e particolare. La sua lingua, dopo aver giocato con quella di Derek, aveva iniziato a giocare con i canini affilati, trovando la cosa terribilmente eccitante.
Continuarono così per molto tempo esplorando il corpo l'uno dell'altro con le mani, finchè Stiles, in forte difficoltà e imbarazzo, non decise che fosse troppo presto per sfilarsi il pigiama. Derek non insistette e dopo qualche minuto cadderò addormentati abbracciati.
Quella notte Stiles non si agitó nel sonno, però chiamò Derek un paio di volte ed ogni volta l'altro si svegliava e si assicurava che fosse l'umano a parlare -come al solito- pure nel sonno.
Derek aveva messo in conto d'essere lui quello strano nella loro relazione, vista la sua natura di mutaforma, ma come al solito Stilinksi aveva dimostrato di poter essere più strano e perciò adorabile ai suoi occhi. Era iniziato tutto con il tentativo di svegliarlo la mattina seguente.
"Papà ancora due minuti."
"Eh..."
E Derek si era sentito spingere giù dal letto, mentre tentava di svegliarlo a suon di baci sul collo.
Ci era voluta una buona mezz'ora per svegliarlo, cioè tirarlo fuori dal letto di peso, per poi vedere la sana e nutriente colazione che aveva preparato con premura venire rifiutata ed a essa venir preferita una merendina stracolma di grassi, colesterolo e conservanti. Fin qui Derek aveva sorvolato, ma quando aveva deciso d'accompagnare Stiles a scuola assicurandogli che nessuno li avrebbe visti insieme, gli era toccato assistere all'assurda scena di Stiles che si nascondeva praticamente sul tappetino della Camaro. Non aveva detto nulla, ma un po' quella situazione l'aveva fatto sentire a disagio. Voleva che il loro non fosse un segreto, perché alla fin dei conti lui si stava innamorando come chiunque altro, Scott doveva farsene una ragione una volta venuto a sapere della relazione.
Quella stessa sera, il licantropo era riuscito ad allontanare Stiles dalla partita, evitandogli di scendere in campo contro la montagna umana della squadra avversaria che stava decimando i loro giocatori, avrebbe voluto baciare il coach per averlo tenuto come riserva proprio per evitargli una brutta fine da titolare. Era entrato Boyd a risolvere la situazione, mentre i due innamorati si scambiavano baci accanto alle piscine, prima di venir attaccati dalla misteriosa creatura che terrorizzava la città di Beacon Hills.
Derek dovette fidarsi ciecamente di Stiles, mentre il suo corpo paralizzato dalla tossina del mostro scendeva sul fondo della piscina per poi venir salvato dal ragazzo, che aveva tenuto l'uomo a galla finchè stremato aveva ceduto e si era abbandonato a morte certa.
La fortuna aveva portato Scott da loro e si erano salvati dall'annegamento e dal mostro idrofobo.
Quel giorno la fiducia che Derek aveva dato a Stiles e viceversa, aveva portato i tre gruppi ad unirsi, la famiglia di cacciatori, il branco di Derek e il gruppo di Scott erano dalla stessa parte, anche lo sceriffo si era aggregato, stanco di non capire cosa stesse accadendo alla sua città.
Tutto ciò era accaduto in una settimana e in quella stessa settimana lo sceriffo Stilinksi aveva scoperto l'esistenza di strane creature e ciò già di per sé era sconvolgente, ma beccare suo figlio tra le braccia di un licantropo ex ricercato numero uno, sembrava assurdo, ma aveva accettato il tutto perché Stiles era visibilmente raggiante.
Una settimana, e Derek una sera, dopo cena accoccolato accanto a Stiles sul suo divano se n'era uscito con l'infelice battuta: "Dobbiamo provvedere alla tua verginità cronica."
Stiles per poco non era morto soffocato da un pop corn.
"Cosa?", disse tossendo mentre l'altro batteva una mano sulla sua schiena.
L'alpha con in viso l'aria più innocente che si potesse immaginare: "Sì, dobbiamo porre rimedio. Il branco ha fiutato che io e te non l'abbiamo ancora fatto. Sinceramente, non ci faccio una bella figura, visto che sono il capo."
"Fiutato? Come fa a fiutarlo? E soprattutto, come ti viene di in mente di dirmi una cosa del genere?", era agitato, mentre stava in piedi davanti al divano, muovendo animatamente le braccia.
"Si sono accorti che sono troppo teso e secondo loro dovrei fare sesso per tranquillizzarmi."
"E tu dai retta a ciò che ti dicono quei tre?", domandò sempre più nervoso.
"No, però sembra strano che io non ti abbia ancora sedotto nel modo giusto. I licantropi riescono a portarsi a letto chiunque se solo vogliono e se non lo fanno con il loro ragazzo allora significa che c'è qualcosa che non funziona nell'alpha. È visto come segno di debolezza."
"E cosa significa verginità cronica? Non dovevo dirti che non sono stato con nessuna e nessuno, visto che ora pretendi di mettere in chiaro che sono tuo con il branco.", stava urlando.
"Non pretendo niente, mi era solo venuta voglia di fare l'amore con te e volevo farti capire l'importanza che avrebbe anche con il branco. Loro avvertono ogni mio cambiamento d'umore e si sentono influenzati.", osservò Stiles fissarlo come se si fosse incantato, le sue adorabili labbra spalancate: "Cosa c'è?"
"Hai detto che vuoi fare l'amore, non sesso." Derek l'osservò, erano giorni che il suo ragazzo tentava di fargli dire qualche parolina da fidanzatini e sentire il termine "amore" l'aveva intenerito all'istante. Stiles si dimenticò tutta la discussione all'istante e si avvicinò a Derek con passo provocatorio. "Ripeti cosa vuoi fare."
L'alpha l'assecondò, non aspettava altro: "Voglio fare l'amore gattino mio."
Il gattino, quella sera, divenne lupo senza essere morso.




(*) simil maiale, è un termine che piaceva tanto a Dean in Supernatural, quindi poteva non piacere anche a me?!
Si riferisce alla carne umana.
NOTE DELL'AUTRICE
Scusate per il finale, niente sesso... lo so, sono una cattiva persona, ma non sono capace di chiudere le storie brevi.
Spero che lascerete una piccola recensione, ho qualche altra idea per questi due e mi farebberò comodi dei consigli.
Grazie per aver letto questa storia.
Un abbraccio, Francesca.
   
 
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