Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: FENICE94    10/05/2015    2 recensioni
Gli anni di Elsa trascorsi nel silenzio della sua stanza
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Elsa si era domandata molte volte perchè quel dono fosse toccato proprio a lei. Perchè qualcuno al di sopra di lei aveva deciso di distribuirele ciecamente quel fardello? C'erano milioni di persone che popolavano le terre abitate, molto più in là dei confini del fiordo di Arendelle, molto più in là delle numerose terre alle quali i suoi genitori avevano fatto visita per intrattenere rapporti con i sovrani stranieri. Eppure quell'unico, infingardo destino era sobbalzato solo sulle sue spalle. Nata con i poteri, nata diversa. Nessuno della famiglia reale si era mai degnato di spiegarle come avevano scoperto il suo dono: si erano limitati a dirle che era apparso con lei, il giorno stesso in cui era venuta al mondo, nella calda camera nuziale dei suoi genitori. Fuori nevicava, i camini delle case di Arendelle fumavano. Non c'era niente che non dovesse andare in quella nascita: lei era la principessa, la prima erede al trono. Tutto doveva essere perfetto: ma è proprio nel momento in cui si aspira alla perfezione che il male, la diversità, comincia a manifestarsi. Almeno così le avevano fatto credere per tutta la vita. La regina, sua madre, la guardava con un misto di sgomento e di compassione, Elsa sentiva il peso di quella colpa ad ogni sguardo. Celare. Domare. Sentiva ripetersi quegli imperativi nella testa come un monito ogni volta in cui il suo tenero cuore di bambina e poi di ragazza provava ad aspirare alla libertà. Il re suo padre invece non diceva nulla. Fingeva che tutto andasse bene. Le aveva regalato un paio di guanti per il suo compleanno e si era raccomandato che li usasse sempre, in ogni occasione in cui avrebbe messo il naso fuori dalla porta. Elsa si era limitata ad obbedire. Che possibilità aveva di replicare? Il senso di colpa e la paura la devastavano. Ma non era sempre stato così: c'era un tempo in cui lei e sua sorella Anna erano una cosa sola. Il suo potere non faceva paura alla piccola Anna, anzi! Lei la adorava: si sentiva protetta, al sicuro da ogni paura quando stavano insieme. Alcune volte veniva a svegliarla nel cuore della notte e la costringeva ad alzarsi per andare a giocare. Il grande salone delle feste diventava un luogo incantato. In quelle circostanze il potere di Elsa diventava magia. Poi un giorno accadde l'inenarrabile: Elsa colpì involontariamente Anna. Un colpo di ghiaccio, dritto sulla fronte. La piccola non riportò gravi conseguenze ma l'impatto fu devastante su Elsa. Da quel giorno iniziò il suo lungo esilio lontana dal mondo. La famiglia cercava di fare di tutto perchè Elsa imparasse a dominare i poteri. Avevano chiamato, di nascosto da Anna, i più potenti maghi della regione affinchè potessero insegnarle a dominarsi. Tutto sembrava vano: c'era grazia e bellezza nel dono di Elsa, ma anche terrore. Bisognava sapersi controllare e in questo nessuno riusciva ad avere la meglio. Chi aveva contatti con la giovane Elsa ne rimaneva atterrito tanto da far perdere la speranza a tutti di un suo possibile recupero. Passarono gli anni: non c'era possibilità di cambiare le cose ed Elsa ormai se ne era fatta una ragione. Passava le sue giornate chiusa in camera, rifiutando ogni contatto con il mondo. Anna la cercava moltissimo, soprattutto all'inizio e per Elsa era uno strazio doverla mandare via. Anna non ricordava più nulla: non ricordava più dei suoi poteri, dell'incidente di quella notte. L'avevano lasciata all'oscuro di tutto per proteggerla. Elsa era la responsabile e per questo motivo aveva accettato di piegarsi al comando dei suoi genitori. Era solo una bambina: spaventata, senza speranze. Che avrebbe potuto fare di fronte a quel mondo di adulti che la vedevano come un mostro? Nessuno osava pronunciare quella parola, ma lei sapeva benissimo che sarebbe presto diventata tale. La solitudine, l'emarginazione nella gabbia dorata della sua stanza erano solo l'inizio. Elsa, in quegli anni, aveva capito che la diversità non stava tanto nell'essere diversi in sè ma nel modo in cui gli altri la guardavano, in quello che volevano farle credere. Si è diversi solo se qualcuno tanto impaurito vuole farcelo credere e lei era troppo stanca e demoralizzata per cambiare le cose. La ragazza perfetta: doveva essere questo. Era l'erede al trono, la futura regina dal cuore di ghiaccio e dall'animo imperscrutabile. Non c'era alternativa per lei. Nè espiazione. nè salvezza. Una volta, prima dell'incidente, era arrivato a palazzo un sovrano di una terra lontana, veniva dall'oriente. Elsa e Anna erano corse al porto, di nascosto dai loro genitori, per vedere con i loro occhi. Arrivate alla piattaforma avevano visto scendere dalla nave il re con tutta la sua famiglia. Indossavano vestiti sgargianti e le guardie reali avevano strane livriere, con cappelli appuntiti. Ne avevano riso divertite. Il re e la regina di laggiù avevano dei bellissimi occhi a mandorla e anche i loro figli e le loro figlie erano così. Eppure, nella loro diversità erano apparsi così belli alle piccole principesse. Quella sera, durante il ricevimento avevano mangiato e bevuto tutti insieme e avevano giocato fino a tardi insieme con quei bambini di lontano. Non si capivano perchè parlavano lingue diverse, eppure il gioco e l'allegria scevra dai pregiudizi avevano dato un senso a quel divertimento. Elsa pensava spesso a quell'episodio spensierato: lo pensava quando era da sola, in camera sua, mentre leggeva romanzi di avventura, o libri di geografia, mentre si affacciava alla finestra e gurdava il fiordo, le rocce scoscese e il mare che si perdeva a vista d'occhio. Ma le sue mani senza guanti congelavano il legno al lieve tocco. Il suo potere cristallizzava ogni singolo sentimento, ogni emozione. A volte era ghiaccio, quando aveva paura. Altre volte era neve, quando era felice. C'erano piogge di fiocchi di neve dovunque nella sua stanza. Ma questo non bastava ad allontanarla dal problema: il suo potere le ricordava ogni istante che era una diversa. Aveva il dovere di proteggere i suoi affetti da sè stessa. Per questo rifiutava Anna. Per questo non aveva più abbracciato i suoi genitori nè voleva essere toccata. Sapeva di arrecare dolore a tutti, ma quel dolore sottile e profondo che aveva nell'anima era più forte di tutto. Aghi di ghiaccio nell'anima. Non sapeva definirli diversamente. Il suo potere aveva finito per invadere tutta la sua vita, aveva il controllo e lei si sentiva in balia di quel dono maledetto. Spesso il pensiero della morte aveva sfiorato il suo cuore. Ma qualcosa, un richiamo antico forse ai suoi doveri o forse alla speranza di felicità l'aveva salvata. Sapeva ancora sperare, era una giovane ragazza e forse la sua famiglia avrebbe prima o poi trovato il modo di far tornare le cose come erano un tempo. Bisognava aspettare che Anna fosse un poco più grande e magari anche Arendelle avrebbe potuto accettare una regina con poteri simili. Poi un giorno i suoi genitori partirono per un lungo viaggio: Elsa aveva uno strano presentimento, qualcosa dentro di lei le diceva che sarebbe capitata una disgrazia. E così accadde: la nave fece naufragio, dei sovrani non vi fu più alcuna traccia. Un messo portò la notizia qualche settimana dopo. Elsa ed Anna erano sedute al tavole delle grandi decisioni, nella sala del trono. Quando ricevettero la notizia Anna scoppiò in lacrime. Elsa si sentiva morire, ma non alzò lo sguardo. Si ritirò in camera sua, immediatamente. Per giorni una scia di fiocchi di neve la aveva avvolta. Si sentiva distrutta e la cosa ancora peggiore era che era rimasta impotente e impassibile di fronte alle richieste di Anna di aprirle la porta. Erano disperate, disperate entrambe. Elsa sentiva la sua presenza dietro alla porta. Sapeva che era lì, che sarebbe bastato un solo gesto per svuotare il sacco, raccontare il perchè di tutti quegli anni di separazione, Svelarle la verità una volta per tutte. Lasciarsi aiutare, lasciarsi amare. Cosa poteva volere di più? Ma non lo fece. Aveva davanti agli occhi sempre la scena di quella notte, quella notte che aveva cambiato le loro vite. Dopo il giorno del funerale, in cui i loro sguardi si erano appena incrociati, le due sorelle non avevano più parlato. Quell'ultimo rifiuto aveva segnato la fine di tutto. Almeno così credeva Elsa e questa cosa l'aiutava a combattere il senso di colpa. Con il passare degli anni si era rassegnata che non c'era più niente da fare. Avrebbe accettato e sopportato il suo destino. Lo avrebbe fatto per Arendelle e per la sua famiglia che aveva investito su di lei fin dalla sua nascita. Ma nessuno doveva sapere, quel segreto sarebbe rimasto chiuso in lei. Per sempre, fino al suo ultimo giorno. Credeva di farcela, anzi doveva riuscirci. Celare, domare. Il compito della ragazza perfetta. Pensava a questo il giorno dell'incoronazione anche se qualcosa dentro di lei aveva voglia di erompere come un fiume in piena. Questo destino non avrebbe tardato a compiersi. E così fu.
   
 
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