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Autore: DanzaNelFuoco    10/05/2015    2 recensioni
Questa storia partecipa allo "Scambio di fandom - AU contest" indetto da mikki~ sul forum di efp.
HP!AU
Aprì la porta dell'aula e rimase confusa.
Il Dottore era assente. Al suo posto in cattedra sedeva un uomo un po' più giovane, dai buffi capelli spettinati e occhiali con una montatura rettangolare. Rose non riuscì a notare molto di più, mentre andava a prendere posto.
Era carino, ma la ragazza non riuscì a non guardarlo con una certa diffidenza. Dov'era il Dottore?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prepared for everything


Rose Tyler non sapeva come fosse riuscita ad arrivare al suo settimo anno ad Hogwarts. Non era particolarmente pessima, come allieva, ma si accontentava della mediocrità. Andare ad Hogsmeade nel week-end era decisamente più divertente che un tema di trenta pollici sugli usi del sangue di drago per Pozioni. 

La verità era che i libri non le piacevano molto - se così fosse stato il Cappello Parlante l'avrebbe probabilmente spedita a Corvonero - e tutto ciò che era teorico la annoiava a morte. Era una donna d'azione, come amava definirsi, una coraggiosa Grifondoro pronta a tutto, tranne che a prendere in mano un libro. 

Incantesimi era una delle materie dove riusciva meglio, a Pozioni riusciva ad evitare di far esplodere il calderone e, fino a qualche tempo prima, Difesa contro le Arti Oscure era stata la sua materia preferita. Ora stava comunque concedendo il beneficio del dubbio all'insegnante, perché rimaneva comunque uno dei suoi preferiti. Affrontare quel Molliccio al terzo anno era stato una delle cose più divertenti che avesse mai fatto e solo l'anno scorso il professore - o, come lui voleva che tutti lo chiamassero, il Dottore - aveva insegnato alla classe le basi per evocare un Patronus, anche se, per quanto ci avesse provato, Rose l'anno prima non era stata in grado di produrre più di una vanga nebbiolina argentea che sembrava essere un quadrupede abbastanza grande - “Interessante.” aveva detto il Dottore dopo averlo esaminato “Davvero interessante, Rose Tyler. Un lupo.” -. In ogni caso l'argomento Patronus con il nuovo anno scolastico era stato rimandato e con esso l'occasione di lezioni pratiche. In fondo non ci si poteva davvero aspettare che il Dottore portasse in classe un Infero o un Vampiro per farlo combattere con i suoi studenti, no? Quindi anche quella mattina ci sarebbe stata l'ennesima lezione teorica. 

Aprì la porta dell'aula e rimase confusa. 

Il Dottore era assente. Al suo posto in cattedra sedeva un uomo un po' più giovane, dai buffi capelli spettinati e occhiali con una montatura rettangolare. Rose non riuscì a notare molto di più, mentre andava a prendere posto. 

Era carino, ma la ragazza non riuscì a non guardarlo con una certa diffidenza. Dov'era il Dottore?

“Buongiorno, ragazzi.” disse quando tutti ebbero preso posto. “Allora, Difesa Contro le Arti Oscure, eh?” chiese. Rose sbuffò interiormente, un supplente che chiedeva quasi conferma ai suoi alunni di cosa avrebbe dovuto insegnare. Ora che ci pensava, raramente avevano avuto supplenti è mai esterni alla scuola, quel tipo invece lei non lo aveva mai visto. 

“Difesa, difesa, difesa, difesa.” cantilenò sotto lo sguardo attonito dei suoi nuovi studenti. “Suppongo che dovremmo farci qualcosa per arrivare a fine anno, no?” 

“Mi scusi.” lo interruppe Amy, una delle sue compagne di stanza. “Quando tornerà il Dottore?” 

Rose fu grata che quella domanda fosse stata posta. 

Il professore si voltò verso la rossa per dedicarle tutta la sua attenzione. “Molto bene, signorina Pond.” la ragazza aprì la bocca per chiedergli come facesse a conoscere il suo nome, quando loro neppure conoscevano quello del nuovo professore, ma lui fu svelto a proseguire. “Fate finta che che quella di Dottore sia una carica. Il mio predecessore ha avuto un piccolo problema di famiglia” - sempre che gli strascichi di una guerra del tempo potessero definirsi un problema di famiglia - “e ha optato per un pre-pensionamento, lasciando a me il titolo di Dottore.” 

La classe lo guardò sgomento. 

“So che eravate tutti molto affezionati al vostro vecchio professore, quindi non vi chiederò di chiamarmi così, non subito. Intanto che vi abituate all'idea potete pensare a me come a John Smith.”   Poi improvvisamente passò da un tono serio a uno più scherzoso. “Bene, dove eravamo rimasti?” 

Non appena si voltò verso l'altro lato della classe, come aspettandosi una risposta dalla Corvonero Clara - che guarda caso era quella che rispondeva sempre a tutte le domande, ma lui come cavolo faceva a saperlo? - Amy si chinò a bisbigliare con i suoi due compagni di banco, nonché migliori amici

“Pond, Williams, Song!” li riprese il professor Smith, senza neanche voltarsi. Clara rimase a bocca aperta a metà di una frase. "Capisco l'integrazione fra le Case, ma fatelo durante un'altra ora." Rory, il Tassorosso seduto accanto a Amy, nonché suo migliore amico e quasi ragazzo, ebbe la decenza di arrossire. La Serpeverde Melody, invece, si limitò a sostenere sfrontatamente il suo sguardo. 

"Bene." proseguì il professore senza staccare gli occhi da quest'ultima. 

Rose avvertì una fitta di repulsione. Non gli era mai stata simpatica, quella lì. Se si chiamava Melody perché il suo soprannome non poteva essere una abbreviazione del suo nome, come succedeva a tutte le persone normali? Perché doveva essere qualcosa di esotico e senza senso come River? Represse un moto di stizza e tornò a concentrarsi sul professore. Non era quello il momento di perdere il filo per una... 

“Stupida Serpeverde.” masticò tra i denti. 

“Devo ancora capire perché ti stia tanto antipatica River.” le bisbigliò il suo migliore amico Jack, anche lui Serpeverde. 

“Lascia perdere.” brontolò lei, tornando a prestare attenzione al nuovo professore. 

 

Aveva salutato i suoi amici poco fuori dall'aula. Doveva riportare un libro in biblioteca, ma la realtà era che non aveva avuto alcuna voglia di parlare con il suo… qualcosa. Voleva bene a Mickey, era il suo migliore amico e quando le aveva confessato di voler stare con lei non era riuscita a dirgli di no. Ma iniziare una relazione mentre si ha una cotta per un professore non è mai una buona cosa.  

Rose sospirò. Non voleva ferire Mickey, ma il Dottore, nonostante gli anni in più, le orecchie a sventola e il naso imponente, era su un altro livello. Solo che adesso era sparito. Andato. E con tutta probabilità non sarebbe tornato e non le avrebbe più detto, come ogni tanto faceva, che era fantastica. 

Rose aveva bisogno di restare da sola. 

Alla fine era andata davvero in biblioteca, ma poi non se l’era sentita di tornare alla torre, dove avrebbe dovuto affondare l’amico, così si era ritrovata a vagare senza meta per i corridoi. 

Non aveva voglia di parlare con nessuno. 

Un cigolio sinistro la riscorre dai suoi pensieri. 

Voltò la testa di scatto, ma il corridoio era deserto. Nemmeno i quadri alle pareti erano popolati, probabilmente in visita in cornici poste in luoghi più frequentati. La sua unica compagnia era la lunga schiera di armature vuote. 

Fantastico, ora si immaginava pure i rumori! Il prossimo passo cos’era, sentire le voci? 

Scrollò le spalle e continuò a camminare. 

Di nuovo uno strano rumore metallico la bloccò al centro del corridoio. Le armature…? Potevano essere loro? 

Rose trattenne il respiro. Stava già cominciando a pensare di essersi immaginata tutto quando il rumore si ripeté. Quell’armatura non era dove si trovava fino a qualche secondo prima. 

Oh Godric! C’erano armature sia dietro che davanti a lei su entrambi i lati del corridoio. 

“Ehm… C’è nessuno?” chiese con voce tremante. 

Per tutta risposta, una delle armature si staccò dalla parete e si piazzò al centro del corridoio davanti a lei. 

“Oh. Uhm… Ok.” Magari non erano ostili, dopotutto era a Hogwarts, era al sicuro. 

L’armatura le si avvicinò a passi meccanici. Rose si fece violenza per non indietreggiare. Non doveva avere paura, non era pericoloso, cercò di convincersi. Allora perché quell’ammasso di metallo le sembrava incedere così minacciosamente? 

Non appena le fu abbastanza vicina, la corazza vuota sollevò l’ascia che teneva in mano. Rose la fissò impietrita. Non stava accadendo davvero. Non stava davvero per morire. L’ascia 

Calde dita si avvolsero attorno al suo polso, strattonandola. 

Fece un balzo all'indietro, solo per trovarsi davanti il professor Smith. 

“Corri.” le disse e, senza aspettare che lei potesse dire qualunque cosa, cominciò a trascinarla lungo il corridoio 

“Professor Smith? Le armature…”

“Hanno preso vita, sì.” rispose lui, senza che lei avesse bisogno di finire la frase. 

“Dobbiamo informare il Preside!”

“Prima dobbiamo prendere una cosa.”

“Come?” gridò shockata, mentre veniva trascinata su per le scale. 

Il professore la ignorò, continuando a salire i gradini a due a due, mantenendo la presa salda sul suo polso.

Rose sentì il sangue fluirle alle guance e cercò di ignorare il fatto che il suo professore, un uomo con almeno il doppio dei suoi anni, le stesse stringendo il polso. I professori non toccavano gli studenti, no? Oh Merlino, detto così suonava anche peggio. 

Datti una calmata, Rose, si intimò. Ti tiene stretta perché tu non rimanga indietro e non ti faccia ammazzare da un'armatura. 

Raggiunsero il settimo piano e il professor Smith si fermò di botto. Ma Rose non poté fare a meno di notare che continuava a stringerle il polso. Probabilmente non se ne era nemmeno accorto e la stessa cosa avrebbe dovuto fare Rose, perché lei aveva una cotta per il Dottore e John Smith era solo l’usurpatore che ne aveva preso il posto. 

Rose cercò di concentrarsi sulla situazione presente. Forse le armature continuavano a inseguirli.

Il professor Smith si era fermato all’altezza dell’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll, ma non gli stava prestando attenzione, preferendo fissare la parete vuota di fronte. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, schioccò le dita. 

“Andiamo, Sexy, apriti per me.” mormorò con una voce talmente bassa da poter sembrare roca. Rose sgranò gli occhi, convinta per un breve istante che stesse parlando con lei. 

Poi il muro vibrò, si accartocciò e crepò. Quando la crepa raggiunse i due metri di altezza, cominciò a diramarsi e il muro si aprì verso l’esterno. Le due ante erano di legno sottile, smaltato di blu, con finestre opache, sormontate da una sorta di fregio nero con scritte bianche. Cosa diamine ci faceva l’entrata di una cabina della polizia degli anni sessanta ad Hogwarts?  

“Rose Tyler, ti presento la mia adorata TARDIS. La prossima volta, quando saremo un po’ meno di fretta, vedrò di tirarla fuori dal muro, prima di aprirla, così potrai ammirarla, girarci intorno e dirmi che è più grande all’interno. Ma per adesso dobbiamo andare al sodo.” disse, trascinandola dentro stanza sempre più assurde, fino a fermarsi dentro a una piena di cassetti e lasciarle finalmente il polso, solo per cominciare a frugare dentro a uno di essi incessantemente. 

“Esattamente…” tentò di chiedere, decisamente sopraffatta dagli eventi “cosa sarebbe… tutto questo?” finì, indicando attorno a sé con la mano. 

“È il TARDIS, sta per Time And Relative Dimension In Space, ma da quando ci siamo fermati qui non abbiamo viaggiato più di tanto. Se vuoi puoi cambiare Space con School. Ah ah! Trovato!” esclamò alla fine, sollevando sopra la testa una fiala. 

“Cos’è?" 

“Qualcosa che distruggerà il nucleo dell'intelligenza che vuole prendere il comando della scuola. Resta vicina a me e non ti accadrà nulla.” disse, portandola fuori dal TARDIS. 

“Dove stiamo andando?” 

“Al Lago."

“Il Lago?” 

“Sì.” 

“Ma c’è acqua e le armature sono di metallo, perché il loro nucleo vitale dovrebbe essere lì?” 

“Proprio perché c’è acqua. Non sono le armature che stanno tentando di uccidere gli studenti.”

“Come? Sei sicuro? Perché l’ultima volta che ho controllato era stata proprio una di loro a tentare di affettarmi.” 

“Le armature sono parte della scuola, sono state costruite e incantate per proteggere Hogwarts e i suoi studenti. Qualcosa le sta possedendo e le sta costringendo ad agire contro la loro volontà. E dove nasconderesti il tuo nucleo per evitare che armature di metallo lo trovino e lo distruggano?”

“Dove le armature non possono andare.” conclusero insieme. 

“Fantastica! Come sempre!” 

Rose si fermò di botto e lui fu costretto a fare altrettanto. 

“Come?” 

“Fantastica. Che ho detto di strano?” la guardò interrogativo. 

“Lo diceva anche lui.”

“Lui?” Non voleva essere pressante, davvero, ma quello non era il momento per gli indovinelli. In lontananza poteva sentire il clangore del metallo sul muro e incantesimi gridati.

“Il Dottore.” 

Il professor Smith la guardò vagamente costernato. “Io sono il Dottore.” 

Rose aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse. 

“Ho solo cambiato faccia, ma sono ancora io.”

“Come è possibile?” 

“È una lunga storia e noi dobbiamo muoverci.” 

Rose annuì e ripresero a scendere. 

“Sei sotto Polisucco?”

“No.” 

“Eri sotto Polisucco prima?”

“No.”

“Allora come-?”

“Non. Adesso.”

“Ok.” 

Potevano quasi vedere il portone di ingresso davanti a loro, erano così vicini... Una armatura si posizionò di fronte a loro, impedendo loro l'accesso all'esterno. 

Il Dottore cominciò a frugarsi le tasche. “Diamine! Ho lasciato la bacchetta nel TARDIS! Sta indietro.” maledisse la sua sbadataggine. Dove pensare in fretta, prima che quel dannato ammasso di ferraglia decidesse di provare a ucciderli. Forse aveva con sé... sì, eccolo! 

Stupeficium!”

Un lampo rosso volò davanti a lui e sbatté l'armatura contro il portone. Il Dottore si voltò di scatto verso la ragazza, dietro di sé. 

“Sembravi in difficoltà.” si giustificò.  

Il professore raggiunse a grandi passi l'armatura e si chinò su essa, estraendo qualcosa dalla tasca e puntandolo sull’elmo. 

“Cos’è quello?”

“Un cacciavite sonico.” 

Rose fece per chiedere ancora, ma improvvisamente l’armatura riprese vita e la sua attenzione si concentrò su altro. 

“Ferma. È dei nostri adesso.” la rassicurò il Dottore, dando il cacciavite sonico all’armatura. “Va a sistemare le altre.” 

L’aria vibrò metallica tra la grata della sua celata. “Grazie.” 

Il Dottore si prese un istante per fare un cenno all’armatura, poi si voltò per aprire il portone. “Muoviamoci.”

Il Lago brillava illuminato dal sole, quando lo raggiunsero. 

“Eccola qui. L’Intelligenza Nestene, il nucleo pensante che controlla le armature.” disse indicando ammirato la superficie vagamente torbida.

“Bene, buttaci qualunque cosa ci sia in quella fiala e andiamo.” fece la ragazza sbrigativa.

“Non sono qui per ucciderla, devo dargli una possibilità.” “Chiedo udienza all’Intelligenza Nestene sotto i pacifici accordi dell’articolo quindici del Proclama Ombra.”

L’acqua si increspò in sottili onde. 

“Grazie. Ho il permesso di avvicinarmi?” chiese e attese che l’acqua ripetesse lo stesso movimento. Rose non sapeva se essere più stupita di quello o del fatto che il Dottore lo usasse come forma di comunicazione. “Grazie. Da quello che ho potuto osservare, vi siete infiltrati in questa civiltà attraverso mezzi tecnologici di distorsione. Quindi, potrei suggerire, con il massimo rispetto, che ve ne andiate riportando le armature allo stato originale?” chiese il professore. La cosa nel Lago rispose in un modo incomprensibile per Rose. 

“Oh, per favore, non ci provare! È chiaramente un’invasione. Non parlare di diritti costituzionale. Sto parlando io adesso! Devi andartene!” sbottò il Dottore.
Le porte del castello si aprirono e le armature uscirono scompostamente, riversandosi nel prato. Sembravano decisamente ostili. 

“Oh, d’accordo, Dottore, questo è il momento.” intervenne Rose. Poi gli strappò dalle mani la fiala e la gettò in acqua. Il lago cominciò a ribollire, la superficie prima increspata, poi mossa in alte onde gorgoglianti. Le armature si accasciarono al suolo scompostamente, in un clangore metallico. 

Improvvisamente, così come era cominciato, tutto si acquietò, la superficie del lago di nuovo cristallina e immobile, come se nulla fosse accaduto. Le armature si sollevarono lentamente e ordinatamente si diressero verso il castello. 

“Cos’era?” chiese la Grifondoro indicando lo specchi d’acqua. 

“Un alieno.”

“Un alieno?” chiese, leggermente divertita.

“Sì. Anche io lo sono.” disse, poi si indicò la faccia con l’indice. “Niente Polisucco, solo genetica.”

“Puoi cambiare forma?” La sua domanda era decisamente incredula.
“Solo se mi uccidono.”

“Solo se- ” Rose si passò una mano sul viso. “E sei un alieno?”
“Sì. Anche tu lo sei.”
“Come?”

“Oh, sì, beh, il tuo sangue si è diluito nelle generazioni, ma non saresti qui in questa scuola se qualcuno nel tuo albero genealogico non lo fosse stato.”
“Non credo di capire.”
“Non è magia, è genetica. Non sei Babbana perché non sei completamente umana.”

Rose lo fissò incredula. “Quindi i maghi sono alieni? Stai scherzando?”
“Temo di no.”

“É incredibile!” 

“Lo so.” 

“È sempre così con te? Ehm, con lei.” sembrò rendersi conto di stare ancora parlando con un suo professore e di dover mantenere alcune formalità anche se si erano salvati la vita a vicenda. 

“Sì. Vorresti… vedere altro? Continuare a venire con me?”

“Sì.”

“Davvero?”

“Certo! Lo trovi così strano?”

“Ho pensato che, dal momento che sono cambiato... avresti potuto non volermi seguire.”

Dottore,” sorrise, “sono una Grifondoro, sono preparata per qualunque cosa.”




N.d.A.
Ringrazio fortemente il fatto che il titolo non sia una parametro di valutazione perché mi sono scervellata e non ho trovato nulla di meglio. 
Ho usato un sacco di citazioni prese dalla serie Tv modificandole e a volte mettendole in bocca ad altri personaggi. La trama è fondamentalmente una rivisitazione della 1x01, con parecchie cose modificate perché potessero rientrare nella Au. E ho usato Ten perché mi serviva che Rose già conoscesse il Dottore, non perché schifi Nine (sono della corrente per cui non si può saltare Nine) e poi si capisce che c'era già qualcosa tra Rose e Nine (proprio come la BBC, fanno intendere tutto, ma non dicono niente). 

 

  
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