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Autore: ale_lu_maguire    14/05/2015    2 recensioni
Questa è la mia prima One Shot e spero vivamente che vi piaccia. Non faccio spoiler, leggete xD.
E' una One Shot in prima persona, sia dal putno di vista di Regina che dal punto di vista di Robin.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Trilli
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“You’re  tied  together in way,
in way we’ll never be.”
 
“Questa One Shot è dedicata a due persone
Davvero speciali. Giulia, la mia cucciolotta OQ, e Vale.
Grazie ragazze vi voglio bene. Con la vostra semplicità
E le vostre parole mi avete aiutata moltissimo”
 
Ero lì ad osservare quel bicchiere che poco prima conteneva ciò che mi avrebbe impedito di diventare madre.
Ciò che mi avrebbe impedito di avere un figlio da amare con l’uomo che forse avrei amato in un futuro che non avrei mai osato immaginare.
Ero lì che mi pentivo di ciò che avevo fatto. Quel dolore che stavo provando era allucinante, mi stava straziando il ventre, mi resi conto troppo tardi di ciò che avevo appena fatto, dopotutto mia madre voleva aiutarmi, ma dopo tutto quello che mi ha fatto non le credevo. Mi aveva mentito per l’ennesima volta.
Mi aveva raggirata di nuovo.
In fondo non le è mai importata la mia felicità, e adesso salta fuori che voleva solo farmi avere un figlio per il mio bene. E fu lì che io decisi di non dargliela vinta, ma così facendo feci la cosa più stupida della mia vita. Togliere a me stessa la possibilità di avere un figlio da amare.
 
Qualcosa mi riportò alla realtà, una voce che pronunciava il mio nome.
-Regina tutto bene?- mi chiese Robin accarezzando la mia spalla. Non gli risposi, non volevo farlo sentire più in colpa di come si sentiva già.
-Regina? Perché non rispondi?- mi chiese di nuovo il mio amato. Mi limitavo ad ascoltare, non volevo dirgli nulla di quello che mi passava per la mente. Mi sfiorò nuovamente la spalla scuotendola un po’ e fu li che mi voltai verso di lui. Gli occhi mi bruciavano per via delle lacrime che stavo cercando di trattenere. La sua mano sfiorò il mio viso e in quell’istante sperai che non uscisse nemmeno una lacrima dai miei occhi, ma non fu così. Una singola stupida lacrima, scivolò lungo il mio volto fino ad arrivare sulla sua mano.
-Sbaglio o stai piangendo?- mi disse Robin. Si sto cercando di trattenere queste stupidissime lacrime che mostrano a tutti la mia sofferenza e il mio dolore.
Si sto soffrendo  per noi.
Per il nostro futuro.
Per una famiglia che non avremo mai per colpa mia.
Per un figlio che noi non riusciremo mai ad avere perché sono stata così stupida ed egoista nel momento in cui mia madre mi sfidò.
-No va tutto bene, non ho nulla da dire- gli dissi cercando di non incontrare il suo sguardo. Uno sguardo che anche se non volevo dire nulla riusciva a farmi sciogliere.
-Regina? Dimmi cosa ti affligge ti prego- mi disse nuovamente Robin, prendendo il mio viso con un dito in modo da guardarmi negli occhi.
-Avanti dimmelo, so che dentro di te c’è qualcosa che ti turba- mi sussurrò continuando a guardarmi negli occhi. Decisi di prendere un bel respiro e parlare, sembrava facile ma non lo era.
-Robin… non riesco ad accettare la gravidanza di Zelena, no che non voglia che lei diventi madre ma…- mi interruppi, non volevo continuare la mia gola prendeva a fuoco a ogni singola parola che stavo pronunciando. Ed eccomi li, distesa accanto a l’uomo che amavo, con la gola in fiamme perché cercavo costantemente di tenere tutto dentro. Di non dire una parola. Di non far capire che diamine avevo. Non volevo farlo sentire in colpa per quello che è successo.
-Ma? Avanti non aver paura parla- mi disse nuovamente.
-…Ma voi, voi siete legati in un modo in cui noi non lo saremo mai- gli dissi spostando lo sguardo verso il soffitto in modo da non guardarlo più nei suoi occhi fantastici.
-Regina ma che stai dicendo? Possiamo avere un figlio anche noi, magari non adesso ma in futuro si- e fu li che non riuscivo più a tenermi tutto dentro, quelle parole, “possiamo avere un figlio anche noi, magari non adesso ma in futuro si” mi distrussero l’anima, anzi la stavano distruggendo lentamente. Il dolore per ciò che avevo fatto, la cazzata che avevo fatto anni prima adesso mi tormentava ogni singola ora, ogni singolo minuto e ogni singolo secondo che pensavo a ciò che avrebbe avuto Zelena al posto mio. No che non fossi felice, ma quello che lei avrebbe avuto, un bambino.
Una cosa che io non potrò mai avere.
Che noi non potremmo mai avere.
Una sensazione che non proverò mai. Quella di tenere dentro il mio ventre un bambino.
Il mio bambino.
Quello di veder cresce giorno dopo giorno il mio grembo, o per meglio dire il mio bambino. Tutti quei pensieri mi stavano mangiando viva.  Mi stavano torturando. La voce di Robin che ridisse le stesse parole mi riportò nuovamente alla realtà.
-Robin non ti ho mai detto una cosa- gli dissi lasciando cadere alcune lacrime lungo il mio viso. Un viso che se mi fossi guardata allo specchio sicuramente si poteva notare la notte in bianco. Una notte passata a pensare a ciò che ho fatto, e come sarebbero andate le cose se non avessi bevuto quella dannatissima pozione. Forse quella notte nella cripta io e Robin avremmo concepito un bambino.
Il nostro bambino.
Ma no! No perché sono stata così stupida ed egoista! Perché dovevo dimostrare a mia madre che non ero un suo giocattolo che poteva usare quando e come voleva.
-Cosa Regina?- mi chiese facendomi allontanare quel pensiero.
-Noi….o per meglio dire io non…Robin non riesco a dirtelo. Ho paura della tua reazione. Ho paura che per questo sceglierai lei- non sapevo come dirglielo. E se per via di questo problema avesse scelto lei solo per avere un figlio? Avevo paura.
Paura di perderlo per un motivo che alla fine era solo colpa mia.
-Regina io ho scelto te! Perché pensi questo? Io non ti abbandonerei mai. Io ho scelto te, ho scelto la donna dai capelli scuri, dalle labbra rosse e dagli occhi castani che quando guardo mi fanno sciogliere. Che mi fanno ricordare quanto sia stato fortunato ad incontrarti. Lo so che sono stato un vero e proprio stronzo andando a letto con lei, ma io e te sappiamo che stavo cercando di andare avanti. Noi sapevamo che non ci saremmo più rivisti. Non nego che volevo dimenticarti ma il mio amore per te era talmente forte che nemmeno Marian riusciva a farmi dimenticare. Sono stato un vero e proprio stronzo lo ammetto, io ho scelto te qualsiasi cosa accada. Ho fatto una scelta egoista per una volta nella mia vita. Una scelta che mi renderà felice senza pensare agli altri. E finalmente sono felice anche solo guardando i tuoi occhi. Ti amo e non smetterò mai di farlo- quelle parole, tutte quelle parole che aveva pronunciato non fecero altro che torturarmi. Che distruggere ancora più lentamente la mia anima. Le sue parole erano le più belle che abbia mai sentito in vita mia, non meritavo tutto ciò.
Non meritavo lui.
Un uomo che mi avrebbe amata comunque anche se non poteva avere figli con me. Presi coraggio da quelle parole sperando che dicesse il vero, e parlai.
-Quello che sto cercando di dirti…- le lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso senza che io potessi fermarle.
-…non potremo mai avere figli, o per meglio dire io non potrò mai avere un bambino- mi misi seduta su quel letto che da un paio di giorni condividevo con l’uomo che amavo, e nascosi il mio viso fra le mani iniziando a versare lacrime come non avevo mai fatto prima. Robin non disse nulla, non lo sentì pronunciare nemmeno una parola. “Ecco lo sapevo! Sono una stupida non dovevo dirgli nulla. Ho sbagliato a parlare.” Cominciai a pensare fra le lacrime. Forse lui non mi avrebbe voluta. Stavo per dire qualcosa anche se il mio viso era nascosto fra le mie stesse mani, quando mi ritrovai stretta da delle braccia maschili. Robin mi stava abbracciando da dietro, in quell’unico gesto pieno di mille parole, avevo capito che mi amava comunque.
Avevo capito che non mi avrebbe abbandonata per questo motivo.
-Regina…noi avremo un bambino, troveremo un modo, anche se so che la magia ha sempre un prezzo, e io sono disposto a pagare quel prezzo pur di vederti felice. Pur di vedere la mia amata con un pancino che cresce ogni giorno perché dentro porta mio figlio. Anzi “nostro figlio”. Un bambino o una bambina che sarà orgoglioso di sua madre. Che la amerà per tutte quelle volte che si è odiata per averlo rimproverato. Un bambino che amerà sua madre perché lo ha tenuto dentro nove lunghissimi mesi attraversando sbalzi d’umore che probabilmente l’avrà fatta litigare con il suo papà. Troverò un modo fosse l’ultima cosa che faccio. Amore mio…hai sofferto abbastanza nella tua vita e io non posso tollerare che la mia amata, la donna che amo più di ogni altra cosa al mondo soffra ancora. È inconcepibile o tollerabile quello che ti è stato inflitto da quel verme dell’autore. Noi avremo un bambino te lo prometto…- queste ultime parole furono quasi un sussurro. Ogni singola parola sembrava un coltello che mi trafiggeva ogni tal volta che le mie orecchie l’ascoltassero. Amavo quelle parole.
Parole che mi davano forza per un futuro.
Per una famiglia.
Parole che mi torturavano al tempo stesso, perché mi ricordavano che non c’era rimedio a quello che avevo fatto anni prima.
-Robin…- gli sussurrai voltandomi verso di lui. Il mio uomo, il mio fuorilegge, il mio principe dei ladri aveva lo sguardo verso il basso. Con un unico gesto gli alzai il viso riuscendo a guardare i suoi splendidi occhi. I suoi occhi azzurri che a volte sembravano scuri.
-Robin…- gli sussurrai guardando quegli occhi che in quel momento stavano cercando di contenere una quantità industriale di lacrime. La stessa cosa facevano i miei da qualche minuto. Lui non rispondeva si limitava a guardare la mia sofferenza attraverso i miei occhi color nocciola.
-…Non ci sarà mai un bambino che crescerà nel mio ventre. Un bambino che correrà per casa in cerca del suo papà per fargli i dispetti. Sono stata una stupida, non avrei dovuto farlo. Non avrei dovuto assecondare mia madre. Tu e Zelena sarete legati in un modo in cui noi non lo saremo mai! Un bambino è la cosa più bella che noi potessimo avere, ma per colpa mia, per colpa del mio egoismo non avremo mai.- mi alzai dal letto, con gli occhi gonfi, le lacrime che stavano contenendo volevano saltare fuori.
-Regina…- sussurrò Robin abbracciandomi di nuovo da dietro. Un abbraccio che come quello di prima era pieno di mille parole.
-Lo so…so che mi ami comunque, ma…- mi staccai da quell’abbraccio e uscì di corsa da quella stanza. Non riuscivo più a trattenere quelle dannate lacrime.
-Regina!...- sentì Robin pronunciare il mio nome quando mi rinchiusi in bagno. Ero li, seduta per terra con la schiena contro la vasca da bagno, immersa in un pianto infinito.
Un pianto silenzioso.
Un pianto che per altri può sembrare stupido, ma solo io so cosa sto provando.
Un pianto che mostra la mia debolezza. E fu li che pensai alle parole di mia madre “L’amore è debolezza”  ma  dopo tutto questo tempo le do torto. L’amore non è debolezza, è forza! Ma in quel momento più che una donna forte mi sentivo fragile.
Fragile di fronte a tutto e a tutti.
Fragile di fronte l’uomo che amavo più della mia vita.
Ero arrabbiata con me stessa. Mi torturavo ogni singolo istante per ciò che avevo fatto. La rabbia, la collera e tutte le emozioni aveva preso controllo di me. Non me ne resi nemmeno conto ero davanti allo specchio.
Uno specchio che rifletteva il mio dolore.
I segni delle lacrime che stavo versando.
La notte passata in bianco.
Forse si vedeva il trucco completamente sbavato, che la sera prima non mi ero nemmeno preoccupata di togliere, anzi non me ne fregava un accidenti di quel trucco che la sera prima non avevo tolto.
-PERCHE? PERCHE!- quelle furono le mie parole, prima che quello specchio esplose in mille pezzi. Lo specchio che poco prima rispecchiava una donna fragile, era distrutto e ogni singolo pezzo era sul quel pavimento chiaro. Lo specchio non fu l’unica cosa ad esplodere. Con un unico colpo della mia mano, feci cadere tutto ciò che si trovava su quel piccolo tavolinetto.
Profumi.
Lacca per i capelli.
Ogni singola cosa che si trovava in quel bagno era stata fatta in mille pezzi. Mi sedetti dietro quella porta che mi separava dal mio amato principe dei ladri, appoggiai la schiena contro quel legno freddo e ruvido, portando le gambe verso di me cingendole con le mie piccole braccia. Le lacrime iniziarono a solcare nuovamente il mio volto, un volto che nascosi fra le mie stesse braccia. Sentivo la presenza di qualcuno dietro quella stupidissima porta. Ad un tratto sentì una voce maschile, Robin pronunciava il mio nome. Si poteva capire dalla voce strozzata che aveva in quel momento, che stava soffrendo quasi quanto me.
-Regina…ti prego apri la porta…- mi disse Robin bussando.
-…Troveremo un modo te lo prometto. Regina ti prego apri! Non posso vederti in questo stato ti prego, a-apri la porta- mi disse da dietro la porta.
 
[x]
 
Regina era chiusa li in quel maledettissimo bagno che stavo odiando alla follia. Non potevo vederla così, in quel momento non era la solita donna forte, era fragile di fronte a tutto e a tutti. Aveva bisogno di me, ma non capivo perché si era richiusa li dentro, il perché di tutto quello che le stava o per meglio dire le era successo in tutti quegli anni che ormai facevano parte solo del passato. Un passato che le aveva totalmente rovinato la vita.
-R-regina apri ti prego. Voglio stringerti a me, vederti soffrire in questo modo mi fa impazzire, mi fa star male ogni maledetto secondo che non ti stringo a me per consolarti- le dissi appoggiando la testa contro quella maledetta porta che mi separava da lei. I miei occhi non riuscivano più a trattenere tutte quelle maledette lacrime, cercai in tutti i modi di non farle uscire ma tutto fu vano. Il mio viso fu travolto da una quantità industriale di lacrime. Mi sedetti contro quella porta, appoggiando la schiena a quel legno freddo che mi fece rabbrividire. Appoggiai la testa contro la porta, portando lo sguardo verso il soffitto.
-Regina... anche se non ci fosse un modo, anche se non avremmo mai un figlio nostro io ti amerò per sempre. So che io e Zelena saremo legati in un modo in cui noi non lo saremo mai, ma io e lei non saremo mai legati come io e te lo siamo adesso, il modo in cui ti guardo, il modo in cui noi ci guardiamo è unico. Noi siamo legati dall’amore che proviamo l’una per l’altra, anche se un figlio tutto nostro, un figlio da crescere e amare, ci renderebbe i genitori più orgogliosi del mondo- furono quelle le parole che pronunciai ma non feci altro che ottenere il silenzio, un silenzio che durò per un’infinità di tempo.
Una.
Due.
Tre.
Si erano passate decisamente tre ore da quando Regina si era rinchiusa in quel maledettissimo bagno. Non riuscivo a sopportare più tutta la sofferenza che la stava tormentando. Dovevo o per lo meno provare a fare qualcosa per renderla felice. Mi alzai da li e cercai di aprire la porta ma tutto fu vano. “forse ha usato la magia” pensai. “O forse non vuole semplicemente parlare con me! Con quello che la sta facendo soffrire più di tutti”  
-Amore mio, ti prego apri. Non posso più vederti così!- le dissi bussando alla porta ma quello che ottenni fu nuovamente il silenzio.
Un silenzio che mi stava torturando.
Un silenzio così stronzo che mi faceva ribollire il sangue.
Lei era li dentro. Non voleva parlarmi, forse era tutta colpa mia. Si era decisamente tutta colpa mia perché avrei dovuto scegliere lei sin dall’inizio. Avrei dovuto scegliere la mia felicità o per meglio dire la nostra felicità. E invece no, ho scelto Marian perché era la cosa giusta da fare (?) e invece questa non si è rivelata la cosa giusta. Era la cosa più stupida e stronza che avessi mai fatto in vita mia, perché poi quando lei. La donna che amavo più di ogni altra cosa al mondo si presentò alla porta di quella che era la mia nuova casa, dicendomi che Marian, la donna che credevo mia moglie e madre di mio figlio era Zelena. E fu li che mi sono reso conto di aver sbagliato tutto. “Prendi tuo figlio Roland e andiamo” quelle parole che mi furono ripetute più volte in quel momento, ancora adesso mi risuonavano in mente ogni singolo momento. “Non posso lasciarla qui” fu quella la mia risposta. Una risposta stupida quanto quello che avevo fatto a New York. “Glielo dici tu o glielo dico io?” quella voce. La voce di Zelena che mi faceva quella domanda avvicinandosi sempre di più a Regina era stato un colpo davvero insopportabile. “Dirmi cosa?” la voce della donna che amavo, il suo sguardo che si…mi poneva mille domande era li, racchiuso tutto in quella fantastica donna dai capelli scuri, dalle labbra rosse dalla quale si capiva che cercassero disperatamente di baciare le mie, dagli occhi color nocciola che fissavano i miei. “Aspetta un bambino”  furono queste le parole che le dissi e fui consapevole che lei ne sarebbe stata distrutta. Ricordo il suo sguardo in quel momento, ricordo i suoi occhi che si riempivano di lacrime e che rispecchiavano il suo dolore, che rispecchiavano quello che le avevo appena fatto. Avevo sbagliato tutto sin dall’inizio e me ne ero reso conto troppo tardi.
-R-regina è tutta colpa mia. Se io avessi scelto te sin dall’inizio tutto questo non sarebbe successo, tutto questo è un enorme casino. Il motivo per cui tu stai soffrendo è un uomo che riteneva avere un onore,  che riteneva giusto fare ciò. Quell’uomo sono io, uno stronzo che ti sta facendo soffrire come non mai. I-io…- la mia voce fu strozzata dalla quantità di lacrime che solcavano il mio volto. Tutta quella situazione era un completo casino. Lei era rinchiusa li dentro, lei aveva bisogno di me, ma per qualche strano motivo non voleva vedermi. Dopotutto non le davo torto. “Ti amo” erano quelle le parole che volevo dirle ma che non riuscì a pronunciare. Cercai nuovamente di aprire quella porta ma tutto fu vano.  Ogni singola parola che pronunciavo era un completo tormento per lei. Decisi di tapparmi la bocca e mettermi di fronte la porta in attesa che lei la aprisse. Ero li ad immaginare noi insieme.
Io.
Lei.
E il nostro amore.
“Troverò un modo, lei deve essere felice. Deve avere un lieto fine” quelle furono le ultime parole che pronunciai a bassa voce, poi il silenzio.
 
[x]
 
Tutte quelle parole, tutto quello che mi stava dicendo non era altro che tortura in più. Non c’era nessun modo per spezzare ciò che avevo fatto, o anche se ci fosse la magia ha sempre un prezzo e quel prezzo non voglio che sia lui a pagarlo. Potevo sentire la sua presenza dietro la porta, lui era li seduto, proprio come me, contro quella maledettissima porta che ci separava. Mi guardai attorno e noi tutto quello che avevo fatto, tutti i frammenti delle boccette per i profumi, erano li ridotti quasi in cenere. Appena sentì quelle sue ultime parole, mi alzai da quel pavimento freddo, raccolsi n pezzo di specchio e guardai il mio viso attraverso esso. Il mio volto era totalmente consumato dalle lacrime, i miei occhi erano gonfi. Avevo un aspetto orribile, ma in quel momento non me ne importava nulla. Avevo bisogno di lui come non mai, ma una parte di me non voleva vederlo per quello che mi aveva fatto. Lui l’uomo che amavo più della mia vita mi aveva tradita con mia sorella. Mi aveva tradita, non riuscivo a crederci. Decisi di aprire quella porta che mi separava da colui che amavo e che mi stava facendo soffrire in una maniera assurda. Mi avvicinai a quella porta e appoggiai una mano sul pomello freddo e lo girai leggermente verso destra. Presi un respiro profondo e aprí quella porta. Mi ritrocai davanti a lui, era cosí bello, cosí perfetto, cosí forte. Una forza che io non avevo. Una forza che non mi sarebbe servita in quel fottuto momento dove mi sentivo una donna inutile e stupida di fronte al gesto che avevo fatto anni prima. Avevo bisogno di lui, del suo abbraccio ma dopotutto era stato lui a ricordarmi cosa avevo fatto anni prima, mettendo incinta Zelena. Quel bambino mi avrebbe ricordato ogni maledetto giorno quello che io non avrò mai. Una famiglia con l'uomo che amo. Lui, che anche dopotuttte quelle lacrime versate era cosi perfetto, io invece ero orribile, ero inguardabile. I miei occhi si gonfiarono muovamente, il suo sguardo era rivolto verso di me, quello sguardo mi diede la forza di non crollare nuovamente in un pianto disperato.
-R-robin...- riuscí a pronunciare solo quelle parole prima di ritrovarmi le sue fantastiche labbra che si incontravano con le mie. Un bacio. Un suo bacio era tutto quello che volevo sin dal primo momento che ci siamo ritrovati a New York. Un bacio che mi avrebbe ricordato quanto fossimo felici prima dell'arrivo di Marian/Zelena. Un bacio che mi avrebbe ricordata cosa significa amare ed essere amati.
-Regina...troveremo un modo te lo prometto-  ecco che disse nuovamente la stessa frase che mi disse poche ore prima.
-Robin...non importa, non c'è nessun modo per sciogliere ciò che ho fatto. Ma a me non importa, mi basti tu e il nostro amore- non era vero. Il nostro amore mi avrebbe dato la forza di andare avanti consapevole che mai durante la nostra vita avremmo avuto un bambino tutto nostro. Roland. Ci stava anche lui che a quanto pare mi voleva bene, e forse quel piccoletto dai capelli ricciotti e scuri avrebbe colmato il mio vuoto.
-Io non mi arrendo. Devi essere felice. Meriti di esserlo, non posso vederti cosi, fragile di fronte a tutto e a tutti- le sue parole erano cosi dolci, siero fragile di fronte a tutto e tutti ma mi sarebbe bastato lui per essere di nuovo felice.
-Il mio lieto fine è trovarmi a casa nel mondo. Tu fai parte di quel mondo. Un mondo bastardo che non fa altro che far soffrire le persone. Io ho sofferto anzi sto soffrendo per i miei errori- gli dissi abbassando lo sguardo. Lui con le sue bellissime mani prese il mio viso nello stesso modo in cui lo fece quella sera nella cripta, e mi diede un fantastico bacio.
Un bacio era tutto quello che avevo bisogno in quel momento.
-Robin…- sussurrai perdendomi sulle sue labbra, continuando a baciarlo come non avevo mai fatto prima.
-My love…- rispose lui con un filo di voce mentre continuava a baciarmi.
-T-ti amo…- gli sussurrai staccandomi dalle sue labbra, appoggiando la fronte contro la sua. Lui mi prese la mano e la portò sul suo viso, e con l’altra continuava ad accarezzarmi i capelli. Il suo modo di fare, il suo tocco, era talmente delicato e affascinante. Il mio amore per lui cresceva ogni singola ora, ogni singolo minuto e secondo che passava.
-Regina ho un’idea…- mi sussurrò guardandomi negli occhi. Volevo dimenticare, anche se la cosa era impossibile, non volevo ritornare su quel discorso. No non volevo.
-Rob…- mi zittì mettendo un dito sulle mie labbra, mi scioglievo ad ogni sua mossa, ad ogni sua parola il mio cuore batteva a mille.
-Dobbiamo uscire- mi sussurrò il mio amato prendendomi in braccio. Appoggiai la testa sulla sua spalla mentre mi portava in camera da letto. Mi poggiò delicatamente sul letto e mi fece un fantastico sorriso che mi fece sciogliere.
-Forza cambiati hai un aspetto decisamente orribile. Mm…si sei la donna più orribilmente bella che abbia mai visto in tutta la mia vita-  sorrisi a quelle fantastiche parole, sapevo benissimo che ero orribilmente impresentabile in quel momento. Robin uscì dalla camera lasciandomi nuovamente sola. Una solitudine che sarebbe durata per poco. Mi diressi verso lo specchio che rifletteva quelle tre ore passate rinchiusa nel bagno a piangere. Si poteva notare tutto il trucco, tutto il viso era completamente rovinato dalle lacrime.
-Sono un completo disastro- sussurrai. Fortunatamente mi sarebbe bastato un solo e unico movimento con le mani e tutto sarebbe tornato al suo posto. Mossi le mani e cercai di darmi un aspetto migliore a quello che avevo prima. Sentì bussare alla porta pochi minuti dopo.
-Si?- risposi sistemando gli stivali neri che avevo indosso.
-Milady sei pronta? Dobbiamo andare da una fatina di nome Trilli- mi chiese Robin aprendo leggermente la porta.
-Sì, sono pronta possiamo andare- risposi dirigendomi da lui che mi accolse con un bacio tenerissimo.
-Bene allora andiamo- mi disse staccandosi dalle mie labbra. Gli avevo lasciato delle tracce di rossetto sulle labbra e lo fermai per una manica.
-Ehm, non puoi di certo andare in giro con del rossetto sulle labbra- gli dissi sorridendo per poi prendere un fazzoletto nella tasca del mio giubbotto nero.
-Beh? E che mi importa, questo è il rossetto della donna che amo e che non smetterò mai di baciare- disse mentre gli pulivo le labbra.
-Bene e poi penseranno che ti ha baciato qualcun’altra, sai che se divento gelosa strappo cuori, è il mio passatempo migliore. Li colleziono, quindi stai attento a chi frequenti potresti trovare un cuore a casa non appena torni- gli dissi scherzando, buttando il fazzoletto nel cestino.
-Mm non voglio altre donne che non siano te. Il mio dolce amore sei tu- quelle parole mi stavano facendo emozionare, per un momento dimenticai quello che successe durante quelle tre ore. Ma poi tutto mi ritornò in mente.
-Allora andiamo?- mi disse nuovamente non appena abbassai lo sguardo.
-Sì andiamo-
 
[x]
 
A New York avevo imparato a guidare quindi sin da subito mi offrì volontario non appena uscimmo di casa. Misi in moto l’auto non appena la mia amata salì chiudendo la portiera. Non appena uscì l’auto dal vialetto di casa Mills, mi diressi verso il convento di Trilli.
-Che dobbiamo fare da Trilli?- mi chiese Regina mentre guidavo.
-Devo chiederle una cosa- le risposi.
-Robin… se è quello che penso io non credo che Trilli potrà darci una mano- mi disse Regina. Anche se stavo guidando le presi una mano, non mi sarei arreso tanto facilmente.
-Non mi arrenderò tanto facilmente. Non costa nulla provare amore- le dissi parcheggiando l’auto di fronte il convento. Scesi dall’auto per poi aprire la portiera della mia donna.
-Prego Milady- le dissi per poi chiudere la portiera non appena fu scesa.
“Toc Toc” di sentì non appena bussai alla porta di legno.
-Si? Chi è?- chiese una voce femminile.
-Sono io Regina- rispose la mora accanto a me.
 
[x]
 
Ero nervosa. E se alla fine avremmo trovato una soluzione? E se l’effetto della pozione fosse spezzato da Trilli? Tutte domande che stavano girando nella mia mente, un piccolo rumore di una serratura che si apriva mi riportò alla realtà facendomi dimenticare tutte quelle domande che mi passavano per la testa.
-Regina!- la voce di Trilli era inconfondibile, le sue piccola braccia mi avvolsero in un piccolo seppur caldo abbraccio che mi strappò un sorriso.
-Trilli, non sai quanto mi sei mancata- le dissi staccandomi dall’abbraccio.
-Trilli abbiamo bisogno del tuo aiuto- le disse Robin con un piccolo sorriso.
-Regina che succede?- mi chiese la biondina. Forse aveva notato il mio sguardo appena Robin le parlò.
-Ehm, lo so sono una stupida non avrei mai dovuto farlo…- iniziai a dire. Robin mi mise le mani sulle spalle e mi guardò negli occhi.
-Regina, è acqua passata troveremo una soluzione- mi disse sorridendomi.
-Regina che succede? Parla ti aiuterò volentieri- mi disse la fata.
-Su dille tutto, non aver paura- mi disse Robin con un piccolo sorriso. Presi un respiro profondo e mi armai di coraggio.
-Allora…Tanti anni fa mia madre mi fece visita prima che lanciassi il sortilegio. Lei venne con l’intenzione di “aiutarmi” voleva trovare il mio vero amore…- mi fermai un attimo portano lo sguardo verso Robin.
-…Te Robin. Voleva trovare te, ma quando andò nella taverna dove lavoravi trovò lo sceriffo di Nottingham, un uomo che secondo lei era un buon partito per me. In fondo non le era mai importata la mia felicità voleva usarmi un’altra volta per avere un figlio…- abbassai lo sguardo verso il mio ventre.
-...”Volevo che tu avessi un figlio per il tuo bene”  furono queste le parole che mi disse. Ma io mi ero già preparata a una cosa del genere perché avevo costretto lo sceriffo a parlare. Allora creai una pozione che mi avrebbe impedito di avere figli…- le mie parole furono interrotte dalle lacrime. Robin mi abbracciò, e quell’abbraccio riuscì a farmi sentire meglio .
-“l’unico ostacolo per la tua felicità sei tu” queste maledette parole non potrò mai dimenticarle. Ti prego Trilli dimmi che c’è un modo. Dimmi che potrò diventare madre e dare la possibilità al’amore della mia vita di avere un figlio da me. T-ti prego Tril-li…- le lacrime iniziarono a scorrere di nuovo lungo il mio volto, Robin ne asciugò una con un doto per poi guardarmi negli occhi.
-Regina, mi dispiace per quello che hai fatto, ma ad ogni maleficio c’è sempre una soluzione- mi rispose sorridendo. E li capì che Trilli forse sapeva un modo per sciogliere quel maledetto maleficio che mi ero inflitta.
-Ma…- disse la bionda abbassando lo sguardo. Quel “Ma”  non mi piaceva.
-Ma, cosa?- le chiesi preoccupata.
-La magia ha sempre un prezzo- rispose la bionda con voce fredda. No. Non volevo far pagare quel prezzo a Robin o a qualunque altra persona. Non volevo essere la causa di altra sofferenza.
-Quale prezzo?- le chiese Robin tenendomi stretta a contro il suo petto.
-Beh questo incantesimo funzionerà ma, non posso garantirvi che il primogenito sopravviva alla gravidanza. Cioè mi spiego. Non posso garantirvi che il feto arrivi al termine della gravidanza. Questo dipenderà da voi, se il vostro amore è così potente, allora andrà tutto bene. In caso contrario il primo morirà- rispose Trilli rattristandosi. Io sapevo che il nostro amore era forte, avrebbe superato quella perdita se ci fosse stata, siamo forti entrambi.
-Robin…Il nostro amore è forte, ne abbiamo passate tante insieme ma siamo ancora qui. Se quello che dice Trilli potrà accadere, cioè che il nostro bambino dovesse morire, noi lo supereremo come abbiamo superato tutto fino ad adesso- quelle parole mi straziavano l’anima. Ero davvero pronta a perdere il mio primo bambino con l’uomo che amavo? Ad un tratto sentì un dolore, quasi come una contrazione, nel basso ventre. Faceva male, molto male. Come se qualcosa si stesse riparando, era lo stesso dolore che avevo provato quando avevo bevuto quella pozione.
-Ah!...Trilli che suc…Ah!- portai la mano quasi istintivamente sul ventre. Le gambe mi cedettero che dovetti sostenermi appoggiando una mano sulla spalla di Robin.
-Milady!? Che succede?- mi chiese Robin preoccupato. Il dolore era straziante, non riuscivo nemmeno a parlare. Ogni respiro era uno sforzo. Robin mi prese delicatamente in braccio, ma il dolore continuava a persistere.
-Trilli fa qualcosa!- le disse il fuorilegge mentre mi portava su un lettino che si trovava poco più avanti a noi.
-La scelta non è stata mia. Io non posso fare nulla…- rispose la bionda sistemando il cuscino.
-Cosa vuol dire non puoi fare nulla!- le disse Robin.
-R-robin calmati…- sussurrai ma lui nemmeno mi sentì.
-Mi spiego…il vostro amore era talmente forte che anche Regina se ne era resa conto, tanto che non le spaventava l’idea di perdere il primo bambino. Cioè quella era una prova, se il vostro amore fosse stato abbastanza forte e potente l’effetto della pozione si sarebbe spezzato non appena Regina si fosse resa conto della forza che emanate ad ogni sguardo, da ogni bacio, da ogni parola che vi scambiate il vostro amore diventa sempre più forte, e tutti gli episodi come Zelena che aspetta un bambino non ha fatto altro che aumentare questo amore- si spiegò la fata. Robin mi mise su quel lettino e mi coprì con quella coperta color nocciola.
-Andrà tutto bene, starai meglio- mi disse Robin dandomi un bacio sulla fronte. Ad un tratto il dolore cessò del tutto, avevo sentito ogni singola parola che aveva detto Trilli.
-Ciò significa che…che avrò o per meglio dire che possiamo avere un bambino?- chiesi alla mia migliore amica. Trilli annuì con un sorriso. Mi voltai verso Robin sorridendo e con le lacrime agli occhi.
-Robin…- non c’erano parole per descrivere ciò che stavo provando, ciò che avremmo avuto quando fosse successo, era un miracolo. Robin si avvicinò e premette le labbra contro le mie. Ci immergemmo in un bacio lungo e appassionato che diceva tutto quello che stavamo provando in quel momento. Sarei diventata mamma.
Avrei avuto un bambino.
Anzi.
Avremmo avuto un bambino nostro.
-Hope- sussurrò Robin staccandosi appena dalle mie labbra.
-Hope?- ridissi. Non capivo il perché di quella parola.
-Hope vuol dire Speranza. Se sarà femmina quando avremo un bambino tutto nostro la chiameremo Hope- mi disse Robin sorridendo.
-Perché Hope?- chiesi nuovamente al mio amato.
-Perché noi abbiamo avuto la speranza fino alla fine. La speranza di poter avere un bambino in futuro. Ecco perché Hope- mi rispose baciandomi nuovamente. Sorrisi sulle sue labbra per via delle sue parole, “Hope” si, il nome perfetto per nostra figlia. Trilli si avvicinò un po’ verso di noi sorridendo per la scena tenera che stava osservando.
-La polvere di fata non sbaglia mai!- disse la bionda sorridendo. Un sorriso rivolto a me dalla quale capivo il significato.
-E sì. La polvere di fata non sbaglia mai. Ecco perché il mio vero amore è lui. L’uomo che puzza di foresta e che amo più della mia vita. Ti amo Robin, ora e per sempre. Il mio lieto fine è sentirmi a casa nel mondo. Tu sei la mia casa. Tu sei la mia vita- queste furono le mie ultime parole prima di ritornare a baciare l’uomo che amavo più di ogni altra cosa al mondo.
 
“Pixie dust never lies”
“Hope. Never lose Hope”
 
 
N.D.A.
Spero che vi sia piaciuta, e si mi ricorderete per la fine del capitolo VI dove la nostra amata Regina muore fra le braccia di Robin. Spero vivamente che per quel capitolo di non trovarmi sotto casa tutto il Fandom OutlawQueen ^^ ehm, che dire, spero davvero che questa One shot vi sia piaciuta, e lasciate qualche recensione. Un bacio a tutti.
Lana_Parrilla.

 
 
   
 
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