Dove
si trovava in quel momento?
Non
lo sapeva.
Nevicava
nel bosco e i suoi passi veloci lasciavano impronte riconoscibili sul
manto
bianco.
Sebbene
fosse notte, la neve sembrava emanare una tenue luce propria e le
rendeva
visibili.
Troppo visibili.
D’altronde, chi lo stava seguendo non gli avrebbe permesso di
far perdere le sue
tracce, neppure se fosse diventato il vento stesso di cui si serviva
per
combattere.
Stava
scappando?
No.
Non
aveva mai evitato nessun avversario prima d’ora, sebbene la
sua lama si fosse
bagnata del sangue di persone che non avrebbe voluto mai ferire.
Figurarsi uccidere.
Ma
allora perché correva?
Forse
affrontare proprio lui lo
spaventava?
Gli
alberi scheletrici si aprirono in un’ampia radura e
immediatamente seppe cosa doveva
fare.
Rallentò l'andatura, si portò
all’estremità opposta dello spazio circolare
libero
dalla vegetazione e attese a occhi chiusi per concentrarsi,
finché un suono
leggerissimo di passi non catturò la sua attenzione.
Solo allora si girò e guardò nella direzione da
cui era giunto il rumore
felpato.
Yone, suo fratello maggiore, era più alto di lui e, a detta
delle donne della loro
città natale, molto più avvenente.
Da
molto tempo non lo vedeva, tuttavia non faticò a
riconoscerlo: il suo
portamento elegante, il raffinato gusto nella scelta di un kimono nero
dai
ricami argentati e i capelli corvini accuratamente raccolti in una
lunga coda
alta erano elementi distintivi inconfondibili.
Era riuscito a trovarlo.
Era
lì per ucciderlo.
E
avrebbe fallito.
Proprio
come tutti gli altri.
Nella radura silenziosa risuonava un rapido cozzare metallico e alcuni
bagliori
luminosi erano l’unico dettaglio che si potesse scorgere dei
movimenti
velocissimi degli sfidanti.
Yone era sempre stato il modello da emulare, il suo primo maestro di
vita.
Il modo in cui aveva sempre provato ad allontanarsi da lui era stato un
tentativo di superarlo in qualcosa, fosse anche una sola stupida inezia.
Non ci era mai riuscito e, sebbene si fosse applicato anima e corpo per
perfezionare la tecnica della spada, suo fratello era ancora
più abile di lui.
Ma questa volta non avrebbe perso. Neppure la più
invalicabile delle barriere
lo avrebbe ostacolato: lui era il vento che correva verso la Giustizia.
Un
vento implacabile.
Continuava a fissarlo anche se lo conosceva bene: il carattere scritto
sopra di
esso con un inchiostro nero ormai sbiadito era stato egli stesso a
vergarlo,
molti anni prima.
Yone lo aveva tenuto con sé per tutto quel tempo?
E perché glielo aveva restituito proprio adesso?
Piegò la pergamena e la assicurò alla cintura,
poi prese un panno che passò
sulla lama della sua katana e si impregnò di rosso.
Rinfoderò
la spada e si allontanò, lasciandosi alle spalle quella
radura su cui grossi
fiocchi di neve continuavano a cadere placidamente e a ricoprire il
luogo in
cui aveva sepolto suo fratello, identificabile solo grazie alla spada
che una
volta gli era appartenuta e che adesso era conficcata nel terreno a
vegliare sul suo padrone.
Dietro
le nubi immacolate, il sole stava sorgendo.
Yasuo
non aveva tempo per le lacrime adesso, aveva fatto ciò che
doveva, ciò che era
giusto.
Avrebbe
dimostrato che tutto quel sangue era stato versato invano, in un modo o
nell’altro.
Non era mai stato bravo con gli haiku,
le brevi poesie che, bene o male, ogni abitante di Ionia aveva provato
a
comporre almeno una volta nella vita, tuttavia gli affiorarono alla
mente
alcuni versi freddi e pieni di amarezza:
Del gelido inverno.
Ingrata tomba.
Dalla testa non riusciva a togliersi il carattere ionico disegnato
con la pessima calligrafia di ragazzino quando era ancora solo un
allievo
della scuola di arti marziali.
Si
chiedeva se conoscesse veramente il significato di quella parola.
“Onore”.
Rieccomi con una fanfic su LOL! Questa oneshot è pensata per essere una sorta di pilota per una fanfic su Yasuo leggermente più estesa. Se vi è piaciuta e volete saperne di più, rimanete sintonizzati!
Cya!^^