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Autore: RevolutionVoltage    17/05/2015    0 recensioni
-Ovvio.-
-Ovvio cosa?- chiese Liam, terrorizzato che quello potesse essere un commento sul suo non fumare (cosa palesemente da bravo ragazzo) e che Zayn potesse aver perso il suo interesse.
-Ovvio che ho una canzone preferita. Chi non ce l’ha?- sorrise dietro una nuvoletta di fumo estremamente sexy.
Liam ingoiò un paio di volte a vuoto e si perse ad osservare il profilo di Zayn per qualche secondo.
-Io.- rispose con un sussurro.
Zayn rimase sbalordito, per la prima volta in quella serata, ma si riprese immediatamente.
-Avanti! Sai anche tu che stai mentendo!- rise il ragazzo portandosi la sigaretta all’altezza degli occhi per controllare a che punto fosse -Facciamo che io ti dico la mia, tu hai tempo per pensare alla tua e poi me la confessi. Ci stai?-
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, è successo che Hamleys e Starlight hanno fatto una scommessa. Hanno scommesso una Ziam. Quella che avrebbe perso, avrebbe dovuto scrivere una Ziam. Entrambe hanno perso e, senza nemmeno che me ne rendessi conto, mi sono ritrovata a dover scrivere una Ziam. 
Come?! Non vi sono chiare le dinamiche?! Beh, nemmeno a me lo erano, ma mi avete sentito lamentarmi, per caso? No! Ho scritto e sono stata muta. 
E per semi-vendetta gliel'ho rifilata come regalo di Natale, risparmiando quei due soldi che ho poi investito nell'acquisto di una nuova amica (perchè queste due mi hanno rotto u.u).
Well, now...
Buon divertimento :)
Revolution Voltage

(How Did We End Up Here è una canzone dei 5 Seconds Of Summer. Sia il titolo che i pezzi in corsivo sulla destra sono tratti dal testo di questa canzone.)
 

 
HOW DID WE END UP HERE?
 
You walked in
Everyone was asking for your name
You just smiled and told them ‘Trouble’
 
Non che di solito Liam si divertisse molto alle feste, ma quella era particolarmente noiosa.
Purtroppo, essendo il migliore amico del capitano della squadra di football che aveva appena vinto il campionato invernale, la sua presenza era data per scontata.
Per questo da ore – almeno due – si fingeva parte della tappezzeria e sorseggiava la sua limonata mal corretta senza rivolgere la parola a nessuno in particolare; diciamo che si divertiva a guardare un Louis particolarmente ubriaco provarci con il ragazzino che dirigeva il coro della scuola. Ogni tanto rideva delle facce del ricciolino alle avances spinte del suo migliore amico e a volte rideva dei patetici tentativi di Louis di baciarlo.
Liam distolse per un secondo lo sguardo dall’ennesimo ‘No’ che Harry – così si chiamava il ragazzino tutto occhi verdi e passione per Broadway che aveva rubato il cuore al suo amico – stava rifilando a Louis e lo posò sul suo orologio da polso.
Le 23.10. Liam sospirò e si disse che avrebbe stretto i denti ancora una mezz’ora e poi sarebbe scappato a casa, accusando un attacco di mal di stomaco acuto o qualcosa di simile.
Tornò con la schiena appoggiata alla parete opposta alla porta d’entrata e cercò di ritrovare Harry e Louis nella folla con lo scopo di, se non ridere del suo amico, almeno tenerli d’occhio. Facendo vagare gli occhi sulla marea di persone stipate in quella casa, li individuò infine presso l’attaccapanni a destra della porta. Louis aveva un’aria mortificata e Harry, le gote rosse e le narici allargate in un chiaro segno di stizza e disagio, si stava infilando in fretta e furia il cappotto in panno nero. Louis allungò un braccio muscoloso nell’ultimo disperato tentativo di non permettergli di andarsene, ma il riccio, con una forza che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui, strattonò via il suo arto dalle grinfie dell’altro e uscì di corsa, investendo un ragazzo nel processo.
Liam notò che Louis non si mosse di un centimetro e rimase a fissare la porta dietro la quale era appena scomparso Harry, anche quando il ragazzo investito dalla furia del riccio, massaggiandosi la spalla, si chinò su di lui per chiedergli qualcosa.
All’improvviso, tutta l’attenzione di Liam era focalizzata su qualcos’altro e non più sul dolore stampato sul volto del suo migliore amico.
Non perché Liam fosse un pessimo amico o non gli importasse nulla dei sentimenti di Louis, ma perché la creatura più bella che Liam avesse mai visto era davanti ai suoi occhi, un po’ in penombra a causa delle luci soffuse e leggermente nascosta dalla sua posizione chinata, la mano destra sempre a premere sull’articolazione della spalla sinistra da sopra un nero giacchino di pelle e borchie.
Harry si era scontrato con un angelo.
Liam mosse istintivamente qualche passo verso Louis e l’altro ragazzo e, quando fu a pochi metri da loro, smise senza ogni dubbio di respirare.
La pelle ambrata del ragazzo che stava di fianco al suo migliore amico si faceva di un oro opaco sotto il sistema di illuminazione arrangiato alla buona per quella festa liceale; i suoi occhi color nocciola nascondevano malizia e bontà in un mix letale che gli faceva tremare le ginocchia; il suo corpo alto e ben formato era fasciato da vestiti sulla tonalità del nero, dai jeans al giubbotto, ad eccezione della maglietta candida su cui troneggiava la scritta Trouble graffitata.
A Liam veniva da vomitare.
Non sarebbe riuscito a distogliere lo sguardo da quel bellissimo ragazzo moro – i suoi capelli corvini erano laccati in un ciuffo sublime – se non fosse stato per il debole lamento impanicato che Louis gli riversò nei timpani, quasi nel momento stesso in cui Liam gli si era accostato.
-Se n’è andato!- urlò nella sua direzione un po’ per sovrastare il volume, un po’ per sfogare la sua frustrazione.
Liam annuì velocemente, troppo cauto e timido per fidarsi delle sue corde vocali  mentre si trovava davanti alla persona più bella del pianeta. Gli occhi del ragazzo gli si piantarono addosso prima curiosi, come se solo in quel momento avessero realizzato la presenza di una terza persona, poi ardenti e scuri. Voltò completamente il busto verso Liam e gli sorrise, audace e sicuro.
Liam, dal canto suo, cercava solo di non svenire lì sul posto e di non arrossire eccessivamente.
Il calore che le sue guancie emanavano, comunque, era un chiaro segno del suo fallimento sul secondo fronte.
Non osò, come prevedibile, incrociare lo sguardo del moro o rivolgergli la parola; si limitò ad afferrare un Louis depresso per un gomito e a trascinarlo lontano dalla porta d’ingresso alla velocità della luce.
Quanto al moro misterioso, a Liam un po’ dispiaceva allontanarsi e non poter più godere di quella figura da così vicino, ma d’altra parte sapeva che non avrebbe avuto nemmeno mezza possibilità con lui: si sarebbe accontentato di guardarlo da lontano.
Mentre, a mente vuota, trascinava Louis contro la parete dove era stato fino a quel momento, non potè non notare lo scompiglio creato dall’ingresso di una figura simile. Tutti sussurravano e si facevano la stessa domanda: chi era?  La curiosità dell’intero numero di invitati non fece che far aumentare lo sconforto di Liam. Con tutte quelle belle ragazze a ronzargli intorno, Liam non sarebbe nemmeno riuscito ad avvicinare lo sconosciuto, figuriamoci attirare la sua attenzione.
Una volta raggiunta la sua meta senza aver ascoltato mezza sillaba piena di rimpianto e tristezza di Louis, Liam si voltò automaticamente verso l’ingresso e, da sopra le decine di teste che lo fissavano, notò il moro osservarlo allegro, un sorriso promettente sulle labbra carnose. Liam rabbrividì e, onde evitare qualsiasi tipo di illusione, concentrò la sua totale attenzione sui problemi di cuore dell’amico.
 
My head spins
I’m pressed against the wall
Just watching your every move
You’re way too cool and you’re coming this way
 
-Che spettacolo, eh!-
I buoni propositi di Liam di ascoltare la storia di come Louis avesse sprecato l’ennesima possibilità di far colpo sull’uomo dei suoi sogni si erano volatilizzati nel momento in cui Niall Horan lo aveva risvegliato con quella frase.
-Cosa?- chiese Liam fingendo una finta indifferenza.
-Non fare l’idiota, Payne! Il tuo rivolo di bava si vede dalla Luna!- lo prese in giro Niall, indicando con la sua testolina bionda il tavolo degli alcolici dove il ragazzo misterioso si stava mixando un cocktail.
-Forse non avrei dovuto spingere in quel modo. Paragonare i suoi ricci a una pelliccia di animale è stato decisamente troppo.- li interruppe Louis.
Liam nemmeno lo degnò di uno sguardo, troppo impegnato a guardare altro, e Niall lo fissò sconvolto per qualche secondo.
Aprì la bocca e la richiuse subito dopo, decidendo che sarebbe stato meglio lasciar correre.
-Quindi?- tornò all’attacco Niall, voltandosi verso Liam con un fastidioso sorrisetto impertinente.
-Carino.- fu tutto quello che disse Liam.
Voleva evitare di mettere al corrente uno dei suoi amici più chiacchieroni che, come tutti in quella stanza, si era follemente innamorato di uno sconosciuto bello come un Dio greco.
-Carino?!- chiese scandalizzato Niall -Amico, devi aver perso la vista. Quel ragazzo è un adone!- insistette mimando una dama che si fa aria con un ventaglio.
-Gli ho comunque lasciato il mio numero. Dite che prima o poi mi scriverà?- chiese Louis, ancora perso nel suo discorso ‘Harry’.
Di nuovo venne ignorato e ripiombò nel suo miserabile mutismo.
-Dico solo che se volesse fare un giro al luna park di Zio Niall, avrebbe un biglietto omaggio su ogni attrazione.- disse allusivo a Liam mentre entrambi osservavano il ragazzo assaggiare il contenuto del suo bicchiere.
-Dove diamine sono la tua eterosessualità e il tuo contegno?- chiese schifato Liam -O li tiri fuori ora o mi vedrai vomitare in meno di un minuto!- concluse mentre la risata brilla del biondo gli invadeva violenta i timpani.
-La vera domanda è dove sia la tua omosessualità!- ribattè Niall allontanandosi per poi ributtarsi nella mischia di ballerini ubriachi.
Liam lo guardò allontanarsi e prese un enorme respiro, appoggiandosi al muro alle sue spalle, suo unico e fedele sostenitore in quella serata.
-Lo chiamerò io! Lascerò passare un paio di giorni e poi gli chiederò umilmente di perdonare la mia demenza e, possibilmente, di sposarmi subito dopo.- asserì serio Louis, battendo le mani con determinazione, come si fa quando si decide qualcosa.
-Non hai il suo numero.- gli ricordò atono Liam, senza staccare gli occhi dal ragazzo che sorseggiava un drink dall’altra parte della sala.
-Cazzo!-
Louis si rituffò in lamentele e insulti verso, nell’ordine, il suo cuore che lo aveva fatto innamorare, il suo stomaco che lo aveva fatto ubriacare e la sua lingua che lo aveva fatto parlare.
Quando Louis partiva con i suoi soliloqui, Liam aveva oramai imparato la raffinata arte del fargli credere di essere ascoltato mentre si faceva bellamente i fatti propri.
Così aveva intenzione di fare anche quella sera e si era già sbilanciato con un paio di assenti ‘vedrai che si sistemerà tutto’ e ‘stai tranquillo’ quando successe.
Gli occhi del moro erano nuovamente fissi nei suoi. Liam perse ogni cognizione di quello che lo circondava, della musica e della voce di Louis.
Il fiato gli venne risucchiato fuori dal petto ed ebbe un capogiro che lo costrinse a fare un ancora maggiore affidamento sulla parete che lo accoglieva da ore oramai.
Sbattè un paio di volte le palpebre, incredulo, ma lui era ancora lì, immobile e sublime, gli occhi profondi incollati al suo viso.
Liam non aveva la più pallida idea di cosa fare. Cosa si fa in circostanze come quella? Si sostiene lo sguardo? Si fugge nel primo bagno a vomitare? Avrebbe chiesto al suo migliore amico se questo non fosse stato completamente fuori uso, al momento.
Nel dubbio, rimase nella stessa posizione in cui gli occhi dell’altro lo avevano trovato. Cercò di distrarsi con qualunque cosa, ma la consapevolezza di avere quello sguardo addosso non lo lasciava vivere e ogni qualvolta che Liam si azzardasse a guardare da quella parte, il moro era sempre più vicino di qualche passo alla postazione di Liam, lo sguardo oramai dipendente dalla sua figura appoggiata al muro.
-Oddio, viene qui. Viene qui! Cosa faccio?- sussurrò impanicato tra sè e sè Liam, e Louis non se ne accorse minimamente, troppo preso dalla conversazione monologo che aveva intrapreso con una biondina alta e graziosa (ovviamente aveva scelto lei perchè era stata vista molte volte camminare tra gli armadietti, al cambio dell’ora, in compagnia di Harry Styles).
L’ansia e il terrore presero ufficialmente il controllo di Liam, mentre tentava di ogni modo di rimanere calmo.
Ancora qualche passo e il moro sarebbe stato di fronte a lui. Liam non aveva nemmeno lontanamente la quantità di autostima necessaria a pensare che quelle mosse fossero mirate a un qualche tipo di flirt nei suoi confronti, eppure doveva ammettere che proprio così lasciavano intendere i sorrisini maliziosi che il ragazzo gli donò, chiudendo gli ultimi metri di spazio tra loro.
Liam venne investito dal profumo di tabacco e cuoio che il moro emanava e, per la seconda volta in davvero troppo poco tempo, ebbe un giramento di testa.
Lo nascose piuttosto bene, però, perché il ragazzo non diede segno di aver notato nulla e, con la disinvoltura che solo una persona cosciente del suo bell’aspetto ha, diede inizio alla conversazione.
 
How did we end up talking?
In the first place
You said you liked my Cobain shirt
 
-E’ Cobain?-
-Come, scusa?-
Il moro parlava rivolto verso la folla, non verso Liam, con il cocktail davanti alla bocca e, come se non bastasse, la sua sola presenza rendeva difficile a chiunque solo respirare, figuriamoci fare conversazione.
Il ragazzo indicò con un dito la maglietta di Liam e, posando finalmente gli occhi nocciola su di lui, tornò a sorseggiare il drink.
Liam sembrava più confuso che mai, ma dopo poco qualcosa scattò nel suo cervello e abbassò lo sguardo sul suo petto per osservare l’indizio che il dito gli aveva puntato.
-Oh, la maglia!- esclamò imbarazzato. Poi stette zitto, a corto di cose intelligenti da dire.
-Kurt. Uno dei miei modelli di vita.- sorrise, la cannuccia sulle labbra.
Poi allargò le braccia, fece un giro su se stesso mettendo ancora più in mostra il suo corpo vestito punk-grunge e, ironico, chiese: -Avresti mai detto?-
Liam accennò mezzo sorriso e gli occhi dell’altro brillarono per qualche secondo.
-Zayn.- disse il moro allungando dita affusolate e palmo soffice verso Liam.
-Liam.-
Si strinsero la mano ed entrambi si sentirono come se quel gesto tra di loro fosse tanto necessario quanto superfluo.
-Allora, Liam…- Zayn pronunciò il suo nome come se lo stesse facendo sciogliere sulla lingua per scoprire che sapeva di cacao -Ascolti i Nirvana o sei una di quelle persone che indossano Kurt per moda o per il suo indubbiamente bel faccino da eroinomane?-
Nonostante il cervello di Liam facesse una seria fatica a partorire pensieri più elaborati di ‘Io, tu, letto’, riuscì comunque a sputare la risposta.
-Ascolto i Nirvana, ma non disdegno il faccino da eroinomane di Kurt.-
Zayn parve soddisfatto della risposta, a giudicare dal suo sorriso e dal suo avvicinarsi maggiormente a Liam. L’altro fece istintivamente un passo indietro, ma rimase col busto proteso in avanti, come se il moro fosse un potente magnete.
-Ottimo. Non mi sarei mai perdonato una cotta per qualcuno che non conosce almeno un paio di canzoni di Cobain.-
Liam si sentì mancare l’aria nei polmoni e, distogliendo lo sguardo dal viso suadente di Zayn, arrossì.
Non lo intendeva davvero. Sono cose che si dicono per cominciare una buona amicizia.
Nonostante il cuore di Liam avesse già messo la quinta e stesse galoppando verso il sorriso invitante di Zayn, il suo cervello non era molto d’accordo e rimase sulla linea del non illudersi.
C’era anche una vocina, sempre nella testa di Liam, che suggeriva un’avventura da una notte. A lui non erano mai piaciute quelle cose, ma dando solo una veloce occhiata a Zayn, si poteva dedurre che invece erano esattamente quello che lui stava cercando.
Il cuore di Liam sospirò e scalò in quarta.
-Che ne dici, allora, di proseguire con quest’incantevole conversazione dove faccia più fresco e ci sia meno musica inascoltabile?- propose il moro allungando le dita intorno al bicipite di Liam.
Quel gesto significava che non avrebbe ammesso un ‘No, grazie.’ come risposta, ma d’altronde quelli come Zayn non erano abituati a riceverne e quelli come Liam non avrebbero mai osato darne.
Liam si limitò ad annuire, succube della bellezza di quel ragazzo, seguendolo inerte e, probabilmente già innamorato, lungo ogni metro che li separava dall’uscita, schivando abilmente gli sguardi curiosi e traboccanti d’invidia di ogni persona in quella stanza.
 
Now we’re walking back to your place
And you’re telling me how you loved that song
About “living like a prayer”
I’m pretty sure that we’re halfway there
 
Una volta fuori e una volta rotto maggiormente il ghiaccio, Liam ebbe meno problemi a conversare con Zayn.
Il suo viso lo folgorava di continuo, ma aveva imparato a non balbettare come un bambino ogni volta che l’altro guardasse il suo viso in attesa di una qualsiasi risposta. Sì, perché era quasi esclusivamente Zayn a fare domande; Liam era migliorato, certo,ma non tanto da avere l’audacia di indagare sulla vita dell’altro.
Fino a quel momento aveva capito che Zayn era un grande appassionato di musica, aveva tre sorelle, studiava arte e aveva un incomprensibile e improbabile interesse nei suoi confronti. Liam non riusciva a capacitarsene, ma non era così ingrato da non ringraziare il cielo ogni volta che Zayn gli faceva un complimento.
Non era possibile, nella sua concezione di coppia, che uno come Zayn perdesse così tanto tempo dietro a uno come lui quando avrebbe potuto avere chiunque a quella patetica festa. Louis era molto più bello e Liam era sicuro che non avrebbe disdegnato la sua compagnia, ma Zayn, tra tutti,  aveva scelto proprio lui e, a questo punto, non poteva certo tirarsi indietro inspiegabilmente!
Avevano preso a camminare, a un certo punto della conversazione, lungo la via principale per uscire dal quartiere della sua scuola.
-Come mai eri a festeggiare la squadra del nostro liceo, se studi da un’altra parte?- chiese sinceramente incuriosito Liam, incrociando le braccia al petto per tenersi un po’ al caldo. Nella fretta di andarsene aveva scordato il giubbotto. Si ritrovò a sperare che Louis o Niall lo avrebbero recuperato per lui, ma non credeva sarebbe potuto succedere, dati gli stati psicoalcolici dei suoi amici.
-Stavo cercando qualcuno.- rispose Zayn posando lo sguardo lontano, sulla svolta che il marciapiede faceva a destra.
A Liam non sfuggì il gelo nella sua voce e, dopo essersi maledetto per aver scelto proprio quella domanda fra mille, decise ovviamente di non chiedere altro a riguardo.
Zayn era tutto d’un tratto più ombroso e misterioso del solito, le mani nelle tasche del giacchino di pelle e lo sguardo sulla punta delle Converse.
Liam non lo poteva sopportare e provò quindi a riportare la conversazione su un argomento maggiormente gradito a entrambi.
-Ce l’hai una canzone preferita?- domandò timidamente.
Zayn lo guardò e smise per un attimo di camminare. Anche Liam si fermò, spaventato e preoccupato di aver nuovamente scocciato il moro, e si voltò verso di lui.
-Hai freddo?-gli domandò con un sorriso dolce Zayn.
-Non molto.- rispose Liam.
-D’accordo.-
Zayn allungò maggiormente la mano nella tasca e ne estrasse un pacchetto di Marlboro rosse. Se ne accese una indifferentemente e, dopo il primo infinito tiro che fece ad occhi chiusi e volto beato, offrì la sigaretta a Liam che rifiutò educatamente.
-Ovvio.-
-Ovvio cosa?- chiese Liam, terrorizzato che quello potesse essere un commento sul suo non fumare (cosa palesemente da bravo ragazzo) e che Zayn potesse aver perso il suo interesse.
-Ovvio che ho una canzone preferita. Chi non ce l’ha?- sorrise dietro una nuvoletta di fumo estremamente sexy.
Liam ingoiò un paio di volte a vuoto e si perse ad osservare  il profilo di Zayn per qualche secondo.
-Io.- rispose con un sussurro.
Zayn rimase sbalordito, per la prima volta in quella serata, ma si riprese immediatamente.
-Avanti! Sai anche tu che stai mentendo!- rise il ragazzo portandosi la sigaretta all’altezza degli occhi per controllare a che punto fosse -Facciamo che io ti dico la mia, tu hai tempo per pensare alla tua e poi me la confessi. Ci stai?-
Liam accettò con un leggero movimento del capo.
-Va bene, vediamo…- Zayn non era il tipo da dover riflettere su una questione simile. Liam era sicuro che avesse già la risposta e stesse facendo solo molta scena, per qualche motivo a lui sconosciuto, esattamente come ci si aspetta da una persona che è abituata a essere al centro dell’attenzione.
In qualunque caso, non sarebbe stato di certo lui a dirgli di smetterla quando tutto quel suo richiedere attenzione non faceva altro che dare a Liam la possibilità di guardarlo senza passare per un maniaco.
Zayn continuò con la sua farsa ancora un po’, poi cedette e -Living On A Prayer, dei Bon Jovi.- disse serio.
Liam faticava a crederci, si era aspettato qualcosa di più grunge e sconosciuto, magari addirittura di qualche etichetta indipendente. Non avrebbe mai criticato né i suoi gusti né nient’altro che riguardasse Zayn, per cui si limitò a sorridere e a commentare chiedendo un normalissimo -Come mai?-
-Non so. Quando era più piccolo, mia sorella maggiore me la faceva ascoltare di continuo e poi, crescendo, ci ho sentito qualcosa di mio.- cominciò Zayn e Liam, nemmeno una frase dopo, pendeva già dalle sue labbra. Zayn prese l’ultimo tiro di sigaretta e l’odore di tabacco bruciato si diffuse nell’aria tra loro mentre lui spegneva il mozzicone e lo lanciava lontano, esalando piano il fumo.
A quel punto, Liam era a dir poco affascinato dalla sua figura. L’altro prese fiato e ricominciò.
-Non so se l’hai notato, ma la vita non è né facile né giusta. Penso che tutti abbiano bisogno di qualcosa che nei momenti più duri li sproni ad andare avanti. Un libro, una canzone, un quadro, una persona o un sogno nel cassetto.-
Qui si fermò e si guardò intorno come per orientarsi. Poi, deciso, si incamminò su una stradache svoltava a sinistra, leggermente in discesa, verso un quartiere di periferia dove la madre di Liam si era sempre raccomandata lui non andasse.
Ma il ragazzo era troppo perso negli occhi profondi di Zayn, pericolosamente annegato nella sua voce calda, per far caso a cosa stessero facendo o dove stessero andando.
Lo seguì senza fiatare, pregando che continuasse. Non fu deluso.
-Quella canzone è stata, fino ad oggi, la mia forza. Il mio calcio nel culo quando pensavo che chiudermi in camera a piangere sarebbe stata la cosa giusta da fare mentre al di là della mia porta imperversavano i problemi. Sono grato a quei quattro accordi e a quell’ammasso di parole più di quanto lo sia a molte persone che si definiscono mie amiche. Non so se capisci.- Zayn non smise di camminare ma si voltò verso Liam.
Lui non capiva, non poteva. La sua vita non era mai stata cattiva con lui. A parte un paio di litigate serie e un amico drammaticamente uscito dalla sua esistenza, nulla l’aveva mai deluso così tanto da portarlo a quel tipo di pensieri. Annuì comunque.
-Menti di nuovo, ma va bene così. Va molto meglio così, in effetti.- sorrise Zayn, malinconico.
Liam si sentì smascherato e a disagio. Arrossì e propose un cambio di argomento.
-Dove stiamo andando?- chiese notando all’improvviso il cambiamento preoccupante del paesaggio. Le villette bianche e i negozi del centro stavano pian piano venendo sostituite dalle villette a schiera, rosso mattone, della periferia.
-A casa mia.- rispose tranquillamente Zayn, come se per lui fosse normale portare a casa sua, all’una di notte, qualcuno che aveva conosciuto nemmeno un paio d’ora prima.
Liam ora era sopraffatto da un indecente stato d’ansia. Si sentiva un idiota e, anche se era sicuro che Zayn fosse innocuo, non sapeva se proseguire con lui sarebbe stata una buona idea. I suoi piedi non avevano ancora smesso di seguire il ritmo e la direzione dettati dal passo di Zayn.
Il moro sembrò comunque leggere nel suo pensiero perché lo afferrò per un polso e, facendolo voltare verso di sé, stoppò la camminata di entrambi per l’ennesima volta. Piantò i suoi occhi in quelli di Liam – solito brivido – e disse:
-Senti, so di non sembrare esattamente una persona affidabile, so che il luogo in cui vivo non è dei migliori e so che pensi che io sia un po’ strano.-
Liam arrossì, di nuovo, e Zayn riprese.
-Ma so anche che sono un ragazzo onesto e che non ho intenzione di farti del male. So che stai pensando di andartene perché l’attrazione che provi per me è minore della paura che hai di fare qualcosa di rischioso e fuori dal comune, ma posso assicurarti che, se deciderai di seguirmi, non te ne pentirai. Mi piaci, Liam, e vorrei solo conoscerti un po’ meglio.-
Liam respirò piano e cercò di non innervosirsi per essere stato così abilmente psicoanalizzato da uno sconosciuto bello come un Dio ed evidentemente geniale.
Non aveva paura di Zayn e su una cosa si sbagliava di grosso: l’attrazione che in quel momento provava per lui superava qualsiasi cosa. Ma…
-Ah, dimenticavo!- riprese Zayn come se si fosse scordato qualcosa di vitale importanza -So anche che sai che non sono ubriaco mentre dico queste cose perché mi hai fissato tutta la sera e hai visto che ho bevuto un solo drink.-
Liam sarebbe stato un palese bugiardo se avesse tentato di smentire. L’unica cosa da fare era riprendere a camminare e così fece.
-Dove stai andando?- lo raggiunse la voce divertita di Zayn da qualche metro alle sue spalle.
-A casa tua.-
-Aspetta!- e Liam fu colto dall’improvviso terrore che Zayn avesse già cambiato idea e stesse per ritirare la sua offerta. -Non mi hai ancora detto la tua canzone preferita.-osservò Zayn. -Hai avuto il tempo di pensarci, ora confessa!-
Liam sembrò pensarci su ancora un attimo, guardando uno Zayn immobile e in attesa a qualche metro da lui.
In un impeto di ardore, rispose con una smorfia stuzzicante.
-Lo saprai. Avrai tutta la serata davanti per indagare sugli oscuri segreti della mia mente. Non insistere e sbrigati, ora, prima che il bravo ragazzo che c’è in mesi svegli e si penta della mia decisione di seguirti.-
Non si può di certo dire che, quando Zayn lo raggiunse e lo prese per mano sorridendogli per la prima volta felice e non misterioso – quasi soddisfatto -, Liam avesse qualche dubbio sul fatto che non se ne sarebbe pentito mai.
 
But when I wake up next to you
I wonder how…
How did we end up here?
 
Freddo.
Liam aveva troppo fottuto freddo.
Si rigirò con fatica sotto coperte e piumone fino a quando non trovò a tentoni il corpo di Zayn. A quel punto sorrise rilassato e, lanciando un braccio oltre la vita stretta del moro girato sul fianco, si accoccolò alla sua schiena e provò a riaddormentarsi cullato dalle ondate di calore emanate dal ragazzo che stava stringendo.
Il ragazzo che… stava stringendo?!
Da quando Liam Payne si sveglia con qualcuno tra le braccia?
Improvvisamente il suo cervello sembrò riaccendersi, gli occhi si spalancarono e Liam prese istantaneamente le distanze dal corpo bellissimo e caldo dell’ignaro Zayn.
Si guardò intorno stupito e con il cuore a mille: aveva dormito con Zayn.
E, se la sua memoria – che lenta stava pian piano tornando in moto – non lo ingannava, non avevano soltanto dormito.
Liam sollevò leggermente le coperte cercando di non svegliare Zayn e constatò che entrambi erano nudi a eccezione dei boxer.
Passandosi una mano tra i capelli corti, si mise a sedere e ripercorse mentalmente gli avvenimenti della sera precedente. Dopo essere arrivati a casa di Zayn, dove ovviamente viveva da solo, avevano chiacchierato ancora e ancora, giocato a Fifa e, da parte di Zayn, fumato quasi un intero pacchetto di sigarette. Poi entrambi avevano notato che si era fatto troppo tardi e Zayn non si era nemmeno offerto di riaccompagnare Liam a casa, come se quell’opzione non l’avesse neanche lontanamente considerata, ma gli aveva spalancato la porta di camera sua e gli aveva sorriso sulla soglia.
Non c’era stata nemmeno mezza possibilità che Liam sarebbe riuscito a rifiutare quell’offerta e quel sorriso. Per questo l’aveva seguito e, in un silenzio stranamente privo di imbarazzo, entrambi si erano spogliati e infilati sotto le coperte invernali e blu notte del letto a una piazza e mezza di Zayn.
Allora era cominciato il disagio, quando entrambi si erano dati la buonanotte, dopo che Liam ebbe avvisato la sua famiglia che avrebbe dormito da Louis e Louis della palla che aveva raccontato ai suoi.
Fissavano il soffitto, sveglissimi e muti. Fino a che Zayn, ovviamente era stato Zayn, non si era voltato e l’aveva baciato.
Liam rimase  intrappolato in uno spiacevole limbo d’incredulità per la bellezza di tre o quattro secondi poi, una volta che l’istinto e il buonsenso ebbero preso il sopravvento, si girò a sua volta verso il moro e, afferratogli il viso saldamente, aveva risposto al bacio con molto più ardore di quello che aveva intenzione di metterci.
Percepì l’espressione soddisfatta di Zayn sotto le sue labbra e i suoi polpastrelli.
Non era stato necessario che passasse molto tempo prima che i due si trovassero eccitati e sopraffatti dalla felicità che l’occasione di poter sfogare tutta la tensione sessuale che avevano accumulato durante la serata gli stava dando.
In men che non si dica, si stavano toccando e strusciano in modo frenetico, animale. Ma proprio quando le dita di Zayn avevano preso a stuzzicare l’elastico dei suoi boxer neri – l’unico indumento che Liam aveva ancora addosso – lo aveva fermato con un tentennante: -Ci siamo appena conosciuti.-
-Lo so.- sopirò Zayn come se se lo aspettasse, ma stesse pregando che non sarebbe successo. Liam era arrossito, complice del buio, e aveva baciato nuovamente Zayn, pauroso che l’altro lo cacciasse dal suo letto, di casa e dalla sua vita dato che non gli stava dando quello che voleva. La maggior parte dei ragazzi si sarebbe comportata così e Liam era pronto ad alzarsi, ingoiare il magone e rivestirsi.
Tuttavia Zayn non era tra la maggior parte dei ragazzi.
Lo aveva baciato lentamente e calmo. Aveva preso un respiro profondo e poi si era rigettato sul cuscino . Liam si era sentito vulnerabile e stupido. Cosa stava aspettando a cacciarlo?
-Buona notte?- aveva chiesto Liam alla figura sdraiata al suo fianco del ragazzo che qualche secondo prima lo stava baciando senza pudore.
-Buona notte, Liam.- gli aveva risposto Zayn con una nota roca nella voce. -E vedi di essere ancora qui domattina.-
Con questo sembrava che la conversazione fosse terminata e che Zayn si fosse deciso a dormire e lasciare che Liam facesse lo stesso, nel suo letto, dopo che si erano baciati. Ma non era così perché, non appena il respiro di Liam era tornato normale e i suoi muscoli si stavano rilassando sul comodo materasso, aveva percepito Zayn muoversi e parlare.
-Con “qui” intendo nella mia vita perché, se te ne vai, ti vengo a cercare in capo al mondo e ti ci ritrascino dentro.-
Dopo di che si era accoccolato a lui e aveva chiuso la bocca per il resto della notte, lasciando il cuore di Liam nuovamente in corsa e il suo stomaco decisamente in subbuglio.
E ora si trovava lì, con le medesime sensazioni nel sangue, seduto sul letto di quel ragazzo che alla luce del giorno era ancora più bello, chiedendosi cosa fare.
Non che non si ricordasse di tutte le cose dolci (e anche di quella mezza promessa) che Zayn gli aveva rivolto la sera prima, solo che più lo guardava, più si sentiva fuori posto e non degno.
Zayn era più grande, probabilmente economicamente autonomo e laureando in qualcosa di sicuramente affascinante come astronomia o filosofia. Era spiritoso, gentile e aveva il viso più bello del mondo (per non parlare del corpo più sexy).
Insomma Liam aveva meno di zero possibilità di tenerselo per sé, se avesse dato a quella relazione una chance come gli aveva chiesto Zayn.
E poi, per Dio, si erano conosciuti solo la sera prima e la chimica che c’era tra loro era innegabile, ma non ci si può basare solo su quella per decidere se impegnarsi o meno sentimentalmente, no?
Liam si alzò dal letto indeciso e confuso.
Raggiunse i suoi pantaloni, lanciati sulla sedia alla scrivania di Zayn, e sfilò dalla tasca il suo cellulare. Velocemente entrò nella conversazione con Louis. L’ultimo messaggio del suo amico era delle 3.43 e recitava un poco chiaro “Nonm importrta dove econ chi tuy sia… Dacci dentroo, Lì!£”.
Liam sorrise stupidamente pensando al fatto che, ironicamente, le 3.43 di quella mattina erano all’incirca l’orario in cui lui e Zayn si stavano strusciando e baciando come non ci fosse un domani. Louis sarebbe stato molto fiero delle sue azioni della sera precedente! Un po’ meno dei pensieri che gli stavano invasando il cervello in quel momento.
Prese un respiro e cominciò a scrivere.
“Sono nel letto di qualcuno decisamente fuori dalla mia portata. Questo qualcuno vuole che ci rimanga.”
Lo inviò a Louis, sperando che in qualche modo la risposta del suo migliore amico potesse aiutarlo a far luce sui suoi dubbi.
Liam si riavvicinò al letto e si sedette di fianco a Zayn. Passò le dita tra i suoi capelli corvini e Zayn mugolò qualcosa, apprezzando il gesto.
Continuò fino a che il moro, nel sonno, non si voltò dandogli le spalle.
Liam era sempre più affascinato da lui; ogni secondo che passava in sua presenza, Zayn diventava sempre più perfetto e irraggiungibile ai suoi occhi. Lo vedeva così lontano. E tutte le parole, le cose in comune e le confessioni della sera prima non potevano cambiare il fatto che lui, un liceale appassionato di videogiochi, asociale e pieno zeppo di stranezze e difetti imbarazzanti, non fosse compatibile con Zayn e la sua perfezione.
Con Zayn e il suo abitare da solo.
Con Zayn e il suo viso da fotomodello.
Con Zayn e il suo giubbotto di pelle quando fuori ci sono 10 gradi.
Il cellulare gli vibrò in mano e Liam distolse lo sguardo incantato dalla schiena nuda del ragazzo al suo fianco.
Sbloccò lo schermo. Louis.
“Scappa il più lontano possibile da quel letto. Per pranzo sono al solito posto, se vuoi parlare. Xx”
Liam sorrise amaramente. Senza pensarci due volte, si chinò su Zayn per rubargli l’ultimo bacio e, dopo essersi rivestito, uscì da quella casa.
D’altronde quelli come Zayn possono avere tutto. Perché dovrebbero accontentarsi di qualcosa?
Se prima di uscire Liam aveva lasciato il suo numero scarabocchiato su un foglio in cucina, beh, era un problema che doveva risolvere con la sua stupida speranza.
 
Next day out
Everybody thought you were so insane
Cause you were so far out of my league.
 
-No, fammi capire. Quella meraviglia voleva portarti a letto e tu gli hai detto di no?-
Perché ovviamente Louis non poteva decidere di andare da solo a pranzo e, sempre ovviamente, aveva sentito il bisogno di portarsi dietro Niall-DomandeInopportune-Horan.
-Esatto.- sospirò Liam abbassando lo sguardo sul suo hamburger a malapena toccato e con il quale aveva giocherellato durante tutta la confessione.
Niall fece una pausa drammatica e poi:
-Ma perché?!- urlò con un tono di voce così disperato che Liam, per la seconda volta in meno di 24 ore, mise in dubbio la sua eterosessualità.-Anche fosse stato uno stronzo, è il ragazzo più bello della galassia! Questo basta per far sì che il tuo rifiuto vinca un qualche premio alla follia!-
-Proprio per questo! Lui è troppo per uno come me.- sbottò Liam, tra l’incazzato e il depresso.
Louis non aveva ancora proferito parola sull’argomento. Se ne stava seduto al suo posto, le labbra strette e serrate tra di loro, dando occasionali morsi al suo pranzo; ascoltava. Liam desiderò che parlasse in quel momento.
Inizialmente coperto da mugolii irritanti di Niall che ancora si lamentava del comportamento di Liam, Louis prese un sorso della sua bibita e poi parlò.
-Dando per scontato che tu non stia mentendo, mi sento in dovere di farti notare che il ragazzo che hai rifiutato è davvero una delle 7 meraviglie del mondo.- cominciò Louis mentre Liam abbassava lo sguardo, sentendosi a disagio anche solo al ricordo del tempo che Zayn aveva perso con lui quando poteva passarlo con qualcun altro. -Ma vorrei anche portare alla tua attenzione…- proseguì con tono d’esperto -che, per quanto chiunque potrebbe convenire che uno come lui potrebbe avere di meglio che un secchioncello timido e imparanoiato, lui voleva te.- concluse Louis con un’espressione tra l’invidia e la confusione.
Liam non pensò nemmeno per un momento che le parole di Louis fossero state usate per ferirlo. Louis era il suo migliore amico dall’era dei tempi ed entrambi sapevano quanto Liam valesse, ma entrambi avevano gli occhi e l’orientamento sessuale adatto per valutare Zayn ed entrambi volevano essere onesti sul fatto che a quella festa c’erano almeno una decina di persone esteticamente più belle di Liam che Zayn avrebbe potuto scegliere come compagnia, se avesse dovuto basarsi solo sull’aspetto fisico.
Insomma, Louis non voleva ferirlo, voleva anzi fargli capire che condivideva la sua perplessità e il suo punto di vista.
Liam gli era grato per questo e per la brutale onestà che lo contraddistingueva dal resto del mondo e  lo faceva apparire uno stronzo senza cuore agli occhi dei più.
Quindi si ritrovarono a scambiarsi sguardi apprensivi, davanti a un Niall che probabilmente ancora pensava che rifiutare Zayn fosse stata una pazzia.
-Che devo fare, Lou?- chiese Liam, portandosi le mani ai corti capelli castani.
-Gli hai lasciato il numero, no?- domandò Louis -Aspetta che ti richiami. Se davvero è preso da te, non sarà la tua decisione di ieri a farlo demordere.- concluse, tornando a sorseggiare pensieroso la sua bibita.
L’hamburger doveva essere oramai gelido nel piatto di Liam, ma lui lo prese e ne staccò un gran morso. Ingoiò e poi, gli occhi in quelli preoccupati di Louis, disse -Hai ragione!-
Il suo tono non era dei più convinti, ma sia Louis che Niall apprezzarono lo sforzo.
-Insomma, non so perché e probabilmente non capirò mai le ragioni, ma lui voleva me. E’ con me che ha deciso di andarsene, no? Vorrà dire qualcosa?- chiese ai suoi amici con una debolissima traccia di speranza nella voce, lì quasi più per convincere se stesso che gli altri due.
-Sì, che Lou ha esagerato con le luci stroboscopiche ieri e hanno accecato il povero Zayn!- rise Niall evitando la coppia di patatine fritte volanti che planarono verso di lui, una proveniente da Liam e l’altra da Louis.
Niall si esibì in una parata di smorfie indignate, mettendosi in bocca le patatine-proiettili, e mormorando una litania snervante di -Pazzo. Pazzo te a rifiutarlo e pazzo lui a non aver scelto me!-
Liam alzò gli occhi al cielo, leggermente innervosito dai continui commenti di Niall. Sbuffò e proprio mentre stava per rinunciare agli ultimi morsi di quell’hamburger decisamente indigeribile oramai, sentì una leggera pressione sul suo polpaccio sinistro. Ci mise poco a riconoscere il tocco del suo migliore amico e spostò la sua attenzione su Louis. Sospirò rumorosamente quando lui gli sorrise dolcemente, dall’altra parte del tavolo unto, in modo davvero affettuoso. Se con Zayn non dovesse proseguire e il ragazzo dovesse decidere che lui non valeva abbastanza da spendere quei pochi centesimi per una chiamata, almeno Liam sapeva che avrebbe avuto Louis (e purtroppo anche Niall), per sempre.
Gli sorrise di rimando e il suo sforzo aumentò quando notò che le labbra di Louis stavano formulando una frase silenziosa. “Chiamerà.” gli stava dicendo.
Nonostante Liam pensasse che la sua speranza fosse decisamente ingiustificata e fuori posto, non riuscì ad impedirle di fiorire nel suo petto.
-Ora parliamo di cose serie!- disse ad alta voce e agitato Louis, questa volta rivolto ad entrambi e chiedendo la più totale attenzione di tutti e due. -Come faccio a conquistare il mio bello?- chiese, sinceramente a corto di idee e risollevando l’andazzo della conversazione.
Sia Niall che Liam sospirarono, poi si lanciarono in un’intensa pianificazione di una strategia che avrebbe potuto – se miracolato – aiutare Louis a riparare ogni danno commesso durante i suoi impacciati tentativi di catturare il cuore di Harry.
 
My friends say I should lock you down
Before you figure me out and you run away
But you don’t, and you won’t,
As you kiss me and you tell me that
You’re here to stay.
 
Finì che Zayn chiamò.
Non subito e nemmeno il giorno dopo, ma proprio quando Liam stava per arrendersi all’evidente scarto incolmabile tra lui e Zayn, il suo cellulare vibrò e il suo -Pronto?- fu accolto da un caldo -Liam?- che gli mise i brividi e gli trasferì il cuore in gola.
Stava tornando a casa da scuola, era Venerdì e già pregustava il suo personale weekend all’insegna di pisolini e interruzioni di Louis per qualche partita a Fifa, quando quella chiamata sconvolse ogni suo piano.
Liam non si permise di illudersi subito così tanto quindi, anche se avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, chiese comunque -Sì? Chi parla?- cercando di mantenersi su un tono indifferente.
-Sono Zayn.- rise il ragazzo e il cuore di Liam perse un battito. Attutita e rovinata dai loro cellulari, la risata di Zayn non era così speciale e per questo Liam, che se la ricordava tanto meravigliosa quanto rara, sentì l’impellente bisogno di sentirla almeno ancora una volta, dal vivo.
-Ciao, Zayn.- salutò cortesemente Liam, scendendo dall’autobus e fingendo che non stesse aspettando quel momento da una settimana quasi precisa.
Non sapendo come continuare, si avviò verso casa sua, camminando piano per non farsi venire il fiatone e sperando che Zayn avesse qualcosa da dirgli e non avesse chiamato solo per sapere come stesse – anche se Liam si sarebbe accontentato di un’occasionale amicizia  pur di averlo nella sua vita -.
-Ascolta, io salterei le chiacchiere su il più e il meno e andrei dritto al punto.- sentì Zayn dire dall’altro capo del telefono. Liam trattenne il respiro e annuì, per poi ricordarsi che il moro non poteva vederlo e aggiungere un nervoso “Sì”.
-Nonostante io sia stato piuttosto deluso dall’aver trovato il tuo numero invece che il tuo viso nella mia cucina, Domenica scorsa, mi sono convinto a usarlo.-
Liam fu piacevolmente sorpreso di notare un tono di insicurezza nella voce di solito così calma e pacata di Zayn.
-Oramai avrei capito che mi piace essere chiaro e diretto, per evitare stupidi fraintendimenti. Ci sei ancora?- chiese.
-Continua.- disse piano Liam, smettendo di camminare e sedendosi su un muretto lungo il marciapiede, a poche decine di metri da casa sua.
Il ragazzo prese fiato.
-Ho pensato che a te magari non interessi continuare a frequentarmi, ma non riuscivo a spiegarmi il numero di telefono e io, Liam, Sabato scorso ti ho detto che volevo conoscerti meglio e sono ancora della stessa idea.-
Liam non aveva ancora proferito parola e Zayn prese il suo silenzio come un incentivo per continuare.
-Sono stato piuttosto impegnato e indeciso questa settimana, ma ora ti ho chiamato per dirti che mi piacerebbe che tu uscissi con me domani, non so, per pranzo?-
Liam non si ricordava più come si respirasse. Stava per acconsentire, quando Zayn parlò ancora.
-Se non altro, per dirmi quale sia la tua canzone preferita. Mi hai lasciato col dubbio.- scherzò Zayn, ma era nervoso e Liam si sentì decisamente lusingato.
Per qualche attimo valutò la possibilità di chiedere del tempo per pensarci, un po’ per vendicarsi di quei cinque giorni di ansia che Zayn gli aveva fatto passare senza chiamare e un po’ perche in amore vince chi fugge. Poi pensò che era stato già abbastanza fortunato a ricevere quella chiamata e che forse non gli convenisse sfidare con tutta quell’impertinenza la dea bendata.
-Certo, molto volentieri!- esclamò quindi, sorridendo come un idiota  e sentendo il cellulare scivolargli un po’ sotto i polpastrelli sudati.
Zayn esalò quello che, con estrema soddisfazione di Liam, era palesemente un respiro mal trattenuto e rispose, riacquistando la spavalderia innata e spesso latente che gli aveva fatto perdere la testa.
-Ottimo! Se mi lasci il tuo indirizzo, ti passo a prendere per, diciamo,  le 12.00?-
Liam trovava adorabile quella sua abitudine di cominciare le frasi come affermazioni e di terminarle come domande solo per essere sicuro che lui fosse d’accordo con le sue proposte.
-Mezzogiorno è perfetto.- confermò Liam.
-Ti sento sorridere.- affermò il moro dopo una pausa di silenzio e anche lui, Liam poteva scommetterci, stava sorridendo.
-Sono contento. Pensavo di aver fatto una cavolata ad andarmene, quella mattina.- ammise Liam, più incline ad aprirsi, oramai rassicurato dal fatto che Zayn fosse ancora interessato a lui, nonostante rifiuto e abbandono.
Dio, non vedeva l’ora di rivederlo.
-Oh, credimi, l’hai fatta. Ma mi piaci, Liam. E quando qualcuno mi piace, non mi arrendo fino a che non diventa mio.-
Come sottofondo al battito furioso del cuore di Liam, il suono di un accendino che dà vita ad una piccola fiamma. Zayn si era appena acceso una sigaretta.
-Lo speravo.- trovò il coraggio di dire Liam.
-Come, scusa?- chiese Zayn, le parole intervallate dall’esalazione del fumo in quella nuvoletta sexy che Liam non aveva difficoltà a rievocare nella sua memoria.
-Niente. Ti scrivo l’indirizzo, d’accordo?- domandò Liam, sollevandosi dal muretto e pensando che, per quanto con dispiacere, avrebbe dovuto mettere giù e interrompere quella chiamata.
Sua madre lo stava aspettando a casa come per ogni pranzo, probabilmente già con dell’arrosto nel piatto e lui era di poco in ritardo sulla tabella di marcia.
-Certo! E non dimenticarti di aggiungere almeno una X alla fine del messaggio o penserò che la mia dichiarazione d’amore sia stata respinta.- Zayn stava scherzando, ma Liam aveva sentito un chiaro ‘di nuovo’ alla fine della frase e gli era rimasto incastrato in gola, strozzandolo leggermente. Prese un respiro e nonostante tutto dovette aggiungere l’umorismo insospettabile di Zayn alla lista di cose che adorava di lui. Inserì la chiave nella toppa e, trovandola già occupata, optò per suonar eil campanello.
-Non mancherò!- rise, sinceramente allegro -A domani, Zayn.- lo salutò, ascoltando i passi frettolosi di sua madre dirigersi verso la posrta d’ingresso.
-Ciao, Liam.-
E con questo, la chiamata terminò, la porta venne spalancata da sua madre (preoccupata) e Liam entrò in casa, portando con sé la gioia di un amore corrisposto.
***
Subito dopo pranzo, si fiondò in camera sua – evitando abilmente le domande curiose di sua mamma sul suo ritardo -, si lanciò sul letto e inviò a Zayn il suo indirizzo, aggiungendo due X e premurandosi di sottolineare la presenza della seconda in uno scherzoso post scriptum.
Dopo aver ricevuto un “;)” in risposta, gettò il cellulare lontano da sé e aprì il libro di matematica per cercare di portarsi avanti con lo studio.
Inutile dire che ogni suo tentativo di concentrazione fallì miseramente e Liam decise che alzarsi, afferrare il telefono fisso e aggiornare Louis sarebbero state idee più costruttive.
Louis, da bravo migliore amico, lo fece parlare solo per poi riempirlo di “Te l’avevo detto” e consigli sul primo appuntamento.
***
Zayn era una di quelle persone che, quando ti viene a prendere sotto casa, non citofona, ma manda loquaci SMS sulla linea di “Sono fuori”.
Liam lo ringraziò mentalmente per essere così com’era perché gli evitò di dover spiegare a sua madre come mai un ragazzo delle case popolari, munito di tatuaggi e anfibi, stesse cercando proprio suo figlio.
Per cui, dopo essersi dato un’ultima occhiata nello specchio, aver urlato un “Esco!” a sua madre e aver ripassato le Tre Regole da Primo Appuntamento di Louis (1. I tuoi discorsi devono fargli venire voglia di ascoltarti 2. I tuoi gesti e vestiti devono fargli venire voglia di scoparti e 3. Il classico e intramontabile sii te stesso), Liam aprì la porta di casa e uscì sul vialetto in porfido che attraversava il loro piccolo giardino.
Zayn lo aspettava appena fuori dalla staccionata in legno, ancora più bello di come di Liam lo ricordasse, con l’immancabile chiodo nero e una sigaretta spenta dietro all’orecchio.
Alle sue spalle, una moto nera cromata aspettava accesa di partire e Liam era su di giri solo all’idea di salire con Zayn – stretto a Zayn – su quella cosa.
Se questo era l’inizio, quello si prospettava il miglior primo appuntamento della storia. Quando Liam fu abbastanza vicino, si salutarono e Zayn riuscì a rendere quel momento il meno imbarazzante possibile, altra cosa di cui Liam gli sarebbe stato grato a vita.
Dopo i convenevoli e un paio di commenti affascinati di Liam sulla sua moto – che sembrò gradire particolarmente – Zayn porse l’unico casco che avevano a Liam, insistendo perché fosse lui a indossarlo e citando qualche legge, Liam ne era sicuro, inventata di sana pianta.
-Nel caso il passeggero non dovesse indossare il casco in caso di incidente, il guidatore (con o senza protezione non importa) dovrà scontare dai 30 ai 100 anni di galera. O una cosa simile.- citò Zayn, sorridendo.
Liam rise di gusto alla fantasia di Zayn e alla fine decise di indossare quel casco, nonostante si sentisse ridicolo e impacciato.
Mentre montava sulla moto, Zayn gli assicurò di trovarlo particolarmente bello e, dopo aver sorriso di nuovo al rossore sulle guancie di Liam, gli consigliò di reggersi al suo petto per attutire meglio dossi e curve. Liam non se lo fece ripetere due volte e passò i successivi 20 minuti, col battito a mille e il respiro mozzato, spalmato sulla schiena del ragazzo per cui oramai aveva una cotta irrecuperabile.
Quando il viaggio terminò, Liam trattenne a malapena un sospiro frustrato all’idea di doversi staccare. Una volta scesi dalla moto, Zayn aiutò Liam a liberarsi del casco e lui lo ringraziò con un veloce e timido bacio sulla guancia.
Voleva darglielo dal momento in cui l’aveva visto aspettarlo vicino alla moto e, dopo il viaggio a contatto con il suo profumo, Liam non era più riuscito a trattenersi. Zayn rimase pietrificato e, non appena Liam si staccò, Zayn chiuse istantaneamente lo spazio tra loro, posandogli le labbra sulle sue.
Fu il turno di Liam di rimanere scioccato. L’appuntamento non era nemmeno iniziato, ma d’altronde quel bacio non era nulla che non avessero già condiviso.
In ogni caso, il suo istinto prese il sopravvento e Zayn era troppo bello, caldo e desiderato perché Liam non rispondesse al bacio immediatamente.
Rimasero così per un paio di minuti, il desiderio accumulato in quella settimana finalmente libero di danzare sullo slittare delle loro labbra le une sulle altre. Poi Zayn si staccò e, con un dolcissimo bacio sulla fronte di Liam, si voltò per sistemare casco e moto.
Liam era confuso e al settimo cielo. Aspettò che Zayn terminasse, circondato da una nebbiolina che gli appannava il cervello e che profumava di cuoio e tabacco; quando Zayn gli sorrise e lo prese per mano, in silenzio, Liam riuscì solo a seguirlo, ovunque lo avrebbe portato, docile e innamorato.
***
-Cosa ti hanno detto?- chiese Zayn, quasi arrabbiato.
Liam non aveva intenzione di innervosirlo. Gliel’aveva raccontato come una chiacchiera di poca importanza, come aneddoto per riempire il silenzio mentre entrambi aspettavano che la cameriera in gonna a scacchi e pattini a rotelle di quel diner venisse a chiedere le loro ordinazioni.
-Stavamo parlando e discutendo del nostro incontro alla festa,- ripetè Liam, consapevole di avere tutta l’adirata attenzione di Zayn -…e mi hanno detto che farei meglio a tenerti stretto perché, beh…- esitò, poi prese un respiro -…perché quelli come me di solito non riescono a tenersi quelli come te.- concluse Liam.
Ma prima che Zayn potesse intervenire (e Liam poteva vedere chiaramente che fremeva dalla voglia di farlo), aggiunse subito un velocissimo -Ma sono miei amici, non lo hanno detto con le intenzioni sbagliate. Scherzavano!-
Zayn avvicinò la sedia al tavolo e si sporse verso Liam.
-Non mi interessa con che scopo l’abbiano detto. Sono cazzate!- esclamò, il viso ora rilassato, ma il fuoco ardente negli occhi neri. Poi, di colpo e quasi spaventando Liam che d’istinto gravitava sempre più verso il centro del tavolo per avvicinarglisi, il moro scattò all’indietro e tornò ad appoggiare le spalle allo schienale di quella sedia in legno e saggina. -E poi cosa significa ‘uno come me’?- chiese passandosi una mano tra i capelli corvini e rovinando quel ciuffo perfetto che neanche il vento in moto aveva scalfito.
Liam era un po’ spaventato dall’improvviso disagio di Zayn e, sentendosi estremamente in colpa, si ritirò verso il suo lato e ammutolì, abbassando lo sguardo sui suoi jeans neri e incrociando le mani in grembo.
Zayn sembrò accorgersi dell’istantanea chiusura di Liam e i suoi occhi scuri volarono subito ansiosi al suo viso, per controllare il suo stato.
-Okay, scusami se mi sono agitato. E’ che non voglio che questa cosa che abbiamo, qualunque cosa diventi, cominci male.- spiegò Zayn sporgendosi con un’espressione ferita ma rassicurante per afferrare le mani di Liam e portarle tra le sue, al centro del tavolo ancora sparecchiato.
Liam lo ascoltava, attento, e Zayn continuò, sentendosi in dovere di confortarlo ancora un po’.
-Non so dove questo…- disse gesticolando tra di loro -…andrà a finire, ma so quello che voglio. Voglio te e, soprattutto, voglio che tu voglia me. E perché questo accada, ho bisogno che i tuoi amici smettano di metterti in testa cose non vere.-
Liam tentò di intervenire, ma un solo sguardo di Zayn lo convinse a tacere e a lasciarlo finire. Riprese.
-Ho bisogno che tu ti convinca di non avere nulla in meno rispetto a me, di meritarti l’amore che voglio darti e devi capire che io non ho nessuna intenzione di lasciar perdere perché io, anche se tu stupidamente non vedi perché, ti trovo interessante e decisamente degno di ogni mia attenzione.- concluse.
I suoi occhi non avevano mai lasciato quelli di Liam e le loro mani erano ancora saldamente unite sulla superficie unta di quel tavolino tra i loro busti.
Liam aveva le lacrime agli occhi e non era mai, in vita sua, stato così felice di sentire parole simili. Istintivamente fece per aprire la bocca e il suo balbettato “Anche io” fu abbastanza per far nascere  sulla labbra di Zayn un sorriso mozzafiato. Liam non fece in tempo a realizzare che il suo “Anche io” non aveva alcun senso perché, come se a lui il senso fosse arrivato forte e chiaro, Zayn riprese la parola e: - Ora mi alzo e vengo lì a baciarti, d’accordo?-
Frase che termina in domanda.
Liam, mentre annuisce sorridendo, si chiede se sia troppo presto per ritenersi follemente innamorato di qualcuno. Il modo in cui le farfalle si librano nel suo stomaco quando la lingua di Zayn scivola sul suo labbro inferiore – chiedendo un inutile permesso – lo convince che, anche se per qualcuno potrà essere presto, il suo cuore non la pensa così.
Per questo, senza staccarsi dalla bocca di Zayn, si fa indietro con la sedia e lo lascia sedersi sulle sue ginocchia.
Mentre si baciano – e le dita lunghe ed eleganti di Zayn si tuffano tra le sue ciocche corte e le sue mani trovano dimora fissa sui fianchi stretti del moro – seduti l’uno sull’altro, non si accorgono che la cameriera dalla gonna a scacchi e i pattini a rotelle era venuta a prendere le loro ordinazioni. E che ora se ne sta tornando al bancone con un sorriso imbarazzato, borbottando intenerita “Maledette coppiette e i loro primi appuntamenti!”.
 
Call me lucky because in the end
I’m a 6 and he’s a 10.
He’s so fit I’m insecure
But he keeps coming back for more.
 
-Allora? Vuoi aggiornare il tuo caro amico di vecchia data o hai intenzione di lasciarlo sulle spine?-
La voce di Louis dovrebbe suonargli irritante, dopo ore ad ascoltare quella bassa e soave di Zayn, invece lo rende solo felice di aver qualcuno a cui raccontare ogni minimo dettaglio.
Aveva passato uno dei più bei pomeriggi della sua esistenza in compagnia di un ragazzo ancora più bello e ora non vedeva letteralmente l’ora di raccontare tutto al suo migliore amico.
Liam era sdraiato sul letto, erano circa le 8, sua madre era in cucina a preparare la cena e Zayn lo aveva appena lasciato con un felice e asciutto bacio sulle labbra e la promessa di scrivergli appena possibile (che si è rivelato essere esattamente 30 secondi dopo, appena Liam era entrato in casa).
Mentre si gettava, ancora vestito e completamente in estasi, sul letto aveva afferrato il cellulare e notato le tre chiamate perse di Louis. Non riuscì a sentirsi in colpa per averle ignorate per godersi il tempo con Zayn, mentre scorreva tra i numeri in rubrica per richiamarlo ed essere salutato con un “Allora?” trepidante.
-Lou…- sospirò Liam con aria sognante e si rese conto subito dopo quanto clichè fosse.
-Non dirmelo! E’ il perfetto principe azzurro, con tanto di cavallo bianco e calzamaglia azzurro bebè.- lo interruppe Louis, senza nemmeno dargli il tempo di proferire parola.
-Se con cavallo bianco intendi moto cromata e con calzamaglia intendi jeans strappati, sì.- scherzò con la voce impastata di gioia Liam. Poi si tirò velocemente su a sedere, mentre il suo migliore amico lo insultava per la fortuna che aveva avuto ad aver attirato l’attenzione di Zayn.
-Dai, muoviti. Se vieni a cena da me, ti racconto tutto.- propose Liam.
-Non so. Vorrebbe dire vestirmi, trascinarmi da te per ascoltarti parlare della tua vita amorosa che va a gonfie vele quando la mia non potrebbe essere più morta di così.- si lamentò Louis alludendo al fatto che Harry non si era ancora palesato dopo lo smacco della festa. Liam non ne era sorpreso. Ma in quel momento non gli interessava. Era stato ad un appuntamento con il ragazzo perfetto e pretendeva che Louis mettesse da parte se stesso e il suo ego per ascoltare lui, per una volta.
-Mia mamma ha fatto la pizza.- disse solamente, sapendo dove steccare per colpire il cuore del suo migliore amico.
-Sono già lì.- sentì gridacchiare Louis, prima di trovarsi ad ascoltare il bip bip tipico di una chiamata terminata.
***
Avevano mangiato ripulendo la cucina di Karen da ogni briciola di pizza che le loro manacce unte erano riuscite a scovare e adesso erano in camera di Liam, la porta chiusa e le aspettative di Louis alle stelle.
-Cosa stai aspettando, Payne? Giuro che sei seriamente impossibile. Sputa il rospo!- lo incalzò Louis lanciandogli una chiavetta USB recuperata dalla scrivania in impeccabile ordine del castano.
Liam la afferrò al volo e, ridendo con zigomi e occhi, la rigettò verso  Louis che la schivò a sua volta con una linguaccia.
-Che vuoi che ti dica? E’ bellissimo, Lou. E so che sembro una checca a dirlo, ma lo è davvero.- disse Liam con lo sguardo sognante posato sulla sua trapunta rossa e blu.
Louis girava a destra e a sinistra sulla sedia girevole, le ginocchia al petto e le braccia incrociate per non scivolare.
-Non è questo a renderti checca, è che ti piace prenderlo nel culo.- scherzò Louis.
Liam lo fulminò e Louis tornò serissimo con un leggero colpo di tosse.
-Comunque, sono qui perché tu mi dica qualcosa che non sapevo già.- continuò Louis, invitando per l’ennesima volta Liam a parlare e a raccontargli dell’appuntamento.
-Niente, siamo andati a mangiare qualcosa di veloce e poi a fare una passeggiata al parco.- sorrise Liam incrociando le gambe all’indiana e prendendo a giocherellare con l’orlo dei pantaloni.
-Baci?- chiese Louis sporgendosi di poco in avanti e rischiando di perdere l’equilibrio.
-Un bel po’. Prima dolci e poi sempre più… più…- Liam smise di parlare cercando la parola giusta. Erano stati appassionati, ma Liam aveva capito dalle parole e dagli sguardi di Zayn che non era solo passione la sua: era sincero interesse, Zayn voleva davvero diventare qualcuno per Liam.
-Più focosi?- azzardò Louis, solo per beccarsi una cuscinata in faccia e per cominciare a ridere quella sua risata alta e imbarazzante che lo obbligava sempre a coprirsi le labbra con il dorso della mano.
Ridevano entrambi. Dio, sembravano due scolarette, ma a Liam non poteva importare di meno, anzi. Era esattamente così che si sentiva e gli andava benissimo, lui stava benissimo.
-Ha detto che ci tiene davvero a conoscermi meglio e che gli interesso. Che gli piaccio. E io gli ho detto che ovviamente mi piace anche lui, ma lui ha capito che comunque non mi sento alla sua altezza perché, ancora prima di ordinare il pranzo, mi aveva già fatto un discorso su quanto io non debba sentirmi inferiore a nessuno per questo o quell’altro difetto che penso di avere.- confessò Liam. Evitò di raccontare la parte in cui Zayn aveva quasi decapitato qualcuno solo a sentir dire che gli amici di Liam (Louis e Niall in particolare) gli avessero fatto intendere che lui non fosse all’altezza di Zayn.
-Oh, che cuore d’oro.- disse intenerito Louis -Ripeto, un giorno capirò cosa tu abbia fatto nella tua vita passata per esserti meritato una fortuna simile.- disse Louis con tono invidioso.
-Sì, sono stato fortunato e che lui ne dica o meno, io proprio non capisco.- mormorò Liam. -Zayn è da 10, perché si ostina a voler perdere tempo con me? Sì, mi ha detto che secondo lui sono degno di ogni sua attenzione e premura e bla bla, ma…- sospirò, distogliendo lo sguardo dagli occhi attenti di Louis -…non so, non riesco a fare a meno di chiedermi perché io?-
Louis lasciò scorrere qualche battito di silenzio fra loro poi, accompagnato dal cigolio della sedia, si alzò e si spostò sul letto, affiancando Liam.
Gli posò una mano affettuosa sul braccio, attirando la sua attenzione e, non appena l’ebbe avuta, si chinò per abbracciarlo e stringerlo a sé.
Liam si lasciò coccolare per un po’, poi si staccò e, sempre con quell’espressione malinconica, accarezzò il collo di Louis con i polpastrelli, aspettando che il suo amico dicesse qualcosa.
-Capisco che di fianco a uno come lui tu ti senta inferiore. Ma chiunque si sentirebbe inferiore!-cominciò Louis e lo sguardo ferito di Liam gli suggerì che, nonostante fosse la verità, magari non era esattamente il punto da cui cominciare -Quello che voglio dire è…- riprese Louis, cercando di recuperare -…che il punto non sei tu. Il povero ragazzo è nato con una croce: è bello come un Dio. E tu non sei per nulla male. E se lui, oltre alla bellezza, ha anche carattere, cervello e un cuore, e quel cuore vuole affidarlo a te, non vedo perché tu non debba fidarti delle sue parole e darvi una possibilità.- concluse Louis.
Liam sembrava un pochino rincuorato e Louis decise di aggiungere il carico da nove.
-D’altronde, chi se ne frega se qualcuno parlerà. A te devono interessare solo le sue parole e le sue parole vogliono te.- disse, sorridendogli. -E anche i fatti a giudicare da quei “molti baci” di cui mi parlavi prima.- terminò con un occhiolino.
Liam esalò uno sbuffo e sorrise. Alzò lo sguardo negli occhi blu di Louis e lì vide, come ogni singola volta, che erano sinceri.
Alzò la testa, si gettò tra le braccia del suo migliore amico, sniffando profumo del detersivo della mamma di Louis e un leggero sentore di vaniglia tipico della sua pelle, e lo abbracciò.
Quando Louis lo allontanò dolcemente, usando come scusa il fatto che temesse che Zayn (il suo ardito fidanzato con il coltellino svizzero sempre a portata di mano nella tasca del suo chiodo) lo avrebbe perseguitato a vita per aver abbracciato la sua dolce donzella, Liam promise qualcosa a se stesso.
Se aveva davvero intenzione di stare con Zayn – e l’aveva -, avrebbe imparato ad avere fiducia nelle parole e nell’affetto di Zayn, in primis, e in se stesso, in secondo luogo.
Almeno fino a che Zayn o la sua forza non lo avrebbero deluso.
E anche se una di queste due prospettive si fosse avverata, con il suo migliore amico lì, nella sua stanza, a sostenerlo e a parlare di tutto o niente, Liam non avrebbe avuto nemmeno così tanta paura.
 
How did we end up here?
 
Zayn fu sulle sue labbra non appena la porta si chiuse alle loro spalle, l’eco dell’ultima battuta di Louis che ancora scampanellava nei loro timpani. Liam aveva imparato a non farsi cogliere più di sorpresa: lui e Zayn stavano insieme da quasi un anno oramai e le sue iniziali insicurezze erano, in gran parte grazie al suo ragazzo, pressoché un lontano ricordo; si stava abituando all’idea che Zayn fosse davvero il suo ragazzo e, in quanto tale, avesse piacere nel baciarlo il più spesso possibile.
Quindi non battè ciglio quando, con più forza di quella necessaria, Zayn lo spinse contro il muro, incastrandolo fra il suo petto e la parete.
Le mani di Liam corsero al collo e alle spalle dell’altro, occasionalmente salendo a tirargli, leggere, i capelli. Zayn lo adorava: un’altra cosa che Liam aveva imparato.
Zayn mugolò qualcosa nel bacio che suonava tanto come ‘Letto’, ma Liam di malincuore, dovette ricordargli la presenza di sua madre in casa.
Madre che, non appena con enorme sforzo da parte di entrambi riuscirono a mettere qualche decina di centimetri tra le loro bocche, trovarono a fissarli esterrefatta, uno straccio da cucina bagnato e un piatto asciutto in mano. Senza pronunciare una sillaba, rispose agli sguardi mortificati dei due ragazzi chiudendo gli occhi con fare drammatico e tornando in cucina alla velocità della luce.
Mentre Zayn avrebbe preferito morire che trovarsi nuovamente faccia a faccia con Karen, Liam lo trascinò nuovamente in cucina, assicurandogli che sua madre amasse esagerare.
Zayn deglutì mentre la mamma del suo ragazzo guardava male entrambi, nonostante non riuscisse a nascondere il sorrisetto appagato, e sistemava la cucina con movimenti a scatti e precisi.
-Ciao Ma! Siamo tornati.- esordì Liam, tenendo Zayn sempre rigorosamente per mano e affacciandosi alla cucina.
Zayn, sentitosi tirare in causa, salutò educatamente -Buonasera, signora.-
-Zayn, Quante volte te lo devo dire? Non ho nessun problema col farmi chiamare Karen.- gli sorrise affabile. Il ragazzo tornò a respirare; questo fino  a quando la donna non aggiunse -Non posso dire lo stesso sul trovarvi avvinghiati come calamari nel mio ingresso.-
Zayn si sentì morire di vergogna a quella frecciatina e, automaticamente, la stretta sulle dita di Liam aumentò in modo notevole.
-Mamma!- si lamentò Liam e poi -Non è colpa tua.- sussurrò rivolto a Zayn, oramai sul punto di svenire.
Zayn mostrava davvero di essere dispiaciuto e Karen decise che per quella sera poteva bastare, intimamente contenta che il suo Liam avesse trovato, tutto sommato, un bravo ragazzo. Per abituarsi alla moto e ai tatuaggi le sarebbe servito ancora tempo.
-Noi andiamo su.- le comunicò Liam e il suo tono di voce non ammetteva repliche, ma lei era pur sempre sua mamma e se c’era qualcuno che poteva permettersele, quella era lei.
-A casa per mezzanotte.- disse puntando il dito verso il petto di Zayn -E lasciate la porta aperta!- urlò infine per farsi sentire dai due ragazzi che stavano già salendo le scale.
Appena la porta della camera di Liam fu chiusa, Zayn si fiondò tra le braccia dell’altro e, fra un fremito e l’altro, gli confessò -Tua madre mi mette ancora troppa ansia.- con il viso nascosto nell’incavo del suo collo.
-Ma scherza, amore!- provò a consolarlo Liam, alzandogli il viso in modo da poterlo guardare negli occhi -Anche se forse faremmo meglio a tenere davvero la porta aperta.- disse Liam staccandosi delicatamente da Zayn e andando a spalancare la porta in legno.
Sua mamma era stata perfetta, brillante e comprensiva sin dal giorno del suo coming out (addirittura il pomeriggio che Liam le aveva presentato Zayn, non aveva battuto ciglio davanti al ragazzo – salvo poi una bella chiacchierata serale con suo figlio, terminata con un sincero ‘Se sei felice tu, sono felice io’ -), quindi era meglio non mettere alla prova il limite della sua pazienza.
Quando si voltò nuovamente verso il letto, si ritrovò davanti a uno Zayn sospirante e assonnato, sdraiato sopra le coperte.
-Vieni qui.- disse a Liam che, ancora in piedi, si era lasciato andare in un dolce navigare tra i ricordi di appena un anno prima.
Mentre si accoccolava al fianco del corpo caldo di Zayn e gli cingeva la vita con un braccio per poi posargli la testa sul petto, Liam cercava di rievocare nella sua memoria quella prima serata tra di loro. Zayn gli accarezzava mollemente la nuca, ad un passo dall’addormentarsi, e Liam riviveva ogni singolo momento del loro primo incontro.
Il litigio tra Harry e Louis (oramai coppia fissa da sette mesi a quella parte, da quando il riccio si convinse finalmente che il culo di Louis valeva la pena di avere pazienza e sopportare le cose stupide che spesso uscivano dalla sua bocca), i commenti di Niall e l’inspiegabile iniziale interesse di Zayn per lui. La passeggiata, la notte a casa di Zayn, i consigli di Louis. La chiamata di Zayn, i suoi discorsi per non farlo sentire mai inferiore e il loro primo appuntamento.
Sopraffatto da tutto ciò, Liam si irrigidì tra le braccia di Zayn che, nonostante sonno e stanchezza - intere serate in compagnia di Louis, soprattutto ora che aveva trovato il suo partner in crime, potevano essere assai estenuanti - , si accorse del cambiamento e che qualcosa non andava.
-Tutto bene, Lì?- chiese preoccupato, alzandosi leggermente dalla posizione rilassata e supina. Liam non rispose. In silenzio si districò dal corpo di Zayn e andò ciondolando verso il suo armadio.
Quando finalmente stava fronteggiando entrambe le ante spalancate, cominciò a frugarci dentro disperatamente.
Il -Liam?- interrogativo di Zayn non lo fermò, non ebbe nemmeno una risposta; anzi, lo spronò a cercare ancora più a fondo.
Quando finalmente riemerse, un paio abbondante di minuti dopo, reggeva in mano un fagotto bianco che Zayn identificò come una t-shirt.
La sua ipotesi si rivelò corretta quando Liam la stese sul letto, proprio di fianco a Zayn. Una volta posata, rimase in piedi, in silenzio e con le braccia incrociate al petto, in contemplazione.
-E’ Cobain?- chiese Zayn, inclinando leggermente la testa per guardare meglio la stampa.
-Come, scusa?- disse Liam, risvegliandosi finalmente dalla trance in cui sembrava essere caduto e guardando Zayn con uno sguardo confuso.
Zayn non si disturbò più di tanto e diede una pacca alla maglietta mentre, rassicurato dall’aver sentito nuovamente la voce di Liam, si lasciava nuovamente andare a peso morto sul letto del suo ragazzo.
-Oh, la maglia!- rise il castano, lanciandosi di nuovo sul letto e atterrando invece su uno Zayn ora senza fiato nei polmoni.
Il moro rise e trascinò Liam sopra di sé, con un leggero bacio sul collo in regalo. Liam trattenne a stento i brividi (che gli fecero venire la pelle d’oca) e poi avvicinò le labbra alla bocca di Zayn.
Si sistemò meglio contro il corpo dell’altro e poi, a fior di labbra, gli sussurrò: -Te la ricordi?-
-Certo, amore. Te la vedo addosso ogni settimana.- rispose Zayn, tentando palesemente di nascondere il lavorare caotico del suo cervello che cercava di capire a cosa stesse alludendo Liam.
-Nessuna occasione particolare?- riprese Liam mentre cercava di riportare alla memoria del suo ragazzo quello a cui stava pensando lui.
-Occasione che, per caso, riguarda scontri imprevisti, feste liceali e chiacchierate sulle nostre can…- Zayn si interruppe all’improvviso.
Liam però sorrideva come se il sole fosse nato dalle parole di Zayn e si gettò d’istinto su di lui per baciarlo. Anche Zayn si ricordava del loro primo incontro e di come quella maglietta sia stata galeotta.
Ma Zayn era nervoso e irrequieto. Rispose a malapena al bacio e, più Liam gli chiedeva di entrare passando sensualmente la punta della lingua sul suo labbro inferiore, più Zayn si impuntava e si sforzava di allontanarlo dal suo corpo.
Quando finalmente, con sgomento e preoccupazione di Liam, riuscì a spostarsi di dosso il suo ragazzo, la sua espressione era tutt’altro che tranquillizzante.
Negli occhi il panico e sui lineamenti, di solito così rilassati e meravigliosi, era dipinta la sorpresa.
-Liam…- mormorò proprio mentre il ragazzo stava cominciando seriamente ad angosciarsi -Io… non conosco la tua canzone preferita!- esclamò con un’espressione ferita, guardando il suo ragazzo con aria colpevole, come se si aspettasse che, dopo una rivelazione del genere, Liam decidesse di lasciarlo e di non voler più avere niente a che fare con lui.
Liam trattenne un rumoroso sospiro di sollievo nell’ apprendere che la pena del suo ragazzo era causata da una cosa di così poco conto, per lui almeno, e si sdraiò nuovamente sopra di lui, accarezzandogli una guancia con i polpastrelli, delicato.
-Io non ce l’ho una canzone preferita.- sussurrò Liam, fiero del se stesso di un anno prima che, nonostante insicurezze e nonostante la voglia che avesse di accontentare Zayn in tutto e per tutto, era riuscito a dirgli la verità su quell’argomento.
Zayn, con gli occhi ancora spalancati, incredulo, riappoggiò lentamente la testa sul cuscino e tornò, con la mente altrove, a passare le dita tra i capelli di Liam.
Il silenzio che calò nella stanza durò almeno una decina di minuti, durante la quale entrambi rischiarono più volte di addormentarsi.
Poi Liam chiese a Zayn, la voce impastata dal sonno e gli occhi sempre rigorosamente chiusi, se si fosse divertito quella sera con Louis, Harry e Niall.
Zayn rispose onestamente che finalmente cominciava a non sentirsi più un estraneo nel gruppo e che ora si divertiva davvero, proprio come se fossero stati tutti amici di vecchia data.
Liam strusciava la guancia contro il petto caldo e la maglietta nera di Zayn, mentre ascoltava la voce del suo ragazzo cullarlo e, proprio nel bel mezzo di un aneddoto riguardante Niall a cui Liam aveva assistito ma che voleva che Zayn gli raccontasse di nuovo, con il suo accento e le sue parole calme, si addormentò.
Al suo risveglio, Zayn non era nel suo letto, ma quello non era un abbandono. Al posto del suo ragazzo, sul cuscino, Zayn aveva piegato la sua maglietta  in modo che il volto stampato di Kurt Cobain gli sorridesse malinconico.
Liam sorrise istintivamente di rimando, afferrò la maglia e cercò stupidamente tra le trame della stoffa il profumo di Zayn. Nonostante la maglietta fosse di sua proprietà, Liam non faticò a riconoscere quell’essenza di pelle e tabacco che aveva amato da subito. Dopo aver riposto la t-shirt nel suo armadio, afferrò il cellulare per trovarci un SMS di Zayn, conciso ma efficace, come sempre.
‘Ti amo.’, diceva. Mentre si guardava allo specchio e si sorprendeva del costante sorriso che indossava in quegli ultimi mesi, Liam si chiese per l’ennesima volta come ci fosse finito lui con uno come Zayn.
 
 
 
 
 
  
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