InoShikaCho All The Time
Naruto è di Masashi Kishimoto ©
–—
E’ una
storiella semplice, strutturata su due diversi fili temporali: il passato dei
vecchi InoShikaCho e il presente dei figli, sempre InoShikaCho. Per questo ho deciso di dare questo titolo,
cercavo esattamente qualcosa che li unisse in poche parole. Ci sono anche delle
parti colorate che dovrebbero riprendere quello che c’è scritto nel famoso
diario, spero di averle rese piacevoli. Avevo una mezza intenzione di variare
le scritture, per renderlo più reale, ma poi ho pensato che non tutti hanno gli
stessi font che ho io quindi ho lasciato saggiamente perdere, perché
complicarsi la vita? Ah, un’altra cosa. All’inizio si legge del passato solo
tramite le pagine del diario, ma non mi convinceva completamente come idea.
Così, ad un certo punto è come se i genitori raccontassero in terza persona,
invece che in prima. In questo modo sono
riuscita a scrivere un quadro generale e non da un solo punto di vista. Spero
vi piaccia! X3
–
Personaggi del Presente:
Shikamaru Nara: strafottente e
pigro, ma anche molto intelligente. Riflessivo, serio e diligente; il perfetto
studioso e un amico prezioso. (16 anni)
Ino Yamanaka: ammirata e lodata da
tutti per bellezza e determinazione. Gentile, disponibile e comprensiva, ma molto permalosa. (16
anni)
Choji Akimichi: simpatico, festoso,
allegro e mangione. Dolce, ingenuo e sognatore, romantico per natura. (16 anni)
Charlotte White: una ragazza allegra,
dal forte accento londinese, amata tutti per la sua semplicità e la sua
simpatia. (15 anni)
—
Personaggi che compaiono anche nel Passato:
Shikaku Nara: padre strafottente e
pigro, ma anche molto intelligente. (41 anni)
Inoichi Yamanaka: padre gentile,
disponibile e comprensivo, ma molto permaloso. (41 anni)
Choza Akimichi: padre simpatico,
festoso, allegro e mangione. (41 anni)
Yoshino Yumeko: madre riflessiva, seria e diligente; la perfetta
casalinga e un’amica preziosa. (39 anni)
Arashi Nizawa: madre ammirata e lodata da tutti per bellezza e
determinazione. Vive a Parigi. (39 anni)
Haruka Masashi: madre dolce, ingenua e sognatrice, romantica
per natura. (38 anni)
–
20
Settembre 2008
Ino
si fermò di colpo. Un piccolo libricino rosa brillante attirò la sua attenzione
in quel caos generale. Si inginocchiò a terra, facendosi largo tra la miriade
di oggetti sparsi ovunque e lo afferrò. Era intenta a riordinare la soffitta ma,
fin’ora, non aveva trovato nulla di interessante.
Osservò
la copertina con maniacale intensità; era senza dubbio il diario di sua madre.
Si diede una spolverata ai vestiti, strinse l’oggetto al petto e lasciò
incompiuto il lavoro. Corse velocemente in camera sua e si buttò sul letto, con
un sorriso incuriosito stampato in volto. Con delicatezza
tastò la copertina lucida e il nome inciso su di essa: “Arashi Nizawa” e, quando trovò il coraggio di aprirla, esaminò le
pagine ingiallite e la dedica che spiccava sulla prima pagina:
“20 Marzo
1983
Alla
mia Arashi, dal tuo Shika.”
La
biondina rimase letteralmente pietrificata. La mascella le cadde verso il basso
e gli occhi cerulei si dilatarono per la confusione. Cosa voleva dire
quell’effusione da parte di Shikamaru verso sua madre? Scosse violentemente il
capo e rifletté. Non poteva trattarsi di lui, perché era datato almeno
venticinque anni prima.
“Shikaku
Nara… con mia madre?!” sbottò all’improvviso, saltando
in piedi come una furia. In preda all’agitazione si sfilò il grembiule che
usava per fare i mestieri, sistemò velocemente i capelli e si mise a correre in
direzione di casa Nara. Attraversò i cupi quartieri di Londra, senza badare ai
soliti commenti maliziosi che le rivolgevano.
“Mendokuse Ino, che diavolo ti prende?!” sbuffò Shikamaru, che appena aveva aperto la porta di
casa si era trovato l’amica addosso che lo prendeva a pugni sul petto. Dopo
qualche minuto si spazientì, le afferrò le braccia con fermezza e la guardò
negli occhi.
“Voi
Nara siete… siete…” la ragazza non riuscì a terminare la frase, perché sentì gli
occhi bruciarle. Shikamaru rimase perplesso, si guardò in giro spaesato e la
trascinò in camera sua. Una volta chiusa la porta la fece sedere sul letto e si
parò di fronte a lei, con le braccia incrociate.
“Che
hai lì?” domandò, non appena scorse il diario inumidito dalle sue lacrime. Con
un rapido movimento glielo sfilò di mano e lo aprì. La biondina si lanciò in
avanti per riprenderlo, ma lui la bloccò con facilità, trattenendola con un
braccio. Ino ricadde immobile sul letto, sottomessa dalla forza fisica del
ragazzo. Imprecò senza finezza, finché vide un ghigno accentuarsi sul volto
dell’amico d’infanzia.
“Stupida,
non sapevi che Shikaku prima di stare con mia madre era fidanzato con la tua?”
inarcò le sopracciglia, lanciandole uno sguardo divertito. Era sicuramente
quello che l’aveva turbata. Con delicatezza la lasciò e si sedette
svogliatamente al suo fianco, prendendo a sfogliare le pagine con disinvoltura.
—
Y Questo Diario appartiene a:
Arashi Nizawa & Yoshino Yumeko
Y
21 Marzo 1983
Cara Yocchan, oggi quel baka di Shika
mi ha regalato questo diario e quindi lo useremo per parlare, dato che
ultimamente siamo sempre divise dalla scuola! Non me l’aspettavo proprio,
dopotutto non è il mio compleanno! Quel ragazzo non lo capirò mai, davvero. Tu
cosa dici? Oggi siamo usciti: io, lui, Haruna-san, Choza-ciccione e Inoichi-san. Mancavi
solo te, che come al solito ci trascuri per lo studio!Sai, ti confesso che
Inoichi è davvero affascinante… ma che dico, Shikaku
mi uccide! E tu che ne pensi dello Yamanaka? Voglio
sapere la verità…per non parlare di quella Haruna, che non fa’ altro che
rimpinzare il suo Choza di cibo e lui ingrasssa a
dismisura! Mah, al cuore non si comanda! Comunque è proprio divertente scrivere
qui. E tu vedi di rispondermi, che sei sempre indaffarata con le tue responsabilità!
Ah, che ragazza seria che sei! Mica come me, che
aspiro a girare il mondo per diventare modella… beh ora ho da fare, il negozio
di fiori mi chiama. Ja nee!
Arashi-hime
Y
22 Marzo 1983
Arashi-baka,
Che ti è venuto in mente di scrivere un diario? E se qualcuno lo
leggesse? Non ci hai pensato? Sei sempre la solita sprovveduta! Già, ho molto
da fare ultimamente ma, al contrario di tutti voi sfaticati…se ti piace tanto
Inoichi perché sei ancora con quel Nara?! Non puoi
pretendere di avere sempre tutti ai tuoi piedi, non sei l’unica ragazza al
mondo! Ora vado, mia madre mi vuole insegnare a tutti i costi a cucinare per
diventare una brava moglie, ma andando avanti di questo passo penso che non mi
sposerò mai. Yoshino
23 Marzo 1983
Insomma, Yocchan! Ti sei sprecata a
scrivere… e dire che la trovavo un’idea così carina. Certo che noi siamo
proprio gli opposti, ma non per niente gli opposti si attraggono e tu sei la
mia migliore amica. Perciò vedi di farti andare bene l’idea del diario!Perché
te la prendi tanto? Certo che mi tengo Shikaku-kun,
lui è un vero uomo… perché non ci provi con Inoichi-san?
Guarda che ho notato come vi appartate… voglio sapere tutto, fin’ora non avevo
avuto occasione di chiedertelo ma ora non puoi scapparmi!Secondo me Choza e Haruka
si sposano, sono sempre appiccicati quei due… io se
avrò bambini vorrei una bellissima bimba bionda, che mi somiglia! Te invece?Ah,
Shika-kun ti manda i suoi saluti… non capisco perché
lo odi tanto. Ora vado, devo studiare con lui, non so se mi spiego… Ja nee! Arashi-hime Y
25 Marzo 1983
Che significa? Yocchan-baka!Perché non
mi rispondi? Hai saltato un giorno, così roviniamo la grafica del diario!
Guarda che mi arrabbio, eh! Domani vedi di scrivere.
26 Marzo 1983
Avevo da fare!E poi lo sai che scrivo male, quindi la grafica è
già rovinata. Che razza di domande mi fai? Io spero che ti troverai qualcuno di
meglio di quell’idiota di Nara, magari Inoichi che a confronto è un vero
gentiluomo!E guarda che è Nara a trattarmi male, non so se l’hai notato, si
vede che mi odia. Baka, vuoi proprio saperlo? Inoichi non fa’ altro che parlare
e chiedermi di te… e penso di essermi spiegata. Yoshino
28 Marzo 1983
Ora sei te che non scrivi? Mendokuse…
30 Marzo 1983
Sono rimasta sconvolta…prima di tutto il mio Shika-kun
non ti odia… e poi… che vuol dire che Inoichi-san
chiede sempre di me? Gli piaccio? Oh Yocchan che
gioia!!! Ehm… volevo dire… è un piacere essere nelle
grazie di un gentiluomo…beh, se non piace a te diventerà il mio amante e tu
ovviamente non sai niente! Ti adoro Yocchan, grazie
per questa splendida rivelazione! Ah, domani sera usciamo
tutti insieme a bere qualcosa? Ja nee!
Arashi-hime
Y
–
Ino
e Shikamaru si scambiarono un’occhiata, allibiti. Il
Nara scosse il capo e le spalle simultaneamente, la biondina invece non si
decifrava bene cosa pensasse. Shikamaru la vide rimuginare assorta e fissare
quelle pagine colorate create dalle loro madri vent’anni prima. Erano ragazzine
e somigliavano tremendamente ai loro figli.
“Mia
madre diceva mendokuse?” sorrise tra
se il ragazzo.
“E’
troppo divertente, Shika-kun!!!” ridacchiò lei, mentre il ragazzo lottava con tutto se
stesso per non buttarla fuori dalla finestra. Quando Ino decise di fermarsi
Shikamaru si ricompose i vestiti ed emise un sonoro sospiro. Proprio in quel
momento, Yoshino bussò ed entrò.
“Ciao Ino, non sapevo fossi qui! Beh, volete un
dolce?” domandò pacata. I due rimasero paralizzati a guardarla,
sbiancando come se avessero visto un fantasma. La biondina si affrettò a
nascondere il diario dietro la schiena, ma la signora Nara non era certo una
sprovveduta.
“Cos’hai
dietro la schiena?” domandò, facendosi seria. La ragazza indietreggiò, fino ad
arrivare all’amico ma, proprio durante il passaggio furtivo il libretto le
scivolò di mano e cadde a terra con un tonfo.
“Shika-baka!!!” sibilò Ino a denti stretti. La signora Nara si avvicinò
con occhi sgranati, prese tra le mani il caro ricordo e lo strinse al petto. Li
fulminò entrambi con lo sguardo e, senza dire nulla, uscì sbattendo la porta.
“La
solita isterica…” brontolò Shikamaru, accasciandosi nuovamente sul letto. I due
si scrutarono, poi Ino lo affiancò delusa.
“Ma
è solo un vecchio diario!” sbottò il giovane Nara,
alzando le braccia in aria con fare esasperato. La donna continuò a lavare i
piatti, senza rispondergli. “Perché diavolo te la sei presa
tanto, donna?!” continuò il figlio, sbuffando.
“Non
t’azzardare a parlarmi come tuo padre!!!” urlò Yoshino,
finalmente volgendosi verso Shikamaru. Il Nara notò
gli occhi della madre farsi lucidi ed improvvisamente nostalgici. Capì di aver
toccato un tasto dolente e preferì continuare con calma.
“Senti… mi spiace. Non pensavo che ci tenessi tanto.”
Scosse le spalle, portandosi una sigaretta alla bocca “Mendokuse…” sussurrò tra se. Lei lo fulminò con aria di rimprovero,
alzò gli occhi al cielo e si sedette al tavolo della cucina. Con un cenno del
capo lo invitò a prendere posto accanto a lei.
“Ormai
sono cose del passato, ma ritrovare quel diario è stato come riportare
improvvisamente alla luce i vecchi tempi” sospirò “Quando io e Arashi eravamo
ancora amiche…” si passò una mano sulla fronte, massaggiandola stancamente.
“Pensavo
lo foste ancora.” Intervenne Shikamaru con aria perplessa.
“Certo, ma non come prima. Il legame indissolubile che ci legava
fu spezzato dal nostro egoismo… ma in fondo eravamo solo ragazzine innamorate.” Spiegò ora più dolcemente, posando una mano sulla spalla
del ragazzo.
“Ti
ascolto.” La incoraggiò lui, spirando una boccata di fumo.
“Ora avete il mio permesso. Ma sia chiaro, solo voi due.” La
donna le porse il libretto e se ne separò con una certa insicurezza. Il Nara lo riprese e si diresse con passo lento a casa
Yamanaka.
“Ne
sei sicuro?” Ino lo guardò sospettosa. Ormai la soffitta era perfettamente
pulita e la biondina era indaffarata a sistemarvi piante e fiori. “Non è che
l’hai rubato?” chiese non appena finì il proprio lavoro.
“Mendokuse, ti interessa o no?” fece lui,
schioccando la lingua sul palato.
“Certo
che sì!” sogghignò la ragazza, sfilandogli il libretto rosa di mano per
l’ennesima volta. Si sistemarono nella sua cameretta viola, accogliente e
profumata di vaniglia. Lei si stese a pancia in giù sul letto morbido, mentre
lui si sedette sul tappeto a terra, con la schiena rivolta al lato del letto. Non
appena furono comodi, Ino riprese a leggere.
—
1 Aprile 1983
Inoichi-san mi ha BACIATA!!!
Baciata, capisci?! Lo so che te l’avrò ripetuto mille volte, ma ci tenevo a
puntualizzarlo per l’ennesima volta… è stato così dolce, romantico e
fantastico! Altro che Shika-kun, avrebbe molto da
imparare da lui. Comunque ho deciso di lasciarlo, domani mi metto
con Inoichi, parola di Arashi! Tutte le ragazze della brughiera mi
invidieranno! E poi, quando ci sposeremo, lui mi porterà a vivere a Parigi… via
da questa noiosa campagna… Yocchan, ti auguro di
trovare presto la felicità! Ah è lui, sta bussando alla finestra! Ja nee! Arashi-hime Y
2 Aprile 1983
Sei una sconsiderata!!! Ormai tutto il
paese ti reputa una ragazza facile e frivola… sarai contenta adesso! Ma dico,
non potevi aspettare di mollare Nara prima di farti vedere in giro abbracciata
a Inoichi?! Guarda che lui ti ha vista… ieri è venuto
da me e, anche se faceva lo spavaldo come al solito, si vedeva lontano un
miglio che si sentiva ferito e umiliato! Fatti un bel esame di coscienza.Yoshino
3 Aprile 1983
Che vai dicendo? Non approvi la mia felicità?!
Bell’amica…beh, ormai sono innamorata di Ino-kun, non
c’è niente da fare. Sento che lui è quello giusto… l’uomo che sposerò e che mi
darà una splendida principessina bionda. Se avessi sposato Shikaku sarebbe
venuto un bambino pestifero e scansafatiche, ne sono sicura. Perché non ci
provi con lui? Mi sembrate una bella coppia! Ja nee! Arashi-hime Y
4 Aprile 1983
Hai iniziato a fumare?No, perché mi sembra che tu stia dicendo
cose senza senso. Forse, ormai, è senza senso continuare anche questo diario. Io
e Nara?! Mendokuse… neanche tra cento anni.
5 Aprile 1983
Forse è il caso che parliamo un po’ di persona. Al diavolo
questo stupido diario!
–
“Basta,
finisce così…” sussurrò Ino, con voce rotta dalla delusione. “… il resto è
pieno di disegni, scarabocchi, nomi e cuori.” lo chiuse e lo lanciò sul letto,
sospirando.
“Si
sono stufate subito, eh?” commentò laconico. “Mpf…
tua madre aveva ragione, la mia si sbagliava di grosso.” Sospirò Shikamaru.
“Beh, a mia madre non possiamo chiedere. E’ a Parigi per lavoro… e a mio padre
non ci penso nemmeno. Dobbiamo tornare da Yoshino-san…” sogghignò la bionda,
maliziosa.
“Mendokuse…” sbuffò il
Nara.
“Non
vi basta quello che avete letto?!” sospirò la signora
Nara, portando le mani sui fianchi, stufa di rivangare quella storia.
“Ti
prego, Yoshino-san! Voglio sapere meglio com’è iniziata
la storia tra i miei e, soprattutto… la tua e quella di Shikaku-san!” la implorò Ino, da sempre
accanita fan di storie d’amore.
“A
me basta così.” Rispose Shikamaru, facendo per allontanarsi. Ma l’amica non
glielo permise e gli artigliò un braccio, per impedirgli ogni via di fuga.
“Ti
prego Shika…” sussurrò “… è imbarazzante senza di te.” Lo pizzicò, mentre
sorrideva alla donna con aria innocente.
“Mendokuse…” mormorarono madre e figlio
all’unisono. Ino ridacchiò divertita.
—
Personaggi
del Passato:
Shikaku
Nara:
strafottente e pigro, ma anche molto intelligente. (16 anni)
Inoichi
Yamanaka:
gentile, disponibile e comprensivo, ma molto permaloso. (16 anni)
Choza
Akimichi:
simpatico, festoso, allegro e mangione. (16 anni)
Yoshino Yumeko: riflessiva, seria e diligente; la perfetta studiosa e
un’amica preziosa. (15 anni)
Arashi Nizawa: ammirata e lodata da tutti per bellezza e determinazione.
(15 anni)
Haruka Masashi: dolce, timida e sognatrice, romantica per
natura. (14 anni)
31 Marzo 1983
Una
giovane Yoshino sospirò pensierosa. Era solita stare sotto a quella quercia,
nel bel mezzo del suo adorato silenzio. In solitudine poteva riflettere e
studiare in santa pace, senza i continui schiamazzi di Arashi o le provocazioni
del ragazzo che odiava di più al mondo. Shikaku Nara era sempre stato un
cavaliere con tutte le fanciulle… eccetto una.
Ultimamente
si sorprendeva spesso a pensare a quel suo ghigno beffardo, le sopracciglia
corrugate, lo sguardo malizioso…
“Trovata!!!” cinguettò una voce melodiosa, fin troppo familiare.
Yoshino
la salutò con un sorriso, senza staccare gli occhi dal libro di biologia che
stava minuziosamente analizzando.
“Come sei noiosa, Yocchan! Possibile che con una così bella
giornata stai qui a prendere umidità?! Vieni al sole,
guardati, sei pallida come un lenzuolo! Avanti, non farti
pregare!” Arashi la afferrò saldamente per un braccio, le strappò il libro di
mano e lo gettò in mezzo all’erba alta. La trascinò fin sopra una
collina, dove si poteva rimirare tutta la brughiera inglese in tutto il suo
splendore.
“Mendokuse Arashi, che voglia hai di
correre?” ansimò l’amica, affannata.
Osservò
il suo viso perfettamente rilassato e il respiro regolare; al contrario di lei
era una vera sportiva. La lunga chioma dorata ondeggiava lievemente ad ogni
movimento, il raggiante sorriso la contagiava, lo sguardo ceruleo la
rassicurava.
“Che
c’è?” le domandò Arashi, notando la sua aria pensosa.
“Niente…”
fece l’amica, affrettandosi a distogliere lo sguardo. Non si sorprendeva
affatto che la parte maschile del paese le corresse dietro. Sembrava un angelo
e non solo per la bellezza esteriore, ma anche per il suo cuore d’oro. Peccato solo
che quando si trattava di questioni sentimentali la bionda perdesse totalmente
la ragione.
“E’ bellissimo qui, ma sento che non è
il mio posto.
Vorrei evadere, questo non mi basta più…” sospirò malinconica “… spero che
l’uomo che mi sposerà mi porterà via da questa desolazione.” Concluse Arashi,
distendendo le braccia verso l’alto.
“Che diavolo vai dicendo? Qui è stupendo,
ogni persona che vive in città ci invidia questi alberi, questi fiori, questo
cielo, quest’aria!” ribatté prontamente Yoshino, offesa.
La
biondina asserì con il capo e sorrise poco convinta.
“Un’altra
birra!!!” urlò il giovane Nara, sbattendo teatralmente
il bicchiere vuoto sul bancone del piccolo bar. I due amici che lo affiancavano
ridacchiarono tra di loro; gli bastava sempre poco per andare fuori di testa.
Haruka, accucciata al fianco di Choza, arrossì imbarazzata. Ormai avrebbe dovuto essere abituata alle performance di Shikaku
Nara, ma ancora non riusciva a sostenere tutte quelle occhiate di scherno da
parte dei soliti vecchietti del paese.
“Shika-kun!”
cinguettò Arashi, abbracciandolo da dietro. Lui per poco non si soffocò e si
girò di scatto con aria di disapprovazione.
“Arashi-hime,
quante volte ti ho detto di non prendermi alle spalle?!”
la rimproverò, accigliandosi. Lei gli fece gli occhi dolci e il ragazzo non
seppe più resistere. Le schioccò un bacio a fior di labbra, poi scostò lo
sguardo dietro di lei e notò l’occhiataccia di Yoshino.
“Yocchan!” la
salutò ironico “Come mai non sei tappata in casa a fare la secchiona?” le domandò
con un ghigno. Arashi fece finta di niente e prese posto
tra lui e Inoichi. Quest’ultimo parve leggermente a disagio non appena lei gli
mise la mano sulla spalla e prese a chiacchierare amabilmente. Shikaku scosse
appena il capo, gesto che fu colto esclusivamente dalla perspicacia di Yoshino.
Quella
sera Arashi si ubriacò e si aggrappò tutto il tempo all’amica. Tentò perfino di
baciarla e
“Ragazzi
vi amo… ma voi non capite… devo andarmene di qui o impazzisco…” sbiascicò la
biondina, scoppiando poi a ridere isterica. Il Nara si
portò una sigaretta alla bocca e iniziò a fumare, nervoso. Ormai non era raro
vederla ridotta in quello stato e lui intuiva perfettamente quale fosse il
problema.
“Io
riporto a casa Haruka-chan!”
esclamò Choza, prendendo la ragazza per mano. I due salutarono affettuosamente
e si congedarono. La scena che si presentava di fronte al locale ormai chiuso
era paradossalmente assurda: Yoshino che tentava in tutti i modi di strappare
Arashi dal braccio di Inoichi, a cui lei si era insistentemente aggrappata.
Shikaku che provocava entrambe con una sottile ironia velata di maschilismo,
che non fece altro che far irritare ulteriormente la povera Yoshino.
“MENDOKUSE!!!”
sbottò la mora, in preda ad una crisi di nervi. “Inoichi-san, dato
che non si vuole staccare da te portala a casa! Nara, sparisci dalla mia
vista! Io me ne vado a dormire, ne ho abbastanza.” Sentenziò la ragazza,
allontanandosi di tutta fretta. Il biondo non se lo fece ripetere due volte,
prese sottobraccio l’amica e si avviò senza fatica verso casa Nizawa.
“Yumeko...” La richiamò quella
calda e roca voce maschile che aveva un potere devastante su ogni suo stato
d’animo. La ragazza prese a camminare più veloce, tentando di non prestargli
attenzione. Rimanere sola con lui era pericoloso.
“Yoshino!”
questa volta la raggiunse e sorpassò, costringendola ad arrestarsi. Lei sospirò
pesantemente e incrociò le braccia, con fare seccato.
“Facciamo
la strada insieme, no?” le sorrise beffardo. Lei tentò
di mascherare le guance che pian piano stavano prendendo colore.
“Lasciami
in pace!” sbottò, facendo sembrare rabbia quell’imbarazzo sospettoso. Shikaku
inarcò le sopracciglia e la fissò pensieroso. Anche se poteva sembrare uno sprovveduto,
non lo era affatto e proprio per questo si era trovato bene fin da subito con
Arashi; entrambi erano l’opposto di ciò che l’apparenza li faceva sembrare.
“Chissà
perché non me la racconti giusta!” la stuzzicò “Secondo me sei gelosa di
Arashi.” Insinuò con fare malizioso. La ragazza si pietrificò e lo fissò
intensamente. Allora lo sapeva? Shikaku infilò una mano nella tasca dei
pantaloni ed estrasse un pacchetto di sigarette. Ne portò una alla bocca che
lasciò penzolare mollemente fra le labbra.
“Data
la tua faccia direi che ci ho visto giusto!” ridacchiò, senza divertimento.
“Dovevi
farti avanti prima con lui!” esclamò, sussurrandole all’orecchio “Anche se
sospettavo da tempo che quei due stessero tramando qualcosa!” sospirò rassegnato.
La ragazza si rilassò. Fortunatamente non aveva capito un bel niente, di lei.
“Già. Mi spiace Nara. Comunque io e Inoichi
siamo solo amici.” Sentenziò girandosi verso di lui. Percepiva ancora il suo
tocco che lentamente stava scendendo sul braccio, fino a lasciarla
completamente. Shikaku accentuò un sorriso obliquo.
“Sai, ultimamente io e Arashi stavamo
insieme solo per attrazione fisica… anzi alla fine è sempre stata solo quella. Certo un uomo forte
come me non può abbassarsi ad innamorarsi di qualcuna!” rise, ora leggermente
più sollevato.
“Come
ti permetti?!” rispose a tono, infastidita dal suo
dire presuntuoso.
“Ja nee, Yocchan!” la salutò ironico, prima di allontanarsi
sogghignando.
Inoichi
fissava la ragazza con aria preoccupata. Si era costretto a portarla a casa
Yamanaka, per evitarle una brutta punizione da parte dei suoi genitori.
“Ora
devi telefonare a casa e dire che sei da Yoshino!” le spiegò pazientemente il
biondo, prendendola in braccio nell’ultimo tratto di strada. Lei gli circondò
il collo con le braccia e si appisolò con un dolce sorriso. Inoichi sospirò,
riuscì in qualche modo ad entrare e la depositò delicatamente sul divano.
“Inoichi! Che stai combinando?!”
lo rimbeccò suo padre, spuntato all’improvviso.
“Arashi
sta male, lasciamola dormire qui per stanotte.” Il signor Yamanaka sospirò ed
annuì, ritirandosi nella sua camera.
“Ino-kun…” sussurrò Arashi, premendosi una mano sulla fronte calda. Lui si inginocchiò davanti al divano e
la coprì. La biondina gli sorrise grata.
“Shika
non è mai stato così dolce…” sbiascicò sorridendo.
Lo Yamanaka sospirò. Una situazione del
genere non gli sarebbe mai più ricapitata. Mandò al diavolo la ragione e
l’amicizia, in quel momento da lui tanto agognato. Sovrappose le sue labbra su
quelle rosse e morbide di lei… la ragazza che aveva segretamente amato da
sempre. Lei si destò e lo ricambiò, con una passione travolgente.
Per
i giorni seguenti Arashi e Yoshino si scambiarono il diario, finché entrambe
non decisero di risolvere di persona. D’altra parte, Shikaku aveva già
perdonato l’amico, forse perché quella situazione gli faceva comodo. Da quel
giorno parve rivolgere tutte le sue attenzioni a Yoshino, sebbene i due
bisticciassero quotidianamente.
6 Aprile
1983
Le
due amiche si incontrarono di mattina presto, sotto l’albero preferito di
Yoshino. Si fissarono a lungo, finché la bionda non ruppe il silenzio con un
sospiro.
“Lo confesso. Inoichi mi piace… ma lascia che ti
spieghi. Shikaku mi ha sempre attratto fisicamente e l’ho sempre visto molto simile
a me. Al contrario Inoichi è totalmente il mio opposto… e lui, oltre che un
bellissimo ragazzo, è talmente dolce con me da farmi sciogliere il cuore! Oh Yocchan, non ho
provato mai nulla di simile! Il cuore mi si stringe nel
petto, sento fitte continue allo stomaco, mi gira la testa… e il suo bacio mi
ha letteralmente mandato su di giri!” cinguettò con un sorriso spontaneo.
L’amica
stette ad ascoltarla con attenzione. In tutto quel tempo aveva sofferto nel
vederla al fianco di Shikaku, anche se sapeva perché quei due stessero
“insieme”. Era tutto un gioco per loro… ma non per lei. Fortunatamente la
pazienza e la sopportazione erano sempre state due grandi sue
virtù.
“E’
giusto che decidi di seguire il cuore…” le disse, senza essere totalmente
convinta delle sue stesse parole “… ma prima di tutto avresti dovuto chiarire
con Nara. Ti sei comportata in modo orribile con lui.”
La squadrò con un certo astio.
“Era
come immaginavo…” sorrise
“Anche
se fosse, io non mi sono mai permessa di calpestare i tuoi sentimenti.” Ribatté
freddamente.
“Avresti dovuto dirmelo! Tu lo sapevi che
non facevamo sul serio!” replicò Arashi, risentita. Tentava di
nascondere il senso di colpa con la rabbia. Rabbia che Yoshino riusciva a
scaturirle perfettamente, perché quel suo modo di sottomettersi agli altri
faceva imbestialire Arashi.
“Inutile rimpiangere il passato. Ora vuoi stare con
Inoichi, no?” fece con tono sarcastico.
“Quindi
a te va bene tutto?! Se io non avessi lasciato Shika
tu probabilmente ti saresti accontentata di Inoichi, dico bene?!” sbottò la bionda, avvicinandosi a pochi centimetri di
distanza da lei.
“No,
molto probabilmente un giorno o l’altro avrei ceduto ai sentimenti.” Rispose
con sicurezza. Rimasero a fissarsi per qualche minuto, inespressive. Quindi
sorrisero complici; in fondo non erano tanto diverse, erano pur sempre ragazzine
egoiste.
“Beh
ora vado, Inoichi mi aspetta, penso che oggi dovremmo parlare un po’ del bacio
di ieri!” sospirò la biondina, facendo per allontanarsi.
Yoshino
la seguì con lo sguardo, finché la sua immagine in lontananza non diventò che
un puntino sfuocato. E finalmente si lasciò andare; scoppiò in un pianto
disperato. Versò tutte le lacrime di sofferenza che aveva trattenuto ogni volta
che vedeva l’amica avvinghiata a Shikaku… il ragazzo che aveva segretamente
amato da sempre.
–
La signora Nara era arrossita, nel raccontare l’inizio del suo
grande amore. Ino l’aveva ascoltata con occhi sgranati per tutto il tempo e si
era commossa insieme a lei. Shikamaru sbuffò scocciato da quegli sciocchi
sentimentalismi e si maledisse per essersi cacciato in quella trappola. Se
avesse saputo che la storia durava così tanto se ne sarebbe andato a
schiacciare un pisolino, ma gli occhi dolci dell’amica lo costringevano a
rimanere inchiodato alla sedia. Qualche volta aveva provato a chiudere un
occhio ma, le due donne, l’avevano ripreso con lo stesso atteggiamento offeso.
Ino, per certi versi, somigliava tremendamente sia ad Arashi che a Yoshino.
“Beh ragazzi, ora ho molto
da fare!
Che ne dite se continuiamo domani?” sorrise
gentilmente, alzandosi dalla sedia. Riprese a trafficare con i piatti, sotto lo
sguardo deluso di Ino e quello sollevato del figlio.
I due si alzarono e si recarono in camera del
Nara, dove si rimisero nella stessa posizione del giorno prima; lei sdraiata
sul letto e lui a terra, che le dava le spalle.
“Che ne pensi?” domandò la ragazza all’improvviso, sporgendosi al
suo fianco.
“Mendokuse… queste
storie d’amore mi annoiano.” Sbuffò lui, incrociando le braccia e facendo
scorrere lo sguardo sulle foto appese al muro. Loro due, Choji, Shikamaru con
Yoshino e Shikaku, Shikamaru e Temari… quando Ino incrociò gli occhi maliziosi
dell’altra bionda nella foto, abbracciata teneramente a Shikamaru, divenne
livida in volto. Si girò dalla parte del muro, per evitare che l’amico la
notasse.
“Che hai adesso?!” borbottò il ragazzo,
senza muoversi.
“Niente!” lo liquidò, con voce irritata.
Lui scosse le spalle e si voltò appena. La esaminò con attenzione…
i capelli color del grano che ricadevano morbidi sulle coperte, la figura
snella e minuta, la pelle candida e vellutata, le gambe lunghe e sinuose, le
curve formose, il suo dolce profumo…
“Sei gelosa…” insinuò picchiettandole l’indice sulla schiena.
Lei sobbalzò, sia per quelle parole che per il tocco inaspettato.
Si girò di scatto, con la risposta pronta, ma non si aspettava di trovarselo
così vicino. Shikamaru, con un ghigno beffardo, la scrutava. Non gli sfuggiva
mai nulla e questo era un vero disastro per lei.
“Guarda che Temari è solo un’amica!” puntualizzò, in modo da farla
sentire più a disagio.
“Non ti ho chiesto niente!” ribatté, rimanendo immobile.
Si fissarono a lungo, l’oscurità degli occhi di lui contro la luce
di quelli di lei. Nero contro azzurro, malizia contro imbarazzo, uomo contro
donna. Prima che Ino fantasticasse su ciò che sarebbe potuto succedere lui si
alzò e andò alla finestra per accendersi una sigaretta. La biondina si girò
nuovamente verso la parete, completamente rossa in viso.
“Piuttosto, non pensi che dovremmo parlarne anche a Choji?” cambiò
discorso.
“Penso che anche lui abbia
il diritto di sapere. Andiamo da lui?” propose, spirando una boccata
di fumo.
21 Settembre 2008
Il giorno dopo, un venerdì, Ino e Shikamaru piombarono a casa
Akimichi subito dopo la scuola. Choji rimase sorpreso quando si presentarono
con quello strano libretto rosa in mano. Haruka li fece accomodare e servì the
e biscotti, che Choji gradì di buon gusto.
“Allora? Che
succede?” domandò l’amico, mentre sbocconcellava i dolcetti.
Ino richiamò la signora Akimichi e la invitò a sedersi con loro,
nonostante la donna dovesse sbrigare qualche faccenda di casa.
“Haruka-san, ieri Yoshino-san ci ha raccontato un po’ del vostro passato! Che ne dici di dirci
qualcosa anche te?!” cinguettò tranquilla e
spensierata. Per poco Shikamaru non sputò il the che stava sorseggiando. Choji
si fermò di mangiare e fissò i due amici, inarcando le
sopracciglia.
“Che storia è questa?” domandò il rosso, sorpreso.
“Ah, davvero? E’ un bene che Yoshino-san sia decisa a parlarne! Sai, con me l’argomento Arashi era tabù…” si rabbuiò lievemente, e
con lei anche Ino.
“Ti prego, raccontaci
qualcosa anche te! Magari di te e Choza-san!” la pregò la biondina,
costringendo la madre di Choji ad annuire imbarazzata.
“Mendokuse Ino…” da
sotto al tavolo Shikamaru le aveva dato un colpetto sulla gamba. Lei fece finta
di niente e gli sorrise amabile. Il
Nara sbuffò e rinunciò al fatto che dovesse essere un segreto.
—
7 Aprile 1983
Haruka
e Choza passeggiavano a braccetto per la campagna. Ridacchiavano tra di loro,
si davano buffetti affettuosi, si stuzzicavano amichevolmente. Tutto il
contrario del rapporto tra Shikaku e Yoshino.
“Mi
spiace per Shikaku-san…”
sussurrò lei ad un certo punto, facendosi pensierosa. Choza scoppiò a ridere.
“Non devi preoccuparti Haruka-chan! Quel vecchio volpone è una roccia,
non si scalfisce nemmeno con una bufera come questa.”
La tranquillizzò l’amico, sorridendole dolcemente. La ragazzina parve
rifletterci su, questa storia non la convinceva molto. Decise che ne avrebbe
parlato con Yoshino, dato che ultimamente Arashi le stava trascurando per stare
con il suo nuovo principe azzurro.
“Piuttosto
quel baka di Inoichi mi sta facendo
arrabbiare.” Ringhiò il rossino
“Non l’ho mai visto comportarsi così. Ok, l’avevo capito da subito che
sbavava dietro ad Arashi, ma doveva svegliarsi prima! Che amico è, a rubare la
ragazza a Shikaku?!” brontolò il cicciottello,
sbuffando sonoramente.
“Ma dai Choza-kun, sono ragazzini in
competizione! Sono
assolutamente certa che si vogliono un gran bene, così come Arashi-san e Yoshino-san, devono solo risolvere le incomprensioni!
In fondo anche io avevo capito da subito che le coppie avrebbero
dovuto essere invertite.” Sorrise dandogli una lieve pacca sulla spalla,
in segno di conforto.
“Sei
proprio un angelo, Haruka-chan… tu non parli mai male di nessuno, è per questo che ti
adoro.” Detto questo si chinò su di lei, data la differenza d’altezza e le
baciò dolcemente i corti capelli castani. Haruka arrossì imbarazzata e abbassò
lo sguardo.
“Grazie
Choza-kun… io…” ogni volta che era imbarazzata
iniziava a balbettare e questo la metteva ancora più a disagio.
Quando
trovò la forza di guardarlo lui era davanti a lei, sorridente e si stava
chinando verso il suo viso. Haruka avvampò e lo lasciò fare, finché non
l’abbracciò e la baciò dolcemente.
“Vi
ho beccati, piccioncini!!!” ridacchiò una conosciuta e
fastidiosa voce maschile, che in quel momento aveva rovinato l’incanto. Haruka
sprofondò di vergogna tra le braccia di Choza, mentre lui scoccava un’occhiata
omicida in direzione del Nara che, ironico, si
allontanava lanciandogli bacini.
Ormai
era raro vedere Arashi e Inoichi. Il gruppo affiatato si era ridotto a quattro
e i rimanenti sentivano la tremenda mancanza degli amici.
“Quel
deficiente di Ino-pig!!!” borbottò Shikaku, dopo l’ennesima birra. Vicino a lui
Yoshino lo guardava schifata.
“Dovresti
piantarla di bere come una spugna, non lo sai che quella roba ti frigge il
cervello?!” lo rimproverò severamente, ma con un tono
che sapeva tanto di apprensivo.
“E tu piantala di sgridarmi come se
fossi mia madre! O peggio, mia moglie!” rispose ironico, finendo metà boccale in un
solo sorso. Dopo ciò emise un sonoro rutto che
fece scoppiare a ridere tutto il bar, eccetto le due ragazze. Choza iniziò a
picchiare un pugno sul tavolo da quanto rideva e gli uscivano addirittura le
lacrime dagli occhi. Yoshino e Haruka si lanciarono uno sguardo molto
eloquente.
“Noi
vi lasciamo alle vostre cose… tra maschi.” S’indispettì
“Che fai Yocchan…” ultimamente la chiamava spesso così e non sapeva quanto quel
soprannome la trafiggesse ogni volta che lo sentiva dire, soprattutto da lui “…
scappi? Cos’è, hai
paura di un confronto? Non reggi? Sei proprio una donnetta!”
la provocò per non farla andare via.
“Shikaku-san, stai esagerando!” sussurrò timidamente
Haruka.
Lui
le si affiancò e le sussurrò qualcosa che solo lei poté udire. Choza inarcò un
sopracciglio nel vederlo così vicino a lei e, subito dopo, la attirò a sé
circondandole le spalle con un braccio.
“Tranquillo Cho, so che lei è tua! Non mi chiamo mica Ino-pig!” sorrise
amaramente. Nel frattempo Yoshino era tornata seduta e un cameriere
aveva portato loro due litri di birra.
“Scommetto
che reggo più di te.” Sogghignò la ragazza, quella sera in vena di sfida. Choza
e Haruka si guardarono lievemente preoccupati, ma decisero di lasciarli fare. I
due avversari si fissarono negli occhi, con aria di provocazione. Choza dette
il via, ed entrambi afferrarono il bicchiere. Era una sfida alla goccia, a chi
ne beveva di più senza collassare.
“Ragazzi, questa è l’ultima birra che
vi porto. Non voglio avere guai con i vostri genitori, bere alla vostra età
vi fa’ malissimo!” li rimproverò il cameriere, con un forte accento inglese.
“Ok,
non si preoccupi, ci penso io.” Lo rassicurò Choza, ammiccando. Haruka, a
guardarli, sentiva la nausea. Per lei, il solo odore d’alcool era
insopportabile.
Shikaku
e Yoshino finirono di bere nello stesso momento ed entrambi sembravano ancora
perfettamente lucidi.
“Comunque
sia, io ho bevuto due birre, quindi ho vinto.” Fece lui, presuntuoso.
“Gli
uomini vincono solo barando.” Sentenziò la ragazza, alzandosi in piedi. Lui la
imitò e le si parò di fronte. “Cos’è, vuoi picchiarmi?!”
sogghignò Yoshino, stuzzicandolo.
“No,
ti farei qualcos’altro.” Ricambiò lui, sornione.
La
moretta sentì un tuffo al cuore. Lo stomaco le si contorse dall’emozione che
quelle parole le avevano provocato. Choji e Haruka si sorrisero complici,
mentre Shikaku le fece una linguaccia alquanto maliziosa. “Ti basta poco per
arrossire!” ridacchiò divertito. Lei non resse oltre quella situazione
imbarazzante e questa volta se ne andò davvero.
“Non
avrai esagerato?” lo rimbeccò Choza.
“Nah…” fece spallucce, accendendosi una sigaretta “… lo so
bene che è pazza di me, per chi mi hai preso?” sogghignò.
–
I
tre amici si fissarono sconvolti. Non si sarebbero mai immaginati che Yoshino e
Shikaku avessero un rapporto così simile a quello di Ino e Shikamaru.
Ovviamente, anche se tutti e tre l’avevano pensato, solo a Choji nacque un
sorriso tranquillo. I due amici sembravano leggermente turbati dal racconto di
Haruka.
“Scusatemi proprio ragazzi, ora ho
delle cose da sbrigare!
Tornate pure a farmi visita quando volete, mi fa’ davvero
piacere!” stampò un bacio sulla guancia ad ognuno, in fondo sia per lei che per
Yoshino erano come tre figli naturali. Con l’assenza di Arashi erano
loro ad aver fatto da seconda mamma ad Ino, ed entrambe la ritenevano una
figlia.
“Apetta!” la richiamò Ino. La donna si fermo e la incoraggiò
con un cenno del capo. “Che ti ha detto Shikaku-san all’orecchio?!” domandò interessata.
“Come
sempre non ti sfugge niente, Ino-chan!” ridacchiò Haruka, avvicinandosi al suo orecchio,
imitando il gesto di Shikaku.
“Mi
disse che la provocazione era l’unico atteggiamento che lo avvicinava a
Yoshino!” le sussurrò in modo che solo lei potesse sentire. Ino rimase a
riflettere su quelle parole e non poté fare a meno di lanciare una fugace
occhiata a Shikamaru. Lui inarcò un sopracciglio e lei si affrettò a
distogliere lo sguardo.
“Incredibile…”
fece Choji, non appena Haruka lasciò il salotto. Era piacevolmente sorpreso da
quei racconti e, dopo aver sentito anche il resto della storia, dovette aprirsi
un pacchetto di patatine per tranquillizzarsi.
“Mendokuse… queste favole rosa
continueranno ancora per molto?!” domandò uno
Shikamaru assolutamente scocciato.
“Fino
al loro matrimonio!” rispose la biondina con aria sognante.
“Che
bello!” commentò Choji.
“Che
palle…” gli fece eco il Nara.
“Ehi, un momento, che fine hanno fatto
i nostri padri? E’
da ieri che non li vedo…” domandò
“Sei proprio stordita! Ieri mattina sono partiti per andare
in campeggio e tornano stasera.” Spiegò il Nara, accendendosi una sigaretta. Ino lo fulminò con lo
sguardo.
“Certo
che voi sembrate proprio Shikaku e Yoshino!” commentò Choji, ridendo. Si pentì
subito di quell’affermazione, perché gli amici lo sotterrarono con la sola
forza dello sguardo.
Quella
sera Shikamaru e Choji rimasero a dormire a casa Nara. L’amico li aveva
invitati, come fin da piccoli erano soliti fare ogni venerdì. Yoshino si era
già congedata in camera sua, per evitare di dover raccontare altri particolari
imbarazzanti. Mentre i tre amici aspettavano impazientemente Shikaku, seduti
comodamente sul divano a guardare un horror, Ino saltò in piedi all’improvviso,
facendoli sobbalzare di paura.
“SHIKAMARU!!!” lo richiamò a gran voce, puntandogli un dito contro.
“Eh?”
fece lui scettico.
“Domani
è il tuo compleanno! Me ne ero
completamente dimenticata!” la biondina si portò le mani tra i capelli,
saltellando su e giù per la stanza come una pazza.
“E
chi se ne frega, è un giorno come un altro!” si rilassò il ragazzo,
rimettendosi composto accanto a Choji.
“Veramente
io lo sapevo, vi ho già comprato e impacchettato i regali.” Intervenne Choji,
placidamente.
“Ma il problema è che dopodomani è il
mio! E quest’anno
non ho ancora organizzato niente! O, povera me, come diavolo faccio? Perché
sono così baka? Ah, è tutta colpa dei
racconti del passato!!!” brontolò la ragazza, senza
accorgersi che Shikaku stava rientrando proprio in quel momento.
“Ciao
figlioli!” li salutò con un sorriso. I tre lo salutarono e la ragazza sorrise
imbarazzata. Che l’avesse sentita? L’uomo posò le attrezzature da campeggio per
terra, sbadigliò sonoramente e si andò a sedere vicino al figlio.
“Cosa
state guardando di bello?” domandò curioso, fregando una manciata di patatine.
Choji assottigliò lo sguardo su di lui, fulminandolo con lo sguardo.
“Boh,
un film noiosissimo.” Rispose il giovane Nara,
apatico.
Il
padre sogghignò ampiamente. Era l’occasione giusta per tirare fuori un po’ di
ricordi e pavoneggiarsi delle sue avventure.
“Prima ho sentito bene? Vi state informando sulle vostre
origini? Oh, che cari ragazzi!” si esaltò Shikaku, portandosi
le mani al petto con posa teatrale.
“Certo
che la birra, con il tempo, ti ha proprio rincoglionito…” commentò Shikamaru.
“Come
osi, figlio degenere?! Ah, se tu
avessi ereditato anche solo una piccolissima parte del giovane vitale che ero!”
esclamò Shikaku con sdegno.
“Shikaku-san, perché non ci racconti che successe
dopo la sera della sfida con Yoshino-san e le birre?!” domandò Ino, che andò a sedersi sul bracciolo del
divano, accanto a lui.
“Certo
figlia mia, con vero piacere!” le ammiccò l’uomo, facendo irritare Shikamaru.
—
8 Aprile 1983
Quel giorno arrivò un nuovo studente. Ovviamente, vivendo in una
così ristretta cittadina, tutto il gruppetto frequentava la stessa scuola;
l’unica del paese. Era un istituto d’arte per nulla complicato che, bene o
male, soddisfaceva le aspirazioni di tutti; trovare un qualsiasi lavoro.
Bastava loro un semplice diploma per raggiungere tale scopo.
“Si chiama Ryan e dicono sia molto carino!” commentò Haruka
“Magari ti può piacere Yoshino-san!” le sorrise.
“Mah, mi sa che continuando a frequentare Nara diventerò
femminista e odierò sempre più gli uomini.” Rispose Yoshino, con indifferenza.
Da lontano scorsero Shikaku e Choza che si stavano avvicinando e,
durante il percorso, si scontrarono con un bel ragazzo alto e biondo cenere,
dagli occhi color ghiaccio. Il Nara lo fulminò con lo
sguardo e lo sorpassò, andando a salutare le ragazze con nonchalance.
“Guarda, guarda oggi Yocchan ha i
capelli sciolti! Sembri uno spaventapasseri, sei tutta
spettinata!” si avvicinò sfiorandole una ciocca e lei si scostò subito.
Poi notò che il nuovo ragazzo la scrutava con un bel sorriso e la ragazza,
istintivamente, ricambiò. Shikaku seguì lo sguardo di lei e dedicò uno
sprezzante al tizio, che venne subito contraccambiato.
“Non mi piace quello!” commentò Choza, leggendo perfettamente
nella mente dell’amico. Haruka seguì con lo sguardo lo sconosciuto, finché non
svoltò l’angolo del corridoio.
“Perché no? Sembra
molto gentile!” esclamò ingenuamente, suscitando la gelosia di Choza.
L’Akimichi l’abbracciò all’istante, in una silenziosa supplica di stargli
lontano. Lei lo scostò lievemente e gli stampò un bacio a fior di labbra. Lui
si tranquillizzò.
“Yocchan…” la richiamò Shikaku, questa volta
senza ironia.
“Che vuoi?” ribatté scostante, volgendosi verso di lui “Non
chiamarmi così, quante volte te l’ho detto?!” lo
rimbeccò infastidita.
“Yoshino-chan
va meglio?” sogghignò, felice di aver riportato la sua attenzione su di sé.
“Fa’ come ti pare, io vado a lezione.” sospirò allontanandosi,
seguita da Haruka.
Durante la pausa pranzo le due amiche si misero a mangiare in
giardino.
“Si chiama Ryan James, è americano!” sorrise la brunetta.
“Davvero? Sì, è carino. Ma non mi
interessa.” Sospirò, ripensando alla mano di Shikaku che le sfiorava i capelli.
“Ti piace davvero tanto, Shikaku-san…” fece l’amica, sorridendo
dolcemente. Yoshino corrugò le sopracciglia, con lei non aveva senso mentire;
ormai lo sapeva.
“Ciao ragazze.” Una voce inaspettata le fece girare di scatto,
lasciando
“A…” sussurrò Yoshino.
“Arashi-san…” la salutò Haruka, abbassando lo sguardo intimidita. La biondina sorrise tristemente e si
sedette tra le due.
“Lo so. Vi sto
evitando, ma avevo una paura terribile che mi odiaste!” spiegò lei brevemente,
arrossendo per l’imbarazzo. Yoshino rimase interdetta.
“Non ti odiamo, baka…” rispose dopo qualche attimo di esitazione.
“No, assolutamente!” intervenne
Arashi le guardò, soffermandosi particolarmente su Yoshino.
Sospirò mestamente e qualche lacrima le scivolò lungo le guance.
“Ma guarda chi si vede!” la salutò Shikaku, con tono lievemente
ironico. Era in compagnia di Choza e Inoichi, anche lui andato a scusarsi con
gli amici. Ma si sa, tra uomini basta poco per sistemare le faccende. Tra
donne, al contrario, si esigono sempre scuse e spiegazioni.
Quella sera, come al solito, si ritrovarono al bar della Foglia.
Finalmente erano tornati in sei. Inoichi e Arashi raramente si scambiavano
effusioni in pubblico, forse volevano dare tempo agli amici di abituarsi. La
biondina notava come, in quei pochi giorni di assenza, il rapporto tra Shikaku
e Yoshino si fosse velocemente evoluto. Dunque era lei la causa del blocco
dell’amica? Sorrise. Finalmente la vedeva serena, nonostante quell’espressione
imbronciata. E il Nara non faceva altro che provocarla
allo scopo di provarci con lei, ormai lo conosceva troppo bene.
“Come mi siete mancati!” fece Inoichi, brandendo il calice di
succo di frutta verso l’alto.
“Ehi donnaccia, dov’è finita la tua birra?!”
lo schernì Shikaku, ben sapendo che la sera prima aveva avuto un brutto
approccio con l’alcool per la mancanza dei due inseparabili amici. Tutti e tre
scoppiarono a ridere e scherzare come avevano sempre fatto.
“Ma quello è Ryan!” la flebile voce di Haruka li interruppe nel
momento in cui realizzò chi fosse appena entrato nel locale. Tutti si girarono
simultaneamente verso di lui che, nel frattempo, si avvicinava spavaldo a loro.
“Hello guys!” parlò,
esibendo un marcato accento americano.
“Arashi!” si presentò la socievole biondina, porgendogli la mano
per non metterlo in imbarazzo. Inoichi la fulminò con lo sguardo.
“Bellissimo nome!” si complimentò il moro “E voi siete Yumeko e Masashi, della sezione
A, non è vero?” inclinò il capo verso un lato, sorridendo affabilmente. Le due
ragazze annuirono stupite, mentre il trio InoShikaCho
pensava ad un modo per levarselo di torno. Al contrario le tre ragazze, affascinate
da lui, lo invitarono a sedersi. Choza sorrise nervoso
e abbracciò Haruka, tanto per fargli capire che non era libera. Inoichi
intrecciò la mano con quella di Arashi e le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei
rise e lo baciò. A questo punto Shikaku aveva le mani legate; inquieto si
tormentava le mani sotto al tavolo, assistendo impotente alle occhiate di fuoco
che il biondo lanciava a Yoshino.
Quella sera la ragazza era particolarmente carina; capelli lisci e
sciolti, un lieve velo di trucco, un vestitino bianco semplice ma molto
aderente… e il Nara era dannatamente geloso di come
quello la stava guardando.
–
“Non
potete immaginare quanto volessi mettergli le mani addosso!” s’irrigidì
Shikaku, al pensiero di quel damerino da quattro soldi. Shikamaru sogghignò
divertito e Ino inarcò le sopracciglia. Choji, nel frattempo, si era appisolato
sul divano.
“E
poi l’hai fatto per riprenderti Yoshino-san?” domandò speranzosa
“Ovviamente! Shikamaru dovrebbe
solo prendere da me!” ammiccò al figlio, che finse di non cogliere l’allusione.
—
La
serata passò piacevole per qualcuno e orribile per qualcun altro. Il Nara era talmente nervoso da essersi fumato almeno cinque
sigarette di fila. Quel Ryan stava raccontando alle ragazze, in particolar modo
alla Yumeko, tutte le sue
esperienze di viaggio per il mondo. La città che amava di più era Londra.
Shikaku avrebbe voluto andare con loro, un qualche
fine settimana, non appena avesse racimolato qualche soldo con il lavoretto
part-time. Choza e Haruka si ritirarono prima degli altri per stare un po’ da
soli, mentre Yoshino e Arashi si fermarono a parlare a lungo con Ryan.
“Ragazze,
lunedì a scuola vi porto tutte le foto, se volete!” sorrise malizioso.
“No, grazie. Ora dobbiamo andare, vero Ino-pig?!” rispose acidamente Shikaku, alzandosi di scatto. Inoichi
lo guardò confuso e annuì, imitandolo.
“Ma dai, che fretta avete? Sono solo le
dieci!” protestò Arashi, che era rimasta affascinata da quei racconti. Il Nara dubitava che fossero tutti veri, quel tipo sapeva
tanto di sbruffone.
“Se
volete potete andare, le vostre dame sono in perfetta compagnia!” propose il
biondo, con voce melliflua.
“Arashi!”
la richiamò Inoichi, questa volta indispettito da quell’ultima frase. La
biondina annuì, salutò gli amici e si allontanò con lo Yamanaka,
prendendolo a braccetto. Era contenta che fosse un pochino geloso.
“Che vuoi Nara? Se ti infastidisce
tanto stare con noi puoi anche andare!” esclamò Yoshino con aria di
provocazione.
“Ok, resto. Non vorrei che voi due, da soli, vi
annoiaste.” Sogghignò accettando la sfida.
Shikaku
e Ryan si batterono in una sorta di competizione, a cui Yoshino fu costretta ad
assistere fino alla fine per vedere chi avrebbe avuto la meglio. Era una specie
di duello verbale di risposte pronte, dove avrebbe vinto soltanto colui che
avesse dato un’ultima risposta di classe.
“E’
quasi mezzanotte, ora devo proprio andare!” si congedò Yoshino, stufa di vederli
litigare così stupidamente.
“Ti
accompagno a casa.” Ribatté Shikaku, con un tono che non ammetteva repliche.
“Buonanotte,
Yoshino-chan!”
la salutò il biondo, avvicinandosi a lei e baciandola sulla guancia. Quel
soprannome e quel gesto gli costarono caro. Il Nara
scattò verso di lui e lo scagliò a terra con un poderoso pugno. La ragazza
portò le mani sulla bocca, sgranando gli occhi per lo stupore; non poteva
credere ai suoi occhi. Era geloso fino a quel punto?!
“Lei
è mia.” Sibilò Shikaku in direzione dell’altro, che non si aspettava una
reazione così violenta. Si alzò, pronto per ricambiare, ma
“Basta così. Nara, vieni con me.” Lo prese per un
braccio e lo trascinò via, incurante degli sguardi dei curiosi.
Lo
trascinò fuori dal paese, inoltrandosi nell’erba alta della campagna. Shikaku
si lasciò guidare, ancora ansimante per la rabbia che non aveva avuto modo di
scaricare. Il cammino e l’aria fresca gli fecero bene e si calmò presto,
lasciando spazio a una sensazione ben più piacevole. Quando la ragazza si fermò
le luci della cittadina di vedevano solo in
lontananza. Una bella mezza luna spiccava nel cielo appena nuvoloso,
permettendo loro di guardarsi in faccia e decifrare l’espressione l’uno
dell’altra.
“Spiegami.”
Sussurrò
“Cosa
ci sarebbe da spiegare?” volse lo sguardo al cielo.
“Lo sai bene Nara; io sono tua? E da quando?!
Questo mi devi spiegare, perché io non sono proprio di
nessuno, tanto meno di un bifolco come te!” sbottò la ragazza, mascherando come
al solito l’imbarazzo fingendo rabbia e indignazione. Lui in realtà
sapeva benissimo che lei stava fingendo, ma si divertiva troppo a provocarla.
“Ti dispiace? Vuoi forse tornare da quello? Non mi
sembra che fosse tua intenzione, dato che mi hai portato in questo posto così
isolato.” Sogghignò malizioso.
“Sempre a pensare male, ma per chi mi
hai preso? Non
scherzare con me, Nara.” Sentenziò con voce bassa ma decisa. Lui corrugò la
fronte e si portò una mano sotto al mento. Con l’altro braccio si circondò la
vita, assumendo una posa seria e pensosa. La fissò, finché lei non fu costretta
a distogliere lo sguardo per l’agitazione. Ormai era inutile prendersi in giro:
entrambi sapevano. C’era un qualcosa di molto sottile che li legava, qualcosa
che con il tempo e l’assenza di Arashi si era profondamente radicato in
entrambi. Non si dissero nient’altro, bastava un solo sguardo per capirsi.
Yoshino si chiese quando era nata quella complicità e, soprattutto, da quanto
lui sapeva. Con una certa esitazione si avvicinò lentamente a lui e inclinò il
capo da un lato.
“Ti
avverto Nara, sono molto esigente.” Sorrise furba, mentre allungava le braccia
e gli circondava le grandi spalle. Lui ridacchiò e la lasciò fare.
“Mi
lamenterò dopo il matrimonio.” Rispose con un ghigno, avvolgendola tra le
proprie braccia. Lei arrossì e si lasciò andare contro il suo petto, poi lui la
distanziò e la baciò, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
–
Ino urlò di
eccitazione, facendo svegliare il povero Choji di soprassalto. Era saltata in
piedi con una foga tale da far ribaltare tutti i cuscini del divano e chi ci
stava seduto sopra.
“Mendokuse…” brontolò Shikamaru,
rimettendosi composto.
Shikaku
sorrise divertito, suo figlio somigliava dannatamente a sua madre. Choji
borbottò qualcosa e si girò dall’altra parte.
“Che
romantici!!!” cinguettò “E che mi sai dire dei miei, Shikaku-san?!” domandò la bionda, impaziente.
“Tu sei tale e
quale a tua madre.” Sorrise il Nara, con una
lievissima punta di malizia, che a Shikamaru dette tremendamente fastidio.
“Però hai preso molto anche del vecchio Ino-pig!” ridacchiò l’uomo. La bionda sorrise divertita a quel soprannome, che anche
Sakura usava darle.
“Ma come andò
la loro storia, dopo che vi siete chiariti?” insistette, sempre più curiosa.
“Ci furono
alti e bassi e poi, mendokuse, Arashi
era davvero troppo irrequieta!” sogghignò.
Ino si sentì
imbarazzata e un tantino offesa dal doppio senso di
quell’affermazione. Shikamaru sbuffò, si alzò e le fece cenno di seguirlo.
“E’ ora di
andare a dormire…” simulò uno sbadiglio “Ti accompagno nella camera degli
ospiti.” Si offrì stranamente, lasciando i due alquanto perplessi. La ragazza
percepì lo sguardo di complicità dell’amico e si affrettò a seguirlo, dando la
buonanotte agli altri due. Mentre li guardava allontanarsi il signor Nara non
poté far a meno di pensare a quanto fossero uguali a lui e la sua vecchia
fidanzata… in realtà Shikaku Nara era un finto tonto e la sapeva lunga
sull’amore e, sebbene dopo anni di matrimonio lui e Yoshino avessero qualche screzio
e lei si era rivelata davvero molto “esigente”, non poteva fare a meno di
amarla.
22
Settembre 2008
Quando
scoccarono le nove di mattina Ino corse in camera di Shikamaru e lo svegliò,
piombandogli letteralmente addosso. Il ragazzo si svegliò di colpo, irritato da
quel buongiorno fastidiosamente rumoroso.
“AUGURI
SHIKAAA!!!” urlò la biondina, stampandogli un sonoro
bacio sulla guancia. Il Nara la guardò perplesso; era
già perfettamente vestita e truccata. Soffocò uno sbadiglio ed attese che la
sagoma dell’amica fosse messa a fuoco dagli occhi appannati.
“Mhh…” mugugnò lui di tutta risposta, alzandosi
svogliatamente dal letto. Lei lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve
dietro la porta del bagno. Usci dopo dieci minuti, vestito, lavato e con il
solito codino pettinato all’insù. La ragazzo
continuava a guardarlo con aria sorniona e lui ricambiò inarcando un
sopracciglio.
“Ho in mente qualcosa di carino per la
festa; pensavo che stasera avremmo potuto passarla in famiglia, dato che i
vecchi si lamentano sempre che non ci siamo! E domani con gli
amici, tu che dici?” gli ammiccò con civetteria. Il
Nara si limitò a fissarla perplesso ma, scocciato dal suo imploro silenzioso,
annuì senza troppa convinzione.
“Grazie
Shika-kun!”
sorrise Ino, che si dileguò a velocità impressionante probabilmente per
organizzare il tutto. Lui sbuffò e si sedette sul letto, accendendosi una
sigaretta. Quando scese, la trovò tutta indaffarata ai fornelli insieme a sua
madre. L’espressione che assunse, nel vederle così vicine e così simili, lo
costrinse a far cadere la mascella verso il basso.
“Shikamaru! Renditi utile e
apparecchia!” ordinò Yoshino, senza nemmeno girarsi. Ino ridacchiò
divertita e lui, dopo cinque minuti d’immobilità, si mosse lento come un
bradipo. Spiegò malamente la tovaglia, ci piazzò sopra cinque bicchieri
accompagnati da tovaglioli e posate scomposte. Una volta terminato il compito, durante
il quale non aveva staccato gli occhi di dosso alle “donne più seccanti della
sua vita”, si sedette e prese a giocherellare con una forchetta.
“Shikaku-san ci ha
raccontato un po’ di voi…” iniziò Ino, mettendo Yoshino in evidente imbarazzo
“… ma mi chiedevo se potevi raccontarmi qualcosa di più di mia madre.” Sussurrò
quasi a se stessa, con un tono di voce spento. I suoi interlocutori
s’intristirono.
“Mi spiace Ino-chan, ma dopo la riconciliazione
non ho avuto modo di vederli in molte occasioni. Spesso uscivano soli e Arashi non mi
chiamava più spesso come un tempo. Si era chiusa in se stessa
e riusciva ad aprirsi solo con tuo padre… dovresti chiedere a lui.” anche
Yoshino, ora, aveva una voce spezzata e sofferente.
“Che
buon profumino!” li interruppe Choji, provocando un sorriso sulle labbra di
tutti.
“Stiamo
preparando una bella colazione, accomodati e aspetta ancora due minuti!” gli sorrise la signora Nara. Lui ringraziò e prese posto vicino all’amico, che era completamente assorto
a fissare Ino. “Accidentalmente” il suo sguardo si era nuovamente soffermato sulla
schiena sottile della biondina, sui fianchi tondi, sulle forme perfette, sulle
gambe, sulla coda dorata che ondeggiava ad ogni movimento…
“Shi-ka-ma-ru!” lo richiamò
sottovoce l’Akimichi, picchiettandogli il braccio con l’indice. Il ragazzo con
il codino schioccò la lingua e interruppe quel contatto, voltandosi a guardare
Choji che sogghignava con una certa soddisfazione.
“Mendokuse…” brontolò lui, accendendosi
una sigaretta.
La
giornata passò in armonia e tutti, eccetto Shikamaru, si diedero un gran da
fare per preparare la cena: Yoshino, Ino e Choji in cucina, i due Nara erano
spaparanzati sul divano a guardare una partita di calcio, Choza e Haruka si
occupavano di apparecchiare con il servizio bello e Inoichi sistemava dei fiori
profumatissimi in giro per la casa.
“Il nostro Shikamaru compie ben sedici
anni! E’ nel bel mezzo della tempesta ormonale!” commentò all’improvviso
il signor Nara, facendo scoppiare a ridere anche i due compari.
“Che
battuta fuori luogo!” commentò acida la moglie. Lui sbuffò e mise il broncio,
mentre lei gli dava le spalle indispettita.
“Su
con la vita, amico mio!” s’intromise Inoichi “Se non ci fosse Yoshino-san a tenerti in riga, a quest’ora saresti
un barbone alcolizzato!” rise il biondo, suscitando un’ilarità generale.
“Zitto
Ino-pig!”
replicò Shikaku “Tu a quest’ora saresti una vecchia zitella se lei non si fosse pressa una sbandata per
te!” sproloquiò con un ghigno. L’amico deglutì sorridendo nervoso e scosse
freneticamente il capo. Odiava che si tirasse in mezzo quell’argomento davanti
a Ino. Per fortuna, Yoshino lo salvò dall’imbarazzo.
“Shikaku,
piantala di perder tempo e vieni a darmi una mano in cucina!” s’intromise la
signora Nara, brandendo un mestolo in direzione del marito.
“Che
palle…” sbuffò lui, alzandosi di malavoglia. Nel mentre gli altri erano
sgattaiolati via, per lasciare i due coniugi un po’ da
soli.
“Quel
diavolo di un Nara!” sbuffò il signor Yamanaka,
sedendosi sul divano, vicino a Shikamaru. Accanto a loro s’infilò anche Ino,
mentre Choji e Choza uscirono per comprare la torta a sorpresa per Ino e
Shikamaru.
“Papà…” iniziò Ino “… perché non mi
racconti qualcosa di te e la mamma da giovani? Per esempio che
fine avete fatto quando vi siete messi insieme e distaccati dal gruppo…”
sussurrò la biondina, senza guardare il padre perché lievemente imbarazzata nel
toccare tale argomento con lui. Inoichi serrò gli occhi e la fissò per
qualche minuto, assorto nei propri pensieri. Shikamaru lo scrutò con la coda
dell’occhio e poté notare il signor Yamanaka riflettere su cosa e come
raccontare alla figlia.
—
9 Aprile
1983
Arashi
e Inoichi passeggiavano per le vie del paesino, mano nella mano. Oramai i
pettegolezzi su di loro si erano affievoliti, anche se non mancavano mai le
vecchiette impiccione che, al loro passaggio, bisbigliavano fra
di loro.
“Non
ci fare caso Ino-kun!”
gli diceva la biondina, con un sorriso perfettamente tranquillo.
Il
ragazzo sospirava e non poteva fare a meno di fissarla in tutta la sua bellezza
e maturità. Lei, che non faceva mai caso ai commenti degli altri, era superiore
a loro. Era splendida in tutti i sensi e Inoichi non smetteva di chiedersi come
potesse stare con un ragazzo comune come lui.
“Posso
farti una domanda?” fece lui all’improvviso, costringendola a fermarsi in mezzo
alla strada. Lei, come se avesse già intuito ciò che stava per dire, si girò,
lo abbracciò amorevolmente e gli carezzò la schiena.
“Ecco…
mi chiedevo… perché hai scelto me?” domandò ricambiando la stretta, con una
certa agitazione nell’attesa della risposta. La sentì ridere piano e
distanziarlo leggermente, per regalargli un altro dei suoi meravigliosi
sorrisi.
“Tu sei tu e basta. Non c’è nessuno come te e, proprio
per questo, ti ho scelto. Mi piaci Inoichi Yamanaka, questo non è sufficiente?
Vuoi forse che stia qui ad elencarti pregi e difetti? Non c’è problema, ma
sappi che se ho scelto te è perché io ti reputo speciale. Per me lo sei eccome,
anche se tu ti sottovaluti o se gli altri non colgono questa tua particolarità.” Spiegò con tono dolce, che lo costrinse ad arrossire
lievemente.
“Infatti non penso di avere niente di speciale…” sorrise “…
tranne il fatto che tu mi hai scelto. Questa sì, che è la
cosa più bella che mi sia mai successa!” ribatté, schioccandole un bacio sulla
testa.
“La
tua dolcezza è uno dei tuoi pregi!” sospirò la bionda, staccandosi da lui e
riprendendolo per mano.
“Averti
è stata una grande conquista, Arashi-chan…” fece lui, sospirando con una certa malinconia.
“Non ti sentirai ancora in colpa con
Shikaku, mi auguro!
Pensavo avessimo già chiarito questa storia!” lo rimproverò,
corrugando le sopracciglia.
“No, ormai abbiamo risolto. E poi lui ha sempre avuto un debole
per Yoshino, come io l’ho sempre avuto per te.” La rassicurò “Però ho notato qualcosa di strano. Non mi
sembri del tutto felice… si vede che ti manca qualcosa, ma proprio non riesco a
capire cosa.” Le spiegò con tono apprensivo.
Erano
arrivati a passeggiare nel bel mezzo di un prato della campagna circostante.
Arashi lo allontanò per chinarsi in mezzo ai fiori di campo, ne colse uno per
odorarlo e si rialzò, gettandolo poi a terra con sguardo spento.
“Tutta
questa pace, questa desolazione, il silenzio, la monotonia… odio questo posto.”
Sussurrò più a se stessa, che a lui. Lo Yamanaka si
avvicinò e le circondò la vita, da dietro. La strinse a sé, finché la ragazza
non si abbandonò ad un pianto silenzioso che, pian piano, divenne sempre più
sofferente.
“Non
stai bene, con noi?” domandò il ragazzo, con un groppo in gola.
“Sì,
con voi sì…” bisbigliò tra un singhiozzo e l’altro “… se solo fossimo nati e
vissuti in una cittadina, divertente e festaiola…” sbiascicò, senza immaginare
di aver creato una profonda ferita nel cuore del ragazzo.
“Capisco…”
rispose lui freddamente, lasciandola andare. Lei si sentì persa senza il suo
contatto, si volse e fece per riabbracciarlo, ma Inoichi la bloccò. “Mi vuoi
già lasciare?” le chiese con un’impassibilità agghiacciante.
“No…”
sussurrò Arashi in preda al panico. “… no, Inoichi, che hai capito?! Io voglio stare con te, da tutta la vita ho sognato
l’affetto che solo tu riesci a darmi! Vorrei sposarti e poi
andare via da qui... con te…” rispose, abbassando lo sguardo. Lui
corrugò le sopracciglia e rifletté su quelle parole. Lentamente si avvicinò e
la strinse fra le sue braccia, senza intenzione di lasciarla andare nuovamente.
Con una mano le alzò il mento e la fissò con dolcezza, per poi catturarle le
labbra salate in un appassionato e travolgente bacio.
–
Ino
si asciugò velocemente le lacrime e Shikamaru le poggiò una mano sulla spalla,
in segno di conforto. Anche Inoichi, suo malgrado, aveva
permesso ad una lacrima di scivolargli sulla guancia e, imbarazzato, si
congedò per chiudersi in bagno. La biondina si pentì di avergli rievocato quei
bei ricordi e, prossima al pianto, corse al piano di sopra per chiudersi in
camera di Shikamaru. Quest’ultimo, sospirando lievemente, la seguì con passo
strascicato. Quando fu davanti alla porta entrò direttamente senza bussare,
dopotutto si trattava della sua stanza. Trovò Ino riversa sul suo letto,
immobile e immersa nella penombra. Il Nara sospirò
nuovamente e si sedette sul letto.
“Non
dovevo…” bisbigliò lei.
Il
ragazzo fissò un punto indefinito davanti a sé e incrociò le braccia. Odiava
quei momenti in cui doveva fare la parte del consolatore; non sapeva mai cosa
dire.
“Non
è colpa tua se vi ha abbandonato.” Rispose con tono asciutto. Lei si alzò di
colpo e s’avventò sull’amico, iniziando a scuoterlo debolmente.
“Come ti permetti! Tu non la conosci! Che ne sai? Come
fai a giudicare? Lei ha le sue buone ragioni! E’ andata via per lavoro! E’ andata a Parigi per…” improvvisamente si bloccò, come se quelle
parole le avessero prosciugato ogni forza. Si accasciò contro la schiena
di lui, che trovò sorprendentemente forte e accogliente.
“…
per egoismo bello e buono.” Continuò Shikamaru, con l’amaro in bocca. Ino
artigliò timidamente la sua maglia e ci si aggrappò, cercando incoraggiamento.
L’amico aveva pienamente ragione, ma riconoscere una verità in modo così
diretto l’aveva buttata a terra del tutto. Lentamente, Shikamaru si girò verso
di lei. La bionda si lasciò cadere fra le forti braccia del ragazzo, che la
circondarono senza esitazione. In quei momenti, la sua presenza, aveva il
potere di tranquillizzarla totalmente. Il Nara non
fece altro se non stringerla a sé, come se fosse stata un fragile cristallo.
“Va
meglio?” domandò lui con voce roca, rompendo il silenzio.
“Sì…
grazie…” borbottò la bionda, allontanandosi imbarazzata.
“Scendiamo,
o quelli penseranno chissà cosa.” Fece il ragazzo, accendendosi una sigaretta.
Lei annuì, si asciugò le lacrime e lo seguì molto più sollevata. Sapeva che lui
non l’avrebbe mai abbandonata.
In
breve la situazione tornò più o meno normale. Ormai era ora di cena e si
sedettero tutti alla tavola rotonda di casa Nara. Prima di mangiare alzarono i
calici ricolmi di spumante e brindarono al compleanno di Shikamaru.
“Kampai!!!” urlarono
tutti all’unisono. Dopo mangiato presero posto sul divano, dove il giovane Nara si apprestava, scocciato, ad aprire i
regali.
“Mendokuse…
avevo detto che non volevo niente.
L’unica cosa che realmente desideravo mi è stata privata…”
sbuffò il festeggiato, armeggiando con il fiocco viola che Ino aveva intrecciato
premurosamente intorno al pacchetto.
“Ovvero?”
domandò l’amica, curiosa.
“Un
po’ di pace e tranquillità.” Rispose lui, scontroso. Ino e Choji ridacchiarono
e alla ragazza brillarono gli occhi quando, finalmente, il
Nara estrasse il loro regalo. All’interno della scatola vi erano diverse cose:
una cornice azzurra con le nuvole che circondava una loro foto, un paio di
orecchini d’oro bianco che Ino e Choji avevano comprato identici e, per finire,
un biglietto vacanza per quattro in Irlanda.
“Grazie…”
sussurrò il Nara, grattandosi la nuca imbarazzato.
Choji gli circondò affettuosamente le spalle con un braccio mentre Ino lo baciò
sulla guancia.
“I
nostri figlioli crescono…” singhiozzò teatralmente Inoichi, con
in mano il fazzoletto rosa della figlia, che si premurò di regalargli
una volta usato.
“Già,
mi ricordo come se fosse ieri che questo diavoletto sporcava pannolini a
palate!” sghignazzò Shikaku, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte del
figlio. Ino scoppiò in una risata divertita che, ben presto, contagiò anche il
suscettibile amico. Choji li guardava malizioso, con espressione sagace e
piuttosto soddisfatta.
Quando
Yoshino e Shikaku uscirono dalla cucina, avevano fra le mani una torta gigante
fatta di strati di panna e cioccolato, con tanto di fragole decorative. Sopra
vi erano sedici candeline e una scritta di crema: “Auguri Figli Adorati”.
Shikamaru scosse il capo; era senza dubbio una trovata del padre.
“E’
meravigliosa!” si complimentò la biondina, con occhi brillanti.
“Sembra
buona.” Commentò il giovane Nara, accennando un
sorriso.
“E
me la mangio tutta io!!!” concluse Choji, tuffandosi
sul dolce.
Shikaku
e Shikamaru giocarono quattro partite a shogi e la sfida si era conclusa in
parità. Inoichi e Choza non persero occasione di brindare con il prezioso champagne che Shikaku aveva rimediato. Ino, Yoshino, Choji e Haruka si erano
commossi davanti a una commedia d’amore e piansero finché l’orologio non
rintoccò la mezzanotte.
“YEAHHHHHHHH!!!!!!!!!!” saltò sul divano Ino, agitando le braccia verso l’alto,
come una bambina. Shikamaru schioccò la lingua sul palato a quella reazione esagerata,
ma gli fece così tenerezza che le dedicò un sorriso. Choji abbracciò l’amica,
le fece gli auguri e i festeggiamenti ripresero.
“Tieni.”
Fece il ragazzo col codino, porgendo alla ragazza un pacchettino viola.
“E
questo è il mio regalo.” S’intromise Choji, con una scatola rosa.
La
biondina non stava più nella pelle; per prima cosa scartò il dono
dell’Akimichi. Estrasse un vestitino bianco che aveva adocchiato in una vetrina
qualche settimana prima e che, ovviamente, non era sfuggito alla premura
dell’amico.
“Ma…”
balbettò lei, estraendo un libretto viola dalla carta.
Shikamaru
sorrise, altamente imbarazzato. Ci fu un applauso generale e il sorriso
compiaciuto di Choji spiccava più di qualunque altro.
“Un
diario!” sorrise la ragazza, di cuore. Si avvicinò
lentamente anche a lui e lo abbracciò, con meno trasporto rispetto a Choji. Il Nara ci rimase un po’ male, ma gli occhi lucidi di Ino lo
rasserenarono. Poco dopo, quando la biondina fu da sola, aprì la prima pagina
del prezioso regalo e lesse la dedica:
“23 Settembre
2008
Alla
mia Ino, dal tuo Shika.”
Ino
lo strinse al petto con fare protettivo e, commossa, permise a due lacrime di
scivolare lungo le guance, arrossate d’imbarazzo.
All’improvviso,
la porta d’ingresso si spalancò di colpo. I presenti rimasero impietriti dallo
spavento e ci misero qualche secondo per realizzare la situazione.
“Sono
tornata!!!” cinguettò Arashi con nonchalance, ferma
sull’uscio.
Ino
lasciò cadere il diario a terra. Sgranò gli occhi e la mente si svuotò da ogni
pensiero; solo le gambe ebbero la forza di muoversi per correrle incontro e
lanciarsi fra le sue braccia.
Lo
sconcerto generale aveva congelato tutti; Ino e Inoichi non avevano ancora
spiccicato parola. Arashi si era bellamente accomodata sul divano, accavallando
le sinuose gambe e giocherellando distrattamente con le sue ciocche di capelli
biondi.
“Allora? Mi aspettavo un ritorno
più caloroso!” si lamentò, con tono infantile.
“Mamma…”
sussurrò Ino, che si era accoccolata vicino a lei.
“Oh, tesoro! Mi sei mancata da morire! Mi siete mancati tutti!” sorrise la donna, con malinconia.
Inoichi era rimasto in disparte e la guardava con sguardo indurito. La moglie
sapeva perfettamente quanto la dovesse detestare, per averli abbandonati. E
Yoshino non era da meno.
“Su,
non dite niente?” riprovò Arashi, facendo scorrere lo sguardo sui vecchi amici.
Lo Yamanaka si avvicinò lentamente, attirando
l’attenzione di tutti. Si parò di fronte a lei, con braccia incrociate e
sopracciglia aggrottate. Con un gesto rapido l’afferrò per un braccio e la
trascinò al piano di sopra, chiudendosi nella camera di Yoshino e Shikaku.
“Ahi-ahi…” commentò Shikaku, grattandosi la nuca.
“Non
ho mai visto Inoichi così
arrabbiato…” fece Choza, preoccupato.
“Dobbiamo
lasciarli chiarire.” Intervenne Yoshino, con voce meccanica. Shikaku l’attirò
dolcemente in un abbraccio e lei si abbandonò a lui. Così, teneramente abbracciati,
si ritirarono in cucina; anche la signora Nara aveva bisogno di calmarsi. Choji,
Haruka e Choza si lanciarono uno sguardo d’intesa e uscirono in giardino, per
fare una passeggiata. Ino e Shikamaru rimasero da soli a guardarsi, completamente
attoniti.
“Stai
bene?” domandò lui, sedendosi accanto all’amica.
Lei
rimase in silenzio e lo guardò confusa. Poi, come poco prima aveva fatto con la
madre, si accoccolò al fianco dell’amico. Shikamaru, come sempre, le circondò
le spalle con un braccio e la cullò finché lei non si fu tranquillizzata.
“Non
me l’aspettavo proprio…” bisbigliò la biondina, rialzando la testa per
guardarlo.
“Sei contenta?” domandò lui.
“Non
ne sono sicura… ho una tremenda paura…” gli confessò la ragazza, abbassando gli
occhi celesti.
“Già, paura che se ne vada di nuovo. Quella donna è imprevedibile! Mendokuse…” brontolò il
Nara, stringendola con più forza “… Ino… io ci sono… sempre.” Concluse
lievemente imbarazzato, sperando che servisse a risollevarla di morale. Il
tentativo riuscì alla perfezione; Ino gli si gettò addosso con una foga tale da
farlo sbilanciare di lato e, di conseguenza, finirono sdraiati uno sopra
l’altro.
“Grazie
Shika… e, dopotutto… sono la “tua” Ino!”
sogghignò maliziosa. Lui la fissò intensamente e, con una stretta inaspettata,
l’attirò a sé.
“Ragazzi,
venite con me!!!” li richiamò Choji, dalla porta. Ino
si alzò di scatto, lasciando il povero Shikamaru sdraiato sul divano, con
espressione insoddisfatta. La biondina si ricompose e saltellò dall’amico,
cercando di fare l’indifferente. Shikamaru si alzò sbuffando come una
locomotiva.
L’Akimichi
li guidò sicuro per le vie di Londra, ben sapendo che a quell’ora erano molto
pericolose. Ma lui non si preoccupava; dopotutto i tre fin da piccoli
praticavano arti marziali ed erano l’imbattibile squadra “InoShikaCho.”
“Dove
stiamo andando?” sospirò il Nara, annoiato.
“A
trovare Charlotte.” sorrise Choji, innocente.
“Ahhh, la tua dolce principessa!” ridacchiò Ino “Potevi
dirlo subito che volevi ti accompagnassimo a farle una dichiarazione d’amore!”
scherzò.
“Volevo
solo invitarla...” si giustificò il rosso.
Quando
furono davanti alla villetta dell’amica di Choji, il ragazzo le fece uno
squillo al cellulare e lei si sporse immediatamente dalla finestra. Con una
specie di acrobazia saltò giù dalla grondaia e corse verso di loro.
“Buona
sera ragazzi!” sorrise radiosa “E buon compleanno!” si rivolse ai due
festeggiati. Loro ringraziarono e, nel mentre, Choji la aiutava a scavalcare il
cancello, poiché i genitori della ragazza erano molto severi e non le
permettevano di uscire la sera.
Era
molto semplice e carina; i capelli a caschetto castani, gli occhi nocciola ed
espressivi, un sorriso raggiante e una spruzzata di lentiggini sul viso.
“Andiamo
da voi?” domandò la ragazzina, con un forte accento inglese. Era estremamente
eccitata dall’idea dell’evasione. Choji la prese a braccetto e le fece strada.
Ino lo imitò e si incollò a Shikamaru che, stranamente, non obiettò.
Quando
tornarono a casa Nara, trovarono i tre padri ridere e scherzare in salotto come
al solito. Le madri, invece, si erano chiuse in camera di Yoshino, a
chiacchierare amabilmente. Era evidente che durante la loro assenza avessero
fatto pace.
“Figlia
mia!!!” fece Inoichi, accogliendo la biondina con
affetto “Tua madre torna con noi e, questa volta, definitivamente.” Affermò
sicuro il padre, con gli occhi ricolmi di lacrime. La giovane Yamanaka lo
abbracciò con trasporto. Senza dire nulla salì le scale e raggiunse la madre,
per partecipare alla conversazione e ai racconti di Parigi.
Verso
l’alba Ino, Arashi e Yoshino si addormentarono sul letto matrimoniale di
quest’ultima e, al piano di sotto, Shikaku, Shikamaru e Inoichi dormivano
scomposti sul divano. La famiglia Akimichi era saggiamente rincasata,
evitandosi una dormita scomoda e un doloroso mal di schiena. Choji, dopo una
piacevolissima serata con Charlotte l’aveva riaccompagnata a casa… ed era
sempre più innamorato della sua migliore amica.
24
Settembre 2008
Fu
un dolce risveglio per Ino, Arashi e Yoshino che, appena alzate, si misero ad
armeggiare in cucina. Chi dormiva sul divano fu risvegliato da un dolce profumo
di dolci.
“Che
mal di schiena…” brontolò Shikamaru, prendendo posto al tavolo. Fu servito
amorevolmente da Ino, che gli aveva preparato una frittella a forma di fiore.
“A
chi lo dici, figlio!” convenne Shikaku, che fu accolto da un bacio della
moglie.
“Non
ho mai dormito così male… ma non sono mai stato così contento.” Sorrise
Inoichi, quando realizzò che il ritorno di Arashi non
era frutto di un bellissimo sogno, ma realtà. La bella donna gli andò incontro
e lo baciò teneramente, porgendogli una frittella a forma di cuore. Le due
Yamanaka si strizzarono l’occhiolino, complici.
Quel
pomeriggio Shikamaru, dopo la scuola, si fermò a casa Yamanaka. Ormai era
scontato che i due stessero insieme anche dopo le lezioni. Solitamente
partecipava anche Choji, ma quel giorno era impegnato
con Charlotte. Ino e Shikamaru erano contenti che l’amico, finalmente, avesse
trovato la ragazza giusta e speravano che si fosse dichiarato presto.
“E
tu, Shika?” domandò maliziosa la bionda.
“Io
cosa?” fece lui, falsamente ingenuo.
“L’hai
trovata una ragazza che ti piace, o vuoi rimanere misogino a vita?!” lo stuzzicò lei, ironica. Il ragazzo inarcò un
sopracciglio, riflettendo sulla risposta.
“Sì, ce ne ho in mente una. E’ bella, alta, bionda…”
“Temari.”
Sogghignò lui, con tono provocante.
“Ah…
non sapevo ti piacessero le sfigate.” Fece lei, stizzita.
“Mai
vista una sfigata a cui corre dietro mezza scuola!” la contraddisse,
schioccando la lingua sul palato. Lei assottigliò lo sguardo.
“Io
so che ha una tresca con il professor Baki!”
sogghignò la bionda, soddisfatta.
“Pettegolezzi.”
Scosse le spalle lui, incrociando le braccia.
“Beh, che aspetti? Vai da lei a provarci, allora.”
Ribatté con palese acidità. Il ragazzo ghignò, si alzò e uscì dalla stanza. Lei
ci rimase malissimo.
Choji
e Charlotte camminavano per il centro di Londra, mano nella mano. Agli occhi
degli altri apparivano una perfetta coppia di innamorati eppure, i loro cuori
ingenui, erano ancora convinti che si trattasse solo di una profonda amicizia.
Forse, solo lui si rendeva conto che i suoi sentimenti nei confronti di lei
erano arrivati ormai al limite.
“Charlotte-chan…”
sentenziò lui, mentre erano seduti in una graziosa sala da the.
“Sì?”
le sorrise lei, incoraggiante.
“Beh,
ecco… io… volevo dirti…” iniziò lui, balbettando imbarazzato. La ragazza
inclinò il capo perplessa e lo scrutò con i due occhi
ambrati. Lui deglutì e cercò di farsi forza, pensando al fatto che presto anche
Ino e Shikamaru avrebbero fatto lo stesso. Ne era sicuro; li conosceva troppo
bene per potersi sbagliare. Tuttavia, la sua più grande paura, era di rovinare
la profonda amicizia che lo legava a Charlotte.
“Dimmi!”
lo spronò la ragazzina, con occhi dolci.
“Tu…
mi piaci!!!” urlò Choji, facendo girare mezzo locale
nella loro direzione. Lei avvampò di vergogna e portò le mani sul viso. Il
rosso teneva il capo chino e si contorceva convulsamente le mani, appoggiate
sul tavolo. Una gamba tremava dal nervoso e faceva tintinnare le tazze sopra al
tavolino. Charlotte, timidamente, posò una mano su quelle di lui e lo guardò
con affetto.
“Anche
tu …” balbettò, rossa in viso. Il volto del ragazzo si illuminò e, senza
perdere altro tempo, le schioccò un tenero bacio sulle rosee labbra. Lei si
lasciò andare a quell’effusione tanto attesa; anche lei l’aveva sempre amato ma
non aveva il coraggio di dichiararsi per non rovinare l’amicizia.
Ino
stava quasi per lanciare il nuovo diario fuori dalla finestra, ma il ragazzo la
anticipò ritornando in camera.
“Scema…”
scosse il capo, richiudendo la porta alle sue spalle.
“Che
diavolo fai?!” sbottò, convinta che la stesse
prendendo in giro. Ma lui non si fermò; delineò una scia di baci fin sulla
nuca. Ino si paralizzò e si rese conto di quanto la turbasse quella situazione.
Non cercò di liberarsi ma lo lasciò fare, rapita dalle sue carezze. Il Nara continuò quella dolce tortura soffiandole in un
orecchio e lei, a quel punto, si girò verso di lui. Shikamaru la bloccò contro
al muro e premette il corpo muscoloso contro quello esile della ragazza.
“Sei
l’opposto del mio ideale di donna…” sentenziò il ragazzo “… eppure voglio te.”
detto questo la strinse possessivamente e la baciò con un ardore tale che
avrebbe colmato tutto il desiderio, da sempre provato nei confronti dell’amica
d’infanzia. La bionda non chiedeva nulla di meglio… erano anni che aspettava
quel momento. Fece scivolare le braccia intorno alle sue spalle larghe e si
strinse maggiormente a lui, inebriata dal suo profumo, dal suo tocco e dalle
sue labbra.
“Shika…
ti amo…” sussurrò la ragazza, impercettibilmente. Shikamaru la sentì
perfettamente, forse perché dopo tanti anni le parole non erano indispensabili;
la leggeva come un libro aperto.
“Mendokuse… anche io…” confessò
portandosi una mano sulla fronte, fingendosi esasperato. Lei gli tirò una lieve
pacca sul braccio e ridacchiò, catturandolo nuovamente in un bacio
appassionato. Continuarono ad unire le labbra bramose, finché non si
ritrovarono distesi sul piccolo lettino viola…
25
Settembre 2008
Il
giorno seguente, Ino aveva convinto Shikamaru e Choji a radunare nuovamente le
tre famiglie, per farsi raccontare in modo minuzioso il giorno del matrimonio.
Con un’accurata scelta i sei ragazzi, ormai ventenni, avevano deciso di
celebrare le nozze in estate, su una lussuosa nave da crociera che li avrebbe
portati nel Mediterraneo. Ovviamente, gli uomini si erano occupati di pagare il
tutto e le tre dolci dame si godevano a pieno la meritata vacanza. A raccontare
la parte romantica era la squadra femminile; dai vestiti stupendi al banchetto
impeccabile, dalla cerimonia sfarzosa al momento dello scambio delle fedi. Ino
ascoltava entusiasta tutta quella descrizione dettagliata, immaginandosi anche
lei ventenne sull’altare e, con lei, Shikamaru. Charlotte, ormai anche lei
membro della famiglia, aveva il medesimo sogno con Choji. I due amici,
compiaciuti, si rivolgevano sguardi di perfetta intesa.
“Se
solo non avessi sborsato tutti quei quattrini!” si lamentò Shikaku, sbuffando.
“Zitto
vecchio volpone, io ho speso più di te con questa donna dannatamente esigente!”
continuò Inoichi, beccandosi una pacca di disapprovazione da Arashi.
“Io
farei di tutto per la mia amata Haruka!” cinguettò Choza, abbracciando
affettuosamente la moglie, che ricambiò dolcemente.
“Il
mio era il vestito più bello, Ino-chan!” sentenziò la madre, orgogliosa “E a suo tempo, il tuo
futuro maritino te ne comprerà uno ancora più favoloso!”
scoccò un’occhiata maliziosa a Shikamaru, che la ignorò simulando uno
sbadiglio.
“Sempre
la solita superficiale!” fece ironica Yoshino “Io non ho bisogno di soldi e
regali, solo di un po’ di affetto e pace… anche se quest’uomo mi da mille problemi!” commentò.
“Che
diavolo dici, sei te che ti lamenti sempre!” si difese
il marito.
“A
me sembra il contrario!” ribatté la moglie. Tutti scoppiarono a ridere; nonostante
il passare degli anni quei due non cambiavano mai.
Ed
era incredibile come Choza assomigliasse a Choji, Haruka a Charlotte, Arashi a
Ino e Shikaku a Shikamaru. Ancora una volta il famigerato trio “InoShikaCho” si ripeteva nel tempo e, probabilmente,
sarebbe andato avanti con la generazione futura.
Dopo
il racconto, Ino si poté ritenere finalmente soddisfatta. Seduta alla sua
scrivania, con il diario nuovo sotto al naso, si apprestò a scrivere la prima
pagina. Dietro di lei, con passo silenzioso, Shikamaru l’aveva seguita e la
scrutava. La ragazza afferrò una penna nera, una rosa e una viola per scrivervi
sopra:
Y Questo Diario appartiene a:
Ino
Yamanaka & Shikamaru Nara Y
25 Settembre 2008
Caro Shika-love,
Sono contenta che mi hai regalato questo
diario per il compleanno! E’ bellissimo, davvero… così possiamo scriverci
sempre, sei contento amore? Mi sono divertita tantissimo nei giorni dei nostri
compleanni!E poi… eheheh… ti amo davvero da
impazzire! Senza di te non so come farei! Stai sempre con me, altrimenti pesto
tutti (soprattutto quella serpe che se osa avvicinarsi a te… muore). Che mi
dici della romantica storia dei nostri genitori? Io non mi sarei mai immaginata
tutto quel sentimento…ma dai, ancora non ci credo che stiamo insieme, mi sembra
un sogno! Era da così tanto che ti aspettavo Shika-baka…
e tu ti svegli solo adesso?! Avresti dovuto saltarmi
addosso fin dalle medie! Forse prima facevi finta di non notare la mia sublime
bellezza, eh? Beh, hai perso un sacco di tempo, vedi di rifarti! E soprattutto…
voglio tante coccole. Shikamaru Nara esigo (e ripeto esigo) che tu mi risponda.
Non essere serioso come tua madre, io sono stata così dolce a scriverti… e vedi
di metterci tante paroline zuccherose per la tua cucciola!
TI AMOOOOOOO!!! Ja nee!
Ino-hime Y
La
biondina sogghignò divertita; aveva avvertito la presenza del ragazzo. Si girò
allegra, si alzò, si avvicinò a lui e gli schioccò un
bacio sulle labbra. Con occhi da cerbiatto gli mise fra le mani in diario. Lui
inarcò le sopracciglia e sbuffò per almeno una mezzora. Quando finì di scrivere
gli porse bruscamente il libro, rosso di vergogna. Lei lo afferrò e lo lesse tutto d’un fiato:
25 Settembre 2008
Mendokuse… si certo, sto facendo i salti di gioia, non mi
vedi? Che cosa da femmine…e devo anche scrivere in viola? Se Choji lo sapesse
mi riderebbe dietro per tutta la vita… non provare a raccontarlo a nessuno. Se
qualcuno legge queste cose morirà subito dopo per mano mia… ad eccezione di te,
seccatura di una Yamanaka che non sei altro! Ma come
sono caduto in basso a fare una cosa del genere!
T…t…t…ti amo anche io, mendokuse! Shika.
“Sììì, ti amo da morire!” cinguettò la ragazza,
abbracciandolo con trasporto.
“Mendokuse… so già che ne scriverò almeno
duecento, lì dentro…” brontolò lui, cercando di darsi un tono serio. Aveva la
sensazione che l’orgoglio gli fosse scivolato sotto ai piedi.
“Sei
dolcissimo, my love!” lo strinse lei, in una morsa
“Sono contenta che le cose siano andate in questo modo!” sogghignò “Pensa se Shikaku-san
avesse sposato mia mamma…” commentò, con un’aria
pensierosa e malinconica.
“Fortunatamente
non l’hanno fatto, o a quest’ora avrei dovuto subirti come sorella…” sbuffò
lui, tra il divertito e lo scocciato “… o magari nascevamo come gemelli.”
Scosse le spalle, rabbrividendo al solo pensiero.
“E
mi avresti voluto bene?” ghignò la bionda, altamente maliziosa.
“Ti
avrei amata comunque.” Rispose Shikamaru, tornando tranquillo.
“Ma
sarebbe stato immorale!” protestò debolmente lei.
“Anche
questo lo è…” rispose il ragazzo, stringendola tra le braccia e buttandola sul
lettino viola, prendendo a baciarla con la stessa passione della prima volta.
(…)
–
Y. . . The End
. . .Y