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Autore: Ciulla    18/05/2015    2 recensioni
La vita di Edward dal punto di vista di un personaggio... Particolare.
Accenni Roy/Ed.
"Ma non è finita qui, nossignore. Citiamo anche i miei innumerevoli danni in seguito ai quali Winry usa senza alcun riguardo verso di me tenaglie, pinze, cacciaviti e chi più ne ha più ne metta. Citiamo anche l’insopportabile presenza di esseri come il maggiore Armstrong, pronto a scartavetrarmi metaforicamente le nocche con i suoi discorsi, le sue frasi fatte e il suo luccichio dovuto al fatto che probabilmente la cera per la pelata se la spalma su tutto il corpo. Te la faccio vedere io la tecnica tramandata di generazione in generazione dalla mia famiglia, energumeno. Si chiama dito medio."
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alex Louis Armostrong, Altro personaggio, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Scrivo per rivolgermi a tutti coloro che si crogiolano nel loro dolore cercando un po’ di pietà; scrivo per rimproverare coloro che non si sforzano nemmeno di trovare un po’ di sugo nella vita; scrivo per disilludere coloro che vivono convinti di essere le persone più sfortunate della terra. Scrivo per tutti voi, oh lettori, che vi divertite leggendo le storie più disparate su Edward, Alphonse, il colonnello Mustang, Winry e tutte quelle altre persone che ho più volte incontrato e che ormai non sopporto più. Scrivo perché nessuno pensa mai a me, nessuno nota il pessimo comportamento che mi viene riservato, nessuno mai si sofferma a pensare ‘Ma lui... Lui, starà bene?’
Forse, tra quelle cento persone che si prenderanno la briga di leggere questa mia esperienza, ce ne sarà una che ogni tanto si è accorta che esisto, che ogni tanto ha rivolto un pensiero a me e si è posta la suddetta domanda con un po’ d’ansia nel cuore.
Perciò questa frase la rivolgo a te, utopico lettore: no, non sto affatto bene. La mia vita è uno schifo, è un susseguirsi di ferite, danni, riparazioni; è un infinito accavallarsi di discorsi inutili e di lamentele a cui sono costretto ad assistere senza aver la possibilità di partecipare.
E tu, tu lettore che ti senti triste, ti credi sfortunato, ti compiangi e compatisci, guarda il lato positivo delle cose: tu non sei costretto a trascorrere la tua esistenza appiccicato - nel vero senso della parola - ad un nanetto sclerato che non fa che sfruttarti, darti per scontato e rimproverare il tuo peso come causa della sua bassa statura.
Non è colpa mia se sei basso, Edward. Forse non sei cresciuto perché non hai bevuto abbastanza latte. Diverse volte mi hai costretto ad afferrare quel bicchiere pieno, stringendolo tra le mie dita, senza avere il coraggio di berlo. E dopo innumerevoli cene trascorse in questo modo, perdonami se sento il desiderio di scaraventartelo in faccia, quel bicchiere di latte.
Ma partiamo dal principio.
Sono un automail. Ma questo ormai dovreste averlo capito. Sono nato più o meno quattro anni fa nella bottega della signora Pinako, creato magistralmente dalla sua giovane nipote, Winry Rockbell. Quella ragazza ha trascorso intere notti a perfezionarmi, lucidarmi e riempirmi di baci, convinta che questo ultimo gesto avrebbe trasmesso il suo amore all’Elric maggiore una volta consegnatami a lui. Ovviamente, non è granché divertente essere ricoperti di scie viscose e umide, soprattutto quando sono indirizzate a qualcun altro; è stato lì, non ancora completo, che ho incominciato ad odiare quella ragazza. Ed anche Edward, dato che se un’oca del genere si è innamorata di lui un motivo ci deve pur essere.
Ciononostante, quando sono stato attaccato alla spalla del biondo, godendo nel provocargli più dolore del dovuto durante il collegamento dei nervi e rimanendoci pure male di fronte alla sua stoica sopportazione, ho pensato che forse una convivenza pacifica sarebbe stata, in qualche modo, possibile.
Cazzate.
Dovete sapere che il periodo di adattamento ad un automail è difficile non solo per l’essere umano, ma anche per noi. Anzi, per noi è ancora peggio! Voi dovete solo abituarvi ad un arto in più, noi a tutto un corpo estraneo! E, facendomi soffrire immensamente, l’alchimista mutilato ha voluto condensare i tre anni di adattamento in uno solo, segnando l’inizio delle mie sventure.
Durante questi allenamenti mi sono accorto di non essere l’unico arto d’acciaio: il giovane pirla aveva perso anche una gamba. Ho più e più volte tentato di attaccare bottone con la mia compagna di avventure; dopo due mesi, quando ormai avevo deciso di rinunciare convinto che avesse dei problemi e non fosse capace di parlare, finalmente mi ha rivolto la parola. Ricordo perfettamente la frase che mi disse: “Sei più insopportabile del biondo: stai zitto e lasciami in pace.” Fu un duro colpo. Già. Non ci siamo più parlati.
Gli allenamenti prevedevano sia il corpo a corpo sia, dopo un certo tempo, l’utilizzo dell’alchimia. Quest’ultima è atroce: ogni volta che Edward unisce le mani, vengo attraversato da un getto di energia che mi riscalda in maniera insopportabile. Più la trasmutazione è difficile, più l’energia brucia, più il desiderio di farla pagare a questo ragazzetto è insistente. Ci provo in tutti i modi possibili: cerco di smuovere le viti, mi blocco, vado a scatti, ostacolo i suoi movimenti, ma la sua forza di volontà è ferrea e la maggior parte delle volte la ha vinta lui. E la tortura di quando mi trasmuta in una lama! Cambiare forma è così fastidioso, così doloroso, che sono sempre tentato di rivoltarmi contro l’alchimista ed infilzarlo con la sua stessa opera. Non lo faccio solo perché se lui morisse, nessuno mi trasmuterebbe allo stato originale.
Per quanto riguarda il corpo a corpo, beh, non parliamone. Edward ha deciso di guardare il lato positivo della situazione e, forte della mia resistenza, mi usa come scudo. Anche ora che la sua carriera da alchimista di stato è più che affermata continua a sfruttarmi per “legittima difesa”: morsi di chimere, coltellate, proiettili, me li becco tutti io. Ed ora ditemi che la vostra vita è peggiore della mia!
Ma non è finita qui, nossignore. Citiamo anche i miei innumerevoli danni in seguito ai quali Winry usa senza alcun riguardo verso di me tenaglie, pinze, cacciaviti e chi più ne ha più ne metta. Citiamo anche l’insopportabile presenza di esseri come il maggiore Armstrong, pronto a scartavetrarmi metaforicamente le nocche con i suoi discorsi, le sue frasi fatte e il suo luccichio dovuto al fatto che probabilmente la cera per la pelata se la spalma su tutto il corpo. Te la faccio vedere io la tecnica tramandata di generazione in generazione dalla mia famiglia, energumeno. Si chiama dito medio.
E non fatemi ricordare, per favore, l’atroce dolore dettato dal tradimento di Mustang. Io pensavo che lui mi capisse, che nutrisse nei confronti di Edward lo stesso disgusto, lo stesso astio che provo io! Pensavo che lo usasse per le sue capacità, non per interesse, amicizia o affetto: invece è bastato un attimo di debolezza, un bacio fugace scambiato in un ufficio al riparo da sguardi indiscreti ed ecco che il fuoco ha ammorbidito l’acciaio, costringendomi ad insopportabili e fortunatamente incostanti serate d’amore. Quante volte mi sono dovuto sollevare ad accarezzare la sua guancia quando tutto quello che avrei voluto fare era prenderla a schiaffi! Quante volte il mio dito si è posato sulle sue labbra a sagomarle, accarezzarle... A farsi leccare! Avete idea di quanto sia fastidiosa la saliva tra gli ingranaggi? E fortuna che al signor colonnello non piace la sensazione del metallo là sotto, altrimenti chissà cosa mi sarebbe toccato fare. Mano sinistra, non invidio il tuo compito.
Ricordo quella volta in cui, mentre i due erano intenti a esplorarsi vicendevolmente la gola, è entrata la donna bionda, Riza, quella che è evidentemente innamorata di Mustang. Il suo sguardo era allibito e agghiacciante, e per un attimo ho sperato che avrebbe tirato fuori la pistola e bucato la testa di Edward grazie alla sua rinomata mira. Purtroppo si è solo scusata e se ne è andata, anche se non credo che la cosa sia finita lì; anzi ritengo che in seguito all’occasione abbia addestrato il suo cane, Black Hayate, dato che qualche giorno dopo, mentre Edward era appisolato nell’ufficio di Mustang, il cucciolo si è avvicinato e gli ha urinato sulla gamba sinistra. Non che la cosa mi sia dispiaciuta, in effetti. Direi che se lo meritava.
Vi devo lasciare ora, voi pochi lettori che siete giunti fin qui. E quasi mattina, e fra poco Edward si sveglierà. Chiaramente non è il caso che mi trovi a scrivere da solo quanto lo odio su dei fogli di carta; meglio nasconderli e adagiarmi tranquillo al suo fianco. Sono stanco anche io, dopo aver lavorato tutta la notte. Spero solo che per colpa della mia attività si ritrovi i muscoli della spalla tutti indolenziti. Sarebbe il modo migliore per iniziare una nuova giornata.
   
 
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