Indagini di primavera
di Samidare
Era
un tiepido giorno di primavera, il vento frusciava nell'erba che la
notte aveva lasciato umida mentre il sole si nascondeva schivo tra le
nuvole dense e pallide.
L'edificio
principale dell'istituto era un vecchio fabbricato imponente coi
mattoni a vista; piuttosto decadente, ma comunque poetico con la sua
aria massiccia e i davanzali che si protrudevano sbeccati.
Avvalendosi della sua posizione centrale dominava completamente il
cortile, lasciando in ombra il misero campo da
pallavolo-calcio-basket di cui disponeva la scuola e il vecchio
capannone da cui era stata ricavata la palestra, ormai ricoperto da
graffiti colorati.
Uno
sonoro e prolungato fischio interruppe per un attimo il frastuono che
veniva dal campetto, dove due terze stavano disputando svogliatamente
una partita d'allenamento.
«Eddai
Prof, non l'ho nemmeno toccato!» si lamentò un ragazzo
gesticolando, inaugurando un alterco che sarebbe proseguito nei
quindici minuti successivi.
Sasuke
Uchiha non ne resistette tre.
Picchiettò
le scarpe da pallone sul cemento screpolato del campetto e fece
ruotare il collo in un accenno di stretching, dirigendosi in seguito
verso il muretto scrostato dove parte delle riserve sedeva in attesa.
«Dove
sono tutti?» domandò il ragazzo, più per dovere di conversazione
che per reale interesse: durante le due ore di ginnastica la classe
tendeva a disperdersi – a eccezione dei pochi che partecipavano
alle partite di calcetto.
Shikamaru
fece un lieve gesto con le spalle, mosso dal desiderio di dimostrare
di non essersi addormentato più che da quello di essere d'aiuto,
steso com'era sul quel morbido tappeto vegetale a godersi il sole ad
occhi chiusi. Fu Ino a rispondere, battendo Sakura in velocità.
«Ho
visto un po' di gente nel prato dietro la scuola, gli altri saranno
come al solito sui cuscini.» rispose squillante, riservando un
leggero tono di rimprovero a quei compagni scansafatiche che non
prendevano seriamente una materia come l'educazione fisica (e
l'occasione di poter rimirare Sasuke che sudava dietro un pallone).
Lui
le rivolse un cenno per chiarire che aveva inteso, poi chiamò il
ragazzo che le sedeva di fianco.
«Mi
sostituiresti, Shino? Ho bisogno di un po' d'acqua.»
Il
compagno interpellato emerse dal suo smartphone e gli lanciò
un'occhiata scocciata.
«Torno in una decina di minuti.» aggiunse allora Sasuke, ottenendo
infine un assenso. Non che l'eventualità di un rifiuto costituisse
un problema, se ne sarebbe andato in ogni caso, quella partita era
davvero insostenibile e la sua squadra era in vantaggio di tredici
reti... Avrebbero potuto vincere di misura anche con un uomo in meno.
Si
congedò, ottenendo uno sguardo di disapprovazione dalle ragazze, e
si diresse verso la palestra risalendo la pedana per disabili che era
stata installata l'anno precedente, ritrovandosi nel corridoio che
portava ai laboratori di scienze. Il vociare che proveniva
dall'esterno si ovattò nel secondo in cui la porta si chiuse dietro
di lui, liberando il suo cervello da quel ronzio fastidioso. Con le
dita si pinzò la maglia zuppa di sudore incollata al torace snello,
valutando l'idea di cambiarsi immediatamente approfittando di quei
venti minuti in eccedenza per evitare il caos degli ultimi cinque.
Per
accedere agli spogliatoi dovette attraversare la saletta in cui erano
custoditi i “cuscini” cui aveva accennato Ino, materassi da
caduta per il salto in alto: Sasuke cercò di ricordare l'ultima
volta che erano stati usati propriamente, ma non ci riuscì. Sì,
“propriamente”, perché
invece per l'uso improprio erano davvero gettonati: passando notò
Sai che se ne stava sdraiato a pancia in sotto con il naso quasi
dentro il proprio tablet, mentre scrollava annoiato qualche
articolo (o forse un libro).
Registrò
che quel giorno la saletta sembrava meno affollata del solito,
complici probabilmente i primi soli primaverili che attiravano il
grosso delle persone sopra il prato trascurato sul retro
dell'edificio principale; poi tirò dritto verso gli spogliatoi.
Una
volta dentro si diresse come un falco sul proprio borsone, alla
ricerca del suo asciugamano (che aveva ripiegato proprio sopra il
cambio, seguendo la logica dell'ordine di utilizzo); ma, subito prima
che potesse toccarne la zip, un rumore improvviso lo raggiunse dal
bagno attirando la sua attenzione.
Cosa
diamine stava facendo Naruto?
Sasuke
si avvicinò all'ingresso dei servizi, inconsciamente silenzioso, per
osservare il compagno di classe e la sua strana attività.
Quest'ultimo, infatti, se ne stava appollaiato sul lavandino e si
protendeva verso lo specchio, fissando con uno sguardo che
probabilmente voleva essere sensuale il suo stesso riflesso e
mordendosi lascivamente le labbra. Ma che diavolo..?
Quella
strana scena rese Sasuke incapace di parlare, lasciandogli però il
fiato necessario ad annunciare la propria presenza con un colpo di
tosse: il suo sguardo scettico e le sopracciglia aggrottate fecero il
resto, ponendo la domanda al posto suo.
Naruto
saltò in piedi come se il lavandino fosse improvvisamente diventato
incandescente e si voltò verso di lui balbettando.
«Non
è come sembra.» biascicò, assumendo gradualmente una tonalità
melanzana.
«In
realtà non ho idea di cosa sembrasse.» commentò Sasuke,
sinceramente interessato alle spiegazioni di quel redivivo Narciso.
«Ecco,»
spiegò Naruto «in realtà si tratta di una ricerca.»
«Una
ricerca.» ripeté Sasuke diffidente. E questo idiota sarebbe il
mio compagno di banco?
«Beh,
non proprio. Cioè, non è, tipo, una cosa che mi hanno dato
da fare a scuola...»
«Non
mi dire...»
«Si
tratta di una cosa che ha detto Sai.»
Naruto
ricevette in risposta un sopracciglio inarcato e si sentì in dovere
di spiegarsi meglio.
«Eravamo
di là sui cuscini» Materassi da caduta, sottolineò il
cervello di Sasuke, stizzito. «e lui stava leggendo uno di quei suoi
libri, ad un certo punto alza la testa e mi chiede “Ma è vero che
se baci a lungo una persona le sue labbra diventano più gonfie e
rosse?”, hai presente: le sue solite domande inquietanti che
vengono dal nulla...»
«E
tu» ribatté Sasuke, incredulo «hai pensato che venire in bagno a
pomiciare con te stesso fosse una buon modo per scoprirlo?»
Naruto
si lasciò sfuggire una risata nervosa.
«Messa
così sembro un idiota, in effetti.» disse passandosi una mano sui
capelli, e aggiunse candidamente «Ma mi aveva incuriosito.»
L'altro
l'accolse nel silenzio, lasciando trascorrere una decina di secondi
prima di rispondere.
«Se
tu decidessi di lasciarti incuriosire da tutte le domande di Sai
saremmo a posto.»
«Beh,»
il ragazzo cercò di giustificarsi «potrebbe avere aggiunto: “Hai
ragione, come puoi saperlo, avrei dovuto chiederlo direttamente a
Sasuke.”. Penso di essermi sentito in competizione.»
Il
sudore sulla maglia di Sasuke aveva lentamente cominciando ad
asciugarsi e lui iniziava ad essere scosso da brividi di freddo: in
fondo non era poi così caldo, per essere primavera.
Regalò
a Naruto un sorriso ironico piegando le labbra in modo innaturale.
«E
che risultati hai ottenuto?» chiese, senza dimenticare una punta di
sarcasmo.
«Leggenda
metropolitana.» sentenziò l'altro con sicurezza.
Sasuke
socchiuse impercettibilmente la bocca, indeciso su cosa rispondere.
Generalmente preferiva starsene sulle sue e tenersi il più possibile
fuori da qualsiasi discorso, ma Naruto lo stava in qualche modo
intrattenendo.
«Mh,
in realtà credo che, tecnicamente, dovrebbero arrossarsi e
ingrossarsi, sì.» ammise.
Il
compagno gli lanciò un'occhiata di sfida.
«Lo
credi o lo sai?»
«Non
sono affari tuoi.» rispose l'altro «Ma fidati, è così.»
Naruto
tornò a sedersi sul lavandino, stavolta dando le spalle allo
specchio, e iniziò a grattarsi il mento, pensieroso. «Ma quindi
dov'è che sbaglio?» domandò, più a se stesso che al suo
interlocutore.
Sasuke
lo accolse con un'alzata di spalle. «È una domanda che non
relegherei solo ai baci, nel tuo caso.» Venne ignorato.
«Ci
sono! Guarda un secondo.» ordinò Naruto, agendo senza lasciare a
Sasuke il tempo di controbattere: si passò la lingua sul labbro
inferiore un paio di volte e cominciò a grattarlo delicatamente con
gli incisivi superiori, continuando per una manciata di secondi.
Sasuke percepì un inspiegabile e tremendo imbarazzo, osservando la
scena. Probabilmente provava imbarazzo per il modo in cui l'altro si
stava rendendo ridicolo.
«Allora,
che ne pensi?» chiese, per poi voltarsi a controllare nello specchio
se stavolta il processo aveva sortito l'effetto sperato. Il suo
riflesso lo deluse. «Non ti viene in mente nessuna dritta da darmi?»
«Fai
sul serio?» commentò Sasuke, esterrefatto.
L'altro
gli rivolse uno sguardo speranzoso.
«E
va bene.» cedette il primo, incapace di spiegarsi quella resa.
Si
lanciò un'occhiata intorno, circospetto, raggiunse la porta del
bagno e la chiuse.
Sospirò.
«Per cominciare, il modo in cui mordi: non devi passarci i denti
spingendo, devi fare in modo che... si aggrappino e
tirino, tipo.»
Subito
Naruto mise in pratica il consiglio, cercando di seguire
correttamente le istruzioni.
«No,
no, non così.» fu subito interrotto «È più una cosa... I denti
devono catturare le labbra, ecco. Una cosa così.» concluse
Sasuke, poi umettò le labbra a sua volta e fornì un esempio
pratico.
Il
suo compagno non gli stacco di dosso quei trasparenti occhi azzurri
neanche un secondo, perso in quei movimenti precisi e... sensuali.
Sentiva come un calore sulla pancia.
Le
gote pallide di Sasuke si colorarono appena, mentre procedeva nella
sua dimostrazione.
Appena
ebbe finito si portò una mano alla bocca, come pentito di aver dato
mostra di sé: in effetti non era una cosa molto da lui. Ma sostenne
lo sguardo dell'altro e comunicò: «Spero ti sia bastato, non ho
intenzione di farlo di nuovo.»
Naruto
lo osservò diffidente, riducendo gli occhi a due fessure e
sfoggiando la sua solita faccia da idiota. «Ma le labbra non si sono
arrossate, dattebayo.» constatò.
Sasuke
si avvicinò allo specchio, colto di sorpresa.
«Hai
ragione.» ammise.
«Allora
devi farmelo vedere un'altra volta.» pretese l'altro.
Venne
accolto da un sonoro sbuffare.
«Solo
un'altra volta.» sottolineò Sasuke, seccato «Credo di aver capito
il problema: vanno anche succhiate un po', penso che sia
fondamentale.» spiegò.
«Pensavo
sapessi quello che facevi.»
«So
come si bacia, dobe, ma non è che quando uno si trova in una
situazione del genere se ne sta lì a ragionare su che cos'è che
rende le labbra gonfie.»
«Ah
no? E a cosa pensa uno tutto quel tempo, allora?»
Sasuke
si spalmò una mano sulla faccia, esasperato.
«Un
giorno lo saprai.» gli augurò, sentendosi suo padre.
Chiuse
gli occhi, iniziando a desiderare di lasciarsi quella storia alle
spalle il prima possibile, e si convinse che non c'erano teste vuote
e bionde di fronte a lui che lo stavano fissando; poi aspirò il
labbro inferiore nella bocca, rilasciandolo lentamente attraverso
piccoli morsi. Si occupò allo stesso modo del superiore e poi leccò
senza parsimonia entrambe, rendendole lisce e scivolose.
Quando
riaprì gli occhi, Naruto lo stava fissando avido.
«Hai
ragione!» mormorò eccitato «Un po' mi sembrano cambiate, ora!»
«Amen.»
commentò Sasuke sollevato. «Non mi sarei prestato a questa cosa
un'altra volta.»
«Grazie.»
disse Naruto in un sorriso tutto denti, un sorriso di quelli solari
che solo lui era in grado di fare, di quelli che scaldavano davvero.
Perfino Sasuke.
«P-prego.»
l'altro si sentiva un po' a disagio «Comunque non è che puoi
aspettarti miracoli se lo fai da solo, alla fine per farlo bene ti
servono due fila di denti e due labbra libere, se lo fai su te stesso
non è la stessa cosa.» chiarì.
«Logico.»
concordò l'altro, mentre prendeva mentalmente appunti. «Posso
riprovarci io, adesso? Così mi dici se va bene.»
Sasuke
lanciò un'occhiata stanca all'orologio. «Dovremmo avere altri
cinque minuti, al massimo. Se ti dai una mossa.»
I
capelli dorati si mossero su e giù seguendo il movimento della
testa che annuiva, poi si spostarono in avanti verso di lui, mentre Naruto
premeva la bocca contro quella del suo compagno di banco. Sasuke
spalancò gli occhi dalla sorpresa, la bocca socchiusa e il desiderio
di prenderlo a pugni non appena si fosse staccato. Stava per
scansarlo, davvero, quando notò come le palpebre ambrate di lui,
percorse da una fila sottile di ciglia bionde che catturavano la
luce, fossero chiuse in quell'espressione che assumeva
quand'era concentrato... E come il suo viso sembrasse piacevolmente
rilassato, perso chissà dove. Sasuke avvertì il proprio viso andare
in fiamme, mentre l'altro perpetuava quel bacio nella più totale
naturalezza, seguendo alla lettera tutte le istruzioni che aveva
ricevuto.
Inumidire.
Catturare. Succhiare. Mordicchiare. Leccare.
Infilare
la lingua. No, questo Sasuke non glielo aveva insegnato di certo.
Però
non lo stava facendo così male, se solo si fosse inclinato solo un
po' più sulla destra... Sì, ecco, così. E i morsi sarebbero dovuti
essere un po' meno ampi, forse era il caso di farglielo capire
rispondendo un po' al bacio. Non stava andando male, in fondo.
Sasuke
iniziò a percepire brividi bollenti che partivano dal suo stomaco e
raggiungevano tutte le zone del suo corpo: era
una cosa sconveniente, doveva porle fine. Però in fondo era
piacevole, forse un altro po' avrebbe potuto anche crogiolarsi in
quella sensazione. Tanto una volta staccati avrebbe potuto dare a
Naruto la colpa di tutto e uscirne pulito.
Meglio
del calcetto, indubbiamente.
Un
suono secco annunciò che la porta era stata aperta, ottenendo la
separazione immediata dei due. Sai li fissava, fermo sulla soglia,
incapace di rendersi conto che la situazione era imbarazzante e di
provare da solo l'impulso a richiudere la porta e concedere ai due
amici della privacy.
«Gli
altri stanno arrivando.» comunicò.
«Gr-grazie,
Sai.» rispose Naruto balbettando, passandosi il dorso della mano
sulla bocca per eliminare l'eccesso di saliva. Sasuke notò che
l'altro era diventato paonazzo, sembrava davvero imbarazzato: al
confronto lui stava mantenendo un buon controllo.
Gli
occhi di Sai guizzarono veloci da una bocca all'altra, poi sul suo
viso si dipinse un sorriso inquietante (che forse voleva essere
riconoscente). «Ah, allora è vero che si arrossano.» osservò
interessato, e se ne andò senza un'altra parola abbandonandoli lì.
La
porta si richiuse con un tonfo dietro di lui e i due ruotarono la
testa l'uno verso l'altro, fissandosi increduli. Le labbra di Sasuke
erano davvero gonfie e rosse, in effetti, osservò Naruto. Molto più
delle proprie, comunque... Doveva essere anche una questione di pelle
delicata, immaginò. Incrociò lo sguardo dell'altro e temette che
sarebbe stato preso a pugni.
«T-tu
hai detto che per farlo bene andava fatto su qualcun altro, allora ho
pensato che intendessi...» tentò di giustificarsi, ma Sasuke lo
interruppe con un cenno.
«Okay, va bene. Non preoccuparti.» lo rassicurò, poi lo lasciò lì
come un idiota e rientrò nello spogliatoio.
Naruto
restò a fissare la porta chiusa per qualche secondo, poi il ronzio
delle voci dei compagni riempì l'aria sempre più, riportandolo alla
realtà: i ragazzi si stavano riversando nella stanza attigua.
Okay,
va bene!? Naruto era incredulo. «Perché
non mi ha tirato un cazzotto...?»
Si
sentì avvampare e decise di chiudersi in uno dei cubicoli del bagno
per evitare i suoi amici, almeno fino a quando non avesse ritrovato
la calma. Oltre il muro sottile di cartongesso qualcuno chiese a
Sasuke dove diavolo fosse finito per tutto quel tempo: Naruto deglutì
piano, tendendo l'orecchio per ascoltare la risposta a quella
domanda.
«Da
nessuna parte. Dovevo finire una ricerca.»