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Autore: DanielleNovak221    20/05/2015    2 recensioni
[AU!Destiel]
Dean e Castiel hanno entrambi nient'altro che dolore nel loro passato, ma se è vero che non tutto il male vien per nuocere, l'ultima di queste ha portato al loro primo incontro: Dean si sveglia in un ospedale, dopo un coma di due mesi, sa che la ripresa sarà una scalata piena di ostacoli, ma se Cas, il suo infermiere, gli starà vicino, allora sarà in grado di raggiungere la vetta sapendo di poterla condividere con qualcuno che merita davvero di avere un motivo per cui sorridere. Tuttavia, i fantasmi sono forti e sempre in agguato, non è mai troppo tardi perché possano decidere di attaccare trascinandoti giù per affogarti nei tuoi stessi ricordi...
{trigger warning per una sola scena di violenza, anche se non esplicitamente dettagliata}
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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In una maniera o nell'altra, Dean smise finalmente di chiedersi cosa diavolo stesse facendo. 
Con la sua vita, con le sue non-più-convinzioni, con Castiel. Forse, in differenti circostanze, si sarebbe posto quella domanda fino a diventare paranoico (cosa che già un po' era), trasformandosi in una specie di eremita scontroso con apparenti istinti suicidi. La sua testa era incasinata, questo sì, semplicemente aveva deciso di fregarsene.
Era etero? Magari non più. Gay? Perchè no, anche se alla fine poco importava. La verità era che non aveva senso soffermarsi troppo su quel dettaglio, non era importante dare un'etichetta a quello che gli stava accadendo. Alla fine, potevano continuare a piacergli le donne, ma ciò che provava per Castiel era qualcosa che non sentiva essere in grado di condividere con nessun altro essere umano in generale. Nemmeno con suo fratello.
Cavolo, se vedendo Sam il suo cuore avesse cominciato a fare salti mortali di livello olimpico o se avesse provato l'incontrastabile desiderio di afferrarlo per il colletto e baciarlo, si sarebbe preoccupato molto. Lo amava, ma era un genere di sentimento diverso da quello che provava per Cas.

Castiel, dal canto suo, avrebbe dovuto essere felice. E lo era, eccome! 
Il problema arrivava sempre quando Dean lo lasciava a casa, o quando era da solo in generale. In quei momenti, ogni preoccupazione che la presenza del ragazzo avevano fatto scemare, riprendevano solidità nella sua mente, costringendolo ad una frenetica fuga da qualcosa che non sapeva nemmeno cosa fosse di per certo.
Ne ebbe la conferma solo qualche ora più tardi.

Dean riuscì a convincere Bobby a lasciargli un po' di libertà nonostante il freddo lo facesse rabbrividire, e si diresse a passo un po' troppo spedito verso il pub dove doveva incontrare Castiel, che aveva promesso di accompagnarlo all'ennesima visita di controllo nell'ospedale dove aveva fatto il tirocinio.
A pochi metri dalla destinazione, dovette reggersi una manciata di secondi al muro alla sua sinistra, cercando di riprendere il fiato che sembrava compiere un grosso sforzo per circolare dentro e fuori dai polmoni.
– Dean? Tutto a posto?! – la voce come al solito eccessivamente allarmata di Castiel fu un balsamo che lenì il suono rombante del sangue nelle sue orecchie. Sollevò lo sguardo per trovarselo accanto, con i suoi occhioni blu nella più completa apprensione ed il bavero del trench messo male, probabilmente per la fretta di arrivare in orario.
– Ehi, sono umano. Dammi il tempo di riprendermi. – disse staccandosi dal muro e controllando che non ci fossero troppe persone in giro, ma siccome era presto ne giravano veramente poche, specie in prossimità di un ospedale. Decise che poteva rischiare, nonostante quel genere di pudore fosse una cosa abbastanza nuova per lui.
Fece scivolare una mano lungo la linea della mandibola di Castiel e lo avvicinò a sé, premendo insieme le loro labbra. Lo sentì rilassarsi immediatamente e ricambiare entusiasta il bacio, finché non si separarono per sorridersi timidamente.
Quando entrarono nel bar, lo trovarono fortunatamente semivuoto, e si appartarono in un angolo in fondo. Una parte di lui avrebbe voluto tenerlo per mano, ma dovette arrendersi al fatto che quel bacio nel bel mezzo della strada era quanto di più romantico si sentisse in grado di fare in pubblico. Per quel giorno, almeno.
Visto che il menu della settimana sembrava promettere bene ed il suo stomaco era quasi completamente rimesso a nuovo, decise di sgarrare la dieta di “cibi morbidi e facilmente digeribili” imposta da Sam e Bobby, quindi ordinò un'abbondante fetta di crostata alla fragola.
Dovette trattenersi dal lanciarsi sul piatto, perché con tutti i passati di verdura ed i biscotti secchi che da ormai parecchie settimane rifilava al suo stomaco aveva veramente una  fame tremenda. Castiel lo fissava, non riuscendo a mascherare un sorriso intenerito.
– Ehi. Tu non prendi niente? – chiese Dean sorridendo con la bocca piena, offrendogli una forchettata, che il moro respinse cortesemente.
Aveva mangiato un paio di giorni prima, aveva vomitato tutto, poi aveva spiluccato qualcosa e basta. Non si sentiva pronto a condividere la storia dei suoi disturbi alimentari, nemmeno con Dean che ormai lo conosceva meglio di chiunque altro. Parlare delle sue ansie, dei suoi attacchi di  panico, del senso di inadeguatezza, non era certo gli facesse bene, quindi per non correre rischi decise di tacergli quei dettagli.
– Non ho fame. Sono un po' emozionato per gli ultimi esami. – borbottò, fissando il tavolo sperando che non gli si leggesse in faccia il disperato tentativo di mentire. Il suo guaio era appunto l'assoluta incapacità nel farlo.
– Cas, se ci sono problemi puoi dirmelo. Ho fatto qualcosa di sbagliato? – chiese il biondo precipitosamente. – Davvero, qualsiasi scemenza io abbia combinato ci sto lavorando, è una situazione nuova e... –
– Dean. – Come cavolo faceva Castiel a zittirlo così facilmente? – Non hai fatto nulla di sbagliato, e anche se fosse, mica me la prenderei. Te l'ho detto, sono solo gli esami. –
  ma il ragazzo continuava a fissarlo di sbieco, la forchetta a mezz'aria con un'espressione dubbiosa che non gli lasciava il viso. 
– Okay. – Capitolò. – dunque, pensi di digiunare?
– Per oggi, ho paura di sì. – Rispose laconico Castiel, senza aggiungere quello che nella sua mente continuava in un cupo pensiero: e nemmeno domani, forse, e se mi reggerò ancora, nemmeno dopodomani.
Dean finì in fretta di fare colazione masticando le briciole della crosta di pasta frolla, estrasse i cinque dollari di tasca e li lasciò al bancone. Fece per uscire, afferrando la maniglia e tirando verso di sé la porta per lasciar passare Cas prima di lui, ma quando si voltò appena notò che lui non sembrava aver mosso un muscolo. Invece, stava indietreggiando piano, gli occhi sbarrati tradivano in parte il sopraggiungere allarmante del panico, in parte una rabbia cieca e quasi incontrollata che, Dean era pronto a giurarlo, non gli aveva mai visto dipinta in viso.
Continuò a fare piccoli passi verso l'area più nascosta dalle finestre, senza smettere di fissare il traffico animarsi nel freddo degli ultimi di dicembre, come se avesse appena puntato un potenziale pericolo che doveva assolutamente eliminare.
– Castiel, cosa succede? – la voce di Dean suonò spaventata da quel comportamento anomalo, mentre i pugni del moro si serravano e le sue spalle si irrigidivano. Guardò fuori a sua volta, ma non c'era niente di strano a parte un piccione miope che per poco non andò a sbattere contro la porta di un negozio dall'altra parte della via.
– Dean, voglio andarmene. Dobbiamo andarcene. Adesso.



Dovette fare appello alla forza di volontà in ogni sua singola cellula per non perdere il controllo ed aggredirlo in mezzo alla strada, riempiendolo di botte fino ad ammazzarlo, oppure sciogliersi sul pavimento e cominciare a tremare come una foglia implorando la sua buona stella di salvarlo (di nuovo).
Matt era sul marciapiede opposto, scompostamente appoggiato al muro di un edificio poco lontano dall'ospedale, con un piede contro la parete ed una sigaretta che penzolava dalla bocca. La rivide ridere, ridere ebbra di piacere mentre incitava il compagno a prenderlo a sberle. La stessa bocca  storta che gli aveva urlato “frocio!” talmente tante volte da fare di quella parola il suo unico vocabolario. No, doveva stare calmo. Era tutto successo quasi otto anni prima, non c'era dubbio che l'avrebbe riconosciuto, e non c'era motivo di farsi prendere dalle emozioni.
“E' solo un frocio. Dick, bisogna gonfiarlo!” emise un verso sguaiato mentre lo spintonavano verso il magazzino, serrandogli le mani intorno ad un braccio come se volesse affondare le unghie nella carne. “Guarda un po' che ho trovato nella cassaforte del mio vecchio!” estrasse l'oggetto argenteo di piccole dimensioni, dalla canna lucida e la bocca scura pronta a fare fuoco. La porse a Dick, che davanti a lui camminava con la sua andatura gongolante. “Bel bastardo, quel rompipalle. Sembra essersi reso utile alla  causa, bravo!” la prese e se la infilò nei pantaloni. “Se c'è un qualche cane da spaventare, sappiamo come intervenire.” si voltò verso Castiel, che non riusciva più a divincolarsi per il male al braccio. “Ehi, frocetto, pronto a divertirti? Matt, dove cazzo è quel fottuto magazzino?”
Matt rise di nuovo, con l'amaro dell'alcool nel fiato. “prendi la destra, poi lo vedi già da subito”.
– Castiel, porca miseria, riprenditi! – la voce di Dean interruppe il flusso di immagini.
– Dean, andiamocene. – senza attendere alcuna reazione, afferrò la sua mano e lo trascinò fuori, ignorando lo sguardo perplesso della barista e le proteste del biondo. Camminarono a passo spedito lungo il marciapiede costeggiando il lato destro, proseguendo nella direzione opposta dell'ospedale senza voltarsi.
– Cas, mi stai spaventando a morte, e posso garantirti che non è così facile. Mi dici cos'hai? Fermati! – un forte strattone e riuscì ad arrestare la sua implacabile avanzata. Quando si girò verso di lui, aveva gli occhi rossi, gli tremava la voce ormai non più decisa come prima.
– Non posso fermarmi. Arriviamo a casa mia, poi ti dico tutto ma adesso non posso fermarmi. Se mi vede sono morto, o è morto lui perché potrei benissimo ammazzarlo, ma per favore, per favore, ti prego, andiamocene via prima che mi senta male per davvero. – il flusso di parole incrinato dal timbro rotto e spezzato lo investì lasciandolo più sconvolto di quanto riuscisse ad ammettere. Gli afferrò i polsi fermando tutto quel frenetico gesticolare  e passarsi le mani fra i capelli e allentare il colletto della camicia, ripercorse la curva delle braccia fino alle spalle e lo strinse a sé, parlandogli con metà del viso immerso nei suoi capelli. – Senti, ho bisogno che tu ti dia una calmata. Adesso ce ne andiamo, non ne parliamo finché non ritieni di essere al sicuro, ma cerca di rimanere lucido, okay? Dimmi solo chi è.
Castiel premette il viso contro la sua spalla, emettendo un respiro tremolante, cercando di domare i tremiti di rabbia e paura che lo invadevano senza pietà
– Ma guarda un po'! – una voce beffarda e strascicata colpì le spalle di Dean, troppo vicina perché non potesse rivolgersi che a loro. – Allora è proprio vero, che chi non muore si rivede!

Castiel sentì il suo cuore svuotarsi di tutto il sangue e rimanere tristemente vuoto, incapace di mantenerlo in piedi. Dovette reggersi un paio di secondi alla figura solida di Dean per non scivolare per terra, ma quando constatò di potercela fare da solo vestì la sua maschera più impassibile e scosse brevemente la testa.
– Sparisci immediatamente. – intimò, il tono di voce incredibilmente basso. L'altro rise sonoramente, in modo da riportargli alla memoria gli echi di quella notte come un disco programmato per la tortura dell'ascoltatore.
– Ehi ehi! Al frocetto sono spuntate le palle! Come sta Baby Gabey? È un po' che non lo si vede in giro...
Dean dovette afferrare Castiel con entrambe le braccia per impedire di saltargli addosso e ridurlo ad una macchia deforme spalmata sull'asfalto. Nel farlo sentì le membra del ragazzo tendersi come mai prima d'ora, smaniose di vendicarsi, quasi troppo forti perché lui potesse tenerlo a bada troppo a lungo. 
– Ehi, amico. – s'intromise il biondo, fissandolo torvo, – lo hai sentito, o sparisci o ti pestiamo in due. Fossi in te sceglierei la prima opzione. – disse scandendo le parole, mollando gradualmente la presa sulla vita del compagno, facendo aderire le mani al suo corpo per rendersi presente. Il contatto sembrò rilassarlo leggermente, quidni continuò gentilmente ad esercitare una lieve pressione sui suoi fianchi.
Il tizio spostò una ciocca di capelli castani dalla fronte, mostrando un sorriso da ubriaco.
– Come ti pare, puttanella. Non sono da queste parti per completare l'opera, Cassy. – la sua voce sembrava quella di un rospo sul punto di vomitare. – A quello ci penserà Dick. Io sono solo venuto qui per dirtelo, gli dovevo un favore. Quanto lontano potrai scappare, troietta? – A quel punto fu Dean a perdere il controllo. Senza dover nemmeno pensarci troppo, gli sferrò un pugno alla mandibola che lo ribaltò sul marciapiede con un impatto che gli grattugiò mezza faccia.
Il biondo si fece scrocchiare le nocche, ma visto che era tanto che non scatenava una rissa, decise almeno di finire il lavoro con classe. Si chinò verso di lui in modo da sussurrargli nell'orecchio, cercando di non infierire ulteriormente. Non era una cosa leale, nemmeno nei confronti di quel tizio, qualsiasi cosa avesse fatto. Nulla di buono sicuramente, se conosceva Dick. – Ti conviene non farti vedere in giro per un po'. Se ti becco da solo la prossima volta non ti darò nemmeno il tempo di pentirtene. 
Detto questo si voltò verso Castiel, per riprendere la loro strada. Quando però lo trovò in lacrime contro il muro, nel bel mezzo di un attacco di panico, il respiro irregolare, le mani premute sulle orecchie come se cercasse di reprimere voci nella sua testa che come mani formicolanti lo graffiavano di parole, dovette attuare un piano B.






No. non sono morta.
Lo so, sono la quintessenza dell'imperdonabilità, ma abbiate pazienza, la scuola mi sta uccidendo la vita(?)...
scusate anche se questo capitolo è più corto, ma ahimè, siam messi cosi... Che dire, le cose si fanni difficili, interessanti... restate sintonizzati ;)  !
ciao ciao!!
Dan 
   
 
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