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Autore: giselleslash    23/05/2015    5 recensioni
Merlin è solo, cosi costruisce quello che spera essere la soluzione alla sua solitudine,ma le implicazioni sono quasi di più di quanto possa sopportare.
(questa storia è stata tradotta e pubblicata con il consenso dell'autrice originale)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Freya, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note della traduttrice
Salve a tutti,questa è la mia prima traduzione e pubblico con il consenso dell'autrice,vi metto il link della storia originale   http://archiveofourown.org/works/1256665 . Un grosso ringraziamento alla mia beta hiromi_chan per il suo aiuto e il suo sostegno. Questa è,tra le tantissime che ho letto,una storia mi è rimasta particolarmente dentro e che trovo di un'intensità pazzesca. Spero che possiate apprezzarla,buona lettura!
One Day_Painless




Round and Round We Go Again Tripping Across the Stars

 
 
 
 
Merlin mormora un po' mentre passa il dito sul polso della mano che sta reggendo - la pelle è così morbida, così viva.


Ha bisogno di armeggiare con i circuiti per provare a sistemare gli ultimi ingranaggi ma è restio ad aprire il panello e mettersi al lavoro.


"Mio Dio, Merlin, è straordinario."


Alza lo sguardo e vede Freya allungare una mano. Il calore gli sale fino alla nuca, come se fosse stato sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, mentre dice, "Grazie."


"Dove ti sei procurato la pelle? È incredibile, non ha quella perfezione innaturale che ha di solito la pelle degli androidi. Questa sembra umana."


Merlin si gratta dietro l'orecchio e inclina la testa. "Tokyo."


Facendo un passo indietro, Freya fischia. "Ti deve essere costata molto."


"Sì, una piccola fortuna."


"Be', ne vale davvero la pena. Cazzo, è incredibile, "dice Freya mentre cammina attorno a loro, toccando e punzecchiando. Merlin quasi si allunga per schiaffeggiarle via la mano. Non ha idea del perché, ma non riesce a sopportare l'idea che qualcun altro tocchi l'androide.
Freya guarda al di sotto della cintola e ride.

"Sexbot?"


"Oh, mio Dio, no," esclama Merlin.


"Be', sono ben attrezzato, è una supposizione naturale."


Merlin sobbalza sorpreso quando la voce dell'androide risuona forte e chiara e i suoi occhi si aprono.


"Arthur, sta' zitto."


Freya ride di nuovo di fronte all'imbarazzo di Merlin.


"Arthur, eh?" chiede. "Arthur il sexbot."


"Non è un sexbot. Cristo, smettila di dirlo."


"Merlin e io avremo rapporti sessuali, ma quella non sarà la mia sola funzione," dice Arthur.


"Smettila di essere collaborativo," dice Merlin, e il suo viso sembra andare a fuoco.


"No, Arthur, continua," Freya dice mentre sorride. "Dimmi di più."


"Va'via, Freya."


Finalmente calmatasi, Freya poggia la mano sulla spalla di Merlin. "Mi dispiace, ma devo proprio provocarti. Se non lo facessi, sarei solo enormemente gelosa del tuo talento e dovrei prenderti a schiaffi. Seriamente, Merlin, è straordinario."


Il complimento è imbarazzante ogni oltre immaginazione ma non gli impedisce di alzare lo sguardo verso il viso di Arthur e concordare silenziosamente con lei. "Si. Lo è."


Merlin si sente avvampare quando Arthur gli sorride.


"Ti lascio tornare al lavoro," dice Freya. "Ciao, Merlin, ci vediamo dopo."


"Ci vediamo." Merlin esclama voltandosi mentre lei se ne va.


"Ci vediamo, Arthur." L'ovvia allegria nella sua voce gli fa roteare gli occhi, ma Arthur alza il braccio su cui Merlin non sta lavorando e la saluta.


"Anche per me sarà un piacere rivederti, Freya."


"Smettila di fare il leccaculo," dice Merlin mentre sistema la tensione di uno dei cavi di Arthur.


"Ma è una tua collega, non dovrei essere gentile con lei?"


"Gentile." Merlin sbuffa. "Sai esattamente cosa stai facendo."


Merlin tiene la testa piegata sopra il braccio di Arthur mentre lavora, ma un piccolo sorriso gli increspa gli angoli delle labbra quando Arthur ride e dice, "Forse lo so."


Lavora silenziosamente per pochi minuti fino a che finalmente termina i ritocchi e chiude il dorso della mano di Arthur. La pelle attorno al pannello chiuso si alliscia fino a che è impossibile capire che lì ce ne sia uno.



"Come va?" chiede Merlin.



Arthur gira la testa avanti e indietro di nuovo prima di agitare le dita. "Sembra tutto corretto."



"Testiamo le tue capacità motorie."



Mentre Merlin guarda Arthur eseguire alla perfezione tutti i compiti a lui proposti, il suo battito accelera e gli martella nel petto. Ha finito.


Arthur è finalmente completato.





~*~




Merlin siede sul tavolo della cucina e guarda Arthur mentre prepara la cena.


"Sei così inutile in cucina".


"Sto facendo delle cose".


Arthur guarda oltre la sua spalla e gli sorride. "Ovvero?"


"Sto mescolando. Sto mescolando come uno chef professionista," risponde Merlin mentre guarda la ciotola di marinata che ha in grembo.


"Hai ragione, un vero professionista. Dovresti avere il tuo programma di cucina".


"Dovrei"
.

Merlin sorride quando Arthur non commenta sul fatto che era lui quello che aveva messo tutti gli ingredienti nella ciotola, che gliel'aveva data con l'ordine di 'rendersi utile' e che poi aveva dovuto fargli vedere come usare la frusta prima che Merlin cominciasse a 'mescolare come uno chef professionista.'


"Io ti guarderei", dice Arthur.


"Solo per ridere della mia inettitudine."


"Probabile, ma saresti assolutamente splendido mentre fallisci miseramente."


Mentre scansa la ciotola, Merlin ride e scende giù dal tavolo così può andare dietro Arthur e avvolgerlo attorno alla vita con le braccia mentre gli bacia il retro del collo.


Arthur reclina la testa verso Merlin.


"Dici sempre delle cose gentilissime," dice Merlin, le sue labbra ancora premute contro la pelle di Arthur.


"È così che mi hai fatto," stuzzica Arthur.


Merlin chiude gli occhi e stringe Arthur più forte.


Sì. Sì, lo è.




~*~




Merlin schiaffeggia la mano di Arthur.


"Smettila di barare."


"Non sto barando, in quale mondo forbici batte sasso?" chiede Arthur.


"Nel mio."


"Il tuo mondo è sbagliato."


Merlin ghigna mentre Arthur cerca di colpire con le sue nocche le dita sforbiciate di Merlin.


"È solo che non vuoi rispondere ad altre domande."


"Non posso farci niente se mi fai domande noiose," dice Merlin.


Il cipiglio di Arthur fa scoppiare a ridere Merlin mentre afferra entrambe le sue mani e le porta alle proprie labbra. Bacia lungo le nocche di entrambe le mani e poi le poggia sul proprio petto.


"Sei ridicolo," dice Arthur. "Non so neanche perché tu stia cercando di non rispondere, so comunque tutto su di te."


"Tu pensi di saperlo."


"No," dice Arthur. "So di saperlo."





~*~




La pressione delle dita di Arthur è leggera mentre traccia il contorno delle sue labbra. Sorride contro il suo tocco ma non apre gli occhi. È ancora assonnato, così comodo e caldo sapendo che Arthur è lì accanto a lui; i suoi piedi intrecciati con i propri, le sue mani sulla pelle di Merlin, e un delizioso desiderio radicato fin nelle ossa è ancora presente dalla notte prima.


"A cosa stai pensando adesso?" la voce di Arthur è bassa, arrochita dal sonno nonostante non abbia dormito, nonostante fosse soltanto sdraiato accanto a Merlin durante la notte.


"Sto pensando che dovresti lasciarmi dormire."


"Pigrone," dice Arthur, mentre le sue dita si muovono lungo la curva della spalla nuda di Merlin.


"Mi hai sfinito."


"Non ho potuto evitarlo."


Merlin ride dolcemente. "Lo so, sono irresistibile."


Sta scherzando, ma Arthur lo prende sul serio.


"È vero," dice, la voce piena di sincera onestà. " Non sarei riuscito a starti lontano neanche se ci avessi provato."


Merlin non dice ad Arthur che è lo stesso anche per lui, che non è mai stato in grado di lasciarlo solo.


In cuor suo non è mai riuscito a lasciarlo andare.


Arthur lo bacia, lo attira al suo petto e lo tiene vicino a sé.


"Dimmi a cosa stai pensando ora," dice Arthur.


Merlin può soltanto aprire gli occhi e dire ad Arthur la verità.


"Sto pensando a te. Penso sempre a te."




~*~




Merlin guarda Arthur leggere un libro. Un libro vero. Adora farlo. Arthur potrebbe facilmente scannerizzarne uno in pochi secondi ma gli piace leggere pagina per pagina, tenerlo tra le mani. Dice di assimilare meglio le parole a quel modo. Merlin adora il modo in cui lo dice -che assimila le parole- suona quasi umano. Suona familiare.


"Cosa stai leggendo?"


"Le Malade Immaginaire," dice Arthur senza alzare lo sguardo.


"Esibizionista."


Arthur ghigna e Merlin si avvicina al posto sulla finestra dove è seduto Arthur. Spinge la schiena di Arthur fino a che non si sposta più avanti cosicché Merlin possa scivolare dietro di lui. Una volta sistemato, Merlin lo attira contro il petto.


"Leggi per me," dice mentre comincia a passare le dita tra i capelli di Arthur.


"In francese o in inglese?"


"Sorprendimi."


Chiudendo gli occhi, Merlin si lascia trasportare dalla voce di Arthur. Costringe ogni cellula del suo corpo ad aprirsi e ad accogliere la sua voce, ad assorbire le parole, così da poterle tenere dentro di sé per sempre.


Vive.




~*~



A volte Arthur fa qualcosa di così umano da fargli mozzare il fiato. Da farlo fermare e a ripensare a tutto quello che ha fatto. A volte riesce a dimenticare che Arthur non è umano e , allora, va tutto bene.


Va bene avere bisogno di lui. Amarlo. Voler stare con lui e con nessun altro.


Per lunghi giorni, alla fine, riesce a dimenticare che dovrebbe smettere, che sentirsi e agire in questo modo non è salutare.


Non riesce a dimenticare che non è reale.




~*~




Arthur si spinge contro di lui mentre giacciono su un fianco. La mano di Arthur percorre un sentiero in basso sulla pancia di Merlin, poi in altro sul suo petto fino a che si sistema attorno al collo, semplicemente tenendolo. Forte. Sicura.


Facendolo sentire così tanto amato, voluto e desiderato.


"Ti amo," le parole di Arthur aleggiano sul l'orecchio di Merlin. "Ti amo così tanto da star male."


Il singhiozzo di Merlin gli si incastra in gola e sulle sue guance scendono solo lacrime silenziose.


Si è spinto troppo oltre,tutto questo. Si è spinto troppo oltre.




~*~




Quando Merlin spegne Arthur cerca di mentirgli, prova a dirgli che c'è una ragione per cui sta lasciando che la sua batteria si scarichi. Si tratta solo di riparazioni, riparazioni di cui Arthur sa di non avere bisogno. Merlin sa che gli trema la voce mentre dice tutte queste bugie e Arthur semplicemente lo guarda e gli chiede perché.




~*~




Un mese, due mesi, sei mesi e Merlin rimane lontano da lui. Rifiuta di ammettere che gli manca Arthur. Rifiuta di ammettere che forse sta meglio con Arthur là, che quello che sono insieme non è contro natura.


Litiga con Morgana in continuazione. Arriva al punto in cui non risponde più alle sue chiamate, non riesce a sopportare le sue lacrime.


O il fatto che forse le sue argomentazioni hanno senso.


Soltanto il fatto che gli tende un agguato in casa sua nella nottata sbagliata lo costringe a farla entrare di nuovo.


"Gli ho portato questo," dice lei mentre finalmente Merlin apre la porta al suo bussare.


Lei gli porge una scatolina mentre gli passa oltre ed entra nell'appartamento. Merlin vuole essere arrabbiato -con lei, con il suo portiere che passa così facilmente dalla parte di Morgana, con se stesso per aver aperto la porta- ma non ne ha la forza. È così stanco.


"Sveglialo."


"Lui non è umano, non sta dormendo. Non puoi svegliarlo."


"Va bene, riaccendilo, allora," gli urla lei. "Quello che è. Non essere pignolo, sai esattamente cosa intendo."


"E non è il suo compleanno, perciò non so neanche perché tu abbia portato questo," dice Merlin mentre getta la scatola sul tavolino.


"Sì, è il suo compleanno," dice Morgana insistentemente, con rabbia, mentre riafferra la scatola.


"No,non lo è," dice Merlin, la sua voce arrabbiata come quella di Morgana. "Oggi è il compleanno di Arthur, non di quella cosa. Del mio Arthur."


"Lui è il tuo Arthur.”

"No." Merlin scuote la testa.


"Lui è anche il mio Arthur e mi fa infuriare che tu pensi di avere il diritto di portarcelo via, a tutti noi. Non puoi tenerlo lontano da noi, non puoi essere cosi crudele."


"Non è reale, Morgana," urla Merlin, talmente arrabbiato da riuscire a malapena a vedere oltre la propria furia. "E ciò che è crudele siete tutti voi che insistete che io lo riporti indietro, che viva ogni giorno con lui sapendo che non è Arthur, che è soltanto un mero sostituto."


Non realizza di star tremando fino a che Morgana lo afferra e non lo avvolge tra le sue braccia. Al tocco di lei, le sue ginocchia cedono e tutti e due si accasciano sul pavimento.


"Ma lui non era un mero sostituto, vero?" chiede lei. "Sembrava vero, sembrava Arthur, non è così?"
Merlin tenta di fare no con la testa ma Morgana continua a parlare. "Sembrava rele a me, a tutti noi, e ti rendeva così felice, Merlin. Eri così felice insieme a lui."


"Ho fatto una stupidaggine," dice Merlin. "Ho permesso al mio dolore e al mio egoismo di sopraffarmi quando l'ho creato."


"Cosa c'era di così sbagliato in quello che hai fatto? Perché era sbagliato rivolerlo indietro?"


"Perché non era reale. Solo perché abbiamo i mezzi e l'abilità non vuol dire che dovremmo andare avanti. Come può essere umano amare una cosa che non è umana?"


Le dita di Morgana si stringono quasi dolorosamente sul suo braccio e la sua voce è dura e distrutta mentre gli risponde. "E cosa c'è di naturale in mio fratello che muore quando ha 29 anni, cazzo? Che c'è di naturale in questo? Aveva decenni avanti a sé." La voce di Morgana aumenta di volume assieme alla sua rabbia. "Anni e anni che dovevano appartenere a noi, a te e a me, a mio padre e a tutti i suoi amici. Lui doveva stare qui. Non avrebbe dovuto lasciarci. Tu ci hai ridato indietro quegli anni, ci hai ridato lui."


Le ultime parole di Morgana vengono urlate nella spalla di Merlin mentre lei crolla addosso a lui. Rabbia e lacrime e dolore si mescolano insieme e li riducono entrambi in pezzi.


"Lo amavo così tanto," Merlin dice piano. "Non ne hai idea."


"Ce l'ho," dice Morgana, la voce rotta dallo sfinimento. "Sapevo quanto lo amavi."


"No, non lo sai, in realtà. Quello che provavo per lui esisteva al di fuori di qualunque cosa, era grande e vivo, ho sempre avuto la sensazione che avessimo fatto un viaggio lunghissimo assieme. Per anni e anni. L'amore che provavo per lui era infinito e potente. A volte mi spaventava. Mi sembrava di amarlo così tanto che avrei potuto consumarlo."


Morgana poggia la testa sulla spalla di Merlin, i loro respiri l'unico suono nell'appartamento oltre al rumorio del traffico proveniente dalla strada sottostante.


"Sveglialo," sussurra Morgana.


"Non posso."


"Lui è il tuo Arthur, ti sei assicurato che lo fosse. Hai messo ogni ricordo, ogni pensiero, ogni sentimento che costituiva Arthur dentro di lui fino a che non è nuovamente diventato se stesso."


"Ma è questo il motivo per cui non posso svegliarlo," dice Merlin. Si sente così stanco da riuscire a malapena a parlare. I suoi arti sembrano di piombo ed è felice che siano entrambi abbandonati sul pavimento perché sa che le sue gambe non riuscirebbero a sorreggerlo. "Mi ha detto di amarmi. Lì è stata la fine di tutto."


Morgana non chiede perché ma Merlin sa che vuole farlo.


"Perché diceva solo quello per cui io lo avevo programmato," Merlin risponde alla sua tacita domanda. "Perché non era stato creato per avere sentimenti propri, per essere in grado di provare amore. Perché non potevo ridargli indietro l'anima di Arthur."


Morgana comincia silenziosamente a piangere e Merlin riesce a sentire le sue lacrime cominciare bagnargli il tessuto della camicia.




~*~





Merlin passa il suo compleanno nella casetta di sua madre nel settore agricolo, un posto dove puoi guardare il cielo e vedere ancora le stelle. Quando la bellezza e l'enormità dell'esistenza non vengono nascoste dalle luci delle città.


Pensa al weekend in cui ha portato Arthur qui, a quanto era scioccata sua madre quando aveva aperto la porta. A come aveva pianto mentre abbracciava Arthur e come lui l'aveva stretta, come le aveva accarezzato dolcemente i capelli mentre le diceva di non piangere, come le diceva che anche a lui era mancata tantissimo.


E pensa a come lui e Arthur si erano sdraiati sotto a un cielo stellato, lo stesso sotto il quale Merlin è sdraiato ora.


"Invecchierò senza di te," dice Merlin.


La mano di Arthur cerca la sua, la stringe forte. "Non sarai mai senza di me".


"No, non intendo in quel senso. Intendo che io invecchierò e tu no, rimarrai così come sei e io dovrò lasciarti". Merlin a malapena riesce a far riuscire di bocca le parole. "Non voglio lasciarti".


"Non preoccuparti, amore, non mi lascerai."


"Non posso fare a meno di preoccuparmi. Per me è impossibile restare."


Arthur gira la testa, lo guarda e Merlin si sente come se riuscisse a leggergli dentro.


"Dopo anni, anni e anni," dice Arthur. " Quando assolutamente te ne dovrai andare, rimarrò al tuo fianco per tenerti al sicuro."


"E quando sarò soltanto ceneri?" Chiede Merlin.


Arthur prende la mano di Merlin e la poggia contro il suo petto. "Allora ti raccoglierò e ti metterò qui, così sarai dentro di me."


"Ti manderò in cortocircuito," cerca di scherzare Merlin.


Arthur lo ignora e va avanti. "E quando sarai dentro di me mi procurerò un posto su una navicella funeraria che ci porterà entrambi lassù."


Arthur si gira e guarda in alto verso il cielo sopra di loro. Anche Merlin lo fa.


"Quando sarà di ora di disperdere le tue ceneri tra i cieli, chiederò a uno degli assistenti di spegnermi e di farmi uscire insieme a te, così saremo soltanto noi due a fluttuare tra le stelle. Silenziosi, tranquilli e insieme."


Merlin riesce a sentire le lacrime scendere dagli angoli degli occhi sulle tempie e tra i capelli.


"Ma non voglio che tu muoia insieme a me," dice, la voce rauca. "Hai il mondo intero da scoprire."


Arthur si gira e si stringe contro il fianco di Merlin, bacia il sentiero delle sue lacrime sulla tempia, ne lecca via il sapore salato e dice, "L'unico mondo che voglio scoprire è con te, e lo farò, fino a che le stelle ce lo permetteranno."



Merlin allunga la mano e la passa sull'erba accanto a lui, il punto dove Arthur si trovava quella notte. Si addormenta e sogna di saltellare di stella in stella in un cielo vasto e senza fine, al suo fianco il suono della risata di Arthur.




~*~




Merlin si tira giù le maniche della felpa fino alle mani prima di prendere la tazza di tè che sua mamma gli porge. Sta congelando e lei gli fa di nuovo. Quella mattina si era svegliato con la sua ciabatta che lo punzecchiava nel fianco e lei che lo guardava mentre chiedeva cosa cavolo ci facesse a dormire fuori in cortile come un cane.


"Pensi che quello che ho fatto sia strano?"


Merlin non ha bisogno chiarire cosa intende, sua madre lo sa.


"Tutti noi lo volevamo indietro, tesoro."


"Ma era innaturale, ingannevole. Qualcosa che farebbe solo un matto."


Sua madre lo guarda e non dice una parola per un lunghissimo attimo. Il suo sguardo e il suo silenzio diventano quasi insopportabili.


"Forse," dice alla fine, "ciò che è da matti, ciò che è innaturale, è pensare di poter vivere senza qualcosa di così luminoso e grande. Pensare di poter vivere una vita persi e impauriti."




~*~




Merlin decide che non gli importa cosa dovrebbe e cosa non dovrebbe essere, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Decide che vuol essere felice, che non vuole avvizzire nel nulla. Decide di smettere di negarsi quello che vuole, ciò senza cui non può vivere.


Così sveglia Arthur.


Mentre Arthur si accende ansima, il petto si alza e si abbassa come se stesse respirando davvero, come se stesse respirando a fatica dopo un lungo tempo sott'acqua.


Arthur continua ad ansimare, ingoiando aria mentre allunga il braccio e afferra Merlin, si aggrappa a lui e lo trascina contro il proprio petto.


"Non lasciarmi mai più," dice, e sta piangendo, e Merlin riesce a sentire le lacrime dove la sua guancia tocca quella di Arthur.


Merlin avvolge le braccia attorno alla schiena di Arthur, stringe tra le dita il morbido tessuto della sua maglietta.


"Non lo farò, oh Dio, non lo farò. Lo prometto."


"Mi sei mancato," dice Arthur, la voce tremante.


Merlin preme baci sulla sua bocca, desiderando disperatamente di più. "Anche tu mi sei mancato."


"E allora perché?" La voce di Arthur è così piccola da far uscire un singhiozzo dalle labbra di Merlin. "Perché mi hai lasciato?"


"Mi dispiace, mi dispiace così tanto. Non lo so," dice Merlin. "Credevo fosse sbagliato e che non avrei dovuto. Non - mi dispiace."


"Perché è sbagliato? Non capisco."


Merlin sospira, chiude gli occhi mentre poggia la fronte contro quella di Arthur, e sussurra," Perché tu non sei reale."


Arthur si irrigidisce tra le sua braccia, i suoi muscoli si tendono. Merlin percepisce la rabbia montarsi in lui.


"Non dirlo," dice Arthur, la voce bassa. "Io sono reale. Sono reale quanto te."


"Ma non lo sei," Merlin dice mentre si tira via dalle sue braccia. "Ti ho creato io. Ti ho creato perché non potevo stare senza di lui."


"Senza di me," Arthur urla. "Non potevi stare senza di me."


"Tu non sei lui."


"Sì, lo sono."


"Non lo sei, ti ho creato io," dice Merlin mentre allunga le braccia verso Arthur, ma afferra solo aria quando lui indietreggia. "Ma non vedi? Non mi importa, è questo che ti sto dicendo. Ti amo, non mi importa. Voglio solo stare con te."


"Io sono lui," Arthur ripete. "Sono io."


"Lui è morto," dice Merlin . "Non è qui perché si è messo nella traiettoria della pistola di un pazzo, perché c'era una bambina ed è stato stupido e coraggioso, e non poteva semplicemente lasciar perdere."


"Ho dovuto farlo," dice Arthur.


"Lui ha dovuto farlo."


"Sì, ho dovuto, e mi dispiace. Non volevo lasciarti."


"Sta’ zitto," urla Merlin. "Non scusarti per lui, non puoi."


"Mi dispiace," ripete Arthur.


Merlin rantola un singhiozzo mentre spintona Arthur, mentre gli tira pugni. "Stai zitto!"


Arthur permette a Merlin di colpirlo, lo lascia urlare, gli lascia tirare fuori tutta la rabbia che ha accumulato per così tanto tempo, finché alla fine non si esaurisce.


Arthur avvolge un braccio attorno a lui e prende una delle mani di Merlin nella sua.
La poggia sul suo petto mentre dice, "Sentilo. Senti il nostro cuore battere dentro di me."


Merlin preme la mano contro il tumptumptump del battito cardiaco di Arthur.


"Sono io," dice Arthur. "Sono sempre stato io. Non importa quello che senti, o che dici a te stesso, sono io."


"Non puoi essere tu," Merlin sussurra. "Ti ho creato io."


"Ci siamo creati a vicenda, ancora e ancora fino a che eravamo soltanto noi. Un'unica strana e contorta creatura con un solo cuore pulsante. Tu non mi hai creato, mi hai estratto dalle tue cellule e rimesso di nuovo insieme."


Merlin lascia che le parole di Arthur gli scorrano addosso,lascia che la loro verità si imprima nella sua pelle, e sa --sa-- che non ha creato Arthur. È proprio come dice lui; sono composti l'uno dell'altro e Merlin ha soltanto districato Arthur da dentro se stesso.


Ha riportato Arthur in vita.


Perché loro due non sono fatti per essere separati.


Neanche dalla morte.


Sono impossibili, e sono vivi.






~Fine
  
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