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Autore: ayame90    24/05/2015    0 recensioni
e se John avesse chiesto a Jessica di aspettarlo quel giorno che la incontrò nell'aeroporto? E se Harold avesse avuto il coraggio di non lasciare Grace dopo l'attentato al traghetto? Come se la sarebbe cavata il detective Carter senza l'uomo con la giacca a girare per la città? E Fusco, avrebbe avuto il coraggio di lasciare l'HR?
Basta un se per cambiare la storia, qui è come avrebbe potuto essere.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold Finch, John Reese, Joss Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2010

“Mi scusi sto cercando il mio fidanzato”
“Grace … Grace sono qui”



2011

L'odore di caffè si sparse nell'aria proprio mentre Harold finiva di annodarsi la cravatta. Guardò la sua immagine allo specchio e sorrise. Un sorriso però stanco e forzato, questo perchè l'uomo quando è solo, volge sempre i suoi pensieri al passato e il suo animo resta tormentato da ciò che vede nella sua testa.
Sa che i sensi di colpa non l'abbandoneranno mai: ogni giorno quando si guarda allo specchio, quando gira per la città e rivede i luoghi, adesso ricostruiti, ma che portano ancora i segni delle ferite infertegli quel maledetto 11 settembre e dell'attentato ben più recente dell'anno scorso, in cui anche lui fu ferito e perse il suo più caro amico. Ogni giorno non riesce a non pensare a tutte quelle …. tutti quei numeri che vengono cancellati, dimenticati, numeri di cui solo lui e a conoscenza. Talvolta resto sveglio a guardare l'orologio accanto al letto fino a che non scatta la mezzanotte.
La sua coscienza lo rimprovera ogni giorno, non smetterà mai di pensarci, né di rimproverarsi per la scelta che ha compiuto un anno fa, ma se tornasse indietro davvero rinuncerebbe a tutto quello che ha ora?

“Harold! Cosa fai ancora di sopra!?”
“Sto scendendo Grace!” no, ora che conosce cosa possiede, non rinuncerebbe mai a questo briciolo di felicità.

Harold scende con leggera fatica le scale, i postumi dell'incidente si avvertono ancora ma sono in miglioramento anche grazie alle cure di Grace. Lei non l'ha mai abbandonato, lui invece però stava per farlo. Quando l'uomo entra in cucina, trova Grace che sta versando il caffè in due tazze sul tavolo dove è tutto pronto per la colazione.

“Eccoti! Credevo avessi avuto dei problemi” disse la donna con una leggera nota di preoccupazione nella voce.
“Scusa Grace, stavo riflettendo un po' troppo” le rispose lui con un sorriso, sedendosi al tavolo.
“Mi auguro che non fossero pensieri di lavoro, non vale la pena stressarsi così tanto” Grace si avvicinò all'uomo e posò la sua mano sopra la sua mentre parlava, talvolta avvertiva il marito distante, e temeva che gli eventi del passato potessero portarglielo via.
“Non ti preoccupare Grace” le rispose Harold stringendo la mano di lei nella sua “Mangiamo ora, o arriverò tardi al lavoro”
“Vedi che stavi pensando al lavoro!” lo riprese scherzosamente la moglie mentre gli si sedeva di fronte.

Entrambi mangiarono in silenzio, in cucina, vicino alla finestra che dava sul piccolo giardino sul retro della loro casa a New York.
Finirono in silenzio la loro colazione e prima che Harold uscisse per andare al lavoro, Grace lo fermò.

“Harold. Sai stavo pensando che questo sabato potremmo andare in riva al fiume, al nostro solito posto, dicono che sarà una bella giornata e io avrei bisogno anche di una nuova ispirazione per il mio prossimo quadro. Che ne dici?”
“Dico che è una splendida idea. Ci vediamo stasera Grace” e Harold salutò la moglie con un leggero bacio per poi avviarsi lungo la strada.
Grace restò lì a guardarlo per un po', la donna non riusciva a cancellare il timore di perderlo, non riusciva a immaginare di provare un'altra volta il dolore che aveva provato quella volta alla notizia dell'attentato al traghetto; quando il marito fu scomparso alla sua vista, lei rientro, doveva ancora finire il lavoro che le avevano commissionato e la data della consegna si avvicinava, doveva sbrigarsi.


“Altri inquilini del palazzo, dopo aver sentito colpi di pistola rimbombare per il palazzo, hanno chiamato la polizia. All'arrivo degli agenti per il procuratore Willer non c'era più niente da fare. Tre colpi fatali, accerterà poi questa mattina, il medico legale.
Con l'uomo era presente anche il figlio che fortunatamente è illeso, seguito nel frattempo dai servizi sociali, la polizia attende di poterlo interrogare sui fatti, sperando che possa far luce sui responsabili”


Harold non impiegò molto ad arrivare all'edificio che ospitava l'azienda che avevano fondato lui e Nathan qualche anno fa.
Quando entrò attraverso le porte principali gettò uno sguardo alla sua destra dove si trovava il busto del fondatore e i pensieri volarono ancora all'amico deceduto, solo Nathan sapeva, nessun'altro era conoscenza della presenza e partecipazione, aveva sempre voluto così ed ora che il suo amico era scomparso, nessuno conosceva il suo ruolo e soprattutto ora era fondamentale che nessuno scoprisse di lui, non poteva permettere che accadesse qualcosa anche a Grace.
Il vociare all'ingresso però lo distolse dai suoi pensieri, volse lo sguardo e al desk d'accoglienza notò una faccia nuova, ma la cosa che più lo colpì mentre si avvicinava erano gli occhi.
Lo sguardo del nuovo arrivato era così simile al suo, rifletteva lo stesso sguardo che vedeva ogni mattina allo specchio.

“Oh. Signor Wren, buongiorno” lo salutò Frank “Questo è il mio nuovo partener, John. Oggi è il suo primo giorno”
“Buongiorno Signor Wren. Il mio nome è John”
“Buongiorno John, il mio nome è Harold Wren” gli strinse la mano, senza smettere di guardarlo negli occhi, nascondevano una lunga sofferenza dietro, poteva vederla benissimo.

Durante il tragitto in ascensore Harold non smise di pensare all'uomo appena conosciuto, aveva non so che di strano, avrebbe cercato il suo file più tardi.
Quando arrivò al piano, l'ufficio era ancora deserto, lui era sempre il primo ad arrivare, lo aveva sempre fatto, anche ai tempi di Nathan.
Camminò zoppicando alla sua scrivania e accese il computer, avrebbe dato un'occhiata al file del nuovo arrivato prima che arrivassero gli altri.
Non passò molto tempo che le porte dell'ascensore si aprirono di nuovo rivelando gli altri dipendenti che arrivavano uno dopo l'altro.

“Buongiorno Harold! Sempre puntuale vedo” una donna bionda lo salutò mentre passava.
“Buongiorno Gabrielle” Harold non prolungò a lungo quella conversazione, e tornò al suo lavoro, non voleva stringere nuovi legami.

Le giornate di Harold proseguivano sempre alla stessa maniera, arrivava, faceva il suo lavoro e se ne andava la sera. Non stringeva legami, non dava confidenza a nessuno, non si perdeva in chiacchiere inutili come la maggior parte di loro, era invisibile.

“Hai sentito il notiziario stamattina? Sembra che la polizia non sia più in grado di contrastare la criminalità in città ...”
“Mia figlia vuole assolutamente quel nuovo cellulare appena uscito, dice che tutti i suoi amici lo hanno, ma hai visto il prezzo? ...”
“Questa sera mia moglie mi ha costretto ad una cena con i suoi. Peccato che suo padre non mi sopporti ...”

La maggior parte di loro ignorava Harold seduto alla sua scrivania e con lo sguardo fisso al computer; Harold era invisibile e avrebbe continuato ad esserlo per tutti, non poteva rivelarsi, aveva già rischiato troppo un anno fa a non lasciar andare Grace, doveva continuare a nascondersi ma ne valeva pena.
Harold abbassò la sguardo sulla sua mano, guardò l'anello al suo dito e sorrise. Sì, ne valeva la pena.




Note Autore:
Secondo capitolo incentrato su Harold. La sua storia fra tutte quelle raccontate nella serie tv è sicuramente quella che più mi ha colpito, e gli ho voluto dare un po' di felicità.
Molto probabilmente sono finita un po' OOC col personaggio di Finch, ma essendo un'altra storia credo di potermi concedere qualche strappo alla regola ;)

Grazie a chiunque passerà di qui, leggerà e/o commenterà! ^__^
   
 
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