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Autore: YomiCrazy    25/05/2015    2 recensioni
Avalon è di nuovo in pericolo e questo costringerà Artù a tornare fra i viventi per proteggere quello che millenni prima aveva creato con l'aiuto di Merlino.
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Dal testo:
“Ucciderò il Re di Camelot e completerò ciò che Lady Morgana non è riuscita a fare tempo indietro!”
"La notte calerà sul tuo volto, Artù Pendragon!"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù, Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Ciau a tutti!
Finalmente sono riuscita a scrivere questa seconda parte, spero veramente di non andare troppo OOC, in tal caso, avvertitemi che rimedio subito!
Questo capitolo si differenzia in quanto è scritto a momenti.
Si parte da quando sono già entrati nella casa e poi si ritorna alla riva sul lago di Avalon e così via. Mi divertiva una cosa del genere e spero che mi sia riuscita bene.
Buona lettura!

 
 
 
 
 
“Merlino, ho fame!”
Era da qualche ora che il più grande mago di tutti i tempi aveva ripreso a sorridere.
“Quanto ci metti? Sei il peggior servo di sempre!”
Erano passati millenni, sembrava quasi non ricordare più come si facesse, ma in quelle ultime ore la cosa era nata spontanea.
“Ce l’hai fatta Merlino.”
 
**
 
Il ragazzo si alzò dal terreno, strusciando i pugni chiusi contro le palpebre umide. Il sole del pomeriggio di quel 15 Febbraio illuminava la pelle bianca del giovane Re.
“Sire… Siete tornato..” Merlino si avvicinò all’amico, ma prima che potesse abbracciarlo, il biondo alzò le mani come per difesa.
“Woh, Merlino, fermo.” Il mago lo guardò strano come millenni prima aveva fatto all’interno del castello di Camelot.
“Pensavo…”
“Merlino, da quando tu pensi?” Il moro allargò le labbra in un sorriso, seguito da quello di Artù.
“Avete freddo?” Chiese Merlino, allontanandosi dalla riva del lago.
“Perspicace.” Rispose Artù, seguendo l’amico.
“Non siete cambiato affatto, Sire.” Commentò il moro, sorridendo ancora scuotendo la testa.
“Cambiato?” Merlino si girò alla domanda posta da Artù.
“Sono passati millenni dall’ultima volta che avete solcato queste terre.” Artù face una smorfia interrogativa.
“Merlino, hai sbattuto la testa? Solo ieri abbiamo combattuto la guerra a Camlann.” Il mago solo allora si accorse che per il suo Re gli anni non erano mai passati. La magia aveva riportato nel mondo dei viventi Artù come se n’era andato. Come se non fosse mai morto. Come se avesse dormito per tanti anni.
“Merlino ti ho fatto una domanda.”
“Sire, meglio che mi seguiate. Ve lo spiegherò strada facendo.” Artù sbuffò, ma seguì il suo fedele servitore.
La storia che egli raccontò non fu quella più bella e dolce del mondo. Il giovane Re venne a sapere ciò che realmente era accaduto.
E cioè, che lui era morto.
I mille profumi che invadevano il naso del biondino sembravano come vita vera entrargli nelle vene. Il lungo ponte di legno che passava sul lago di Avalon portò i due ragazzi sulla terra ferma, sulla strada, nella città. Ciò che gli occhi blu cielo di Artù videro, non era boscaglia, cavalli legati ad un tronco e cavalieri di Camelot felici di rivedere il loro Re. Ma enormi mostri fatti di metallo che sfrecciavano mille volte più veloci di un cavallo su strade larghe e piene di linee bianche. Enormi edifici che si ergevano fino al cielo. Merlino notò subito la faccia di Artù alzata verso l’alto con quell’espressione da asino reale che solo lui era capace di fare.
Sorrise.
I biondi capelli si muovevano a passo col vento, come paglia, sembravano quasi oro, sembravano respirare, erano tornati vivi come la persona che li possedeva.
Le carnose labbra andavano a formare parole come “Wow”, “Cos’è quello?”, “Merlino ho freddo”, “Quanto manca?” e forse qualche altra lamentela, ma niente rendeva Merlino più felice del suo Re che lo scherniva come faceva tempo indietro.
 
**
 
“Cos’è?” Artù avvicinò il viso al piatto, cercando di sentire l’odore di ciò che era presente sulla tavola davanti a cui era seduto.
“Pizza.” Merlino sapeva perfettamente che quello non era un pasto da Re, ma in quel momento non aveva nient’altro in casa. La sua vita per millenni era passata da una casa all’altra, da un bar all’altro ed il frigo era rimasto costantemente vuoto. Come la sua vita.
“Mangiate. Non è veleno.” Artù sbuffò un po’.
“E come pensi che debba mangiarla? Hai dimenticato le forchette.” Merlino rise. Ovviamente Artù non sapeva come mangiare una pizza.
“E’ facile, Sire.” Merlino prese il coltello che aveva precedentemente poggiato sulla tavola e tagliò la pizza in parti uguali. “Ed ora, assaporatela usando le mani.” Sorridendo, il ragazzo indietreggiò, lasciando il biondo solo davanti al tavolo.
Artù guardò male il piatto. Come il resto della tavola. Era tutto diverso da come Merlino imbandiva la tavola a Camelot. Sotto i piatti, invece del tavolo, era presente del tessuto bianco con dei disegni di color oro. I bicchieri non erano più a calice, erano più bassi e di cristallo trasparente. Una caraffa, anch’essa di cristallo trasparente, era presente sul tavolo riempita d’acqua ed una bottiglia nera teneva una scritta sulla pancia con in risalto la parola “Vino”. Un piccolo bouquet completava il tutto, ma i fiori non sembravano veri. Non emanavano, infatti, nessun tipo di odore.
“E’ triste.” Aprì il discorso Artù, assaporando la pizza.
“Come dite?” Merlino tornò in quella stanza quando il suo Re parlò. La mente in quei pochi minuti aveva viaggiato sulla figura del biondo seduto sulla sedia di quella piccola sala da pranzo nel monolocale. Ci viveva da qualche mese, non era male come posto. L’ubicazione era divisa in quattro stanze, una classica camera da letto, un bagno, una cucina ed una piccola sala da pranzo. Artù era seduto al centro della sala, un divano era appoggiato al muro e davanti ad esso era presente un televisore che subito il giovane Re notò appena il mago l’aveva acceso.
Merlino, è un’altra delle tue magie? Aveva chiesto guardando le immagini scorrere dietro il vetro dell’apparecchio. Il moro sapeva che Artù non si era mai abituato alla sua magia, forse per colpa del poco tempo che egli aveva vissuto con la conoscenza di essa.
“Questa… casa. Sembra priva di vita.” Merlino sospirò.
Sono stato privato della mia vita il giorno della tua morte, pensò.
“Artù, sono vecchio.” Disse il ragazzo, fissando il Re negli occhi.
Artù lasciò la fetta di pizza nel piatto e poi poggiò la testa sul palmo delle mani.
“Merlino, siediti.” Il mago lo fissò, sbalordito.
“Artù..”
“Sono il tuo Re.”
“Sire, io sono solo il vostro servo. Continuerò a servirvi, perché questo è il mio destino.”
Artù non capiva. Perché un mago con tutto quel potere, era così fedele a lui? Perché un mago così potente continuava ad essere al suo servizio, anche se non era più il Re di Camelot?
“Tu sei Re in passato e Re in futuro, Artù.” Il biondo girò il viso, sospirando.
“La mia magia è al tuo servizio.” Il ragazzo prese la fetta di pizza che aveva lasciato e se la portò alle labbra. Merlino gli aveva mentito per molti anni, ma non lo aveva fatto per cattiveria. Ricordava ancora le parole di quel giorno nel bosco.
Non volevo mettervi nella situazione di scegliere.
Scegliere se mettere al patibolo o meno la sua vita, in quanto praticante di magia.
“Merlino c’è una cosa che non capisco. Perché sono l’unico ad essere tornato in vita?” Il mago lo fissò negli occhi. Pensava sicuramente a Ginevra.
Quando Avalon ne avrà più bisogno, Artù risorgerà.” Recitò Merlino. “La tua terra ha ancora bisogno di te. Ha bisogno del suo Re.”
“Merlino, non sono più il Re.”
“Sbagliate.” Lo interruppe subito il moro, alzandosi per prendere il piatto vuoto. “Voi, come ho già detto tempo indietro, siete Re una volta e Re in futuro.” Merlino sparì nella cucina, lasciando Artù seduto nella piccola ma accogliente sala.
“Non rivedrò mai più Ginevra?” Il mago nella cucina poggiò sconsolato il piatto nel lavabo. Artù non la vedeva dall’inizio della guerra. E non l’avrebbe più rivista.
“No Artù.” Commentò solo, sospirando.
“La tua magia … Non può farmela rivedere?” Il tono del Re era sempre più malinconico. Merlino sapeva quanti anni aveva passato ad amarla in silenzio.
“Mi spiace, Sire.”
 
**
 
“Merlino, lo sai che tutto ciò non è adatto ad un Re?” Artù non aveva smesso di lamentarsi neanche un minuto da quando aveva ricominciato a camminare sulle terre di Avalon. Merlino non sentiva quella soave musica di scherni verso la sua persona da millenni e gli era mancato moltissimo.
“Venite, vi preparo un bagno caldo.” Il mago aprì la porta del bagno, facendo cenno al suo Re di entrarvi.
La stanzetta che Artù vide non fu di certo di suo gradimento. Uno specchio era posizionato sopra una strana fontanella di ceramica che aveva due manopole rispettivamente ai due lati. Una era dipinta di rosso, una di blu. Accanto vi era il classico water e qualcos’altro che sembrava una scodella, sempre di porcellana. Ciò che lo colpì fu la grande vasca bianca e quadrata che era attaccata al muro di quel bagno azzurro, proprio come gli occhi di Merlino.
“Vado a prendervi degli asciugamani, aspettate qui.” Detto questo, il moro uscì dalla stanza.
Non sarà molto difficile, pensò Artù, avvicinandosi alla vasca. Notò subito dei disegni presenti all’interno di essa. Sembravano delle papere.
Non credevo che Merlino avesse questi… gusti, pensò ancora, guardando poi le manopole. Come quelle della fontanella, anche queste erano una blu ed una rossa. Artù girò la manopola blu, guardando l’acqua uscire dal tubo nella vasca. Con un sorriso compiaciuto, si tolse la maglia fissandosi allo specchio. Solo allora notò come sul fianco sinistro vi era una lunga cicatrice. La fissò intensamente. Quella proveniva dall’ultimo scontro con uno dei suoi più fidati cavalieri: Mordred.
“Artù.” Il biondo si girò, guardando Merlino. Il ragazzo teneva in mano degli asciugamani lunghi e bianchi che davano l’idea di essere molto morbidi.
“Mordred.” Disse soltanto il Re, poggiando la maglia sporca e umida su quella che lui credeva fosse una fontana di ceramica. “Dovevo fidarmi di te.”
Merlino si avvicinò al ragazzo, toccando con le dita la cicatrice. Sotto quel tocco il Re tremò un’istante. Quell’istante durò abbastanza a lungo per far capire al suo servo ciò che provava.
“Venite.” Gli disse, cercando di spazzare via i brutti pensieri dalla mente di Artù. “La vasca è quasi piena, finite di spogliarvi.” Merlino si piegò sulla vasca, prendendo un flacone di sapone. Solo allora si accorse dell’acqua fredda che scorreva lungo la superficie bianca.
“Sire…” Artù si girò, fissando l’amico.
“Avete aperto l’acqua fredda.” Continuò, sospirando.
“Non c’è un fuoco da accendere?” Disse lui, poggiando i pantaloni sulla maglietta.
Merlino sospirò ancora, pensando al fatto che Artù non conosceva quasi nulla di quel tempo e che lui era stato proprio una testa di fagiolo a non avvertirlo.
“In questi tempi l’uomo si è evoluto ed ora basta girare la manopola rossa per far uscire l’acqua calda.” Gli spiegò in modo molto semplice, chiudendo l’acqua fredda.
“Come al solito sei una testa di fagiolo.” Gli disse il biondo scherzando, facendo ridere anche Merlino.
“Ed ora?” Chiese Artù, incrociando le braccia al petto.
Merlino fissò l’acqua fredda, aprendo il palmo davanti ad essa. “Onhaet tha waeter.” Uno sbrilluccichio provenne dagli occhi del moro e dall’acqua cominciò ad innalzarsi del fumo. Artù si avvicinò alla vasca, sentendo come essa era diventata più calda. Il mago abbassò il viso, aspettando la reazione del suo Re.
“E’ strano.” Disse Artù, ricordando ciò che disse Merlino la sera in cui aveva acceso il fuoco in sua presenza sempre grazie alla magia.
“Già.” Concluse l’altro, scambiandosi di ruolo.
Entrambi rimasero in silenzio e poi Merlino uscì dalla stanza, lasciando Artù a farsi il bagno, sovrappensiero.
 
**
 
“Ed è così che il mio mito continua a vivere nella mente delle persone?” chiese Artù, sfogliando un libro che portava il nome Arthur.
“Esatto”, rispose il moro, riposizionando il tavolo ad un lato della stanza.
“Qui sono grasso!” disse, indicando un’immagine sul grande libro rilegato di cuoio rosso che aveva poggiato fra le gambe incrociate, seduto sul divano marroncino.
“Sire…” cominciò Merlino, “Se ricordate bene, avevamo aggiunto un buco alla cintura.”
“Esatto.” Rispose lui, chiudendo il libro. “E ricordo perfettamente come avevi promesso di tenerlo segreto e poi l’hai spifferato durante la cena.” Il biondo alzò il braccio che teneva in mano il libro e lo lanciò addosso al mago che fuggi dietro la porta della cucina, sghignazzando come solo millenni prima aveva fatto.
 
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“Sire, vi ho preparato il letto.” Cominciò Merlino, spuntando dalla camera. Artù si alzò dal divano, lasciando la televisione accesa. Non si era ancora abituato al telecomando ma ciò lo appassionava moltissimo.
“A quanto pare, la televisione è di vostro gradimento.” Artù fece un cenno con la testa, per poi entrare nella stanza. Davanti a lui vi era un letto ad una piazza, con le coperte blu con sopra disegnati dei soli sorridenti. Vicino ad esso un comodino dello stesso colore del parquet con due cassetti ed una lucina.
Già, Merlino glielo aveva spiegato, le candele erano state sostituite dall’energia elettroqualcosa.  Ora bastava spingere un bottoncino per avere o meno la luce durante le ore buie.
In quella triste stanza solo l’armadio faceva da Re. Enorme e pieno di specchi si ergeva sul parquet, staccando quei colori e quella poca armonia che regnava nella stanza.
“Merlino, stai scherzando.” Disse, indicando le lenzuola.
“Non vi accontentate mai.” Rispose a tono il ragazzo, incrociando le braccia al petto.
“Merlino… Sono il Re.” Commentò, sottolineando la parola Re.
Merlino alzò gli occhi al cielo e poi fissò le coperte. Gli occhi cambiarono colore e la stessa cosa fecero le coperte. Divennero di un rosso vellutato, adatto ad un Re.
Artù si sedette soddisfatto, fissando il pigiama da Merlino offerto. Come i vestiti che indossava, anche quello venne allargato grazie alla magia, in quanto il suo fisico non era uguale a quello di Merlino.
“Buona notte, Sire.” Merlino si girò, ma la voce del Re lo richiamò subito.
“Dove dormirai?” il moro si guardò attorno.
“Sul divano. E’ comodo.”
“Ne sei sicuro?” Artù si alzò, avvicinandosi al ragazzo.
“Artù, vi state preoccupando per me?” chiese Merlino, sorridendo.
“Merlino, non dire cavolate.” Commentò il Re, sorridendo. Il mago si girò, uscendo dalla camera.
“Merlino.” Il moro si girò, fissando il volto del biondo dalla fessura della porta. “Grazie.”
Il ragazzo sorrise, guardando la porta chiudersi davanti al suo viso. Quella sera avrebbe lasciato il suo Re dormire tranquillo, per poi metterlo in guardia il giorno dopo.
Anche lui, dopotutto, voleva che quella serata finisse tranquilla.
Era tornato.
Artù era finalmente tornato.

 
  
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