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Autore: XOXO_ARYA    26/05/2015    3 recensioni
Dopo la morte di Aragorn, è tempo per Legolas di intraprendere il suo viaggio verso Valinor.
Sarà pronto ad aprire il suo cuore e a lottare per amore?
NB: i fatti sono basati principalmente sui film e nel racconto compaiono nuovi personaggi non presenti nella storia originale.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. L'ALBA DI UN NUOVO AMORE

Sentivo di essere incompleta, quella sera più che mai. Era appena trascorso un altro giorno della mia vita immortale a Valinor, e mi sembrava che questa lenta agonia non avesse fine.
Mi ero trasferita da tre anni ormai in quel meraviglioso paradiso, insieme alla mia famiglia.

Come elfa di alto rango, risiedo in un magnifico palazzo, con tanto di servitù, e possiedo i cavalli più veloci e di immensa grazia e bellezza. Ma il mio destriero non è un cavallo, bensì un cervo, un grosso cervo dai lunghi palchi, mio fedele compagno. Il suo nome è Aras, ovvero "cervo" in elfico; che fantasia, lo so, ma ero piccola quando lo trovai con mio padre poco più che cerbiatto nella foresta, con la madre morta al suo fianco per mano di un orco. E si sa che i bambini sono noti per i nomi poco originali. Il mio nome invece è Isaradith Greenleaf, discendente della casata di Thranduil Oropherion, re di Bosco Atro. Mia madre è la moglie del fratello di Re Thranduil, e questo fa di me un'elfa della casata reale. Mio padre morì in battaglia, contro un'armata di orchi, e quando mia madre incontrò la sua anima gemella, io avevo già otto anni. Fui contenta del matrimonio di mia madre con Elduyr, sapevo che il matrimonio con il mio padre biologico era stato combinato dai miei nonni, e vederla felice e innamorata in qualche modo rendeva felice anche me.

Gli elfi con cui vivevo nella Terra di Mezzo erano abituati al mio carattere singolare, ma da quando c’eravamo trasferiti a Valinor, questo mio essere speciale mi aveva causato non pochi problemi. E a quanto pare girare a cavallo di un cervo non mi faceva di certo passare inosservata, ma io non potevo farne a meno. Mi concessero di portarlo con me solo grazie al mio dono, alla mia affinità con gli animali. Ebbene si, sono in grado di parlare con gli animali come nessuno sa fare. È come se capissi la loro lingua, sento la loro volontà nella mia mente e con il pensiero riesco a raggiungere la loro. Per questo mio singolare dono, e per il fatto che preferisco gli animali a certi elfi, passo gran parte delle giornate nel bosco a passeggiare. Spesso vengo chiamata a curare qualche cavallo ferito, e mi sono guadagnata il ruolo di medico degli animali, anche se questo non basta per far tacere i mormorii quando passeggio per le vie di Valinor.
La mia vita scorre lenta come quella di tutti gli elfi, o forse un po' di più. Sono abbastanza giovane, e inesperta sulle relazioni con altri elfi. Avendo trascorso molto tempo in una residenza in campagna con l'unica compagnia della mia balia e dei miei genitori, non so bene come comportarmi con i miei coetanei. Per questo tendo ad isolarmi e tutto ciò mi è valso il soprannome di "elfa solitaria" o peggio "elfa strana".
Non sono particolarmente affascinante, e questo ovviamente non mi aiuta a fare colpo sulle persone; in quanto elfa Sindar, ho capelli castani e occhi grigi. La mia particolarità è la mia chioma riccia e non a grossi boccoli o liscia come quella delle mie sorelle più piccole, che mi conferisce un'aria un po' ribelle.
Nei miei anni vissuti nella Terra di Mezzo, sono stata celata al mondo per il mio dono, e sono cresciuta lontano da palazzo. Per questa ragione non ho idea di che faccia abbia il Re Thranduil né suo figlio Legolas, ma domani lo scoprirò.
 È giunta notizia che si sono imbarcati per Valinor insieme al nano Gimli, uno dei membri della compagnia dell'anello, e che domani all'alba saranno qui. Sono curiosa di conoscere colui che ha permesso a me e a mia madre di vivere in così tanto sfarzo e agio qui a Valinor, e che ci ha protetto anni addietro dal male che incombeva sulla Terra di Mezzo.
Quella sera ero particolarmente eccitata, ma allo stesso tempo infelice. Desideravo oltre misura aver qualcuno con cui condividere le mie giornate, qualcuno con cui discutere di cose diverse da bambole di pezza e vestiti, argomenti preferiti delle mie due sorelline. Un'amica insomma.
Feci fatica ad addormentarmi, e quando le mie palpebre ricaddero pesanti sui miei occhi mi trovavo insieme al mio cervo nel prato accanto al palazzo, sotto il cielo stellato.

***
Avevo finalmente deciso di compiere il mio viaggio verso Valinor, al fianco di mio padre e del mio amico nano Gimli. Sapevo che avrei trascorso il resto dei miei anni in pace e tranquillità, e non so perché infondo al cuore sentivo che non sarei mai stato felice. Mi mancava il mio amico Aragorn, le nostre avventure insieme, i suoi consigli. Ma dovevo andare avanti.
 Ero assorto nei miei pensieri quando giunse voce che mancava poco all'arrivo. Gimli era al mio fianco, in trepida attesa. Non vedeva l'ora di poter rimirare l'immensa bellezza della Regina Galadriel. In un certo senso lo capivo, era un'elfa stupenda, gli occhi facevano male al solo guardarla. Ma non era il genere di bellezza che mi colpiva, mi sembrava cosi lontana, cosi eterea.

«Legolas, amico mio, non ti ringrazierò mai abbastanza per questa fantastica opportunità che il tuo popolo mi ha concesso. Conservo ancora gelosamente i capelli di Dama Galadriel, e confesso che aspetto impaziente di poterla rivedere» Gimli in quel momento mi ricordò che c'era ancora molto per cui vivere.

Una volta approdati a Valinor avrei preso posto accanto a mio padre nel nostro castello e probabilmente mi sarei unito alle truppe di pattuglia.
La nave aveva appena attraccato al porto, e il sole si stava appena risvegliando in cielo.
Ci aspettava al porto la servitù del castello con due magnifici destrieri bianchi e un pony per Gimli.
Mio padre, una volta scesi dalla nave, decise di far subito visita a Re Elrond, lasciando che io e Gimli ci sistemassimo a palazzo.
A Gimli era stata concessa una piccola abitazione all'interno della tenuta del palazzo, in modo tale da concedergli un po' di intimità. In fondo invidiavo un po' questa sua fortuna; era risaputo quanto poco amassi lo sfarzo del palazzo, con le sue numerose feste e banchetti.
Cavalcammo al fianco di uno dei cavalieri che erano venuti al porto a prenderci, diretti verso quella che sarebbe stata la dimora di Gimli. Non appena arrivati, entrammo nell'abitazione, che era arredata in modo molto sobrio ed essenziale, a misura di nano. Decisi di lasciare che il mio amico si sistemasse e ripresi la mia cavalcata diretto a palazzo, con la promessa che ci saremmo rivisti nel pomeriggio per far visita alla Regina Galadriel.
Arrivati alle scuderie riposi nel suo recinto il mio destriero e congedai la mia guida, ringraziandolo per il suo lavoro.

Davanti a me avevo quella che sarebbe stata la mia dimora per il resto dei miei anni. Non ero cosi desideroso di entrare, e decisi quindi di visitare i parchi annessi, da dove avrei potuto guardare il sole sorgere sulla cima di qualche albero.
Girai intorno al palazzo e iniziai a prendere confidenza con la vegetazione, quando qualcosa colpì la mia vista. Proprio nel mezzo del giardino posteriore era sdraiato il più grande cervo che io avessi mai visto. E accanto a lui, un’elfa dai lunghi capelli ricci giaceva su un fianco, con il viso celato dalla folta chioma castana. Pensai subito che questa fosse in pericolo e senza pensarci sfoderai arco e frecce, puntandole contro il cervo. Quest'ultimo emise un suono che fece destare l'elfa, che in un secondo si parò davanti alla grossa creatura con aria minacciosa.

 «Come osi minacciare il mio destriero, elfo sconsiderato? Non sai chi sono io? »
Lo sguardo pieno di energia di quella splendida creatura mi rapì in un secondo e senza pensarci abbassai l'arco e riposi la freccia nella faretra.

«Mi dispiace avervi spaventata, pensavo voi foste in pericolo. Non ho mai sentito parlare di elfi che cavalchino dei cervi. Sono appena arrivato a Valinor, scusate la mia maleducazione, mi presento. Io sono Legolas, figlio di Re Thranduil, e risiederò a palazzo con mio padre. E voi siete? »

«Io sono Isaradith, figlia di vostra zia Elinor, e anch’io risiedo qui a palazzo come voi. Vi prego pertanto di non minacciare più Aras, o dovrete vedervela con me. »
I suoi occhi grigi mi squadrarono, e mi sentii per un attimo come se mi stesse leggendo dentro. Poi riprese a parlare.

«Mi è stato fatti dono alla nascita di un’affinità che mi lega ad ogni specie animale. Posso interagire con loro, comprendo il loro linguaggio e loro comprendono il mio. Ora dovrebbe esservi più chiaro il motivo per cui posseggo un destriero cosi singolare. »

«Capisco. Quindi voi sareste mia cugina, se non vado errando. Figlia di mio zio Elduyr. Ho sentito parlare di voi solo una volta, e purtroppo la mia memoria non è fresca come un tempo. »

«Purtroppo vi sbagliate. Per quanto Elduyr mi tratti come se fossi figlia sua, il mio vero padre morì in battaglia e solo successivamente mia madre sposò vostro zio, e con lui ebbe le mie due sorelle minori. Pertanto io non condivido con voi il sangue, ma solo la fortuna di aver trovato una famiglia amorevole come la vostra. »

«Ora mi è tutto chiaro. Posso chiedervi come mai non vi ho vista prima? »

«Per via del mio singolare dono sono cresciuta lontano dal palazzo nel quale abitavate a Reame Boscoso, in una casa di campagna insieme a una balia, alle mie sorelle e a mia Madre. »

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, era cosi semplice ma allo stesso tempo graziosa. Indossava un abito verde scuro, che la rendeva in armonia con la vegetazione circostante.

«Sono contento di aver fatto la vostra conoscenza, Isaradith. Spero di poter trascorrere del tempo con voi in futuro. Se non vi dispiace vado a sistemarmi nelle mie stanze, mio Padre sarà qui a momenti e non vorrei farlo indisporre».

«Re Thranduil sarà qui presto? Non vedo l'ora di conoscerlo, ho così tante cose per cui ringraziarlo! Sono contenta anch'io di avervi conosciuto. Se non vi crea problemi vi accompagno a palazzo, devo cambiarmi d'abito. La scorsa notte mi sono addormentata guardando le stelle insieme ad Aras e credo che sia il caso di darmi una sistemata. »

Mi sorrise e tutto il mondo perse di significato. Sentivo che nel mio cuore si stava facendo spazio una nuova emozione. Lasciò che il cervo vagasse per i prati del palazzo e camminammo fianco a fianco, in silenzio, diretti verso le stanze da letto.

****
Non sapevo cosa mi stesse succedendo. Il mio cuore aveva preso a battere cosi forte che credevo mi sarebbe scoppiato in petto. Camminavo fianco a fianco con la creatura più bella che avessi mai visto. In questi tre anni avevo visto ogni genere di elfo, ma nessuno mai cosi aggraziato e allo stesso tempo attraente. Aveva lunghi capelli biondi e occhi color ghiaccio. Era alto e muscoloso, ma i tratti del suo volto erano molto dolci, e le sue orecchie da elfo piccole e graziose.
Mentre ci dirigevamo verso le camere da notte, mi resi conto che non avevo idea di quale fosse la sua stanza. Quando lo vidi fermarsi sulla soglia della stanza di fronte alla mia capii. Saremmo stati vicini di stanza, non so se il mio cuore avrebbe potuto reggere una cosa simile.
Feci per entrare nella mia stanza, ma non appena aprii la porta ne uscì il mio falco, Yallë, che si poso sul mio braccio, allungando il becco, come suo solito, verso il mio viso in attesa di un bacio o di una carezza amorevole. Vidi che Legolas mi guardava affascinato, e decisi quindi di presentargli la mia splendida compagna.

«Lei è Yallë, un esemplare di falco bianco femmina. L'ho trovata qui al mio arrivo a Valinor, con un'ala ferita. Come vedi ora sta benissimo.» Diedi a Yallë un breve bacio sul becco e avvicinai il braccio verso Legolas per lasciare che l'accarezzasse. Con un po' di timore sfiorò il piumaggio del falco, che spinto dalle mie parole si spostò sul braccio dell'elfo, mostrando chiaramente una certa affinità con quest'ultimo.

«E’ molto bella. Non avevo mai visto un falco bianco prima d'ora. Quindi tu riesci a comunicare con ogni forma animale.. è un dono stupendo, degno di una fanciulla altrettanto stupenda» fissò i suoi occhi ammaliatori nei miei, e mi sentii divampare le guance. Non sapevo cosa rispondere, perciò mi limitai a sorridere.

«Bene, è ora che vada. Non vorrei trattenervi troppo, immagino sarete stanco dal lungo viaggio. A presto, cugino. » feci un piccolo inchino e mi ritirai nelle mie stanze, seguita in volo da Yallë.

***
Nel momento in cui quella parola usci dalla sua bocca sentii un peso depositarsi sul mio cuore. Mi aveva chiamato cugino, e questo mi aveva riportato alla realtà. Non condividevamo il sangue, ma un legame di parentela ci univa. Avrei dovuto essere contento di avere una cugina cosi preziosa e incantevole, ma sapere che con lei non avrei mai potuto stringere un legame di diverso genere mi scosse l'animo. Non avevo mai provato interesse verso un'elfa o una donna. Tantomeno per una appena incontrata. Iniziai ad immaginare alla numerosa coda di spasimanti di Isaradith, e mi accorsi che ero ancora immobile davanti alla porta della sua stanza. Scrollai via dalla mia mente tutti i pensieri su di lei e mi ritirai in camera per cambiarmi d'abito e riposare prima dell'arrivo di mio padre a palazzo.

*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutti! volevo spiegare che la storia è narrata sia dal punto di vista della protagonista femminile, Isaradith, sia dal punto di vista di Legolas.
Spero vi piaccia!
XOXO Mei
   
 
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