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Autore: eugeal    30/05/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Allan sentiva lo sguardo di Marian fisso su di lui e guardò la ragazza, un po' a disagio.
- Allora? - Chiese Marian. - Hai qualche idea?
- Credo che a Giz farebbe piacere qualsiasi cosa, se sei tu a regalargliela.
- Ma io voglio trovare qualcosa di speciale! Tu passi molto tempo con lui, dovrai pure avere qualche idea!
L'unica cosa che Giz desidera veramente sei tu...
Pensò Allan, ma non espresse ad alta voce quel pensiero.
- Forse dovresti pensare a un bel momento che avete passato insieme e cercare qualcosa che ve lo ricordi in qualche modo.
Marian lo fissò, colpita da quelle parole e pensò che Allan non aveva tutti i torti. Non era tanto importante il regalo in sé, ma il significato che Guy avrebbe dato a quel regalo.
Ma cosa scegliere?
Assorta nei suoi pensieri, prese una mela dal cesto che aveva ancora con sé e la offrì ad Allan, poi ne scelse un'altra e iniziò a rosicchiarla, mentre cercava di trovare un ricordo sereno da condividere con Guy.

Robin si affacciò dall'apertura della botola che spuntava nelle segrete, dopo aver scostato di lato la grata che la chiudeva.
- Vedi qualcosa? - Chiese Guy da sotto, cercando di restare immobile per non far perdere l'equilibrio a Robin che era salito sulle sue spalle per raggiungere l'apertura.
- Il corridoio sembra vuoto.
- A quest'ora il carnefice di solito si assenta per andare a mangiare, sempre che sia sempre lo stesso e che le sue abitudini non siano cambiate in questi mesi.
- Troppi “se” per i miei gusti. - Commentò Robin, ma si arrampicò lo stesso fuori dalla botola. Se volevano salvare Djaq non potevano permettersi troppi dubbi.
Si stese sulla pancia e allungò le braccia verso il basso per aiutare Guy a tirarsi su.
Rimisero a posto la grata e si incamminarono cautamente lungo il corridoio, fino a raggiungere le celle.
Le segrete ospitavano parecchi prigionieri, ma la ragazza saracena non si vedeva da nessuna parte.
Robin guardò gli uomini rinchiusi nelle celle e lanciò uno sguardo perplesso a Gisborne.
- Un tempo non ce n'erano così tanti...
- Un tempo non facevo arrestare tutti quelli che lo avrebbero meritato.
Robin gli rivolse uno sguardo scettico.
- Tu che ti facevi scrupoli morali?
Guy alzò le spalle.
- Più semplicemente non ne valeva la pena. I prigionieri vanno nutriti e più ce ne sono e più persone sono necessarie per tenerli a bada, arrestare tutti quelli che disobbediscono alle leggi dello sceriffo è una spesa inutile. Il più delle volte era più conveniente fargli pagare una penale per evitare l'arresto che non trascinarli in prigione. Ovviamente se lo sceriffo era presente non potevo fare altro che arrestarli.
Robin preferì non approfondire il discorso, non era il momento né il luogo adatto per discuterne con Gisborne.
- Dobbiamo trovare Djaq. - Sussurrò.
- Se non è qui, potrebbe essere nella sala delle torture. - Disse Guy senza riuscire a reprimere un brivido di orrore. - Oppure lo sceriffo potrebbe averla convocata per interrogarla.
Robin ricordò che in passato Vaisey aveva già cercato di costringere Djaq a creare delle armi per lui utilizzando la conoscenza delle arti della sua terra. In quell'occasione lo stesso Gisborne aveva sperimentato sulla sua pelle il liquido corrosivo creato da Djaq quando lo sceriffo lo aveva usato per cancellare il tatuaggio che avrebbe potuto provare la colpevolezza di Guy nel tentativo di uccidere Re Riccardo.
- Fai strada.
Guy lo condusse fino alla sala delle torture ed entrambi sospirarono di sollievo nel vedere che era vuota e che non c'erano tracce di sangue fresco sugli strumenti.
- Andiamo via. - Disse Guy. - Non mi è mai piaciuto questo posto.
- Credo che a nessuno possa piacere un luogo come questo...
- Allo sceriffo sì.
- Non capirò mai come potevi accettare di obbedire ai suoi ordini.
Gisborne evitò di guardarlo.
- Non era così semplice, Hood. Non avevo molta scelta, non ne ho mai avuta...
- C'è sempre una scelta.
- Ora lo so. Ma non è sempre stato così. Lo sceriffo è sempre stato bravo a manipolare la gente e io non avevo nessuno. A volte riusciva a farmi credere di essere importante per lui, si comportava quasi come un padre e io volevo solo potergli dimostrare di meritare la sua fiducia. Ero giovane, ingenuo e da troppi anni ero costretto a lottare da solo contro il mondo intero per sopravvivere. Vaisey mi ha offerto la sicurezza che non avevo più conosciuto da molto tempo, mi ha gettato le briciole di un finto affetto e io ero fin troppo desideroso di credergli. Avrei fatto qualsiasi cosa solo per avere la sua approvazione e quando ha iniziato a mostrarmi il suo lato peggiore ero già troppo legato a lui per poter capire del tutto la sua vera natura o per ribellarmi. Sai, Hood, forse quelli che mi chiamavano “cane dello sceriffo”, non sbagliavano poi così tanto...
Robin lo guardò, stupito nell'accorgersi che Guy gli stava mostrando il suo lato più vulnerabile, poi annuì e gli mise una mano sulla spalla.
- Adesso sei libero.
- Già. Ma questo non può cambiare il passato, però.
Robin non trovò nulla da dire in risposta a quelle parole e si limitò a dare una stretta amichevole alla spalla di Guy prima di togliere la mano.
- Ora cerchiamo Djaq.
- Conosco un modo per arrivare alle stanze dello sceriffo senza essere notati. C'è un passaggio nascosto ed era utile per organizzare incontri segreti con i cavalieri neri. Alcuni di loro non vogliono rendere note le loro alleanze, perciò incontrano Vaisey in segreto. Vieni, è da questa parte.

Djaq tenne lo sguardo fisso su una delle gabbie per uccelli appese nella stanza, ignorando le domande dello sceriffo.
Si concentrò sui dettagli del canarino che saltellava tra le sbarre e osservò ogni minima sfumatura delle sue piume. Per lei doveva esistere solo quello, un uccellino grazioso che arruffava le penne.
Il resto del mondo era tagliato fuori: non c'era paura, non c'era odio, non c'era dolore.
Vaisey ripeté ancora una volta la sua richiesta, ma Djaq scelse di non sentirlo e lo sceriffo la schiaffeggiò duramente, gettandola a terra.
Dal pavimento la ragazza saracena cercò con lo sguardo la gabbia del canarino e tornò a fissare la bestiola. Non doveva avere paura, si ripeteva, oltre a quell'uccellino nulla era reale.
Se si fosse distratta, prima o poi avrebbe ceduto alla paura o alle torture e allora sarebbe morta oppure avrebbe accettato di creare per lo sceriffo sostanze pericolose da usare come armi.
Sentì i passi di Vaisey che si avvicinavano a lei e restare concentrata diventò sempre più difficile: il cuore le batteva più forte e sentiva i palmi delle mani umidi di sudore.
Lo sceriffo si chinò su di lei per colpirla ancora e Djaq chiuse gli occhi, ma nessuno la toccò e Vaisey emise un grido di rabbia. La ragazza si azzardò a guardarsi intorno e vide che lo sceriffo era stato bloccato contro il muro da due frecce che lo avevano sfiorato e che gli avevano trapassato i vestiti, inchiodandolo al rivestimento di legno della parete.
Djaq riconobbe l'impennatura bicolore usata da Robin e quella nera del Guardiano Notturno e sorrise, rialzandosi velocemente da terra e fuggendo fuori dalla porta della stanza di Vaisey.
I due uomini la stavano aspettando nel corridoio e Djaq avrebbe voluto abbracciare entrambi per ringraziarli, ma non ne avevano il tempo: lo sceriffo stava chiamando a gran voce le sue guardie e si sentivano già i passi pesanti dei soldati che si avvicinavano velocemente da entrambi i lati del corridoio.
- Di qua. - Disse Guy in un sussurro, indicando una porta vicina a loro ed entrarono tutti e tre in una piccola stanza non utilizzata dove erano stati accatastati vari bauli vuoti.
- Non c'è via d'uscita da qui! - Disse Robin.
- Nascondetevi nei bauli e aspettate. Una volta che saranno passati sarà possibile fuggire nella direzione da cui sono venuti.
Djaq scosse la testa.
- Se si trattasse solo delle guardie potrebbe funzionare, ma lo sceriffo non si lascerà ingannare.
- Per questo ho detto “nascondetevi”. Io lo attirerò lontano da voi. - Disse Guy, poi si mise un dito sulle labbra per fare segno di tacere e fece per tornare nel corridoio.
Robin lo fermò, prendendolo per un braccio.
- Ti cattureranno. - Disse sottovoce.
- No, perché poi sarai tu a distrarli. So che non gli permetterai di prendermi. - Disse, liberandosi dalla stretta di Robin e scivolando fuori dalla stanza prima che il fuorilegge potesse impedirglielo.
Corse lungo il corridoio senza preoccuparsi di fare rumore e tornò verso la stanza di Vaisey, raggiungendola proprio nel momento in cui lo sceriffo ne usciva, accompagnato da un gruppetto di guardie.
Guy prese di mira con l'arco il soldato più vicino allo sceriffo e lo colpì a una gamba, poi si voltò e corse via.
- Era il Guardiano Notturno! - Gridò Vaisey, sempre più furioso. - Catturatelo a ogni costo!
I soldati partirono all'inseguimento con lo sceriffo che li tallonava subito dietro.
Vaisey voleva la testa del Guardiano Notturno, voleva smascherarlo e ucciderlo nel modo più umiliante possibile. L'ultima volta che si erano incontrati, il cavaliere mascherato aveva inferto un duro colpo al suo orgoglio, gettandolo nel fango davanti a tutta la popolazione di Locksley e lo sceriffo aveva giurato di vendicarsi prima o poi.
Ora, a quanto pareva quel momento era arrivato.

Robin e Djaq attesero che i passi dei soldati si fossero spenti in fondo al corridoio prima di azzardarsi a uscire dal loro nascondiglio.
- Stai bene? - Chiese Robin. - Lo sceriffo ti ha fatto del male?
- No, non ne ha avuto il tempo. - Disse la ragazza, poi gli lanciò uno sguardo di rimprovero. - Non avresti dovuto chiamarlo. Per lui è un rischio troppo grande essere qui.
- Non farlo sarebbe stato un insulto per Gisborne. Sa combattere e conosce bene il castello, riuscirà a cavarsela. E poi ci teneva davvero a salvarti.
Djaq lo guardò, con un sorriso divertito che fece accigliare Robin.
- Cosa c'è?
- Niente. - Disse la ragazza con aria innocente. - Solo che è strano vedere come è cambiata la tua opinione nei suoi confronti. È bello che possiate essere amici nonostante tutto.
Robin aprì la bocca per obiettare che Gisborne non era suo amico, ma si fermò prima di iniziare a parlare.
Era vero?
Di certo non erano più nemici e Guy era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia, ma amici?
Da quando si era unito a loro come Guardiano Notturno, Robin doveva ammettere di aver trovato piacevole la presenza di Gisborne e spesso si divertiva a punzecchiarlo, ma non si era mai soffermato a pensare alla loro come a una vera e propria amicizia.
Eppure, a pensarci bene, era quello che era.
Guy ora si fidava ciecamente di lui, in un paio di occasioni si era sbilanciato al punto da averlo chiamato fratello e solo grazie alle parole di Djaq Robin capì che probabilmente Gisborne aveva iniziato a considerarlo davvero come un membro della famiglia che entrambi avevano perduto troppo presto, una specie di fratello perduto e poi ritrovato.
Sorprendentemente, Robin scoprì che quell'idea non gli dispiaceva poi così tanto.
Sorrise a Djaq.
- Andiamo a recuperarlo e fuggiamo di qui, prima di finire tutti appesi a una forca.

Guy sentì una freccia che gli passava accanto, sfiorandolo, poi un'altra, più vicina, gli graffiò il braccio, ma lui non si permise di gridare nonostante il dolore bruciante.
Non poteva far sentire la propria voce o avrebbe rischiato di essere riconosciuto dallo sceriffo.
Si diresse verso il portico che si affacciava sul cortile del castello, da lì forse sarebbe riuscito in qualche modo a uscire dal cancello e a mescolarsi tra la popolazione di Nottingham.
I fuorilegge avrebbero organizzato un diversivo per aiutarli a fuggire, e Robin non lo avrebbe abbandonato, Guy ne era certo, voleva e doveva esserne certo, perciò doveva solo resistere e non farsi prendere fino al suo arrivo.
Svoltò un angolo, evitando per un pelo altre due frecce e impallidì nel vedere altri soldati che gli venivano incontro dall'altra estremità del portico.
Impugnò l'arco e arretrò fino a trovarsi con le spalle alla finestra che si affacciava sul cortile. Era troppo in alto per saltare, ma Guy salì comunque in piedi sul davanzale per poter sovrastare i soldati e avere la possibilità di mirare meglio.
Lasciò partire due frecce abbattendo i soldati più vicini, ma non sarebbe riuscito a resistere a lungo: era in trappola.
Lo sceriffo lo sapeva e rideva malignamente, restando al riparo dietro i soldati. Non avrebbe dovuto fare altro che aspettare e il Guardiano Notturno sarebbe finito nelle sue mani.
Gli arcieri tesero gli archi verso l'uomo mascherato, pronti a trafiggerlo, ma Vaisey fece loro segno di aspettare: lo voleva vivo.
- Portatelo qui. - Ordinò.
Guy li tenne a distanza scagliando altre frecce, ma non gliene rimanevano molte e presto sarebbe stato costretto a difendersi con la spada.
Si ripeté che Robin sarebbe venuto a salvarlo e che non doveva dubitare di lui.
Però sbrigati, fratello mio.
   
 
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