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Autore: rora02L    06/06/2015    1 recensioni
In questa raccolta di one shot, voglio parlare di ciò che per i vari personaggi è il "lieto fine" e come vogliono conquistarlo. Ognuno di loro ha la sua idea a riguardo, la sua storia ed il suo modo di agire. Troveranno, alla fine, il loro "happy ending" ?
- 1. My Happy Ending ( Regina e Robin ) *My Happy Ending - Avril Lavigne*
- 2. No Happy Ending ( Belle e Tremotino) * Happy Ending - Mika*
- 3. Where is My Happy Ending ? ( Uncino ed Emma ) * Happy Ending - Tobu*
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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My Happy Ending ...

My happy ending – Avril Lavigne
“Eri tutto, tutto
quello che volevo
Eravamo fatti per stare insieme
ma tutto questo è andato perduto
E tutti i ricordi così vicini a me
svaniscono
Per tutto questo tempo stavi fingendo
Troppo per il mio lieto fine”





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Regina aveva seguito la fatina fino alla taverna dove si trovava il suo vero amore. O almeno così indicava la polvere di fata. “Non sbaglia mai” aveva detto Trilli. E la mora non lo metteva in dubbio, si fidava della sua nuova amichetta alata e buona, le aveva salvato la vita, l’aveva ascoltata, compresa ed aiutata. Regina guardava ammaliata l’uomo che la polvere magica aveva circondato, creando in torno a lui un alone luccicante: le sue spalle erano forti, i capelli biondo cenere, le mani da uomo e quel tatuaggio con un leone l’aveva incuriosita. Si chiese chi fosse. Un principe ? Un soldato ? Un marinaio? O …uno stalliere?
Trilli notò che la donna tentennava e la spronò ad entrare per poi allontanarsi, lasciando a Regina il tempo per prendere coraggio ed andare incontro al suo lieto fine. La mora allungò una mano verso il pomello della porta, senza staccare gli occhi dall’uomo. Sentì il metallo freddo sulle dita e si ritrasse, come scottata, ricordando ciò che Tremotino le aveva detto: “Ti è rimasta solo la rabbia.”
Ed era vero, incredibilmente vero. Le era rimasta solo la sua rabbia come forza per andare avanti. Ma una parte di lei le chiedeva se era davvero così, se era vero che lei ormai era diventata incapace di amare e di essere amata. Sono la regina cattiva .. chi mai potrebbe essere così folle da amare me?
Anche se avesse trovato un uomo disposto ad amarla, lì in quella taverna, avrebbe potuto perderlo come era successo a Daniel. Il suo cuore non avrebbe retto un’altra perdita così grave, sarebbe morta di dolore. Aveva paura di amare, di aprire nuovamente il suo cuore perché ogni volta che l’aveva fatto si era solo fatta del male ed aveva ferito le persone a cui voleva bene. Primo fra tutti Daniel.
Allontanò la mano dal pomello, digrignando i denti per la frustrazione. Per lei non c’era una scelta, poteva solo essere la cattiva ormai. Tutti la odiavano e lei aveva troppa paura per cambiare. L’ignoto la spaventava, non voleva soffrire nuovamente per amore. Le ci erano voluti anni per riparare la ferita che la morte di Daniel aveva lasciato nel suo cuore. E non aveva ancora perdonato Biancaneve e sua madre per averglielo portato via. Lui era il suo lieto fine. Potrebbero togliermelo di nuovo …non voglio. Non voglio soffrire mai più così.
Così Regina si voltò e corse al suo palazzo, trattenendo a stento le lacrime e ricordando a sé stessa chi e che cosa era. Io sono la regina cattiva. Per me, non ci potrà mai essere un lieto fine se non con la vendetta.
*
Si svegliò tra lenzuola candide e nere, in una casa che non conosceva ma che sapeva essere sua. Appoggiò i piedi sul freddo parquet del pavimento chiaro e si avvicinò alla finestra: ci era riuscita. Aveva portato tutti in un nuovo mondo, dove la magia non esisteva e lei era la padrona indiscussa di tutto. Regina sorrise trionfante, ammirando il suo capolavoro. Aveva dovuto sacrificare molto per arrivare al suo lieto fine, ma finalmente la sua vendetta era compiuta.
Si diresse all’antina che portava al guardaroba e notò con piacere che i suoi abiti erano tutti moderni, firmati e stupendi. La sua casa era lussuosa e lei era il sindaco della sua cittadina: Storybrooke. Decise di fare un giro per la città. Tutti quelli che incontrava non ricordavano assolutamente chi fossero realmente. La temevano, rispettavano e amavano proprio come una regina. Andò a controllare personalmente la sua acerrima nemica, che ora si chiamava Mary Margaret ed era una insegnante delle elementari. La vide insegnare ai bambini come costruire una casetta per gli uccellini e fece una faccia disgustata. Non ha perso la sua bontà rivoltante.
Ma la cosa più importante era che finalmente aveva diviso lei dal suo vero amore, che ora giaceva in coma su un letto di ospedale senza che Biancaneve ricordasse qualcosa di lui. Erano due sconosciuti adesso. Ed il principe non si sarebbe mai svegliato dal suo sonno, il loro amore era destinato a restare nel passato e a non ripetersi più. Regina ghignò malefica, osservando la principessa guardare il suo amore senza sapere chi era in realtà. Si sentiva davvero soddisfatta del suo lavoro e festeggiò la sera con Graham, che era diventato lo sceriffo della città e che gli scodinzolava dietro come un bravo cagnolino.
La mattina dopo si svegliò tutto pimpante ed allegra, si vestì elegantemente ed andò nuovamente a fare un giro per la città. Notò con stupore che tutti facevano le stesse identiche cose del giorno precedente, poco cambiava. Iniziò allora a divertirsi per rendere la vita di Mary Margaret un inferno, ma non c’era gusto perché la giovane non ricordava nulla.
Allora si dedicò al giardinaggio, piantando nel suo giardino degli splendidi alberi di mele rigogliosi. Nei giorni seguenti, quella monotonia le stava iniziando a dare sui nervi. Non ne poteva più e sentiva anche un gran vuoto nel cuore. Questo non è il lieto fine che mi ero immaginata.
*
Regina rimase molto turbata vedendo il tatuaggio del leone sull’avanbraccio di Robin Hood. Nella sua mente, rimbombava la domanda che Trilli le aveva fatto: “Sarebbe stato così orribile essere felici?” Digrignò i denti, pensando a quanto era stata sciocca. “Sei così egoista!” aveva detto la fatina, mentre erano ancora sull’Isola Che Non C’è. Lei aveva fatto un sorriso triste: “Caso mai codarda.” Ma Trilli aveva scosso la testa: “No. Non hai rovinato solamente la tua vita, ma anche la sua, negandogli il vero amore.”
In tutti quegli anni, non aveva mai pensato di aver fatto un torto all’uomo col tatuaggio del leone. Pensava di averlo salvato da un amore pericoloso, da un destino infausto. Ma aveva ragione Trilli, lei era stata egoista, oltre che codarda. Ora guardava i lineamenti dell’uomo che stava davanti a lei: era bellissimo. Arrossì e distolse subito lo sguardo quando vide che lui si stava girando dalla sua parte. Si sentì come una ragazzina alla prima cotta. Trilli ridacchiò, restando accanto a lei e tenendo tra le mani  il bicchiere di whisky che stavano bevendo insieme. Decise di spronare un’ultima volta la mora: “Vai a parlargli.”
Regina sgranò gli occhi e balbettò: “M-ma …” La fatina si alzò, sorridendole e facendole l’occhiolino. Regina si passò una mano tra i folti capelli corvini per calmarsi.  Andiamo, hai affrontato pericoli di ogni genere ed ora lasci che un uomo ti metta in soggezione?
Si voltò lentamente verso il tavolo dove Robin ed alcuni suoi amici stavano brindando allegramente. Guardò di nuovo il volto stupendo del fuorilegge, mentre sorrideva e rideva coi suoi amici. Un sorriso sincero spuntò sul suo volto ed arrossì, pensando a quanto era bello. Robin …
*
“Sai perché il bacio del vero amore non ha funzionato?” le aveva chiesto lui, con sguardo serio ed infuocato. Lei aveva solamente scosso la testa, lasciandolo parlare. “Perché io non amo più Miriam … - aveva continuato lui, guardandola negli occhi – io amo te, Regina.” Gli occhi della donna si spalancarono e si sentì morire di felicità. Avrebbe voluto piangere.
“Ma …tu sei sposato …hai un codice morale da rispettare ed io …” non le aveva lasciato il tempo di finire, travolgendola in un dolce bacio carico di amore e passione. Regina sentì le mani dell’uomo scorrere prima tra i suoi corti capelli scuri e poi accarezzarle sensualmente la schiena fino ad arrivare alle natiche. Si sentì mancare, nessun uomo le aveva mai fatto provare una sensazione simile. Le sue labbra stavano andando a fuoco e sentiva la lingua di Robin giocare con la sua. Le mancò il fiato e lo strinse ancora di più a sé, temendo di vivere in un sogno.
Si dovettero staccare per riprendere fiato e la mora gli chiese, col fiato corto ed il viso arrossato: “Ripetilo.” Sembrava più un ordine, ma in realtà era una supplica e Robin lo capì subito e non esitò ad ubbidire, ma solo perché voleva farlo per renderla felice: “Ti amo, Regina.” Lei gli accarezzo il volto, sentendo sotto le dita la corta barba ispida e si rituffò in quelle labbra che la facevano impazzire. Sapeva che stavano sbagliando, lui era un uomo sposato e lei la regina cattiva, nonché sindaco della città. Ma non gliene importava niente del resto del mondo, della morale o del futuro: voleva solo che quel momento con lui non finisse mai.
Sentì poi le mani forti di Robin cingerle i fianchi, senza smettere i baciarla, e condurla verso il muro di pietra della sua cripta. Le loro labbra si staccarono solo per permettere al ladro di rubarle altri baci e di assaporare il suo collo niveo. Regina stava davvero perdendo la testa. Si sentiva per la prima volta in vita sua accettata e amata per com’era e non per ciò che avrebbe dovuto essere. Forse questo è davvero l’inizio del mio lieto fine. Del nostro lieto fine. Robin.
*
I suoi occhi erano gonfi di lacrime, ma sapeva che stava facendo la cosa giusta e non voleva rimangiarsi la parola: avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per salvare la moglie del suo vero amore. Persino rinunciare per sempre a lui. Ma in cuor suo, sperava che Robin riuscisse a trovare un modo per tornare a Storybrooke, per tornare da lei e scegliere lei, una volta per tutte. Aveva fiducia in lui.
Lo guardò varcare il confine, sentendo una stretta al cuore. Perderlo la faceva soffrire e si ricordò di ciò che aveva pensato quando era scappata in lacrime lontano da quella taverna. Io sono la regina cattiva. Per me, non ci potrà mai essere un lieto fine se non con la vendetta.
I cattivi non hanno un lieto fine, mai. Ed anche se lei era cambiata e non cercava più la vendetta, aveva comunque dentro di sé un marchio indelebile che la definiva come “la cattiva”. Lo aveva ricordato bene quando Miriam l’aveva additata sconvolta e le aveva dato del mostro.
“Tu non sei un mostro, Regina.”
Le parole di Robin l’avevano fatta sentire capita e amata. Pensava che non sarebbe mai successo prima. Guardò l’uomo che amava allontanarsi sempre di più, diretto ad una nuova vita con la sua famiglia. Con sua moglie. Sa che non ha avuto scelta, ma non riesce ugualmente a farsene una ragione: si sente abbandonata e rifiutata.
Quando ormai anche Robin superò la linea del confine, tutti gli abitanti di Storybrooke tornano alle loro case. Tranne lei, che rimane lì. Aspetta che anche l’ultima persona se ne vada, per poi scoppiare in un pianto disperato. Sente poi una mano posarsi sulla sua spalla scossa dai singhiozzi. Alza gli occhi arrossati e si volta, trovando davanti a sé suo figlio Henry. La abbraccia, cercando di calmarla. E Regina si china per approfondire il contatto, cercando di alleviare il suo dolore con l’affetto del figlio.
*
Henry era felice che sua madre lo avesse finalmente fatto entrare in casa sua. Era sempre così testarda, temeva che non lo avrebbe più lasciato avvicinare. Le porse una scatola di gelato ed esclamò: “Variegato all’amarena. So che è il tuo preferito.” La donna annuì, facendo un timido sorriso. Guardò poi il cesto che il ragazzo le aveva portato ed il suo sguardo cadde su una bottiglia di vino rosso. Il suo istinto materno si risvegliò: “Ma Henry, come hai fatto a procurarti del vino ? Chi te lo ha dato ? Sei minorenne, non puoi comprare alcolici. Non nella mia cittadina. Dimmi il colpevole, lo –“ Si fermò non appena sentì la risata cristallina di Henry. I suoi occhi si riempirono per un attimo di gioia, era da tanto che non vedeva il figlio così felice in sua compagnia. Si unì alla sua risata con un timido risolino e gli scompigliò dolcemente i capelli.
Henry rispose: “Guarda che l’ho rubato dalla dispensa di nonna. Non l’ho comprato, anche Emma mi avrebbe ucciso. L’ho preso per te, quindi me lo ha lasciato fare … sono molto preoccupato per te, mamma. Permettimi di stare un po’ con te, così ti sentirai meno sola.” Regina tirò su col naso ed annuì, cercando di ricomporsi. Doveva proprio avere un aspetto pietoso.
Chiese poi timidamente al figlio: “Vuoi vedere un film strappalacrime con me ed una coppetta di gelato all’amarena?” Il ragazzo esclamò: “Non è proprio il mio genere di film preferito, ma ci sto … insomma, il gelato mi piace tantissimo!” La mora sorrise, contenta di sentire la vicinanza del figlio. Questo leniva il dolore che provava nel cuore, anche se non lo guariva. Ma le bastava. Forse Robin era troppo per il mio lieto fine…
*
Le tremò la mano in cui reggeva il telefono che Tremotino le aveva passato. Era furiosa. Sibilò quel nome con tutto l’odio che aveva in corpo: “Zelena.” Sentì l’altra ridere nel telefono e la rabbia le montò dentro sempre più: era stata ingannata. Aveva rinunciato a Robin per colpa di quella strega perfida dalla pelle verde. Questa non te la lascio passare, sorellina. Giuro che ti distruggerò! Se hai fatto del male a Robin, ti ammazzo !
Riagganciò con rabbia, rendendosi conto che era nelle mani del Signore Oscuro e che, se voleva salvare il suo amore, doveva agire d’astuzia. Non immaginava certo che Robin avesse messo incinta la strega perfida. Quando lo scoprì, le crollo il mondo addosso. No… allora è vero. Io non potrò mai avere il mio lieto fine.
L’uomo era costernato, ma dentro a Zelena stava crescendo pur sempre suo figlio e non poteva abbandonare una donna che aveva ingravidato lui stesso. E lei non poteva incenerire una donna col pancione. Maledizione ! Ma avrebbe trovato un altro modo per fargliela pagare. Quella serpe le aveva tolto l’amore della sua vita, non sarebbe certo rimasta impunita. Il problema era come superare la cosa.
Si ricordò di un insegnamento che sua madre le aveva dato tanto tempo fa. All’epoca, non aveva prestato attenzione alle parole di Cora, essendo in collera con lei. Ma adesso che ci pensava, si rese conto che sua madre aveva ragione. “Tu sei l’unica causa della tua stessa sofferenza.” 
Lei era il solo impedimento alla sua felicità, era lei che distruggeva ogni cosa che la rendeva felice per paura di essere ferita. Doveva smetterla, cominciando a credere nell’amore e nella speranza. Doveva credere alla promessa che Robin le aveva fatto.
“Io sarò la tua seconda possibilità, Regina.” Doveva solo permettere a sé stessa di essere nuovamente felice, di amare ancora, senza più paura. Anche Daniel avrebbe voluto lo stesso per me. Voleva la mia felicità.
*
Robin le bacia una guancia, mentre se ne stanno accoccolati nel letto della camera di Regina. Le accarezza dolcemente i fianchi, sussurrandole parole all’orecchio: “Mi dispiace … ho combinato un vero disastro.” 
Lei si irrigidisce, ripensando alla sorella rinchiusa ed incinta del figlio del suo amore. Sospira, rassegnata, e risponde: “Ormai il danno è fatto. Inutile stare a ripensarci. Robin… ho una richiesta da farti.”
Lui si strinse ancora di più a lei, facendo aderire il suo petto nudo e muscoloso alle spalle delicate e morbide di lei: “Parla, ti ascolto…” Non sapeva bene come dirglielo, ma ci doveva provare: “Q-quando avremo fatto tornare Emma in sé … io… volevo chiederti se… beh, ecco…” Non ci riusciva, era davvero difficile. Forse perché solitamente sono gli uomini a fare certe proposte e non le donne.
Regina sbuffò, spazientita da sé stessa e si alzò irritata dal letto, sbottando: “Lascia perdere, una stupidaggine.” Robin aveva imparato subito a capire la sua amata, per lui era come un libro aperto. Ghignò, lanciandole una occhiata penetrante: “Regina… mi puoi dire tutto- si alzò anche lui, abbracciandola – voglio sapere che cosa ti passa per la testa. Non aver paura, avanti…” Lei si lasciò cullare da quelle braccia possenti e bisbigliò: “Vorrei un figlio. Da te.” Le sue guance andarono a fuoco. Sentì di aver detto una enorme stupidaggine, dato che Robin non rispondeva ed era rimasto di sasso a guardarla, continuando a tenerla tra le sue braccia. Vedendo l’imbarazzo di Regina sorrise intenerito e disse: “Anche io."
La mora tremò, non si aspettava una risposta così decisa. Ne rimase piacevolmente colpita e sorrise, commentando: “Siamo proprio due pazzi. Tra poco tu diverrai nuovamente padre, avrai un figlio da Zelena… e noi stiamo a pensare ad un altro figlio, ad un futuro insieme e-“ Non la lasciò terminare la frase, in questo Robin era un vero maestro. La baciò dolcemente per tranquillizzarla. Anche lui aveva paura del futuro, ma avrebbe affrontato qualsiasi sfida per stare con lei e vederla sorridere. Quando si divisero, il ladro vide sul volto della sua amata un bellissimo sorriso e non poté fare a meno di esclamare: “Con te, farei qualunque follia, pur di vedere sempre quel tuo bel sorriso.”
Lei ridacchiò imbarazzata. Solo lui riusciva a farla essere così femminile e vulnerabile, sotto i suoi occhi tutte le barriere che aveva costruito per tenere lontani gli altri scomparivano e lei tornava ad essere la vecchia  Regina, la ragazza che amava cavalcare e sognare un futuro di libertà e di amore.
Grazie, Robin. Tu sei il mio lieto fine. Questa volta, non ti perderò.


https://www.youtube.com/watch?v=aXleWP98ytc
Angolo autrice:
Eccomi con un nuovo esperimento, venuto in mente mentre ripensavo alla canzonde di Avril Lavigne che ascoltavo da giovane (sì, ora sono proprio vecchietta ...)
In ogni caso, mi scuso se le parole usate da i personaggi non sono proprio quelle, spero che voi riusciate a capirmi ... non mi ricordo esattamente le parole usate dai personaggi, ma mi auguro che il messaggio arrivi ugulamente. Sopra trovate il link della canzone, molto carina a mio parere ...
Se mi lascerete una recensione, saprò se almeno ho fato un bel lavoro ...
La prossima sarà su Belle e Tremotino ... quindi, se vi interessa, aspettata ancora un po' ;)
A presto e grazie per aver letto !
La vostra Rora-chan !

 
  
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