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Autore: Princess Kurenai    08/01/2009    4 recensioni
[NejiHinata] “ Non gradisco la compagnia delle Geisha.”
Ma allora: perché la guardava?
Perché la spogliava con lo sguardo, togliendole l’unico abito che non poteva assolutamente togliere: quello di Tsubaki?
Perché lui, semplicemente, non aveva visto una Geisha.
[Partecipante al Contest "Into the Book" di Bambi88 e Kalanchoe]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Nuova pagina 1

Questa fic ha partecipato al Contest “Into The Book” indetto da Bambi88 e Kalanchoe.

Avrei molte cose da dire in questo momento, ma non lo farò perché non mi pare giusto.

Quindi, copio incollo quello che ho scritto quando ho mandato la fic per farvi rendere conto di cosa ho passato per scriverla.

Quindi, buona lettura delle mie note e successivamente della fic.

 

E alla fine mi sono ritrovata costretta ad usare il titolo che volevo ma con una delle coppie che non andava bene, e quindi ora questa fic risulta banale e stupida.

Usando altri personaggi, che avevo proposto ma che sono stati bocciati (poi che senso ha ammettere gli spoiler [c'è scritto nel regolamento] quando non si possono usare in realtà?! Che sarebbe successo se io avessi scritto una fic che implicava un finale SasukeShiho [conoscendomi tutto è possibile] senza renderlo un triangolo?), sarebbe risultata decisamente meglio perché mi sarei potuta ‘aggrappare’ a molte più cose che qui ho dovuto adattare al carattere di Hinata, rovinando tutto.

Ho provato anche a scegliere altri titoli ma, come per questo, è stato impossibile dato che per tutte le idee che spuntavano - originali e non scontate, io cerco sempre questo nelle mie fic - non si adattavano alle coppie in elenco (piccoli esempi 'Le ali della sfinge’ era perfetta per una KurenaiNeji ambientata nell’antico egitto [sono entrambi mori e gente bionda o con altri colori non esiste in Egitto], 'Io, Robot' per una ShizuneKabuto [danno l’impressione di essere degli scienziati], 'La piccola ombra' una SasoriHinata [dato che Sasori è piccolo (il suo aspetto è da dodicenne per chi non lo sapesse) Hinata avrebbe descritto la sua ombra, piccola ma rassicurante], 'L'Abito di Piume' una DeidaraIno [entrambi angeli e questo dice tutto], 'Incubi e Deliri' una GaaraTemari [gli incubi di Temari dopo la ‘conversione’ di Gaara che la portano alla pazzia, non incest] e se continuo non la finisco più) e quelle che c’erano per me erano da eliminare a priori dato che non mi piacciono (come le AsumaKurenai - noiose a mio dire, riscuotono il mio interesse solo dopo la morte di Asuma -, KakashiKurenai, KakashiAnko, NarutoHinata, ShikamaruTemari ecc ecc) quindi ho presentato questa ben sapendo che fa schifo non avendo potuto usare al meglio l'idea - ma mi sono presa una piccola vendetta (leggete e capirete ù.ù).

Quindi godetevela, vi basti sapere che non ne sono affatto soddisfatta.

Altre note più importanti e ancora un po' personali, dato che sono stata costretta a usare questa coppia visto che erano gli unici due mori credibili nell’elenco - necessari per l'ambientazione usata -  devo precisare che qui Neji e Hinata non hanno nessun grado di parentela.

Ok, c’erano altri mori ma ho una spiegazione per tutti che vi mostro, tanto per ritardare l’arrivo della fic visto che è penosa.

No, scherzo. Li scrivo per correttezza e per spiegare che mi ha portato a queste scelte (Robi mi conosce e so scrivere su ogni coppia mi venga richiesta ma se ho una trama in testa perfetta posso adattarla ma non modificarla drasticamente). Allora, usare la SasukeHinata avrebbe reso Sasuke OOC (leggendo si capirà). MatsuriKankuro per l'amor dei Kami: Matsuri non esiste è solo un personaggio dei filler e questo va contro il mio amore per il manga.

TentenKankuro li odio entrambi è un motivo infantile ma tutti hanno coppie che non riescono a leggere *fissa Robi*.

TentenKiba amo troppo Kiba per vederlo con lei.

TentenLee sarebbero stati poco credibili sarebbe sembrata una cosa comica e la trama non lo era affatto.

KurenaiAsuma sai che noia vederli insieme ù.ù e poi tra i triangoli - visto che potevo ulteriormente modificare la trama dato che c’ero ù.ù - gli altri mori erano: MatsuriKankuroTenten tre personaggi che proprio non mi piacciono ed è spiegato su, GaaraHinataSasuke passabile anche se Gaara ha i capelli rossi ma come per la SasukeHinata sarebbero risultati OOC, KankuroTentenKiba stesso discorso del: ‘amo troppo Kiba per vederlo con chi odio’ inteso sia come Tenten che come Kankuro (non avete scritto che lo shonen-ai era vietato [sono brava nello svicolare i regolamenti ù.ù] e se avessi letto tra i triangoli una NejiTenKiba giuro che l’avrei fatta dannatamente yaoi con il titolo ‘Orgoglio e Pregiudizio’ e la coppia del mio cuoricino ù.ù [NejiKiba ma già lo sapete]), NejiTentenLee odio le NejiTen di conseguenza ci sarebbe stata troppa violenza gratuita - traducibile semplicemente in splatter e conseguente rating rosso - inadatta alla trama e infine anche le LeeTenKankuro inadatte alla trama.

Detto questo passiamo alle cose veramente della fic [e le due giudici, se ancora leggono, sospirarono sollevate]: Tsubaki è il nome d'arte di Hinata e significa Camelia.

Lo trovo molto azzeccato perché alle Geisha si davano nomi di fiori ed è molto musicale.

Tutti gli altri termini inseriti verranno spiegati alla fine della fic che chiamerei ‘Memorie di un’Oscenità’ scritta in qualche ora [Robi testimonia! L’ho iniziata dopo che ti ho detto che avrei cercato un altro titolo e quando ti ho cercata di nuovo l’avevo finita ù.ù].

Quindi, spero vi piaccia nonostante la scadenza.

 

 

.: Memorie di una Geisha :.

 

Lenta la penna scorreva sul foglio, tracciando precisi e ordinati ideogrammi, illuminati dalla flebile luce di una candela, che narravano la storia di quella giovane donna, dagli occhi di ghiaccio e i lunghissimi capelli corvini, china sulla scrivania.

Scriveva e pensava a ciò che raffigurava osservando quasi con nostalgia i caratteri hirigana (*) che la sua mano tracciava.

Non era strano, dato che lei non era mai stata molto ordinaria, ma doveva scegliere di salvare un qualcosa di sé e della sua vita passata nell’Hanamachi (*), quella sarebbe stata la sua scrittura e, forse, anche le capacità musicali.

Gli unici insegnamenti che la sua vita da Geisha le avevano donato e che seriamente aveva apprezzato, dato che non la mettevano tanto in mostra - la scrittura - e la proteggevano - era la sensazione che suonare le aveva sempre donato.

Nonostante questo, lei non odiava essere stata una Geisha, ma si era sempre fatta molte domande di diversa natura.

Partendo dal perché dovesse imparare tutte quelle arti, quando era chiaro che un giorno il tempo di quelle belle danzatrici sarebbe finito - niente era eterno per lei -, che non sarebbero più state chiamate alle Juuyo (*) e le Ochaya (*) sarebbero state chiuse, fino ad arrivare al chiedersi il perché doveva intrattenere con le sue danze facoltosi uomini, dato che ogni volta il suo corpo si bloccava dall’imbarazzo e anche a che servivano le capacità dialettali e letterarie che aveva studiato, visto che balbettava sempre.

Si chiedeva perché dovesse sempre violentare il suo corpo e il suo spirito, cercando di mantenere una parvenza eterea e sopportare le dure ore si preparazione delle pettinature - e soprattutto gli scomodi giacigli dove era costretta a dormire per non rovinarle (*).

Perché lei era troppo timida per essere una Geisha ma era anche troppo bella per non esserlo e per essere sprecata come Shikomi (*).

Proprio per questo l’Okaasan (*) l’aveva fatta addestrare fino a farla diventare una Minarai (*), in modo che le sue mani non rischiassero di rovinarsi.

Da lì aveva iniziato a partecipare con la sua Oneesan (*) gli Ozashiki (*) e non si era più fermata.

Era diventata un mese dopo una Maiko (*) e aveva perso il suo nome.

“ Tu sarai Tsubaki. Risponderai solo a questo nome d’ora in poi.”, e con quelle parole Kurenai, la sua Oneesan, aveva rinchiuso in una prigione Hinata.

Lei non doveva più esistere per far spazio alla Geisha che, dopo cinque lunghi anni dell’ultimo apprendistato, Tsubaki sarebbe stata ma... non era riuscita a eliminarla del tutto.

Si bloccava sempre.

Le sue rosse labbra tremavano quando l’uomo che doveva accompagnare le rivolgeva qualche domanda.

Le sue gote, fortunatamente coperte dal bianco cerone (*), divenivano sempre scarlatte di fronte ai complimenti.

Tsubaki era sempre Hinata, la goffa Shikomi dell’Okyia (*) della famiglia Senjuu (*), e mai sarebbe diventata la grande Geisha che tutti volevano e che, un giorno, avrebbe ripagato tutti i debiti che aveva contratto dovuti alla sua istruzione (*).

No. Non lo sarebbe mai diventata, anche se Tsunade, l’Okaasan, le aveva sempre detto, con un ghigno divertito di chi la sa lunga: “Guarderanno le tue grazie e non quanto sei impacciata.”

E così era stato fino in effetti.

Tutti la guardavano ammirati.

Tutti desideravano il suo mizuage (*) ed erano disposti a pagarlo anche con cifre esorbitanti.

Questo portava grandi soddisfazioni nell’Okyia ma non era ciò che lei voleva ma non aveva voce in capitolo.

Le donne erano sempre state represse in quella società e le Geisha ne erano l’esempio vivente di quanto fossero costrette a sopportare.

A partire dai bellissimi kimono, la cui lavorazione durava addirittura un anno (*), che le stringevano talmente tanto da evitare loro movimenti troppo ampi - niente corse o fughe, solo piccoli passi sopra gli okobo dalle stringhe gialle (*).

Perché loro, strette in quegli abiti, erano costrette a compiere solo dei minuscoli gesti che per gli uomini - possibili acquirenti del loro mizuage o del loro corpo - risultavano ancor più sensuali.

Se fosse stato per lei, nessuno l’avrebbe mai avuto o almeno fino a quando non aveva incontrato lui.

Un uomo che odiava le Geisha e che aveva incontrato per caso mentre accompagnava Shikamarusan, un uomo che doveva intrattenere, a un torneo di Shogi (*).

Freddo e bello.

Vestito con eleganti abiti dal taglio occidentale scuri che mettevano in risalto il suo corpo.

Portava i suoi lunghi capelli castano scuro raccolti in una bassa coda e gli occhi color lillà scrutavano con attenzione ogni persona presente nella sala.

Era distinto e preciso in ogni suo gesto e atteggiamento, e accompagnava un’altrettanto distinta dama - forse una gaijin (*) - dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, vestiva con un elegante abito viola scuro.

Lei era ignara che cercassero proprio loro, e solo quando Shikamarusan le chiese la cortesia di attendere il suo ritorno, mentre discuteva di faccende private con Ino - il nome della bionda donna straniera -, si rese conto di essere rimasta sola con quell’uomo che le pareva però tanto lontano.

L’aveva guardata con quei suoi chiari occhi, tanto che le era sembrato che fosse riuscito a vedere oltre il bianco trucco del suo viso.

Era arrossita venendo ancora una volta salvata dal cerone, che però nulla aveva potuto contro la sua voglia di sprofondare nell’imbarazzo che le aveva fatto incassare la testa tra le spalle, mentre la frase che aveva pronunciato poco prima, durante le brevi presentazioni, rimbombava ancora in lei: “ Non gradisco la compagnia delle Geisha.”

Ma allora: perché la guardava?

Perché la spogliava con lo sguardo, togliendole l’unico abito che non poteva assolutamente togliere: quello di Tsubaki?

Perché lui, semplicemente, non aveva visto una Geisha.

Non aveva visto quel bel corpo fasciato da sensuali strati di seta.

Non aveva visto l’invitante linea del collo e della nuca che venivano mostrati dalla scollatura anteriore del kimono (*).

Aveva ignorato tutto per andare ad esplorare ciò che c’era oltre la maschera di Tsubaki, colei che era stata nominata una delle più belle Geisha dell’Hanamachi di Kanagawa.

Lui aveva visto solo la goffa e timida ragazza che con i suoi occhi candidi - che fuggivano al suo sguardo - l’aveva stregato.

Aveva battuto la sua repulsione verso quelle donne d’arte e l’aveva sempre cercata diventando inconsciamente il suo protettore.

La seguiva come un’ombra, la portava agli eventi più importanti della prefettura e la faceva sentire una donna e non una Geisha.

La proteggeva come se fossero stati marito e moglie, e infatti lui si era morbosamente attaccato alla sua Tsubaki.

Un affetto così morboso che gliel’aveva fatta odiare per essere ‘la donna di tutti’ - chiunque poteva vederla danzare e suonare lo shimasen e il shakuhachi (*) - ma anche amare fino a comprarla e l’aveva pagata più di qualunque altra Geisha mai esistita, riuscendo a pagare anche tutti i suoi debiti.

Aveva dato fondo a tutti i suoi averi pur di liberarla dalla sua prigione dorata che era l’Hanamachi - la Città delle Geisha.

Si era privato di tutto per darle tutto, anche a costo di non poterla sostenere e di abbandonarla, perché troppo orgoglioso per farsi vedere da lei povero.

Era stato un folle e dolce innamorato, ed era questo ciò che lei narrava in quei fini fogli in quella tarda notte della Tanabata Matsuri (*).

Perché lei da contadinella era diventata Orihime, la ricca Principessa Tessitrice, mentre lui da sontuoso principe era stato disposto a diventare il contadino, Hikoboshi.

Ma se nella leggenda i due amanti, che erano stati divisi dal padre della Principessa da un fiume di brillanti stelle, si sarebbero potuti rincontrare (*), loro non potevano nulla di contro quel torrente di impetuoso orgoglio e amore morboso, per loro non c’era nessun Kami commosso che li avrebbe fatti rivedere e lei piangeva e pregava come Orihime pur di incontrarlo per un’ultima volta.

Pur di sussurrare ancora un flebile: “ Danna.”, in direzione del suo Protettore (*) che per lei aveva amato ciò che odiava.

Hinata - Tsubaki era finalmente morta, non aveva più ragione di vivere - scriveva perché nessuno commettesse più l’errore suo e del suo amato Neji.

Sperava che quelle sue memorie, narrate con un cuore ancora puro in mano, fossero un monito per il futuro per una qualsiasi altra tormentata coppia di amanti.

Hinata sperava ciò, anche perché il suo amore e la sua vita non andassero dimenticati.

Non voleva che tutto morisse con lei o con Neji, perché nella vita esisteva realmente un qualcosa di immortale e lei l’aveva scoperto: era l’amore.

 

 

 

 

Note dell'Autore: Uno dei motivi per cui ho scelto questo titolo era il fatto che potevo sbizzarrirmi parlando delle Geisha - personaggi che amo e dei quali so, modestamente, tutto - e usando termini giapponesi (li so e mi piace usarli e me la tiro pure XD).

Qui sotto quindi riporterò delle piccole note sui termini usati.

- Hirigana: è una delle serie di scrittura in ideogrammi giapponese e si usa per scrivere e anche per i cognomi - per i nomi si usa il Katakana.

- Hanamachi: Sono i quartieri dove vivono e lavorano le Geisha - ci sono le Sale da The e le case delle Geisha.

- Juuyo: semplicemente, sono delle feste importanti.

- Ochaya: sono le Sale da The.

- Pettinature: i capelli delle Geisha venivano acconciati, e lavati, due volte alla settimana - per tenerli fermi venivano tirati all'inverosimile e bloccati con la cera, tanto che alcune Geisha divenivano calve con l'andare del tempo - e per non rovinale con il sonno dormivano con la nuca posata su un piedistallo in legno.

- Shikomi: Sono delle bambine che lavorano come serve per le case delle Geisha e che, contemporaneamente, studiano le varie arti come l'Ikebana, la musica, la danza ecc.

- Okaasan: Tradotto 'Madre', lei è la padrona della Casa dove vivono le Geisha.

- Minarai: Per diventare Minarai, le Shikomi devono superare l'esame finale di danza. Una volta promosse il loro unico compito, per un mese, è fare esperienze sul campo con le Geisha già affermate.

- Oneesan: Tradotto 'Sorella Maggiore', sono le  Geisha già affermate che prendono sotto l'ala protettiva una Minarai che faranno diventare una Geisha. Sono loro a scegliere il nome d'arte per le loro protette.

- Ozashiki: dei banchetti dove le Geisha cantano, suonano e danzano. Spettacoli di intrattenimento.

- Maiko: Livello successivo alle Minarai, qui la ragazza segue la sua Oneesan dappertutto per cinque anni - periodo dell'apprendistato - e prende il suo nome d'arte che solitamente è quello di un fiore.

- Il Trucco: molto importante per le Geisha era il trucco. Il loro nome significa Persone d'Arte.

- Okyia: Le Case delle Geisha gestite dalla Okaasan

- Senjuu: dato che gli spoiler sono ammessi, questo è il cognome di Tsunade - la madre nella fic - che viene svelato da Madara a Sasuke dopo la morte di Itachi. Dato che era il cognome di Hashirama (il nome del primo Hokage) e che Tsunade è sua nipote si suppone che sia lo stesso.

- I Debiti: Le Geisha lavorando devono ripagare i debiti che l'Okyia ha sostenuto per loro. E quindi l'istruzione a scuola, gli abiti e - spesso - anche il prezzo pagato per comprarla dai genitori. Infatti era normale che delle bambine venissero vendute agli Okyia, altre volte invece erano 'Figlie d'Arte' e quindi figlie delle altre Geisha.

- Mizuage: la verginità

- I Kimono: per un Kimono in Giappone occorre veramente il lavoro di un anno. In ogni caso, per la cronaca, erano formati da cinque strati che rendevano alle donne i movimenti molto difficili.

- Okobo: Gli Okobo erano gli alti sandali in legno con una stringa 'stile infradito'. Era gialla per le Geisha e rossa per le Maiko.

- Shogi: Gioco simile agli scacchi,

- Gaijin: Tradotto 'straniero'.

- Sensualità: Per le Geisha. e per il loro periodo di nascita, era sensuale mostrare i polsi e la nuca. Per questo i capelli venivano ritirati e il kimono dietro era scollato. Quella era sensualità.

- Shimasen e Shakuhachi: Sono strumenti musicali. Il primo è uno strumento a tre corde e il secondo è simile al flauto.

- Tanabata Matsuri: La Festa delle Stelle che cade il settimo giorno del settimo mese. Festa scelta non solo per la leggenda [sotto spiegata] che adoro e che si adatta benissimo ma anche perché cade il giorno del compleanno di Kiba ù.ù

- La Leggenda: La leggenda parla di Orihime, la Principessa Tessitrice, figlia di un Kami che un giorno scese sulla terra innamorandosi di un mortale, Hikoboshi - un semplice contadino. I due si sposarono ed ebbero due figli ma il padre della Principessa la costrinse a tornare nel Regno dei Cieli, rinchiudendola in una Torre, ed impedendo quindi ai due amati di stare insieme creando anche la Via Lattea. Ovviamente né Orihime e né Hikoboshi potevano stare l'uno senza l'altro e piangevano e pregavano il Kami per poter di nuovo stare insieme. Lui, commosso, concesse ai due di vedersi solo il settimo giorno del settimo mese. Poi, la leggenda vuole che i due diventino le due stelle Altair e Vega.

- Danna/Protettore: Termine improprio dato che il significato di 'Danna' è 'Marito' e poi 'Protettore'. Ma data la situazione, Neji e Hinata non sono sposati, ho scelto 'Protettore'. Per le Geisha aveva lo stesso significato di 'Marito' dato che questi uomini facoltosi erano i loro soli clienti di solito.

 

Ecco fatto.

È finita.

Datemi della pazza ma io la ShikaIno l’ho messa anche se sono ben conscia che Bambi88 le odia.

Sono stronza e lo ammetto ù.ù

Forse anche stupida per averlo fatto.

Ma capitemi.

Ero abbastanza frustrata ù.ù

   
 
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