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Autore: LysandraBlack    09/06/2015    8 recensioni
Un Tartufo Fondente per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove la Cascata di Cioccolato scende.
Un Tartufo per domarli, un Tartufo per trovarli,
Un Tartufo per ghermirli, e con le calorie incatenarli.
Compito del Concilio di Gran Burrone, dove si sono riuniti i rappresentanti di tutte le razze che seguono diete più o meno sane, è decidere cosa fare del Tartufo caduto in loro possesso. Sceglieranno di distruggerlo, oppure cadranno in tentazione, credendo di riuscire a carpirne la proibita ricetta?
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Boromir, Gimli, Legolas, Un po' tutti
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tre Bombon alla menta ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette Bouchon ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove Manon Blanc agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Un Tartufo Fondente per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove la Cascata di Cioccolato scende.
Un Tartufo per domarli, un Tartufo per trovarli,
Un Tartufo per ghermirli, e con le calorie incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove la Cascata di Cioccolato scende.

 

A Gran Burrone, con aria crucciata e affamata, sedevano diverse figure. Vi erano Elfi, Nani, Uomini, uno Stregone e un Hobbit. Tutta l'attenzione del piccolo gruppo, seduto in cerchio attorno ad un piedistallo, era catalizzata dall'oggetto luccicante sopra di esso.
Si alzò Elrond, prendendo la parola e accogliendo gli ospiti del Concilio. «Stranieri da terre lontane, vecchi amici. Siete stati chiamati qui a rispondere della minaccia di Mordor. La Terra di Mezzo è sull'orlo della distruzione, nessuno può salvarsi. Collaborerete, o cadrete. Tutte le razze sono legate in un unico fato.»
Dopo qualche attimo di silenzio, l'uomo vestito riccamente, Boromir di Gondor, prese la parola. «Ma non capite?» Iniziò, sporgendosi verso il prezioso tesoro a poca distanza da loro. «Questo è un dono ai nemici di Mordor. Perchè non mangiare il Tartufo? A lungo mio padre, sovrintendente di Gondor, ha tenuto le forze di Mordor a bada. Grazie alle verdure del nostro popolo, tutte le vostre terre sono rimaste prive di OGM.»
Uno degli ascoltatori, Aragorn, si mosse a disagio. Era da tempo che le verdure di Gondor, famosa soprattutto per le sue sterminate colture di mais e lattuga, erano a malapena commestibili. Arrivavano da lontano, soffrendo il caldo e gli attacchi dei parassiti: una volta sulle tavole dell'Ovest, non invogliavano certo ad essere mangiate. Ma alcuni dei Nani più anziani e molti degli Elfi lì presenti ricordavano bene i meravigliosi chicchi di mais dorato dei bei tempi andati, per non parlare delle rigogliose insalate miste che riuscivano a preparare grazie alle colture di Minas Tirith.
«Date a Gondor l'arma del nemico!» Continuò Boromir, uno strano sguardo negli occhi. «Scopriamone la ricetta. Usiamola contro di lui!»
«Non potete servirvene.» Sentenziò Aragorn, che non avrebbe mai voluto nemmeno avvicinarsi, al Tartufo Fondente. «Nessuno di noi può. L'Unico Tartufo può essere preparato solo da Sauron.»
«E che cosa ne sa un Vegetariano, di questa faccenda?» Chiese astioso Boromir, che non era mai riuscito a capire perché ci fosse gente ostinata a non mangiare carne.
A quell'ingiuria, Legolas, l'elfo di Bosco Atro, si alzò in piedi, fronteggiando l'onnivoro. «Lui non è un semplice Vegetariano! Lui è Aragorn il Vegano!»
Boromir trattenne a stento lo sdegno. «Aragorn? Questo è l'erede di Isildur?» Non riusciva a concepire come quel tale potesse essere il discendente del famoso Isildur, colui che aveva sconfitto Sauron e assaggiato l'Unico Tartufo.
«Ed erede al trono di Gondor!» rincarò la dose Legolas.
«Havodad, Legolas.» Disse Aragorn, calmando l'amico. Per giorni aveva cercato di spiegargli la dieta vegana, ma non era ancora riuscito a convincerlo a smettere di mangiare le uova, di cui l'elfo andava pazzo. ("Ma Aragorn, il tartufo bianco sulla Cocotte è paragonabile alla pace delle aule di Mandos!") Seppur si conoscessero da tanti anni, non riusciva a perdonaglielo.
L'uomo dell'Est si limitò ad accigliarsi. «Gondor non ha un re. A Gondor non serve un Vegano.» Ma sapendo già come di solito vanno le discussioni con i Vegani, si risedette, chiuso in un silenzio di disapprovazione.
Elrond riprese la parola. «Aragorn, per questa volta, ha ragione. Abbiamo una sola scelta: il Tartufo deve essere distrutto.»
Ci fu uno scambio di sguardi tra tutti i partecipanti del consiglio.
Boromir cercò di sopire il suo stomaco, che gli urlava di fare del Tartufo un gran boccone, in modo da scoprirne la ricetta e rendere gli uomini pronti alla battaglia.
Frodo, che aveva portato il profumato fardello fino a quel punto, lanciò uno sguardo affamato al cioccolatino racchiuso in un'invitante carta dorata. Così luccicante, così... invitante...
Uno dei Nani, Gimli, si alzò in piedi di scatto. «Cosa stiamo aspettando, allora?» Allungò la mano e prese il Tartufo, con tutta l'intenzione di schiacciarlo sotto la scarpa, tutti che lo fissavano atterriti.
Subito, l'immenso potere del dolcetto fece effetto. Una grande esplosione di profumo, con la polvere di cioccolato fondente che si spargeva per quel luogo frequentato per la maggior parte da Vegetariani e fissati delle diete salutari, risvegliando i più bassi istinti di gola di ciascuno degli astanti. Il povero Gimli, ignaro degli effetti dell'Unico Tartufo, cadde a terra in preda all'estasi. Il burro, le uova e il cacao cantavano nella sua testa e facevano ribollire il suo stomaco, causando una paralisi del viso in una stupida espressione di beatitudine e un'esponenziale aumento della sua massa corporea, dato dall'enorme quantità di calorie che il dolcetto sprigionava anche solo ad annusarne la fragranza.
Il Nano lasciò cadere il Tartufo, che rotolò precisamente sul piedistallo, insostenibile tentazione di piacere per gli astanti.
«Il Tartufo non può essere distrutto, Gimli, figlio di Gloin.» Spiegò pazientemente Elrond. «Qualsiasi siano le nostre diete.»
E tutti, anche i coloro che fino a quel momento erano stati scettici, gli credettero. Se nemmeno i Nani, famosi per le quantità di cibo che ogni giorno venivano servite alle loro mense dagli sconfinati depositi di carni salate, insaccati e arrosti sotto le loro montagne, riuscivano a prendere in mano il Tartufo senza essere inebriati del suo oscuro potere, allora nessuno ne sarebbe stato in grado.
«Il Tartufo è stato creato dal cacao del Monte Cacao, e solo lì può essere distrutto.» Continuò l'elfo. «Deve essere portato fino a Mordor, e lanciato nel fiume di cioccolato da dove esso proviene.»
Frodo, a quelle parole, ebbe un mancamento. Chi avrebbe osato intraprendere un viaggio simile, e come avrebbe potuto resistere al profumo del Tartufo?
«Uno di voi, deve fare ciò.» Concluse il Re degli Elfi, osservando attentamente ciascuno dei presenti.
Ancora una volta, fu Boromir il primo a parlare. «Non è semplice, entrare a Mordor. I suoi cancelli di marzapane, sono presidiati da molto più che Cuocorchi. C'è il male che ha sempre fame. E la grande Bocca mastica sempre. E' una landa di glassa, squassata da canditi, zucchero e burro. L'aria stessa che si respira sa di vaniglia. Neanche con diecimila dietologi sarebbe possibile.»
Come, come avrebbero potuto raggiungere il Monte Cacao, attraversando i Cancelli di Marzapane, le Vette di Caramelle e infine le Lande di Glassa, senza cadere nella tentazione del Male, che sempre è all'opera per fare ingrassare gli incauti assaggiatori?
«Non avete sentito cosa ha detto Elrond?!» Lo rimproverò Legolas, alzando la voce per nascondere il grugnito del suo stomaco al solo sentire di tutte quelle prelibatezze. «Il Tartufo deve essere distrutto!»
«E sarai tu a farlo?!» Si intromise Gimli, che non poteva sopportare che uno stupido elfo vegetariano primeggiasse.
«E se falliamo, cosa succede? Cosa faremo quando Sauron si riprenderà ciò che è suo?» Alzò la voce anche Boromir, fronteggiando l'elfo.
«Che io sia dannato, prima di vedere il Tartufo nelle mani di un elfo!» Urlò Gimli, che mai e poi mai avrebbe lasciato che l'elfo assaggiasse anche lui quella prelibatezza del male sotto forma di invitante cioccolatino.
«Nessuno si fida di un vegetariano!» Rincarò la dose il nano, supportato dai suoi parenti.
Si scatenò il putiferio. Spinti anche dalla fame che il profumo del Tartufo del Male provocava in loro, cominciarono a fare le richieste più strampalate, chi chiedeva carote e chi invece invocava panini allo speck e fontina, e tra un boccone e l'altro volavano gli insulti, mentre Aragorn cercava di portare via a Legolas il suo spuntino di frittata e Boromir litigava con Gimli su quale fosse il miglior metodo per rendere il bacon croccante. Persino Gandalf, avendo sentito Elrond rifiutare uno snack ai cereali, lo rimproverò aspramente riguardo all'importanza delle fibre in una dieta equilibrata.
Frodo nel frattempo si sentiva irrimediabilmente attratto dal cacao, e non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato assaggiare quella morbidezza di burro e perdersi nella sua dolcezza... Nella Contea, gli Hobbit avevano una dieta sana ed equilibrata, e non aveva mai pensato che ci potessero essere cibi, chiamati "dolci", così invitanti. Rinsavendo per un attimo, in preda agli influssi del cioccolato, urlò qualcosa che fece fermare tutti i discorsi culinari.
«Porterò io il Tartufo a Mordor!»
Tutti i presenti si girarono ad osservare l'hobbit, stupiti e ,finalmente, senza parole.
«Solo che... non conosco la strada.»
«Ti aiuterò a portare questo fardello, Frodo Baggins.» Lo rassicurò Gandalf.
Anche Aragorn si fece avanti. «Se con la mia dieta o la mia verdura ti potrò proteggere, lo farò.» Annunciò solennemente. «Hai la mia lattuga.»
«E hai le mie uova.» Disse Legolas, che non poteva far cadere nelle mani del Vegano il povero Hobbit.
«E il mio bacon!» Esclamò Gimli, rifiutandosi di far partire il Portatore del Tartufo senza alcun'altra protezione dai dolci se non verdure e frittate.
Tutti guardarono Boromir avvicinarsi. «Porti il destino di tutti noi, piccoletto. Se questo è il volere del consiglio, allora Gondor risponderà.»
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, un urlo interruppe la quiete che si era faticosamente formata. «Hei! Veniamo anche noi!» Improvvisamente, spuntarono altri tre hobbit, che corsero al fianco di Frodo.
«Padron Frodo non va da nessuna parte senza il mio couscous!» Sentenziò Samwise.
«E comunque, avete bisogno di gente intelligente per portare questo... Tortino. Zuccherino. Coso!» Esclamò risoluto un altro.
«Così ti autoescludi, Pipino.» Lo rimproverò Merry.
«Nove compagni.» Constatò Elrond. «E sia. Sarete la Compagnia del Tartufo.»

  
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