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Autore: alessiap93    12/06/2015    1 recensioni
Haley Connery è una semplice ragazza del New Jersey. E' popolare e piena di affetto. Riesce a gestire perfettamente tutti i suoi doveri da teenager, nonostante il suo piccolo "dono" di vedere i fantasmi. Costretta a trasferirsi in Italia, dal nuovo fidanzato della madre, si ritrova a guardare la sua vita da una nuova, diversa prospettiva. Ciò che per lei era diventato normale, si rivela qualcosa che non aveva mai vissuto in tutta la sua vita. Amori che non aveva mai visto né in televisione né letto in nessuno dei suoi romanzi. Una storia coinvolgente ai confini della realtà.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sono contenta di essermi truccata un po' stasera... dopotutto è il ballo della scuola, non posso presentarmi come la solita Haley. Per l'occasione indossavo un vestito grigio lungo fino alle ginocchia, con un corpetto niente male, nero con paillettes e retine. Un tacco 12 che rispettava perfettamente la mia statura, regalandomi quel metro e settantadue che bramo e sempre bramerò. Oggi potevo dire di essere presentabile. Quella chioma mossa castana e lucente cadeva sulle spalle e su una terza scarsa di seno, gli occhi nocciola di quella donnina riflessa di fronte a me accompagnavano un sorriso bianco e perfettamente curato, quasi falso, però, ma non ci avrei giurato. Dicevano che il ballo della scuola avrebbe dovuto essere la serata più bella della vita di un adolescente, allora perché io non ero così euforica come i miei amici? Non mi sentivo parte di quell'entusiasmo, non me ne fregava un cazzo del ballo. Inoltre avevo una brutta sensazione, un disagio inspiegabile che torturava i miei pensieri, un peso allo stomaco che si aggiungeva alla totale svogliatezza di vivere quella serata. «Haley, c'è Jake, sbrigati!» Mia madre. La sua voce stridula sfondò le mura della mia piccola stanza verde acqua. L'intrepida Michelle rimase incinta a vent'anni da un uomo del quale mi parla a malapena, un uomo che ha contribuito solo con i suoi spermatozoi. Sapevo soltanto che il suo nome fosse Michael Morgan, che se n'era andato dalla nostra città di Lakewood, nel New Jersey e che non si meritava nemmeno di essere nominato, tanto che quella squilibrata di mia madre, per eliminare ogni sua traccia dalla mia vita, mi dette il suo cognome. Quindi eccomi qui, Haley Connery, un'adolescente senza un padre e con le crisi esistenziali della madre in casa. C'è solo una cosa della mia vita che mi rende speciale, fuori dal comune. Io... vedo i fantasmi. Percepisco la loro presenza e può sembrare una cosa strana, ma posso diventare loro amica. Quando ero piccola, la Michelle credeva avessi degli amici immaginari, ma erano tutt'altro che immaginari, loro erano come noi umani, ma immortali e invisibili agli occhi degli altri. Ricordo ancora la sua espressione ogni volta che vedeva la sua bambina giocare da sola. Beh, mamma. Io non sono mai sola, pensai girando velocemente una ciocca di capelli con la piastra e mettendo i miei migliori orecchini. «Metti quelli più semplici. La semplicità ti rende più donna di quanto tu pensi» Patty, il fantasma rintanato da una vita a casa mia, m'indicò un paio di punti luce enormi e mi sorrise calorosamente. «Basta guardare te per capirlo, ci vediamo stanotte!» sussurrai piano per non farmi sentire da mia madre e le mandai un bacio affettuoso. Nonostante il mio disagio, cercai di essere splendida e, con un grande sorriso, scesi aggraziata le scale. Jake era lì, lindo e pinto che mi aspettava con una piccola scatola in mano, probabilmente uno di quei fiori da mettere al polso, e guardava ammaliato. I suoi occhi verde scuro mi fissavano e il suo sorriso da ebete spuntò come un arcobaleno dopo la pioggia. Ridacchiai di lui, della situazione in sé e dei suoi capelli castani super gellati, che gli donavano come un fiocco a un lama. «Sei bellissima» mi disse sincero. «Ciao anche a te, grazie». Mi afferrò per mano e m'infilò il fiore bianco nel polso riempendomi di sguardi maliziosi. «Arrivederci, Michelle» fece l'occhiolino a mia madre cercando di sembrare più maturo, anche se non lo era per niente. «Hai affittato una limo!» gridai sorpresa, gli gettai addosso le braccia e avvicinai le mie labbra alle sue. «Non dovevi, sei stato dolcissimo» «Ehy, ti amo, piccola» mi sussurrò. «Anch'io», mentii. Ok, non amavo Jake, ma gli volevo un gran bene. Perché? Non c'era un perché. Era il mio ragazzo da tantissimo tempo e chissà se alla fine si sarebbe reso conto che la nostra storia sarebbe finita subito dopo il liceo. Storia? Chiamiamola... diario di bordo, semmai. Stavo bene con lui, mi faceva sentire a mio agio, ma mi annoiavo. In più a volte sapeva essere un completo idiota. Era un crimine forse fingere di amare? Probabilmente. Ma fra qualche mese mi sarei trasferita in Italia con mia madre dal suo nuovo fidanzato e sua figlia, quindi tanti saluti al mio ragazzo storico. Entrammo in limousine e facemmo strada. Claire e James ci aspettavano davanti al cancello del palazzo di Claire. «Claire, sei stupenda, entrate!» cercai di mostrare il mio più grande entusiasmo, temevo che si capisse che non ne avevo nemmeno un pò. Soprattutto guardando lo schianto di migliore amica che mi ritrovavo accanto. Il suo biondo cenere spiccava nel buio del lussuoso veicolo, abbinato a un vestito lungo con uno sdegnoso strascico e il suo James, con i suoi occhi Hazel e capelli lunghi biondi, sprizzava fascino da tutti i pori. Grazie a loro due, io e Jake eravamo entrati nella categoria dei "popolari". Quando arrivammo a scuola, si sentiva provenire dalla palestra la musica assordante che ci invitava a entrare e a scatenarci assieme a essa. Palloncini sdolcinati ostacolavano l'entrata, brillantini e festoni adornavano la palestra e le luci danzavano piroettando per la grande stanza. Quel groviglio allo stomaco aumentò non appena vidi tutti quei ragazzi con i loro vestiti eleganti e quella dannata euforia del cazzo che si trascinavano dietro. Feci una smorfia notando che i miei amici si sarebbero uniti a quell'euforia, mentre io avrei preferito passare la serata in pigiama a leggere un buon libro o a mettermi a passo con le mie serie tv preferite; era Luglio e la pausa dei telefilm era già iniziata, quindi avrei potuto benissimo guardarli durante l'estate. I miei pensieri vagarono sulle serie soprannaturali che ero solita guardare, quegli amori epici che mandano in fibrillazione ogni minima parte del tuo corpo e ti fanno desiderare di cambiare vita. «Toglieresti quella faccia di cazzo per una sera? Fallo per me!». Gridò Jake al mio povero orecchio stringendomi la mano. Per te? Dilatai le narici infastidita dal suo linguaggio. In fondo ero la sua ragazza, non uno dei suoi amici camionisti. Mi staccai dalla presa e raggiunsi Claire, che già si era avvinghiata al tavolo degli analcolici e che presto, lontano dagli occhi indiscreti degli insegnanti, si sarebbero trasformati in superalcolici. «Dai, piccola! Scherzavo!», sentii Jake mentre mi allontanavo inasprita. In quella grande stanza fastidiosamente colorata vi erano circa settecento studenti arrapati in preda al caldo bollente di Luglio. Jake e James non erano da meno, li notai sfondare la pista da ballo scatenandosi in mezzo alla folla. «Claire, devo parlarti, adesso!». Lei finì di riempire i bicchieri di Punch e mi fece cenno di andarci a sedere a un tavolo appartato. L'aiutai con quei bicchieri quando vidi il suo insulso strascico incastrarsi tra le scarpe e ci sedemmo al tavolo più lontano della stanza. «Da questa mattina, ho la sensazione che da un momento all'altro debba accadere qualcosa, ma non so cosa e mi sento confusa, irritata, stressata... » «E' possibile che siano loro a farti sentire così?» mi chiese perplessa mentre usciva dalla sua pochette una fiaschetta d'acciaio. Sì, Claire sapeva tutto di me. Era la mia migliore amica, le avrei affidato la mia stessa vita e, in fondo, se non avessi condiviso questo segreto con qualcuno, sarei impazzita. «Non saprei. Potrebbero, ma non ne sono sicura, di solito quando ci sono loro non mi sento cosi. E' una cosa a cui sono abituata, lo sai. E' un' altra sensazione, come un peso, sento che qualcosa andrà storto». Feci una smorfia quando Claire cominciò a correggere i due Punch. «Non preoccuparti, passerà. Non pensarci, siamo al ballo, cazzo! Secondo me sei nervosa perché la scuola è finita e adesso devi dedicarti al trasloco e all'Italia». In effetti non ci avevo pensato. Il mio inconscio stava crollando dai nervi. Era sicuramente questo il motivo. Mi porse il bicchiere e levò il suo a mo' di brindisi «Pensa solo a divertirti! Brindiamo a questa serata» disse infine, frustandomi col suo sorriso brillante. «Cin Cin!» sbattei il mio bicchiere contro il suo e ricambiai il suo sorriso bevendo precipitosamente quel Punch. «Adesso andiamo. Quei deficienti ci staranno cercando!» mi alzai dalla sedia, porsi la mano a Claire e la trascinai fino alla pista da ballo raggiungendo i nostri ragazzi. «Piccola, dai fammi un sorriso e balla con me» «Sei un'idiota!» dissi fingendomi offesa. «Si, ma tu ami quest'idiota». Non risposi, mi gettai fra le sue braccia e ballammo insieme. È vero, era un cretino, ma nonostante tutto tenevo tanto a lui. Quella serata si faceva sempre più divertente. Dopo aver parlato con Claire mi sentii molto più sollevata e finalmente mi lasciai andare. In effetti Jake aveva ragione, le mie espressioni da snob potevano dare fastidio. Ballammo, bevemmo e ci scatenammo per tutta la serata. Il re e la reginetta del ballo erano stati incoronati e la serata stava quasi per concludersi. Ringraziai Dio per aver fatto affittare a Jake una limousine, perché sicuramente né lui, né James erano in grado di guidare. Salutai con affetto i miei compagni di scuola, poiché non li avrei mai più rivisti. Adesso sì che potevo dire di aver concluso con quella vita. Avrei passato la mia ultima estate nel New Jersey e poi avrei cambiato continente. Ero eccitata, tremolante e con gli occhi dilatati. La limousine sembrava essersi ingrandita al nostro ritorno, Jake continuava a baciarmi ed io a lasciarmi trasportare dal suo affetto, nonostante puzzasse di punch e vodka. La notte incombette umida e scura e fui costretta a mettere il mio scialle brillantato. «Dai amore, qui ci si spoglia e tu ti vesti?» Jake era il più fradicio di tutti, mi abbassò lo scialle e mi baciò la spalla. Cominciavo a infastidirmi di nuovo e sbuffai scansandomi. Mi girai verso Claire, mi aiuti per favore? Pensai, ma era troppo impegnata a farsi mettere le mani addosso da James. Ok, non c'era scampo. Cosa poteva succederci? Cercai di rilassarmi di nuovo evitando di far polemizzare ulteriormente Jake. «Che ne dite? Finiamo la serata con questa?» Jake uscì una bottiglia di Champagne e quattro bicchieri di vetro da un cassetto sotto il sedile, ammiccando con i suoi occhi verdi ridotti in fessure. Ma quando finisce la serata? «Sì, dai versa!» Claire e James si staccarono da quelle disgustose effusioni e si unirono all'ultimo brindisi della serata. «Al nostro quinto ed ultimo anno!» disse James alzando il bicchiere. La mia paranoia aumentò, ed io? Pensai. Il mio ultimo anno l'avrei fatto in Italia, lontano da loro, dai miei migliori amici, sentivo che mi odiavano in quel momento. «Haley, ti amo, ma ti odio allo stesso tempo perché ci stai abbandonando» ovvio, Jake l'idiota era sempre pronto a dire la sua. Gli gettai un'occhiataccia e alzai il bicchiere anch'io. «Cin, cin!» Clare mi schiacciò l'occhio sorridendomi col suo rossetto rosso sbavato. Ma quanto avevamo bevuto? La limousine s'ingrandiva sempre di più e le facce dei miei amici mi giravano intorno piroettando divertite. Jake ci provò di nuovo, mi sfilò con delicatezza lo scialle e mi guardò con i suoi occhioni desiderosi di me. Mi addolcii, sperando che se l'avessi accontentato forse mi avrebbe lasciato andare quella notte. Mi morsi il labbro inferiore accarezzando il suo viso trasformato dall'alcol con le mie mani gelate. «Ma almeno posa il bicchiere!» dissi tra un bacio e un altro. Jake gettò lo Champagne in un colpo tra le fauci, ma non ebbe il tempo di ingoiare. Successe tutto in fretta. Il veicolo sbandò improvvisamente, il bicchiere si scagliò dritto sulla faccia di Jake e tutti sbattemmo l'uno contro l'altro. «Oh mio Dio, Jake!». Cercai di aprire lo sportello, ma era tutto sigillato e la macchina continuava a sbandare irrefrenabilmente. Con le lacrime agli occhi bussai al finestrino che ci separava dalla postazione dell'autista, ma nessuno rispondeva. Jake era sopra di me, sanguinante e sofferente. Claire e James chiudevano gli occhi imprecando e stringendosi ai sedili. «Aiuto, cazzo! Aiuto!» Poi sentii come se i polmoni avessero schiacciato il cuore, la limousine andò a sbattere contro qualcosa, ma ero troppo stordita per capire, cercai gli sguardi degli altri, quello sarebbe stato l'ultimo mio attimo di vita? Era come incontrare la morte, prima di morire, come se essa ci stesse guardando e ridendo in faccia, senza pietà. Fu proprio quando pensai alla morte, che il veicolo si capovolse e capovolse e capovolse. All'improvviso il silenzio, la quiete. Mi ritrovai su un letto soffice con lenzuola bianche e grigie. Attorno a me altri due letti vuoti, una televisione appesa al muro bianco, un comodino accanto a me con un vaso di fiori, il mio borsone fuxia che spiccava fra quei colori spenti e mia madre in una poltrona che mi fissava con gli occhi gonfi. «Oh, tesoro! Finalmente sei sveglia!» si mise a singhiozzare saltandomi addosso con noncuranza. Aggrottai la fronte in cerca di un ricordo, di spiegazioni. «Ma cosa è successo?», la mia testa era di piombo. «Non preoccuparti, amore, andrà tutto bene! Ci trasferiremo lontano da qui, andremo da Paolo». Lei singhiozzava lacrimando quelle soffici lenzuola bianche. Io perdevo già le staffe, odiavo quando parlava a tratti, mi feci seria e la guardai fisso negli occhi. Con il pollice spazzai via una sua lacrima. «Mamma, cosa è successo, cazzo!» lei sussultò, spalancando la bocca per la mia imprecazione. «Non capisco, tu sei rimasta illesa. Claire è in un'altra stanza, ha subito un lieve trauma cerebrale, guarirà. James ha solo qualche frattura e Jake... », ed è lì che tutto a un fiato mi disse: «è morto». Morto? Non riuscii più a proferire parola. Non reagii, mi accasciai nel letto sentendo tremare gli occhi e le labbra. Sentivo cascate morbide e bollenti rigarmi il viso. All'improvviso quel poco che ero riuscita a costruire in tutta la mia vita, era crollato. Il mio mondo, stupido, pieno di regole e falsità, ma semplicemente mio, era svanito. Avrei avuto altri due mesi per mettere tutto a posto. Avrei avuto la mia ultima estate con i miei migliori amici e il mio ragazzo. E invece? "Haley, ti amo, ma ti odio allo stesso tempo perché ci stai abbandonando" mi aveva detto. Sei tu che mi hai abbandonato, Jake! Te ne sei andato via! Lasciai scorrere le lacrime ricordando perfettamente cosa era successo in quella limousine.
   
 
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