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Autore: Rebecca04    14/06/2015    2 recensioni
[Scritta a quattro mani con MissisMalfoy (dentro trovate scritto _Alexa_ perchè ha fatto richiesta per cambiare nome)]
Merlin giovane universitario è stato costretto da ormai un anno ad abbandonare gli studi per cercare lavoro.
Trovato un annuncio per un lavoro ben remunerato come babysitter si presenterà alla casa dell’ombroso Arthur Pendragon per badare alla piccola Morgana.
Nessuno dei tre potrà immaginare quanto la loro vita cambierà da questo incontro.
(Revisione in corso)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ricordo che questa ff è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Come sempre un caloroso ringraziamento a chi ha recensito, messo tra le seguite, preferite o ricordate la storia!
Buona lettura!



Un amore di babysitter

Polpette e altri guai
La sveglia suonò alle sei di mattina precise.
Una mano giovane, tremolante e lenta si avvicinò al tasto di spegnimento per farla smettere di suonare, mentre due profondi occhi zaffiro facevano capolino da due pesanti e sonnolente palpebre: Merlin si stava pian piano svegliando.
Riuscì a mettere a fuoco il soffitto della stanza dopo qualche minuto, passando a stropicciarsi gli occhi con le nocche.
Alzarsi così presto la mattina era sempre un gran peso, ma dopo una bella doccia niente riusciva a fermarlo.
Si alzò mettendosi seduto sul lato del letto e infilò svelto le infradito ai piedi, per poi alzarsi e aprire il grande armadio. All’interno vi prese della biancheria ed un cotonato accappatoio blu, chiudendo poi le ante per uscire dalla camera.
Mentre si dirigeva verso il bagno, gli saltò alla mente di curiosare, prima o poi, nella grande stanza che si trovava fra la finestra di fine corridoio e quella di Arthur, ma poi ci ripensò, perdere quel lavoro sarebbe stato un problema.
Entrò nel mattonellato bagno bianco con sfumature verdi che si collocava fra la stanza di Morgana e quella sua.
Ricordava la prima volta che c’era stato il giorno prima; un “Wow!” gli era scappato dalle labbra, ripensando al suo piccolo bagno due per due che aveva nella casa con la madre. Questo era nettamente diverso, soprattutto la grande vasca con l’idromassaggio che ospitava.
Prima o poi ci avrebbe fatto un bagno rilassante, ma di certo non era quello il momento.
Poggiò l’accappatoio sul lavabo alto e bianco che vi era al centro del muro frontale alla porta, guardandosi all’enorme specchio che vi era posizionato sopra.
I capelli erano da pettinare, la faccia da lavare, gli occhi da svegliare. Anche le labbra sembravano scese al mento per quanta sonnolenza quel volto mostrava.
- Buongiorno Merlin. - Si disse per poi allungare un dolce sorriso sotto il naso.
Aprì l’acqua della doccia, di fronte alla vasca, regolando la temperatura e dopo aver fatto i suoi bisogni, entrò.
Il ragazzo mentre si sciacquava si cimentò in mille pensieri per far divertire Morgana nella giornata. Sapeva che una buona colazione rendeva i bambini e anche gli asini adulti energici fino all’ora di pranzo e l’idea di una crostata alla frutta gli balenò in testa.
La marmellata era già pronta nella credenza e non ci avrebbe messo molto, in quanto i tempi di cottura variavano intorno ai quaranta minuti.
Chiuse il soffione una volta finito di lavarsi, ma nell’uscire dalla doccia scivolò, sbattendo la fronte contro il muro.
- Oh, no… - Sulla destra della fronte Merlin notò subito una chiazza rossa che continuava a ingrossarsi ed innalzarsi. Come lo avrebbe spiegato al duetto che, per sua fortuna, ancora dormiva profondamente?
Sospirò, chiudendo gli occhi dal dolore quando con un dito si toccò la fronte. Decise di far finta di niente, dopo tutto non era molto visibile…
Si infilò l’accappatoio e le infradito, uscendo dal bagno in punta di piedi.
In camera decise di infilarsi un comodo paio di pantaloncini e una maglia a maniche corte blu. Niente di speciale.
Scese le scale, trascurando di appoggiare la mano sul corrimano. Solo alla fine di esse si mise a ridere per quello che aveva fatto. Se Morgana lo avesse visto scendere le scale senza reggersi, sarebbero stati fuochi d’artificio.
Guardò l’orologio sull’arco della cucina: le sei e venti precise.
Aprì uno dei cassetti sotto il piano di preparazione, prendendo un grembiule bianco che legò successivamente alla vita. Dagli sportelli posizionati sopra il piano, invece, prese tutto l’occorrente per preparare la pasta frolla.
A Morgana piacerà molto e penso che anche Arthur ne rimarrà contento.
Dopo essersi accorto di aver pensato in modo carino ad Arthur si diede un pizzico sulla mano con tanto di “Ahio!” a seguito.
Si mise al lavoro e verso le sette cominciò a sentire i primi movimenti al piano di sopra. Svelto imbandì il tavolino della cucina con tre tazze, tre tovaglioli, tre bicchieri, tre piattini, cereali, cucchiaini, succhi di frutta, caffè, zucchero e la crostata coperta da un tovagliolo. La scelta delle tovagliette era stata ovvia: per Morgana aveva messo la Barbie bionda, per lui quella mora e per Arthur, invece, Ken.
Nell’attesa cominciò a pulire il lungo piano di preparazione, lavando via la marmellata dal marmo.
Arthur scese verso le sette e venticinque, senza fiato, di corsa, quasi rotolando per le scale, ma ci fu una cosa che Merlin notò; i suoi zaffiri erano fermi sul busto del ragazzo.
La bianca camicia fasciava perfettamente la muscolatura di Arthur, non lasciando nulla all’immaginazione. La cravatta nera non stonava affatto con le labbra increspate del biondo, intento a sistemarsi i bottoni della giacca che poggiava leggiadra sulle larghe e possenti spalle. I pantaloni neri e lunghi finivano in eleganti scarpe, così da Merlin definite in quel momento, da ufficio. Aveva fatto tardi, ma l’eleganza con cui portava quegli abiti firmati e ben stirati non sembrava farlo notare.
- Merlin, che ci fai lì imbambolato? - Arthur si avvicinò alla tavola, prendendo la tazza e riempiendola di zucchero e caffè.
- Niente, io ho fatto… - Subito Merlin venne interrotto da quegli occhi celesti.  - Che succede? - chiese, quasi tremante.
- Cosa hai in testa? - replicò Arthur, posando un dito sulla propria fronte, indicando sicuramente la chiazza rossa su quella di Merlin.
- Nulla, ho solo battuto la testa…
Arthur lo squadrò un attimo, anche se il grembiule bianco non gli permetteva di osservare gli abiti del moro.
- Merlin, sei qui per lavorare, non per abbracciare le mura di casa. - Il biondo lasciò la tazza ormai vuota sul tavolo, prendendo la ventiquattro ore che la sera prima aveva lasciato sul tavolo. - E comunque il caffè era orribile.
Merlin girò gli occhi, cercando di non sbuffare troppo dal nervoso.
- Comunque ho…
- Devo andare Merlin, sono in ritardo. - Arthur si diresse veloce verso la porta, sistemandosi continuamente la giacca lungo le maniche, era dannatamente bello in quelle vesti.
- Ah, Merlin.
Il moro alzò il viso sentendosi chiamare. Gli occhi dritti sulle labbra chiuse dell’altro.
- Non voglio sapere il perché, ma c’è della marmellata sul soffitto. - Arthur uscì dopo aver salutato Morgana che intanto li aveva raggiunti nella cucina, sbadigliando e stropicciandosi gli occhietti verdi, mentre teneva stretta in una mano la bambola di Barbie.
Merlin subito alzò lo sguardo, fissando la grande macchia arancione. Come era riuscito a far arrivare la marmellata lì in cima? E cosa peggiore, come l’avrebbe pulita?
- Che cosa hai sulla fronte? - Morgana recise i pensieri di Merlin, con la sua vocina dolce e quasi melodica per essere così presto.
- Sono scivolato nella doccia - affermò il ragazzo, guardando con un sorriso la piccola.
- Arthur ci mette sempre le papere gialle. Dovresti farlo anche tu! - Lo canzonò Morgana con tono duro, corrugando la fronte, assottigliando gli occhi e arricciando le labbra.
Il pigiamino leggero e bianco che portava, non faceva di lei certo un angelo, ma dopo tutto, aveva ragione.
- Vuoi fare colazione?
- Si! Voglio i cereali!
Merlin si maledisse fra sé e sé, si era alzato presto per fare una crostata che nessuno aveva voluto.
 

 
Arthur rientrò dal lavoro per pranzo, appoggiò la giacca sull’attaccapanni e solcò il corridoio diretto in cucina, ma si arrestò davanti alla porta del salotto quando vide Merlin.
Le palline degli occhi del biondo compirono un rapido giro in modo da squadrarlo tutto, mentre con la mano andava ad arruffarsi i capelli chiedendosi se non stesse sognando o facendo un incubo, era ancora indeciso su quale delle due versioni.
Il moro stava tirando l’aspirapolvere con indosso le cuffie per ascoltare la musica, ma il peggio era come era vestito.
Aveva una sottospecie di bandana rossa in testa, una maglia a righe bianche e blu sicuramente di qualche anno addietro visto che non gli copriva la pancia e un paio di shorts sgualciti. A concludere la accozzaglia di abiti un paio di clocs bianche palesemente tarocche, che avevano sostituto le infradito.
Merlin si girò rapido ancheggiando, mollando di scatto l’aspirapolvere quando vide Arthur; il tempo era volato senza che se ne accorgesse.
- Io stavo pulendo. - Si tolse rapido le cuffie mentre spegneva l’aspirapolvere.
- Sembri un incrocio tra un pirata e una colf polacca - sentenziò Arthur, allargando la bocca in un sorriso derisore.
Merlin corrugò la fronte aggiustandosi orgoglioso la maglia che riscivolò su, riscoprendo il ventre bianco. Inarcò il sopracciglio sinistro più che poté e le labbra furono tirate a sinistra a disegnare un’espressione più buffa che contrariata, mentre le guance si coloravano di un rosa tenue.  - Beh, io non ho niente né contro i pirati né contro le colf polacche. - Alzò infine il naso all’insù, muovendo leggermente la testa.
- Hai letto il contratto? - disse Arthur veloce.
- Non tutto, perché?
- Perché c’è una parte sulle uniformi.
- Vuoi forse che mi metta uno di quei vestitini francesi coi merletti e la coroncina in testa?? - replicò Merlin in segno di sfida.
Arthur ghignò divertito. - Perché no?
Il moro indietreggiò allarmato, le guance ritornarono pallide mentre gli occhi sembrarono uscirgli dalle orbite.
Arthur iniziò a sghignazzare entrando in cucina tramite la porta scorrevole mentre Morgana tornava dal bagno. - Che succede fratellone?
- Niente Morgana. - Arthur si asciugò le lacrime da tanto che aveva riso.
Merlin entrò in cucina asciugandosi la fronte con la bandana, facendo attenzione al bernoccolo, sorvolando sulla reazione del biondo.
- Preparo il pranzo?
Arthur annuì squadrandolo di nuovo, trattenendo a stento una risata.
Merlin si lavò le mani lanciandogli un’occhiataccia. - Vuoi qualcosa in particolare?
- Il gulasch! - Il biondo riprese a sghignazzare. Dovette allargarsi il nodo della cravatta per non rimanere strozzato, la frangia bionda si alzava e ricadeva sulla fronte, gli zigomi alti, mentre il sorriso era finalmente tornato a illuminare dopo tanto tempo quel viso.
- Il gulasch è ungherese non polacco - puntualizzò il babysitter.
- Merlin mi rifai le patatine?? - La piccolina tirò gli shorts scoprendo l’elastico rosso degli slip del moro.
- No, oggi verdure. - Il moro si ritirò su i pantaloni.
Morgana lo guardò arrabbiata. - Io non le voglio!
- Invece si signorina, se no niente dolce.
- Perché c’è il dolce??
Merlin annuì.
- Allora le mangio, però poche… - Cercò di negoziare lei.
- Va bene. - Il moro iniziò a grattugiare le carote a filetti, mentre Morgana si metteva in punta di piedi per osservarlo.
Arthur andò a riportare l’aspirapolvere, lasciato da Merlin in mezzo al salotto, nel ripostiglio.
- Per me gli stai simpatico - sussurrò la piccina. - È tanto che non rideva così.
- Speriamo. - Merlin lavò le carote e le mise in una ciotola pronte per essere condite. - Vuoi darmi una mano con le polpette?
- Si, mi piace cucinare!
Merlin prese una sedia dal tavolo e la posizionò accanto a lui, aiutando Morgana a salire. - Prendo tutto e cominciamo. - Raccolse l’occorrente mentre la bambina si lavava le mani.
Amalgamò bene tutti gli ingredienti posizionando poi la ciotola con la carne in mezzo a loro due.
 - Facciamo le palline ora.
Morgana prese un pugnetto di carne e sorridente iniziò ad arrotolarla. - Così va bene Merlin?? - Allungò la polpetta sotto il naso dell’altro, orgogliosissima.
Il ragazzo ridusse le labbra a un filo roseo sottile, gli occhi lampeggiarono un attimo, era più una palla da baseball che una polpetta. - È perfetta Morghi. - Si sforzò di sorridere, appoggiando la polpetta nella padella insieme a quelle già fatte.
La piccola sorrise andando ad afferrare altra carne.
Arthur rientrò in cucina sforzandosi di non ridere, andando subito ad osservare cosa stesse cucinando il pirata.
- E questa cos’è? - Indicò proprio la polpetta di Morgana.
- Quella è la polpetta fatta da Morgana! - Si precipitò a dire Merlin, prima che l’altro iniziasse a criticarla. - È bellissima vero?? - Chinò il capo guardandolo serio.
Arthur aveva già la bocca aperta, chissà per dire quale perfidia, ma si ricompose subito alle parole di Merlin, schiarendosi la voce. - Bellissima. - Spostò lo sguardo sulla sorella già intenta a fissarlo.
Morgana sorrise, finendo di preparare la seconda. - Ecco qua! Così una per te e una per Merlin! - Gli allungò la seconda palla da baseball.
Arthur la appoggiò un po’ titubante in padella e l’altro accese il fornello.
Il moro fece scendere Morgana, riportando poi al tavolo la sedia. - Vieni a sederti che tra poco è pronto.
La piccola si sedette aggiustandosi il vestito, mentre il biondo aveva iniziato ad apparecchiare con la sua solita flemma, fermandosi ogni tanto a squadrare il soffitto.
Il moro per tutta la mattina aveva cercato di togliere la macchia, rischiando più volte di cadere dalla scala, ma era rimasto un evidente alone giallogliolo.
- Io chiamerò un imbianchino - disse l’altro, essendosi accorto di dove guardava Arthur.
- Lascia stare, ci penserò io uno dei prossimi weekend. Comunque la vernice te la tolgo dallo stipendio.
Il moro aggrottò la fronte ma alla fine il danno l’aveva fatto lui ed era giusto così.
Condì le carote poggiandole sul tavolo, ritornando di corsa a girare le polpette; quelle di Morgana era più che sicuro che non si sarebbero cotte.
Arrivò con la padella al tavolo. - Quante? - chiese ad Arthur.
- Tre - rispose schietto.
- Merlin dagli la mia, eh!
Il moro ubbidì ai due fratelli.
Servì anche Morgana e infine sé stesso, mettendosi nel piatto anche l’ultima palla da baseball.
- Buon appetito! - La bambina iniziò a mangiare le sue polpette intervallandole alle carote.
I due giovani erano rimasti entrambi a osservare le loro due enormi polpette, di sicuro se non le avessero almeno assaggiate Morgana si sarebbe offesa.
Il moro inforchettò con decisione la palla, tagliandola a metà col coltello mentre Arthur commise l’errore di tentare di tagliarla solo con la forchetta.
La palla sgusciò dal piatto rotolando sulla camicia, per poi arrivare ai pantaloni. Sarebbe rotolata a terra se il genio non avesse chiuso d’istinto le gambe infradiciandosi per bene. - Ma porca…
Merlin e Morgana alzarono il viso dal piatto.
- Ma porca polpetta..! - Riuscì a correggersi Arthur, prima di esclamare qualcosa di peggio.
Morgana scoppiò in una grossa risata mentre Arthur si allontanava dal tavolo per ripulirsi.
- Ti do una mano! - Merlin si diresse verso di lui mentre Arthur rimetteva l’avanzo di polpetta sul tovagliolo.
- Lascia stare, faccio da solo. - Il biondo si alzò in piedi, camminando a gambe larghe verso la lavanderia.
Merlin lo guardò andarsene, era ridicolo, poi tolse il cuscino sporco e pulì subito il pavimento dove Arthur aveva fatto cadere alcuni pezzetti di carne.
Alzò gli occhi dopo aver pulito e vide il biondo passare in mutande per salire verso le scale.
- Arthur ha un fisicaccio, come Goku! - Morgana alzò il braccio stringendo i muscoli.
Merlin sorrise per poi tornare subito serio. - Non voglio che guardi cartoni dove fanno a botte tutto il tempo.
- Ma, ma…
- Niente ma, se ti vedo guardarli niente tv per tutto il giorno.
Morgana sbuffò.
- Su finisci le carotine che poi mangiamo la torta. - Il babysitter si risedette accanto a lei.
La piccina ubbidì controvoglia.
Arthur tornò poco dopo, stavolta in tuta.
- Tutto bene? - domandò il moro.
L’altro grugnì qualcosa di incomprensibile ritornando a mangiare.
Quando tutti ebbero finito Merlin prese i piattini per il dolce e recuperò la crostata della mattina in forno.
Ne diede una bella fetta a Morgana, che quella mattina era proprio stata un amore, mentre lui era occupato a lottare con la marmellata.
- Tu Arthur ne vuoi?
Il biondo grugnì nuovamente e il moro si fermò a mezz’aria col piattino, non capendo, aspettandosi un’occhiataccia perché stava indugiando.
- Si, Merlin grazie - sussurrò guardando da un’altra parte.
Ha detto “grazie”, oggi anche se è agosto nevicherà me lo sento!
- Oggi ho un incontro di lavoro al centro commerciale. - Arthur abbandonò un attimo la forchetta. - Pensavo di portare anche te e Morgana.
- All’incontro? - Merlin lo guardò stranito.
- Certo che no, voi potreste fare un giro, forse a Morgana o a te occorre qualcosa.
- Facciamo shopping! - Gli occhietti della bambina si accesero.
- Penso possa andare bene. - Il moro andò a pulire la bocca della bambina dalle briciole. - Ci compriamo qualche bel vestitino per la scuola Morghi?
- Si!
- Aggiudicato allora, Arthur veniamo con te. - Merlin gli sorrise.
L’altro non riuscì a trattenere un sorriso ritornando a mangiare la crostata.
- Ah, ovviamente dovrai metterti qualcosa di decente o rischiamo di essere fermati dalla polizia. - Il biondo ingoiò un boccone ghignando.
Merlin strinse gli occhi increspando le labbra. Strozzati Arthur!
 


I tre varcarono l’entrata del centro commerciale qualche ora dopo.
Arthur prese il portafoglio dai pantaloni estraendo un paio di banconote da cento e osservò gli altri due.
- Io ne avrò per un’oretta. Devo parlare col direttore del centro, ci vediamo all’auto alle cinque, ok?
- Si, va bene Arthur. - Merlin si voltò un attimo verso le porte scorrevoli. - Abbiamo parcheggiato al P5 giusto?
- Si, esatto. - Il biondo gli passò le banconote. - Non spendere tutto.
- Capito. - Merlin gli sorrise.
Arthur si chinò poi verso Morgana. - E tu fai a modo.
La piccina annuì.
Il biondo sospirò. Che coppia di combina guai. Pensò.
- A dopo allora. - Imboccò le scale mobili.
Entrambi lo guardarono salire le scale, salutandolo fino a quando non sparì verso gli uffici del personale.
Merlin prese Morgana per mano e andò verso il grande tabellone con la mappa del centro, fermandosi a osservare la grande pianta.
Essa mostrava soltanto il piano terra dei quattro piani che componevano quella maestosa struttura. Non era la prima volta che i due entravano in quel centro commerciale e ricordavano bene lo stupore che avevano provato al vedere cotanta bellezza all’interno di quattro mura sbiancate dal tempo.
La cartina mostrava molti negozi, ristoranti, bar ed un’area bimbi molto ampia.
- Merlin, Merlin andiamo qui! - Morgana si alzò in punta di piedi, spingendo il pollice della mano destra contro un’area blu presente alla fine della cartina.
L’area indicava una piscina al chiuso, molto grande e sicuramente molto bella.
- Non ora Morghi, siamo venuti qui per comprare qualcosa per il tuo ritorno a scuola.
La bambina corrugò la fronte mettendo il broncio, ma poi seguì Merlin verso le vie del centro commerciale.
Al loro passaggio gli occhi di Morgana diventavano sempre più grandi e brillanti; i negozi di giocattoli l’attiravano moltissimo, soprattutto le barbie in esposizione.
Merlin guardando come la piccola era interessata ad una bambola, si appuntò che un giorno gliel’avrebbe comprata.
- Quando ero più piccino - cominciò il ragazzo, abbassandosi fino all’altezza di Morgana, - costrinsi mia madre a entrare qui e comprarmi il nuovo giocattolo che questa fantastica ditta aveva appena creato.
Morgana rise, tenendo sempre stretta la mano del ragazzo.
- E poi? - chiese, tornando a guardare la bambola.
- E poi me lo regalarono per il mio compleanno. Era un bellissimo cavaliere biondo che portava il nome di Arthur.
- Come mio fratello! - Osservò la bambina, esaltandosi.
- Esatto, proprio come lui. Il più grande Re che Camelot abbia mai avuto. - Finì Merlin, sorridendole, osservando l’insegna colorata del Camelot Toys Center.
Merlin si rialzò, seguito dalla bambina che saltellava contenta per la favola appenale raccontata.
- Saliamo al secondo piano?  Sono lì i negozi per le splendide bambine della tua età! - Il ragazzo sorrise a Morgana che gli fece la linguaccia per tutta risposta.
Si diressero verso le scale mobili per salire di piano. Durante il tragitto su di esse, Morgana e Merlin rimasero ancora una volta sconcertati dalle vetrine dei negozi ben decorate e dagli splendidi manichini posti in pose che li facevano sembrare veri.
Arrivarono al secondo piano, guardando quanti negozietti erano presenti su di esso.
- Merlin, mi piace questo qui! - Morgana lasciò la mano del ragazzo e si appiccicò letteralmente alla vetrina del negozio. - Andiamo a provarlo??
- Certo Morghi, ma evitiamo di sbavare sul vetro.
La piccolina si staccò guardandolo imbarazzata. - Scusa.
- Tranquilla. - Le sorrise, andando a riafferrarle la mano per entrare nel negozio.
Morgana aveva messo gli occhi su un vestitino bianco senza maniche, decorato da graziosi pois azzurri, celesti e lilla e da una bellissima cintura in seta azzurra in vita, che cadeva sul retro in un fiocco a due code.
- Vorremmo provare quello. - Il moro indicò l’abito alla commessa. - Taglia quattro anni.
La donna annuì facendoli accomodare intanto al camerino.
Merlin entrò con Morgana aiutandola a togliere il vestito che indossava, riaggiustandole poi la canotta tutta stropicciata.
- Mi fai un po’ il solletico. - La piccina sorrise.
- Ecco qua. - La commessa allungò l’abito all’interno.
- Grazie. - Merlin lo prese e iniziò subito a infilarlo a Morgana.
Le finì di aggiustare il fiocco mentre la bambina si ammirava già allo specchio. - Ti piace Morghi?
- È stupendo! - Persino la commessa fuori dal camerino sentì.
- Però servirà un golfino o avrai freddo. - Merlin scostò la tenda per parlare alla commessa.
- Avete un golfino lilla?
La commessa annuì, scomparendo velocemente.
Morgana iniziò a dondolare facendo oscillare l’orlo del vestito. - Merlin, guarda come si muove, è bellissimo!
Il moro afferrò il golfino dalla commessa. - Stai benissimo. - Si chinò a metterle l’indumento.
- Guardati ora, sei perfetta.
La bambina si ammirò allo specchio. - Li voglio, Merlin. - Lo guardò con occhietti posseduti.
Il ragazzo indietreggiò di qualche passo. - Ok, ok, li prendiamo entrambi.
Morgana sorrise continuando ad ammirarsi.
- Ora però li devi togliere, dobbiamo pagarli.
Morgana si guardò un’ultima volta allo specchio, voltandosi poi verso Merlin. Alzò le braccia in aria come a chiedere all’altro di aiutarla a svestirsi.
Il babysitter si chinò a spogliarla continuando a sorridere. - Sei adorabile Morghi. - Una volta arrivato alla canotta iniziò a farle il solletico, diffondendo le risate della bambina per tutto il negozio.
Uscirono felici, curiosando ancora un poco tra le vetrine per poi dirigersi all’uscita.
- Quando torniamo la prossima volta andiamo in piscina, vero Merlin??
- Dobbiamo chiedere ad Arthur, però piacerebbe tanto anche a me.  - Le strinse più forte la mano visto che erano arrivati nel parcheggio.
Il biondo era appoggiato al cofano della Mercedes CLS grigia. - Tutto bene?
- Si, abbiamo fatto compere fratellone! - Morgana lo guardò felice, mentre Merlin alzava le borse colorate del negozio sotto i suoi occhi.
- Tu? - chiese il moro.
- Accordo concluso con successo, ho rinnovato l’affitto del Camelot Toys Center per un altro anno.
Merlin aprì un attimo la bocca a vuoto. Quell’enorme punto vendita di giocattoli era suo??
Arthur fece salire Morgana e la assicurò al seggiolino mentre Merlin era ancora imbambolato a pensare.
- Merlin?? - Una voce dietro di lui lo chiamò.
Il moro si girò di scatto riconoscendo la voce: era Cenred.
- Ciao… - Merlin si grattò la testa, lasciando un ciuffo di capelli all’insù. Continuò a muovere piano la testa cercando di sorridere.
- È un po’ che non ci vediamo, ti ho chiamato alcune volte. Non hai risposto… - L’uomo avanzò verso di lui.
- Sai, il lavoro. - Il moro abbassò lo sguardo, non riusciva a reggere il confronto con l’ex compagno.
Cenred era stato il suo primo e unico ragazzo e anche se era stato Merlin a troncare il loro rapporto si sentiva ancora sopraffatto da lui.
Aveva cercato di evitarlo il più possibile, ignorando le sue chiamate e sperava che l’altro se ne fosse fatto una ragione, ma evidentemente non era così.
- Merlin. - Arthur lo chiamò secco, mentre apriva la portella per salire al posto di guida.
- Io devo andare, ci sentiamo. - Rialzò timido lo sguardo.
- Mi manchi. - Gli sussurrò Cenred all’orecchio, balzando a un soffio da lui, mentre gli accarezza dolcemente una guancia.
Merlin si sentì rabbrividire. L’ex non era proprio cambiato di una virgola: lo sguardo fiero e forte e quel fisico così possente da farlo tremare a un solo tocco.
Cenred gli infilò nella tasca dei jeans un biglietto. - Alcuni dei miei quadri verranno venduti a un’asta di beneficenza e mi farebbe piacere se tu venissi, ci sarà anche una cena. Ti riservo un posto. Lì ci sono data e luogo.
- Gr..grazie, ci penserò. - Montò in macchina velocemente mentre Cenred non si perdeva un suo movimento.
- È un tuo amico? - chiese curiosa Morgana, mentre partivano.
- Si Morghi. - Il babysitter recuperò il biglietto dalla tasca, iniziando a stringerlo tra le mani, spiegazzandolo quasi, non sapendo proprio che fare.
Per tutto il viaggio se ne restò zitto, rispondendo con brevi cenni alla bambina quando gli chiedeva qualcosa.
Arrivarono a casa velocemente e Arthur parcheggiò l’auto lungo il vialetto, facendo scendere subito dopo la sorella.
Tutti e tre entrarono nell’ingresso e Morgana si fiondò in bagno per cambiarsi e far vedere i nuovi acquisti al fratello.
- Mi dici che ti è preso? - Arthur serrò bruscamente la porta dietro di loro.
- Io… Ecco. Non pensavo che l’avrei rivisto. Non ero pronto… - Merlin lo guardò leggermente impaurito, dimenticandosi che Arthur non sapeva niente della sua vita privata.
- Merlin. - Arthur sospirò. Il moro sembrava in imbarazzo. - Diamine, chi era? - Tornò a fissarlo negli occhi, togliendosi la giacca nera e lucida, liberando finalmente il torso dal caldo.
- Beh… - Il moro distolse il volto da quegli occhi celesti troppo indagatori. - Un vecchio amico.
- Un amico?
Merlin aveva girato il viso e questo infastidì il biondo. Corrugò la fronte, appoggiando la giacca sul corrimano delle scale. - Merlin, sembravi quasi impaurito, come chissà che cosa ti avesse fatto quella persona! - Il tono del ragazzo cominciò ad alzarsi. Non gli piacevano le bugie.
Il moro lo tornò a guardare, sentendo il tono di voce del biondo aumentare. - Io… Lui… È stato il mio primo… - sbiancò definitivamente e gli occhi blu mare sembrarono iniziarsi a sciogliersi. - Il mio primo... - Le labbra non riuscivano a far uscire quell’ultima parola, non di fronte a Arthur.
- Il tuo primo? - Le braccia del biondo andarono a chiudersi a incrocio sul petto, mentre gli occhi che si voltavano al cielo ogni tanto indicavano la poca pazienza messa in gioco.
- Ragazzo - tuonò il moro con un filo di voce, sentendosi quasi mancare per la sua stessa rivelazione.
Arthur spalancò gli occhi, indietreggiando un poco.
Merlin si era appena confessato omosessuale e questo creò in lui un certo stupore. Non sapeva cosa rispondere, cosa chiedere, cosa dire. Non sapeva come reagire.
- Tu... - Raccolse tutte le energie e tutta la pazienza che aveva nel corpo. - Tu sei gay? - domandò, arricciando le labbra come se la risposta non fosse già ovvia.
Merlin annuì flebilmente, cercando le forze dentro di sé per continuare. - La nostra storia è stata un po’ travagliata e alla fine ci siamo lasciati, anche se lui non era molto d’accordo…
Arthur non era ancora capace di recepire quella notizia e il “nostra storia è stata un po' travagliata” gli fece scattare una domanda di risposta. - Quando pensavi di dirmelo? Eh?? - Il tono non era più pacato e tranquillo, ma sembrava accusatorio.
Il babysitter indietreggiò di qualche passo, non capendo del tutto la rabbia del biondo. - Perché? Cambia qualcosa?
- Certo che cambia! - Non cambiava niente in realtà, non aveva fatto nulla a Morgana, ma lo shock l'aveva spiazzato. Non aveva nulla contro gli omosessuali, però...
- Dovevi dirmelo! Fin dall'inizio! Era una cosa importante, insomma. - Non sapeva neanche come spiegarlo. - Insomma... - Arthur continuava a gesticolare evitando gli occhi del moro. Le labbra erano sempre contratte e la voce diventava sempre più patetica.
Un barlume di vigore riapparve negli occhi di Merlin che avanzò di un passo. - Sai solo dire cavolate! - Aveva aggrottato la fronte, lo sguardo duro e le labbra serrate. - Tu che vivi nel tuo bel castello lontano da chiunque provi ad avvicinarsi non puoi capire cosa ho provato..!
La risposta del moro lo aveva fatto incavolare, ma doveva stare calmo. Arthur lo guardò, per poi sospirare e girarsi. - Dovevi dirmelo. Potresti creare dei problemi. - Non lo pensava davvero, ma quel ragazzo lo faceva andare su tutte le furie e quella discussione senza senso doveva finire.
- Ma che problemi?? Li vedi solo tu nella tua testa e non voltarmi le spalle Arthur!
Il biondo si voltò di scatto, inchiodandolo con lo sguardo. - Smettila con questa scenata da checca. - Si pentì subito di quello che aveva detto, ma non voleva più sentirlo.
Merlin non rispose, era rimasto senza parole. Salì le scale velocemente e l’ultima cosa che si sentì fu la porta della camera sbattere.
Arthur sospirò poggiandosi una mano sul volto.  Bel casino.
- È colpa tua!
Il biondo spostò la mano e vide Morgana davanti a sé, mezza svestita, intenta a puntargli il dito contro, con occhi di ghiaccio.
- È colpa tua! - ripeté tendendo ancora di più il dito verso di lui.
- Cosa? - disse Arthur ignorando che la piccola avesse origliato tutto dal bagno.
- Perché hai dato della caccola a Merlin?? Si è offeso!
Il fratello sgranò gli occhi, per fortuna Morgana aveva sentito male.
- Guarda che se va via io non ti parlo più! - Imboccò anche lei le scale, sbattendo la porta della sua camera una volta arrivata.
Arthur andò a sedersi in salotto rimuginando sul da farsi, quella stava diventando una casa di matti a parer suo.
 

 
Erano passate un paio d’ore e Merlin scese per preparare la cena non calcolando di striscio Arthur, ancora seduto sul divano.
Il biondo tutto sommato era felice, visto che non era sceso inveendo contro di lui o invocando il licenziamento.
- Merlin. - Entrò in cucina dalla porta scorrevole.
L’altro si asciugò le mani e aprì il frigorifero senza rispondere.
- Vuoi tenermi il muso per tutta sera?
L’unico motivo per cui era ancora lì era Morgana, a un certo punto nei suoi pensieri pure i soldi dello stipendio erano stati accantonati, ma non poteva lasciare la bambina nelle mani di un tale asino e di una nuova futura babysitter spaventapasseri.
- Stoccafisso. - Il moro si voltò a guardare Arthur tenendo in mano un trancio di merluzzo.
Il biondo arricciò il naso, era più che sicuro che fosse un insulto rivolto a lui e non il menù della serata.
Merlin iniziò a pulire il pesce tornando a ignorare l’altro.
- Non volevo dire quella parola prima… - Arthur andò a strofinarsi i capelli con la mano mentre si mordeva leggermente le labbra.
Il moro continuava a tagliare il merluzzo in silenzio.
Se avesse continuato a comportarsi così probabilmente l’avrebbe insultato di nuovo di lì a poco.
- Merlin voltati, per favore?
L’altro si voltò tenendo ben saldo il coltello, sembrava un avvertimento.
Il biondo rimase zitto un secondo. - Prima ho… - Per Arthur chiedere scusa era peggio che morire, forse. - Prima ho esagerato.
- Accetto le tue scuse Arthur. - Si rivoltò a preparare il pesce, che ormai era diventato poltiglia.
L’altro lo guardò male, aveva solo ammesso la sua colpa, non aveva chiesto scusa, ma stavolta era meglio soprassedere.
- Quindi rimani?
- Si.
Il biondo si rilassò, Morgana non l’avrebbe ucciso.
- Hai chiesto scusa Arthur per la caccola?? - La piccina era scesa.
Il babysitter si voltò a guardarla. - Che caccola?
- Prima Arthur ti ha chiamato così e ti sei offeso!
Merlin sorrise andando a prendere in braccio la bimba. - Tu non sai quanto sei adorabile. - Le stampò un bacio sulla guancia.
Morgana sorrise, spostandosi poi a guardare il fratello. - Allora??
- Certo. - Quasi scusato.
- Bravo! - Si abbracciò al collo del moro.
Arthur li fissò. Non mi libererò più di lui. - Cosa abbiamo da cena?
Il babysitter indicò il merluzzo informe.
- Sembra squisito - aggiunse Arthur, cercando di essere convincente.
- A me andrebbe la pizza. - La piccina guardò negli occhi Merlin.
- Beh, se Arthur è d’accordo possiamo prenderla. - I due si voltarono verso il biondo.
- Pizza sia. - Il biondo sorrise ringraziando di non dover mangiare quella poltiglia di pesce.
- Ah, fratellone… - La piccina lo guardò sbattendo innocentemente gli occhietti. - Non hai ancora dato il bacetto per la bua a Merlin.
- Cosa?? - Il moro indietreggiò.
- Per il bernoccolo. Forza Arthur o Merlin non guarisce..!
Il biondo sospirò, sarebbe stato inutile tentare di far ragionare Morgana.
Si avvicinò al moro che teneva ancora in braccio la piccola.
- Non mi serve, guarirà da solo. - Il babysitter si sforzò di sorridere mentre le sue guance diventavano rosse, ma Arthur era già davanti a lui.
Il biondo con una mano andò a fasciargli la schiena.
Ma perché mi sei capitato TU? Pensarono all’unisono i due incrociando gli sguardi.
Le labbra del biondo si poggiarono piano sul bernoccolo di Merlin.
Morgana sorrise. - Siete belli insieme!
Arthur si scostò dal moro incrociando gli occhi e contraendo le labbra in una strano smorfia.
Merlin si spostò ancora rosso in viso, andando con Morgana al telefono più velocemente possibile. - Dai Morghi, chiamiamo per le pizze! - Sospirò mentre componeva il numero, quel lavoro non sarebbe stato facile come immaginava.  

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Se vi va lasciate un commento :)
Metto un'immagine di Cenred coi capelli corti per farvi vedere com'è.
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