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Autore: ErinJS    14/06/2015    6 recensioni
Emma Swan è il nuovo Signore Oscuro; ha deciso di sacrificarsi per salvare la Regina Cattiva, per salvare Capitano Uncino, per salvare la sua famiglia e ciascun abitante di Storybrooke. Ora il suo cuore è infestato dall'oscurità, avvolto dalle tenebre, privo di ogni più piccola traccia di amore. Al suo posto, regnano l'odio, la rabbia, il rancore e il potere. Né i suoi genitori, né Henry, né Regina, né l’uomo che ama, Killian Jones, sono riusciti a risvegliare un solo ricordo dentro di lei e purtroppo, dopo mesi di tentativi, l’unica cosa rimasta da fare ai nostri eroi è quella di affidarsi alle parole dell’Apprendista e trovare il mago più potente mai esistito: Merlino. Ma il mago non è esattamente il vecchietto dalla lunga barba bianca che tutti si aspettavano e non sembra così ben disposto ad aiutarli. Riusciranno gli "eroi" a convincerlo? Troveranno il modo per svincolare Emma Swan dall’Oscurità? E se il prezzo da pagare, questa volta, fosse veramente troppo alto? Se implicasse...la distruzione del nostro mondo?
Questa è una fan fiction a quattro mani nata dalla collaborazione tra le due autrici Erin e Kerri.
Buon lettura!!!!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Da quando mio fratello è morto, sono riuscito solo a ricordare quel…momento terribile. Non farlo anche tu tesoro. Quello che possiamo fare in momenti così’, è vivere il presente”
Ricordava ancora quel momento, il preciso istante in cui le aveva rivolto quelle parole, subito dopo la presunta morte di Biancaneve per mano della Regina Cattiva.
Quella notte, la sua Swan si era lasciata consolare, si era lasciata asciugare le lacrime con dolcezza, mostrandosi, forse per la prima volta, come una persona bisognosa di aiuto e non la Salvatrice pronta a sguainare la spada contro chiunque si fosse frapposto tra lei e la sua famiglia. Quella notte, seduto su quel tronco accanto a lei, aveva avuto la sensazione che Emma stesse iniziando ad abbassare uno dei tanti muri che aveva innalzato tra lei e il resto del mondo, aprendo il suo cuore ad uno come lui, un uomo, un pirata, costantemente in lotta col suo lato oscuro.
La sua oscurità. Quante volte, in solitudine al molo o nella sua stanza da Granny, aveva rimuginato sulle azioni compiute in passato, in balia di quel lato della sua personalità emerso in seguito alla morte di Liam. Da quando aveva fatto ritorno nella Foresta Incantata, in seguito alla maledizione di Peter Pan, aveva temuto così tante volte di ricadere vittima dell’oscurità da arrivare a considerarla come la sua paura più grande; la paura di compiere un gesto così orribile da perdere il suo lieto fine per sempre; la sua Swan, troppo buona, troppo giusta, troppo bella per potersi innamorare di un tipo come lui.
Nonostante ciò, il suo cuore e la sua stessa anima, gli urlavano a pieni polmoni che lei era la persona giusta, lei era il suo Vero Amore, quel tipo di amore per cui valeva la pena compiere qualsiasi gesto, dall’abbandonare la propria nave, al farsi uccidere per mano del suo stesso padre pur di metterla in salvo insieme al figlio, nonostante, in quel momento, non la conoscesse affatto. Tra lui e lei, dopotutto, c’era sempre stato qualcosa, un alchimia immediata, un legame visibile fin dal primo sguardo. Nonostante le amnesie, nonostante le maledizioni, nonostante la creazione di un nuovo libro delle fiabe creato col preciso intento di renderli infelici, lui finiva sempre per innamorarsene: legato ad un albero mentre lei minacciava di farlo sbranare da un orco; davanti alla porta del suo appartamento a New York, con lei senza il minimo ricordo e con addosso un pigiama a righe di cui avrebbe sempre serbato il ricordo; in una taverna a dir poco squallida, stavolta lui ignaro di chi fosse la sgualdrina più bella che avesse mai visto (anche quell’abito, onestamente, non lo avrebbe mai scordato) e, infine, in una torre dimenticata da tutti, di nuovo senza il minimo ricordo legato a lei. Poteva dimenticarla mille volte, incontrarla in mille mondi, ma avrebbe sempre finito con l’innamorarsene; innamorarsi di quegli occhi verdi, di quel sorriso e di quel temperamento unico e indimenticabile.
Ora, però, le cose erano diverse.
Emma Swan aveva scelto di sacrificarsi al posto di Regina, al posto di tutti loro, divenendo il nuovo Signore Oscuro.
La sua Emma, l’amore della sua vita, era divenuto l’essere più oscuro e malvagio che avesse mai calpestato ogni reame; lo stesso essere a cui aveva dato la caccia per oltre duecento anni. Non c’era che dire, il destino aveva davvero uno strano senso dell’umorismo.
“Avete trovato un modo per liberarmi dall’oscurità, in passato. Ci riuscirete ancora. Siete eroi.”
E la sua fiducia, anche in quel momento, non aveva vacillato un solo istante. Aveva creduto in loro con tutto il cuore, con tutto il suo coraggioso spirito fino alla fine, con lo sguardo rattristato e gli occhi lucidi.
Chissà, però, quando quella sua solida speranza aveva cominciato a vacillare. Chissà quando il coraggio aveva iniziato a lasciare spazio alla rabbia e al rancore. Subito dopo aver alzato il pugnale al cielo? Al primo contatto con quella melma nera e densa? O all’interno della voragine, con lo sguardo impaurito incollato a quello di tutti loro.
Siete eroi
Già, eroi. Chissà se dei veri eroi, dopo due mesi, avrebbero trovato un modo per salvarla e di riportarla indietro, a ciò che era e che sempre sarebbe dovuta essere: la Salvatrice.
Loro non ci erano ancora riusciti. E invece cosa avevano fatto? L’avevano vista affondare sempre più a fondo, in un oscuro abisso quasi impossibile da raggiungere, perfino per lui, il Capitano che aveva solcato ogni mare della Foresta Incantata. Lei stava cambiando, o meglio, lei era cambiata, sempre più simile allo spirito oscuro e maligno del coccodrillo, intenta unicamente a possedere più potere e a riottenere il controllo sull’unico oggetto che, fino a poco prima, aveva costituito per loro un misero contatto diretto con lei: il pugnale.
Ora, però, il pugnale non era più in mano loro, e con una DarkSwan libera da qualsiasi vincolo, l’unica cosa da fare era seguire l’indicazione dell’Apprendista e partire verso l’estenuante ricerca di un mago che sembrava non voler essere trovato.
Quello che possiamo fare in momenti così, è vivere il presente.
Quelle stupide parole continuavano a rimbalzargli nella mente, inutili e inappropriate come poche cose al mondo sapevano essere; pari solo a quel fastidioso nano invadente.
Vivere nel presente; ma che presente poteva esserci per Killian Jones senza la presenza di Emma?  Nessuno. Nessun presente, nessun futuro; nulla, se non il ricordo dei momenti passati insieme, dove la principale e unica preoccupazione del pirata era rappresentata dal riuscire a tutti i costi a rimanere nella luce, un eroe, un uomo migliore per lei.
Già, allora che senso aveva continuare ad essere un simile uomo quando avrebbe benissimo potuto abbracciare l’oscurità insieme a lei? Perché non si decideva ad accettare la sua proposta di tornare ad essere lo spregevole Capitano Uncino, il cattivo, il terrore dei sette mari, al fianco del suo unico lieto fine? Perché non tornava nell’oscurità, ora che nulla lo teneva aggrappato alla luce?
“Ecco la casa…”
L’improvvisa voce di Henry echeggiò all’interno della Foresta di Camelot, quasi in risposta al pesante quesito del giovane Jones, rimasto serio e silenzioso, accanto a lui.
Ecco il motivo per cui non avrebbe mai ceduto all’oscurità, ecco cose continuava a spingerlo ad essere un uomo migliore: il ragazzo, il figlio di Emma. Dopotutto, la sua Swan non gli avrebbe mai perdonato di averlo lasciato solo proprio nel momento di difficoltà, proprio quando lei non era presente e non poteva aiutarlo.
Ed ora, eccolo lì, a Camelot insieme al figlio, ai genitori e all’amica della donna che amava, alla disperata ricerca dell’unica persona in grado di aiutarli.
“Entriamo…” esclamò risoluto il giovane Jones, apprestandosi ad attraversare il prato curato che circondava la casa.
“Aspetta…” lo bloccò David, stringendogli un braccio e posando lo sguardo diffidente sulla semplice abitazione priva di qualsiasi abbellimento “…sembra tutto troppo facile. Stiamo vagando per questi boschi da giorni, ed improvvisamente, nel cuore della notte, compare quella casa…”
“Guarda caso poche ore dopo aver incrociato quel vecchio lungo il sentiero…” si accodò Biancaneve, stringendo con forza il suo fedele arco in legno scuro.
“E cosa dovremmo fare? Rimanere qui?!” sbottò il pirata, stanco di quella situazione a dir poco insostenibile.
“No…ma fare un controllo non costa nulla!”
Con una sicurezza impareggiabile, Regina alzò il braccio destro, concentrando tutta la sua magia sul palmo della mano, vegliando ogni centimetro di quel piccolo spiazzo con un incantesimo silenzioso.
Senza incorrere in eccessive protezioni magiche, improvvisamente il tetto in paglia e quanto rimaneva della catapecchia lasciò il posto ad un’insolita e immensa grotta, completamente avvolta da folti rami d’edera, i quali rendevano quasi invisibili la struttura rocciosa di cui era composta.
“Un incantesimo di illusione…” esclamò il sindaco di Storybrooke, chiudendo a pugno la mano alzata poco prima.
“Già…che ci avrebbe portati dritti dritti alla morte”
Ciò che lasciò stupiti i presenti non fu tanto l’improvvisa sparizione dell’edificio, quanto l’apparizione di un profondo ed esteso burrone, il quale sembrava circondare tutta la zona per vari chilometri.
“Se il nonno non ti avesse fermato…” cominciò a dire il giovane Henry rivolto al pirata, lasciando la frase a metà e posando lo sguardo sull’uomo accanto a lui.
Senza aggiungere una parola, Killian deglutì nervosamente, irrigidendo la mascella come era solito fare nei momenti di forte tensione.
Quel maledetto mago continuava a dimostrarsi poco collaborativo nei loro confronti. Possibile che quel vecchio apprendista avesse preso un abbaglio? Che stessero vagando da giorni, in una foresta sconosciuta, per niente?
“Nessun abbaglio Killian Jones…le mie sono solo misure di sicurezza!” esclamò un’improvvisa voce alle loro spalle, in risposta ad una considerazione non ancora pronunciata dalle labbra del pirata “un sistema anti-allarme...se vogliamo usare il vostro gergo moderno! E, comunque, senza la mia indicazione di poco prima non sareste mai arrivati qui…”
Con occhi sbarrati e sguardo pallido, per circa dieci secondi ciascun presente non riuscì ad articolare una sola parola, tutti ammutoliti dall’improvvisa apparizione di quell’insolito uomo vestito in abiti eleganti, così simili a quelli del mondo da cui proveniva Henry Mills.
“Tu…tu sei…Merlino?” esclamò il figlio di Regina, sconvolto ma, al contempo, entusiasta di aver finalmente raggiunto il loro obiettivo.
“In carne ed ossa Autore!” rispose l’uomo, lanciando al ragazzo un sorriso ammirato e piegando il capo in un leggero inchino.
Merlino, al di là di ogni aspettativa, appariva come un uomo sulla cinquantina, fisico asciutto, naso leggermente lungo, pesanti ma affascinanti rughe agli angoli degli occhi e una barbetta curata, più simile ad un pizzetto cresciuto dell’età moderna, che alla lunga barba che il giovane Henry si aspettava. Il sorriso, alquanto canzonatorio, innalzava i baffi brizzolati, i quali nascondevano le labbra sottili, donandogli una morbidezza che sembrava non appartenergli affatto. Al di là di tutto, erano gli abiti a lasciare sorpreso ciascun presente: gli stessi che un ricco uomo d’affari avrebbe indossato ad una cena di gala, sicuro ed elegante all’interno della sua ricchezza.
“Perché hai cercato di ucciderci?” sbottò nervoso Killian, piegando minaccioso il braccio su cui spiccava l’uncino affilato.
“Uccidervi? Non ho cercato di uccidervi…”
“Ah…quindi lo strapiombo su cui stavamo per precipitare non è opera tua?” chiese Regina, il cui sarcasmo riusciva sempre ad avere la meglio su ogni situazione.
Al di là di ogni aspettativa, però, il mago iniziò a ridere divertito, come se l’ultima domanda della donna non fosse stata altro che una simpatica battuta da caserma.
“Noi non ci troviamo nulla da ridere!” esclamò risentita Biancaneve.
“Oh immagino…stavate per morire…”
“Almeno lo ammetti!” si inalberò, a sua volta, il Principe, stringendo l’elsa della sua spada.
“Diciamo di sì…ma non ne sono il diretto responsabile!” si giustificò l’uomo dai capelli castani, alzando le mani in segno di scuse “…è il mio nuovo apprendista…fatica ancora a capire qualche istruzione…”
“A…apprendista? Apprendista come lo era…”
“Sì…come lo era l’uomo che avete ucciso!” terminò Merlino, interrompendo la frase di Henry.
“Non siamo stati noi ad ucciderlo! È stata l’oscurità del pugnale…” esclamò il pirata, ancora irritato dall’uomo di fronte a loro.
“E io che ho detto?!”
Strano. Ecco la parola che continuava a risalire nella mente di Henry; quell’uomo era qualcosa di così eccentrico e incomprensibile, da apparire quasi irreale. Pensava una cosa ma, subito dopo, ne diceva un'altra. Rideva ma, al contempo, sembrava irritato dalla situazione. Illeggibile, ecco cos’era.
“Ad ogni modo direi che è il caso di entrare, non credo vogliate parlare di Emma Swan qui all’aperto! Ci sono fate curiose ovunque!”
Con un semplice gesto della mano, Merlino fece svanire l’infinito strapiombo che, poco prima, aveva rischiato di inghiottire il corpo audace del Capitano della Jolly Roger, facendo comparire al suo posto un curato e vivido spiazzo d’erba, verde smeraldo. Dopodiché, porgendo un sorriso alquanto insolito, l’uomo svanì nel nulla, alla stessa velocità con cui era apparso poco prima, non lasciando agli eroi nessuna possibilità di ribattere.
In uno scambio di sguardi chiari e silenziosi, pochi istanti dopo, tutti i presenti si apprestarono a raggiungere la grotta a qualche metro da dove si trovavano, troppo preoccupati per la sorte di Emma per perdere del tempo prezioso a discutere su cosa fosse meglio fare o non fare, se seguire o meno il mago, se fidarsi o meno di lui.
Merlino era l’unica via in grado di condurli alla salvezza di Emma e nulla, nemmeno il sospetto, li avrebbe fermati. Emma avrebbe fatto lo stesso per loro, o meglio, Emma aveva dimostrato di fare qualsiasi cosa per loro, anche perdere se stessa.
Al di là di ogni più fervida immaginazione, l’interno della grotta appariva spoglio e alquanto impersonale. Nessuna candela, nessun libro, nessun oggetto che lasciasse intendere un qualche collegamento con l’uomo al centro della grotta, intento a rimproverare un ragazzetto dell’età di Henry, con dei folti e sparpagliati capelli biondi.
“Oh…eccovi qua, dove vi eravate cacciati?” li accolse Merlino, deviando l’attenzione dal ragazzo accanto a lui “…stavo spiegando a Semola cosa deve fare, la prossima volta, per sbarazzarsi degli intrusi!”
Intrusi. Erano loro gli intrusi? Possibile che quell’uomo si stesse prendendo gioco di loro?
“Vai pure Semola… Qui abbiamo cose importanti di cui discutere!”
Congedando il ragazzo con un gesto frettoloso della mano, il mago si sedette su una comoda poltrona blu stile barocco, sistemata al centro della sala, senza alcun tipo di logica apparente. Con fare annoiato, l’uomo posò lo sguardo furbo sull’insolita combriccola giunta in casa sua a quella tarda ora della notte, visibilmente in attesa di un qualche tipo di spiegazione.
“Ecco… Noi siamo venuti per chiederti di aiutarci a salvare…”
“Emma Swan, tua figlia…lo so!”
“Bè, se sai tutto allora cosa aspetti ad aiutarci?!” esclamò sbrigativo il giovane Jones, allargando gli occhi con fare agitato.
“Mi piacciono i pirati…sempre decisi su quello che vogliono!” esclamò Merlino, quasi divertito, accomodandosi sull’immensa poltrona su cui si era seduto “Tuttavia temo di non potervi aiutare!”
“E per quale ragione?” sbottò Regina, accodandosi al nervosismo del Capitano della Jolly Roger.
“Semplice! Voi volete che la vostra Salvatrice torni ad essere…la Salvatrice. Io voglio che l’Oscurità rimanga incatenata ad una persona per contenerla…non vedo come le due cose possano combaciare!” spiegò il mago, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Stai parlando di…di nostra figlia!” esclamò David indignato e adirato come, forse, non era mai stato.
“Continuate ad amarla no? Non è morta da quanto ne so…”
“No! Ma è come se lo fosse! La vecchia Swan non c’è più, l’oscurità sta soffocando ogni traccia di luce dentro di lei! Sta diventando il fantasma della persona che era…” spiegò Regina, divorata dal senso di colpa nel trovarsi, al posto dell’amica, all’interno di quella grotta, alle prese con un mago dal senso dell’umorismo incomprensibile “Devi aiutarci! Siamo disposti a fare qualsiasi cosa per riaverla indietro!”
“Qualsiasi…cosa?!”
La domanda retorica del mago incontrò gli sguardi sicuri delle persone in piedi di fronte a lui.
Non c’era che dire, il nuovo Signore Oscuro, questa volta, era a dir poco amato, diversamente da quanto era accaduto con i suoi predecessori. Tutti pronti a morire per lei, tutti pronti a sporcarsi le mani pur di riportarla alla luce. In fin dei conti, la cosa non doveva stupirlo poi molto; lì di fronte a lui, c’erano le persone più importanti agli occhi della Salvatrice, una in particolare.
Possibile che fosse quello il momento adatto per sbarazzarsi di quel concentrato di malvagità e tenebra, che da secoli infestava tutti i reami? Possibile che quegli “eroi”, come spesso amavano definirsi, rappresentassero la salvezza da quel destino fatto di ombre e paura? Possibile che il titolo di Signore Oscuro avesse, finalmente, le ore contate?
Impossibile, certo, ma mai così realizzabile come in quel momento.
Il mago li scrutò in silenzio, congiungendo le dita delle mani.
“Ok! Vi aiuterò!”
Con un agile scatto, si alzò dalla comoda poltrona in velluto blu, avvicinandosi di qualche passo ai presenti, in piedi di fronte a lui.
“Cambi idea molto velocemente…” sottolineò Regina, a dir poco sospettosa dinanzi a quei repentini cambi di umore.
“E forse non sarà l’unico dopo che vi avrò detto cosa dovrete fare…” rise l’uomo.
“Perché? Di che cosa si tratta?” chiese Henry, preoccupato dal modo in cui Merlino aveva pronunciato quella sorta di avvertimento.
“Bè…mi state chiedendo di svincolare l’oscurità da Emma Swan, nonostante sappiate benissimo quanto sia importante tenere quella…cosa…legata a qualcuno. Ma voi, volete il mio aiuto per liberarla, qualsiasi sia il prezzo da pagare…giusto?!”
“Giusto!” rispose per tutti il giovane Jones, di nuovo fermo accanto al figlio di Emma
“Bene. Allora sappiate che il mondo nel quale state vivendo scomparirà nel nulla!” spiegò, con estrema naturalezza.
“Cosa??” ripeté Biancaneve, il cui volto sembrò farsi cinereo.
“Mi sembra di essere stato chiaro! Scomparirà, cesserà di esistere, svanirà…qualsiasi sia il termine che vogliate usare la storia non cambia. L’unico modo per liberare Emma, senza ucciderla ovviamente…perché c’è sempre quell’opportunità se vi interessa…” propose Merlino, gesticolando con le mani come se fosse stato colpito da un’improvvisa illuminazione e cambiando argomento ad una velocità quasi illogica.
“Non ci interessa!” lo fermò subito Regina, ben consapevole del mondo in cui avrebbero reagito, di lì a poco, padre e fidanzato della Salvatrice.
“Ah…bè…ok. Come stavo dicendo, l’unico modo per liberare Emma è quello di svincolarla dall’oscurità e l’unico modo per svincolarla senza ucciderla è quello di attuare un incantesimo di mutamento!”
“Mu..mutamento?”
Henry rivolse uno sguardo interrogativo a sua madre, ma quella si limitò a distogliere lo sguardo.
“Mutamento degli eventi!” spiegò eccitato il mago, rivolto al nuovo Autore delle fiabe “Sarà come se alcune cose non si fossero mai realizzate…come l’arrivo di Emma nell’altro mondo!”
“Ma se Emma non fosse stata messa nella teca, Henry non sarebbe mai nato e…in questo modo cesserebbe di esistere!”
“Oh ma andiamo…non ho parlato di tornare indietro nel tempo, è praticamente impossibile” sbottò Merlino, seccato “chi è morto è morto e chi è vivo è vivo…tranne forse per qualche eccezione, adesso mi state facendo venire qualche dubbio... Ad ogni modo, non sarete più quelli che siete ora, sarete delle persone diverse, con un diverso cammino alle spalle… diventerete ciò che sareste stati se la maledizione non si fosse abbattuta sulla Foresta Incanta, diciamo una versione differente della vostra personalità!” spiegò il mago, dando le spalle ai presenti “Tornerete tutti nella Foresta Incantata, tutti privi di memoria e tutti possibili prede dell’Oscurità svincolata!” concluse eccitato.
“Cosa intendi per…prede?” chiese Killian, visibilmente meno adirato rispetto a poco prima.
“Quello che ho detto. L’oscurità va contenuta. Non mi importa chi sia la persona da sacrificare o chi faticherà sette camice per vedere del buono nel nuovo Oscuro! A me importa solo che quella cosa non vaghi libera come l’aria, priva di alcun controllo, in qualsiasi universo si trovi! Perciò, rispondendo alla domanda che ti stai ponendo…” esclamò Merlino, voltandosi verso Biancaneve, rimasta in silenzio “…sì, è questo il prezzo da pagare. Rischiare di divenire il nuovo Signore Oscuro al posto di Emma Swan e perdere ogni ricordo legato a questa vita!”
“Ma scherziamo? Che senso ha liberare Emma se poi qualcun altro di noi, a caso, diverrà il nuovo Oscuro, perdendo per di più ogni briciolo di memoria? Se Swan lo sapesse ci prenderebbe a pugni!” sbottò Regina, alzando le mani con fare irritato.
“Regina ha ragione! Per di più rischiando di perdere Henry…” si agganciò Biancaneve, preoccupata e priva della speranza che, solitamente, la caratterizzava.
“Ah non ve l’ho detto? La differenza tra questa realtà e l’altra è che di là avrete l’opportunità di eliminare l’oscurità una volta per tutte!”
“No, non lo avevi detto. E come potremmo farlo?”
“Oh io non lo so. Quello è il lavoro tipico di una Salvatrice…non il mio!”
“Vuoi dire che, nel posto in cui ci manderai Emma avrà l’opportunità di sconfiggere l’Oscurità?!”
“Esatto…” rispose il mago, alquanto seccato del tempo che stava sprecando per far capire a quella banda di eroi, cosa avrebbero dovuto fare per salvare la loro Emma.
“Ma resta il problema del ragazzo…” ricordò Uncino, posando lo sguardo preoccupato sul giovane accanto a lui.
“Oh lui verrà con voi ovviamente! Come vi ho già detto sarà l’unico, insieme al pirata, a conservare la memoria intatta!”
“Ehi ehi frena! Hai detto che tutti noi avremmo dimenticato ogni cosa! Non hai parlato di eccezioni…” lo corresse David, stanco di quella situazione ingarbugliata e, a dir poco, indecifrabile.
“Tutti tranne loro! Come avevo già detto!” replicò l’uomo, andando a sedersi, seccato, sulla morbida poltrona blu “E visto che tra meno di due secondi mi chiederete Perché loro sì e noi no vi risparmio questa seccatura! La spiegazione è semplice: Henry è il nuovo Autore, perciò non può essere colpito da magie di questo tipo!”
“E Uncino?” chiese il Principe, rivolgendo un’occhiata a colui che ormai, poteva considerare un alleato.
“Uncino? Me lo stai chiedendo davvero? O si tratta di una di quelle sciocche domande a cui non serve dare una risposta?” chiese sconvolto Merlino, guardando l’uomo dai capelli biondi con i suoi profondi occhi chiari. “Bè poco importa…volete farlo o no? Non ho tempo da perdere!”
Per un momento regnò il silenzio, ognuno di loro in balia dei propri pensieri, delle proprie paure. Volevano farlo?
Per salvare Emma avrebbero dovuto sacrificare qualcosa che andava ben al di là del semplice attraversamento di un portale o della ricerca di qualche artefatto magico; avrebbero dovuto dimenticare ogni cosa, dimenticare il cammino intrapreso per diventare le persone che erano in quel momento, dimenticare le gioie, i dolori e le amicizie nate durante il percorso. Quasi richiamate dalla medesima preoccupazione, Regina e Biancaneve si ritrovarono a posare lo sguardo l’uno sull’altra, consapevoli di quali cambiamenti avrebbe portato quell’incantesimo sulle loro vite. Nessuna riconciliazione tra la Regina Cattiva e Biancaneve, nessun superamento delle rispettive difficoltà. Nessun lieto fine per una delle due.
“Lo faremo…” rispose David, scuro in volto.
“E se le cose non andassero come pensiamo?” gli chiese la moglie “…se Emma non sapesse cosa fare?”
“A questo ci penseranno Henry e il pirata…no?”
Killian Jones rimase in silenzio, preoccupato dalla piega che stavano per prendere gli eventi. Tornare nella Foresta Incantata con tutti privi di memoria e con solo lui e il ragazzo come unica speranza per spezzare l’ennesima maledizione, questa volta rappresentata dall’Oscurità più grande e potente mai conosciuta.
Sentiva il peso di un’ulteriore responsabilità gravargli sulle spalle. Avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo con Emma, con le sue mura e le sue paure.
Si chiese perché tutti continuavano ad avere tutta quella fiducia in lui. Puntò gli occhi blu in quelli castani del ragazzo, così simili a quelli della madre seppur di un colore diverso e si riscosse. Sì, ci sarebbe riuscito anche quella volta. Loro si appartenevano, non importa in quali mondi o in quale realtà vivessero, lei sarebbe stata per sempre il suo Vero Amore. L’avrebbe fatto per il ragazzo, egoisticamente anche per se stesso ma soprattutto, l’avrebbe fatto per Emma.
“Certo…” esclamò Henry, posando lo sguardo sul Capitano della Jolly Roger “la troveremo, come abbiamo fatto l’ultima volta!”
“Contaci!” rispose il pirata, appoggiando la mano destra sulla spalla magra del ragazzo.
“Tic-tac, tic-tac! Allora…vi siete decisi? Non ho tutto il tempo del mondo!”
Visibilmente scocciato da quel quadretto familiare, Merlino si alzò nuovamente dalla poltrona, raggiungendo i suoi ospiti in poche falcate.
“Lo faremo!” dichiarò Killian, serrando la mascella come aveva fatto poco prima, all’esterno della grotta.
“Bene. Ci serve Emma Swan per fare l’incantesimo! Chiamatela!”
Silenzio.
“Ehm…”
“Ehm…cosa?” sbottò spazientito il mago.
“Da due settimane Emma non si fa più trovare…” cominciò a spiegare Biancaneve.
“Comandateglielo con il pugnale! Non è così difficile!”
“Non lo sarebbe se avessimo il pugnale...Ora lo ha la mamma…”
“Ottimo…” borbottò il mago, iniziando a sfilarsi l’elegante giacca scura e ad arrotolare le maniche candide della camicia.
“Che…sta facendo?” chiese Henry, sbigottito come il resto dei presenti.
“Mi sto preparando a chiamare la vostra cara Emma!”
“Ma non verrà! Abbiamo cercato in tutti i modi di contattarla. Sa che intendiamo toglierle il potere e, credici, non si è dimostrata molto entusiasta all’idea!”
“Oh lo immagino Regina! Infatti non intendo chiamarla direttamente! Utilizzerò un’altra tattica!”
“Sarebbe?”
“Semplice…l’attireremo qui!” cominciò a spiegare il mago, sorridendo sotto quei curati baffi brizzolati “colpendo qualcosa a cui lei tiene sopra ad ogni cosa, o meglio, qualcuno…”
“Non azzardarti…” ruggì il pirata, frapponendosi istintivamente tra il mago e il bambino.
“Oh non farò niente al ragazzo! Figurati, è uno dei migliori Autori che mi sia capitato di vedere!” spiegò bonario Merlino “…e poi Emma sa bene quante persone proteggano il suo bambino. Pensavo a qualcun altro, qualcuno che non lascerebbe morire per niente al mondo, neanche nell’oscurità più profonda!”
“E chi…?”
La domanda rivolta da David, trovò ben presto risposta. In un gesto lento e studiato, Merlino stese il braccio destro davanti a sé e con un flebile movimento delle dita, cominciò a soffocare il coraggioso pirata dai profondi occhi blu.
 
Non riusciva a respirare, una mano invisibile glielo impediva. E non importava quanto si dimenasse o quanto cercasse di liberarsi, quella sembrava sempre più forte di lui.
La vista gli si offuscò. Si portò le mani alla gola.
Non poteva finire così, no, non per lui, non in quel momento. Avevano riposto troppa fiducia in quello strano mago e ora adesso ne stavano pagando le conseguenze.
Emma non si sarebbe presentata. Non l’avrebbe vista mai più. Non avrebbe più visto i suoi occhi, sussurrato il suo nome, accarezzato i suoi capelli, riso assieme lei. No…
Eppure in una parte remota della sua mente e del suo cuore, continuava ad invocare il suo nome, a chiederle di comparire e a sistemare tutto, ad accettare le condizioni del mago.
Ad un tratto, qualcuno sembrò esaudire le sue preghiere. Nell’angolo più remoto e oscuro della grotta, comparve del fumo grigio, scuro e denso. Nessuno sembrò accorgersene fuorché il pirata, il quale pensò che ormai, la fine era vicina. I polmoni gli bruciavano, le parole gli morivano in gola, non riusciva a respirare e sicuramente questo aveva provocato delle forti allucinazioni.
Non poteva essere altrimenti visto che adesso, vedeva la sua Swan dirigersi verso di lui, fiera e bellissima come sempre. Avanzava dal fondo della caverna e sembrava piuttosto arrabbiata. Gli occhi, di solito così verdi e splendenti, erano neri, più neri della pece. Indossava un lungo vestito scuro che ondeggiava man mano che si avvicinava e in una mano stringeva il pugnale. Nonostante quegli evidenti cambiamenti, il pirata non poté fare a meno di pensare quanto fosse bella e quanto fosse fortunato nel poter morire, dopo averla vista un’ultima volta.
Riusciva perfino a sentire la sua voce, la sua vera voce. Quella che gli aveva gridato insulti e parole d’amore, quella che aveva sentito milioni di volte ridere e piangere. Quella che gli aveva sussurrato, prima di scomparire per sempre, quelle parole che non riusciva più a dimenticare, impresse indelebili nel suo cuore.
Io ti amo.
“Non osare fargli del male” ruggì la donna.
Emma Swan era lì, per davvero. Nessuno di loro ci avrebbe mai scommesso, eppure era lì. Perfino lei stessa si stupiva, per la velocità con la quale aveva reagito alla provocazione di quel mago.
Come aveva osato quell’insulso essere, toccare Killian Jones?
Lui.
Come aveva potuto?
Emma aveva sentito, nonostante si trovasse miglia e miglia di distanza, una mano invisibile bloccarle il respiro, aveva visto il suo corpo sollevato da terra e dimenarsi. Quando aveva capito che non era lei ad essere sotto attacco, ma lui non aveva esitato un millisecondo.
No, non poteva lasciarlo morire.
L’Oscurità dentro di lei, si ribellò. Perché avrebbe dovuto salvarlo? Chi era quel pirata con una mano sola e gli occhi color del mare?
Però Emma, per una volta, fu più forte. Nonostante non fosse riuscita a comprenderne il motivo, accorse in suo aiuto, come se fosse l’unica cosa da fare. Giusta o sbagliata non poteva dirlo.
Improvvise e incontrollabili immagini sfocate le invasero la mente.
Si trovava di fronte ad una vecchia fattoria abbandonata. Il pirata era lì. Qualcuno cercava di fargli del male, di affogarlo. C’era quasi riuscito.
No!
“Killian, torna da me! Torna da me”
Strizzò gli occhi, allontanando quelle visioni. Le tenebre avvolsero di nuovo i suoi occhi e i suoi ricordi. Adesso, avrebbe fatto vedere a quel maghetto, chi era a comandare lì dentro. Gli avrebbe insegnato a non toccare le cose altrui.
Perché Killian Jones era solamente suo.
 
Killian sentì la presa affievolirsi, fin quasi a scomparire. Atterrò sul pavimento, procurandosi sicuramente qualche livido. Chiuse gli occhi ed inspirò quanta più aria poté, sicuro di essersi immaginato ogni cosa.
Quando li riaprì, però, si rese conto che non era così.
Emma era davvero lì. La sua Emma, il suo lieto fine, la donna per la quale aveva abbandonato ogni cosa, la donna che aveva sacrificato tutto per il bene dei suoi cari.
Era lì.
“Swan” mormorò, allungando la mano buona verso di lei.
La donna lo ignorò, rivolgendosi al mago sprezzante. Sul suo palmo, spiccava una potente palla di fuoco, pronta ad essere scagliata.
Nessuno dei presenti aprì bocca, troppo concentrati a fissare la loro figlia, madre e amica preda dell’oscurità. Eppure, in ognuno di loro, una piccola fiammella di speranza si riaccese.
Snow, d’istinto, strinse la mano del marito, non riuscendo ad impedire che delle lacrime inopportune scivolassero sul suo viso.
Regina, invece, si accostò ad Henry, poggiando una mano sulla sua spalla.
Se l’Oscuro era lì, c’era anche Emma. E non importava quanta oscurità, quanta cattiveria scorresse nelle sue vene, l’Amore per i suoi cari ed in particolare per Killian, l’aveva portata lì. Forse, fu soltanto l’istinto, forse qualcosa era davvero scattato in lei ma soltanto l’essere lì, per loro, per lui, era un inizio.
“Bene bene bene! Miss Swan, o dovrei dire Oscuro, finalmente ho il piacere di conoscerti…” esclamò il mago, inchinandosi di fronte alla donna e sfregandosi le mani subito dopo.
Prima che ella potesse replicare, con un gesto della mano, la sbatté contro la dura parete rocciosa della caverna, facendole cadere il pugnale. Soddisfatto, il mago lo raccolse e lo esaminò.
“Wow! Ho fatto proprio un bel lavoro all’epoca… quanto tempo è passato?! Due, tre secoli… Mi sembra ieri!” mormorò soddisfatto, rigirandosi il magico pugnale tra le dita.
Killian si rialzò a fatica, aiutato prontamente da Henry che non aveva mai distolto lo sguardo da sua madre. La donna non si arrese. Si rialzò, come se non fosse successo nulla e con uno scatto repentino, si riprese l’arma con la quale, ognuno di loro avrebbe potuto controllarla.
“Emma, tesoro, ascoltaci! Merlino ha trovato un modo per…” incominciò Mary Margaret.
Ma Emma non li ascoltò: li mise a tacere con un incantesimo, pietrificandoli. Non aveva tempo per le loro stupide chiacchiere, era stufa di sentirsi dire chi era.
Adesso era l’Oscuro e avrebbero dovuto farsene una ragione. Adesso era potente, la strega più potente del mondo.
Non le importava più chi era stata, la Salvatrice. Non aveva mai capito quel ruolo, non l’aveva mai sentito suo fin nel profondo. Troppe responsabilità, troppi limiti, troppo dolore.
Adesso era libera, libera di mostrarsi per chi era veramente, di fare qualsiasi cosa, di andare ovunque, dimenticando quei vincoli che la trattenevano nella sperduta cittadina del Maine.
Sì, perché l’Oscuro dentro di lei, si cibava degli incubi, delle sue paure, dei brutti ricordi, della rabbia e dei rancori. La giovane Swan aveva dimenticato tutti i sogni, i sentimenti genuini, i sorrisi, i bei momenti passati assieme a suo figlio, ai suoi genitori e a Killian, tutti i baci, le carezze, le piccole e grandi vittorie.
Ricordava ciò che invece avrebbe preferito dimenticare, ciò che serviva alle tenebre per attanagliarle il cuore. L’abbandono dei suoi genitori prima e quello di Neal dopo, la morte di Graham, il tradimento di Killian nella Foresta Incantata, le bugie che Biancaneve e il Principe le avevano raccontato, l’odio nei confronti di Regina per averla privata di qualcosa di importante, anche se non ricordava cosa.
Tutti questi sentimenti d’odio, di abbandono, di frustrazione e di rabbia mischiati alle sue paure e ai suoi incubi, avevano fatto sì che la luce all’interno del suo cuore si spegnesse, lasciando regina l’oscurità.
“Suvvia Oscuro, non è questo il modo di trattare i propri genitori! Hanno proprio ragione, i figli al giorno d’oggi non hanno un minimo di gratitudine…” disse il mago, rialzandosi e spolverandosi la giacca.
Emma ritornò a rivolgere il suo sguardo omicida verso quell’uomo. Sapeva chi era, sapeva cosa aveva intenzione di fare e doveva impedirglielo. Quel mago stava minacciando il suo potere, doveva fermarlo.
Si scagliò su di lui, la magia le scorreva nelle vene, oscura e più potente che mai. Il mago però fu più svelto, come se avesse potuto leggerle nella mente, intercettò il suo colpo e si scansò.
A quel punto, Regina che fino a quel momento era stata ferma a guardare, prese in mano la situazione. Aveva capito il punto debole dell’Oscuro, che neanche poi così stranamente, coincideva con quello di Emma. Con lo stesso incantesimo utilizzato dall’ex salvatrice, pietrificò anche suo figlio, per evitare che si intromettesse, sussurrandogli di perdonarla.
Poi, si rivolse verso il pirata.
“Scusa amico” disse, prima di infilargli una mano nel petto.
Un’altra visione colpì l’Oscuro, distraendola dall’attaccare ulteriormente il mago.
Qualcuno impugnava il suo cuore, lo stringeva, stava per frantumarlo in mille pezzi. Non riusciva a scorgere chi fosse colui che stringeva quell’organo rosso e pulsante tra le dita, ma riuscì a vedere il corpo del capitano, dilaniato dal dolore.
Poi la scena cambiò.
Lei stringeva in mano il suo cuore, più vivo e pulsante che mai. E poi sentì il calore di un abbraccio, la morbidezza di un bacio.
Confusa, puntò il suo sguardo infuocato su Regina. L’Oscurità avvelenava ancora il suo cuore perché potesse ricordare. Eppure sentiva il bisogno di salvarlo, di non permettere a nessuno di fargli del male.
“Lascia immediatamente il suo cuore” mormorò a denti stretti.
“Altrimenti?! Cosa hai intenzione di farmi? Incenerirmi? Non è nel tuo stile, Swan!” disse ironicamente la mora, puntando i suoi occhi dritti in quelli dell’Oscura Signora.
“Non sottovalutarmi Maestà!”
“Posso chiederti perché ti interessa tanto questo pirata? Credevo che l’Oscuro non amasse nessuno…”
Killian emise un leggero lamento. Sapeva cosa stava facendo Regina o almeno così immaginava: voleva distrarla così da dare il tempo a Merlino di fare il suo incantesimo però, il suo piano si stava rivelando più doloroso del previsto.
Il pirata si concesse una sbirciatina in direzione del mago e con suo grande rammarico, scoprì che Merlino non era poi così sveglio. Non sembrava aver capito niente, si godeva la scena ticchettando sul pavimento a braccia conserte. Cercò di implorarlo con lo sguardo, ma quello lo ignorò, continuando a godersi il frutto del suo lavoro.
“È così, l’Oscuro non ama nessuno…”
“Bene, quindi posso ucciderlo, posso uccidere tutti qui, a te non importa!” disse la donna, candidamente.
“Regina non osare”
“Perché?”
“Io…io…”
L’oscuro si trovava in difficoltà. Non poteva ucciderli, non doveva ucciderli, eppure non riusciva a ricordare perché, perché no? Perché quelle persone, che amavano definirsi “eroi”, erano così importanti per lei? Perché lui era così importante per lei?
Puntò i suoi occhi confusi sull’uomo, accasciato a terra dal dolore. Eppure neanche un singolo lamento o gemito era fuoriuscito dalle sue labbra. Non aveva mai provato a ribellarsi, a scappare, a salvarsi. Sembrava incitare Regina a strappargli il cuore, a frantumarglielo se fosse stato necessario.
Perché?
Killian nascose un’altra fitta di dolore. Fissò a sua volta il viso della sua Emma, così confuso, così segnato e come al solito riuscì a leggere dentro di lei il conflitto che stava vivendo. Sapeva che la Salvatrice non ricordava nulla, non sapeva neanche come fosse l’Amore eppure decise di fare un tentativo.
“Perché ti amiamo Emma e…per quanto impensabile sia, anche tu ci ami…anche tu mi ami!”
Emma continuava a guardarlo, a fissare i suoi occhi così distanti eppure stranamente familiari. Cosa significavano le sue parole?
“Non passerà giorno senza che io pensi a te”
“Hai scambiato la tua nave per me?”
“Non posso perdere anche te”
“Quante volte devo dirtelo, Swan? Sono un sopravvissuto”
“Sei hai paura di perdere il tuo lieto fine, significa che l’hai trovato…Qual è?” “Non lo capisci Emma, sei tu.”
“Io ti amo”
“Killian” mormorò la giovane, lasciando andare il pugnale e precipitandosi verso di lui. L’oscurità si era ritirata e, almeno per il momento, Emma aveva vinto, la luce che c’era in lei, ritornò a brillare, fioca.
Senza sprecare un solo istante in più, Regina si inginocchiò accanto al giovane Jones e, con un gesto simile alla delicatezza usata dalla Salvatrice mesi prima, inserì il cuore all’interno del petto del pirata, per poi dirigersi, senza fiato verso il pugnale riverso a terra. Con il cuore in subbuglio e le mani sudate come forse non lo erano mai state, Regina colse al volo quell’occasione e, raccogliendo il pugnale, lo lanciò in direzione di un alquanto stralunato Merlino.
“Ti vuoi muovere! Cosa vuoi, i popcorn?!”
Merlino si riscosse dal suo stato di trance e prese al volo quell’oggetto magico.
“Ho sempre voluto usare questo incantesimo!” mormorò eccitato stendendo il pugnale e facendolo volteggiare in aria.
Un’improvvisa nube blu cominciò a radunarsi attorno al mago.
“Killian, Killian mi dispiace io…”
“Shh, lo so, lo so! Vedrai, andrà tutto bene Emma, ti troverò, si sistemerà tutto, sconfiggeremo una volta per tutte l’oscurità…”
“Come fai ad esserne certo?” chiese la donna, puntando i suoi occhi su quell’immenso fumo blu che diventava sempre più grande.
“Perché ti amo e ci ritroveremo sempre, qualsiasi cosa accada, ovunque saremo! Credo in te, Swan! Tutti noi crediamo in te…puoi farcela!” disse, accarezzandole la guancia.
“Mi sei mancato…”
“Anche tu”
L’uomo cercò di rimettersi in piedi, aveva capito che ormai mancavano pochi secondi. Si guardò intorno e notò che Regina aveva risvegliato David, Mary Margaret ed Henry che adesso si stringevano assieme, guardando quella nube blu.
In quel momento si rese conto di quanto fossero stati egoisti, decidendo le sorti di tutti gli altri.
Nel mondo che si accingevano a raggiungere, Regina non aveva mai riscattato il suo nome, allontanandolo dall’appellativo “cattiva”, non aveva mai incontrato Robin Hood, non aveva mai avuto Henry.
Eppure aveva creduto in Emma, non aveva esitato un attimo, sacrificandosi così come la donna aveva fatto mesi prima per lei. Le riservò un’occhiata eloquente e significativa, conscio che la donna avrebbe capito. Poi riservò la sua attenzione ad Emma, più spaventata e fragile che mai. Notò che i suoi occhi, prima così scuri, avevano riacquistato qualche piccola sfumatura verde. Tuttavia anche quel poco di lucidità stava sparendo, segno che l’oscurità stava riacquistando potere su di lei. Non avevano tempo da perdere. Senza neanche pensarci si sfilò la collana e gliela porse.
“Ma…”
“Nessun “ma”! Spero ti aiuti a ricordare…”
La nube aveva ormai invaso i Charmings, assieme ad Henry e Regina. Emma fissò quel fumo blu notte mentre a sua volta, si sfilava la catenina col cigno, l’ultimo ricordo che aveva di Neal. Sentiva montare dentro di sé la rabbia e l’odio, segno che stava perdendo ancora una volta la facoltà di controllare il suo corpo.
“Voglio che la tenga tu, finché non ci rivedremo” disse, infilandogli la catenina al collo.
“Ti amo”
“Ti amo anche io, ti prego non dimenticarlo”
Emma gli lasciò un leggero bacio sulle labbra, poi lo allontanò. Non poteva rischiare di fargli del male, non ora che l’oscurità stava prendendo di nuovo il sopravvento.
In un ultimo momento di lucidità, sperò che Killian avesse ragione, che la sua fiducia fosse fondata e sperò di essere davvero in grado di salvare tutti, un’altra volta.
L’uomo capì, strinse il ciondolo e non smise, neanche per un minuto, di guardarla lottare contro quel mostro che aveva dentro.
Era forte la sua Emma, la donna più forte e coraggiosa che avesse mai conosciuto.
Non distolse lo sguardo dalla sua figura neanche quando il fumo blu lo circondò, entrandogli nel naso, negli occhi, nella gola.
Sentì un odore dolciastro entrargli dentro, fargli girare la testa.
Una serie indecifrabile di immagini cominciò a divorare ogni angolo della sua mente, staccandosi, sovrapponendosi e unendosi l’una all’altra, divenendo qualcosa di così confuso da lasciarlo senza fiato.
Qualcosa non andava.
Si sentiva strano, perso, solo.
Ma nessuna di quelle sensazioni lo aiutò. Nessuna di quelle sensazioni gli diede le forza di stare in piedi.
E poi, improvvisamente, tutto divenne buio.
 
 
Quando il fumo fu dissolto e ogni personaggio delle fiabe, ritornato nel proprio mondo, il pugnale dell’Oscuro cadde sul freddo pavimento della grotta, emettendo una sorta di eco che riempì ogni angolo di quel luogo vuoto e celato da occhi indiscreti.
Con passo lento e sicuro, Merlino si avvicinò all’oggetto e, senza bisogno di accucciarsi, lo fece levitare in aria, raccogliendolo da terra come solo un mago del suo calibro poteva fare.
Fischiettando con fare sicuro, l’uomo dai capelli brizzolati esaminò il pugnale curvilineo. Il nome di Emma Swan era svanito, segno che l’Oscurità aveva abbandonato il suo corpo. Il piano aveva funzionato.
Si chiese, allegro, chi sarebbe stato il fortunato (si fa per dire) a dover sopportare quel fardello, chi avrebbe dovuto sacrificare la propria vita. Per il momento, il pugnale non recava alcun nome, segno che le tenebre vagavano libere, pronte ad appropriarsi di chiunque avrebbe aperto loro le porte del proprio cuore.
Merlino si incamminò verso la poltrona blu e si accomodò. Con uno schiocco delle dita fece apparire uno specchio che, per magia, gli permise di vedere quella realtà, in cui aveva spedito tutti.
Essere se stesso gli faceva sempre un certo effetto, non c’era che dire.
L’incantesimo era perfettamente riuscito, gli “eroi” erano nella loro terra, Emma era dove doveva essere, e…
Un momento…
“Oh-oh! Sembra abbiamo un problema…” disse il mago, corrugando lievemente la fronte.
Con i suoi penetranti occhi colmi di una saggezza infinita, Merlino fissò con attenzione l’immagine riflessa dall’elegante specchio bianco comparso qualche istante. Un’immagine insolita, imprevedibile e alquanto fuori dagli schemi da lui precedentemente prefissati.
“mmm….non è proprio questa l’idea che avevo di incantesimo riuscito…” borbottò, giocherellando con il suo perfetto pizzetto ingrigito dal tempo “…e non c’è nemmeno quel fannullone di Semola in giro a cui dare la colpa…”aggiunse, guardandosi distrattamente in giro, alla ricerca di quella vispa chioma dorata.
Chissà, che fosse il caso di definirlo un incantesimo “quasi” perfettamente riuscito?
Altrimenti come si sarebbe potuta spiegare l’immagine di Capitan Uncino, intento a baciare una donna dai lunghi capelli scuri?
 
 
Aprì gli occhi e si rizzò a sedere.
Dov’era?
Si guardò intorno. Si trovava in una grande stanza, con le pareti di pietra. C’era una scrivania con una grande sedia rifinita d’oro e parecchi libri sopra di essa.
Il letto sul quale si era svegliata era anch’esso enorme e stranamente alto e a baldacchino, per niente di suo gusto.
Ancora intorpidita dal sonno, iniziò a girovagare per la stanza, tastando le pareti, le copertine dei libri, la carta da lettera. Sembrava tutto così strano, così…irreale.
Con la mente confusa, si ritrovò di fronte ad una grande specchio, anch’esso incorniciato d’oro. Vide la sua figura slanciata, i suoi capelli color del fieno e i suoi occhi finalmente verdi.
Non vi era neanche una traccia di nero. L’oscurità l’aveva abbandonata, allora!
Mentre cercava qualche abito decente da indossare, in giro per la stanza, qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” rispose Emma, flebilmente.
“Emma! Non sei ancora pronta?! Ti avevo detto che avresti dovuto essere giù per le dieci e sono le dieci e mezza!”
“Mamma!” rispose la giovane, correndole incontro e buttandole le braccia al collo “Mamma, sto bene, l’oscurità è svanita, ci siete riusciti, grazie, grazie!”
“Emma, tesoro, tutto bene? Che stai dicendo? Siamo riusciti a fare… cosa?” disse la regina, sciogliendo l’abbraccio della figlia. Le posò una mano sulla fronte, preoccupata che stesse delirando per la febbre, ma la principessa sembrava sana come un pesce.
“Oh…”
Gli occhi di Emma si incupirono. La giovane ricordò il patto con il mago, il prezzo di quell’incantesimo. Nessuno avrebbe ricordato nulla, fuorché Killian ed Henry.
Aspetta, allora perché lei ricordava? Perché ogni singolo ricordo della sua vita non aveva minimamente abbandonato la sua mente?
Preoccupata, puntò i suoi grandi occhi verdi verso la finestra, dalla quale era impossibile non scorgere le immense e vasta acque cristalline del regno.
Doveva trovarlo. Doveva trovarli entrambi.
“Tutto bene, tesoro? Sembri preoccupata… Dovresti essere felice! Oggi è il più bel giorno della tua vita!” rispose Biancaneve raggiante.
Emma cercò di sembrare a sua volta eccitata e felice, anche se il sorriso che le si dipinse in volto, assomigliava più ad una smorfia.
“Perché, cosa c’è oggi?”
“Come?! Non ricordi?! Oggi c’è la tua festa di fidanzamento!”
Cosa?
 
 
 
Ciao a tutti.
Come anticipato nella trama, questa ff è nata dalla collaborazione tra due autrici: Kerri ed Erin, fan incallite di Once Upon a Time e, in particolar modo, della ship Captsin Swan!!!!! 
Tranquilli, non siamo impazzite, parliamo in al plurale solo per semplificare un po’ le cose, altrimenti è un po’ difficile rivolgerci a voi.
Che dire…grazie di cuore per esservi imbarcati, insieme a noi, in questa nuova avventura; ci auguriamo davvero di essere riuscite a catturare la vostra attenzione con questo primo capitolo introduttivo e ci farebbe piacere ricevere i vostri pareri... Fateci sapere se questo e soprattutto se non siamo impazzite del tutto! Dovevamo trovare un modo per sopravvivere fino a settembre e quale modo migliore se non scrivere una ff?
Ammettiamo che il nostro Merlino, nato da solo durante la stesura del capitolo, è qualcosa di decisamente nuovo….ma, dopo essere arrivati alla quarta stagione di questa splendida serie tv, siamo abituati a questo ed altro no? XD
Ad ogni modo, speriamo vi sia piaciuta questa nostra interpretazione della quinta stagione... forse (molto probabilmente) le cose non andranno esattamente così ma magari azzeccheremo qualcosina, no?
Un grosso abbraccio a tutti
Le vostre
Erin e Kerri
 
   
 
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