Diabolik
Lovers
Quando
la vittima s’innamora
del suo carnefice
Era
passata un’altra
giornata all’interno di quella casa in cui da qualche mese
ormai mi ritrovavo a
vivere, una casa abbastanza particolare visto che i suoi abitanti erano
sei
bellissimi ragazzi con dei gusti fuori dall’ordinario.
Sangue.
Mentre
rimuginavo su
quale sarebbe stata la mia sorte, avvolta
nell’oscurità della stanza, in
quell’enorme letto ornato di pizzi e merletti dentro cui mi
trovavo avvertii
una presenza.
Come
un felino, Ayato il
terzo figlio del signor Sakamaki, aveva la capacità di
essere silenzioso e di
muoversi furtivamente nell’ombra.
-“Ayato”-
feci per
alzarmi, ma il suo braccio sinistro mi spinse nuovamente
giù.
Adesso
potevo percepire
chiaramente la presenza del suo corpo freddo vicino al mio.
Il suo braccio ricadde davanti a me, intrappolandomi in una morsa da
cui già
sapevo di non poter scappare.
Il
mio cuore iniziò a
battere violentemente in petto, la paura di quel che sarebbe successo
di lì a
poco mi attanagliava il respiro, avevo il terrore che potesse percepire
la mia
agitazione e approfittarsene come già spesso faceva. Ed
invece con il passare
degli istanti lui non accennava ad alcun movimento, restava inerme di
fianco a
me, respirando lentamente; d’un tratto ebbi la sensazione di
sentire il suo
capo appoggiarsi sulle mie spalle come a cercar conforto, ma
probabilmente fu
solo la mia immaginazione.
Ayato
non avrebbe mai
mostrato il suo lato debole ad umana insignificante come me.
Nel
buio della notte non
riuscivo a dormire sentendo la sua presenza così vicina a
me, il mio corpo era
allerta, i miei sensi si erano risvegliati dal torpore del sonno,
eppure, il
suo braccio catena della mia prigionia adesso non sembrava
più così spaventoso,
se io non fossi stata la preda e lui il mio cacciatore avrei potuto
pensare che
quello fosse un momento intimo, un tenero abbraccio dettato dal
desiderio di
sentire la persona amata vicino a sé.
Mi
mossi lentamente, volevo
voltarmi e guardare la sua espressione, solo così avrei
potuto capire quello a
cui stesse pensando;
in
un attimo
il suo braccio scomparve
e
rapido così come era
arrivato
stava
andando via.
Mi
voltai più
velocemente che potei afferrando la sua manica appena in tempo mentre
mi
volgeva le spalle.
-“resta
con me”- furono
le prime parole che mi passarono per la mente, non mi resi conto
nemmeno di
averle dette a voce alta. Ayato si voltò verso di me e
finalmente potei vedere
quegli occhi verdi che mi pietrificavano ogni volta incontrassero i
miei. Erano
tristi. Erano anche sorpresi.
L’espressione
sconfortata che aveva qualche istante prima scomparve celandosi al mio
sguardo,
al suo posto un ghigno malizioso si disegnò sulle sue
candide labbra.
-“non
dovresti parlare
così, potrei anche assecondarti”-
La
sua mano afferrò la
mia stretta ancora tra le pieghe della sua camicia.
Si
sedette sul letto
avvicinando il collo alla sua bocca in procinto di sfoderare due zanne
argentee
pronte a penetrare nella mia carne.
Non
opposi resistenza,
appoggiai la fronte sulla sua spalla lasciando scoperto il mio collo,
ero
totalmente vulnerabile in quel momento, la sua mano stringeva ancora il
mio
polso, il suo braccio cingeva bramoso la mia esile vita, avrebbe potuto
spezzarmi in due se solo lo avesse desiderato, ed infondo io, mi ero
totalmente
abbandonata al mio carnefice.
-“perché
non opponi
resistenza… non è divertente così, lo
sai?”- sussurrò a pochi centimetri dal
mio collo. La presa attorno al mio polso si allentò, ed io
feci scivolare la
mia mano nella sua. Con timore provai ad intrecciarla e con mio stupore
Ayato
non mi respinse, ma forse il suo era puro desiderio di prendere il
controllo
della situazione.
Mi
strinsi più forte a
lui, continuando a studiare le sue reazioni.
-“cosa
accadrebbe…se io…
non dovessi avere più paura di te…?”-
Mi
strinse veementemente
facendomi sussultare.
-“Bisognerebbe
porvi
rimedio,”- sollevò il suo sguardo per puntarlo
dritto nei miei occhi –“anche se
il tuo cuore dice il contrario”- sorrise lievemente.
-“e
se non fosse
paura…?”- continuai incerta con il cuore che
batteva all’impazzata.
Il
suo sguardo si fece
confuso, così continuai. –“se fosse
amore… cosa succederebbe?”-
Percepii
per un momento
un suo sussulto, il suo sguardo dapprima sicuro, divenne
imperscrutabile. La
sua mano ancora stretta tra la mia mi diede qualche flebile segno di
speranza.
-“tu
sei già mia. Che ti
piaccia o no, tu mi appartieni.” Disse dopo qualche istante
di silenzio con
tono serio.
Sollevai
il capo non
allontanandomi dal sul volto a pochi centimetri dal mio.
–“non hai riposto alla
mia domanda. Mi sono innamorata del mio carnefice, Ayato, adesso cosa
succede?”- fui sorpresa dalla determinazione con cui uscirono
quelle parole
dalla mia bocca, ma il bisogno di avere una riposta era più
forte di qualunque
cosa.
-“non
dovrai guardare
nessun altro se non me”. –
Avvicinò
le sue labbra
al mio collo posando un bacio. –“solo io posso bere
il tuo sangue”- sentii i
suoi occhi percorrere ogni lineamento del mio viso.
–“reclamo i miei diritti su
di te, Yui”-
Incatenò
i suoi occhi verdi
ai miei, il silenzio sceso tra noi era diventato una presenza palpabile
adesso,
portai le mie braccia lentamente verso le sue spalle, avevo ancora il
terrore
che lui potesse scappare da un momento all’altro o peggio,
burlarsi di me.
Come
se stessi accarezzando
un gatto selvatico, con molta lentezza sfiorai la sua guancia con le
mie dita,
lui non si ritrasse ma potei avvertire un suo sussulto, non era
abituato a
gesti d’affetto come quelli.
-“io
ti amo…”- dissi
lentamente scostandomi i capelli dal collo.
–“…prenditi cura di me”[1]-
Il
vampiro mi cinse con
entrambe le braccia, non in maniera violenta com’era solito
fare, mi sentivo
protetta stretta in quell’abbraccio, come se da quel giorno
in poi nulla
avrebbe più potuto farmi del male se lui fosse stato
lì a proteggermi.
Dove
prima avevo sentito
il calore del suo bacio adesso sentivo entrare nelle mie vene i suoi
canini.
Bevve lentamente, quasi come stesse riflettendo sul cosa fare quando
avrebbe
saziato la sua sete. Si staccò provocandomi un lieve gemito
di dolore.
Sciolse
la sua mano
dalla mia ed io scivolai privata delle mie forze sul suo petto, dove
trovai
ristoro per la testa che aveva preso a girarmi.
Chiusi
gli occhi
respirando lentamente il suo profumo. –“credevo di
essere io il predatore, ed
invece adesso sono diventato la preda…la tua
preda”. –
Suonava
come una
confessione d’amore nello stile del vampiro dagli occhi
cangianti.
-“stai…dicendo…che…mi…ami?”-
riuscì a dire respirando lentamene, mi sentivo talmente
debole che sarei
svenuta da un momento all’altro se non fossi stata sorretta
dalle sue braccia.
Avevo
ancora gli occhi
chiusi mentre sentii le dita di Ayato guidare il mio mento verso le sue
labbra.
Fu un bacio di pochi istanti, dolce e fugace, a suggellare la nostra
promessa.
-“si…”
– mi prese
delicatamente –“qualcosa del genere”
– aggiunse dolcemente mentre mi rimetteva
sotto le coperte.
-“Ayato”-
aprì gli occhi
con urgenza, volevo averlo ancora lì vicino a me, volevo
realizzare che quello che era appena accaduto non fosse solo un sogno dettato dai miei desideri
più
profondi.
-“Resta
con me”- ripetei
la frase di prima, mentre lo guardavo prendere posto sopra le coperte
di fianco
a me.
Il
vampiro dai capelli
ramati mi sorrise con quell’aspetto impertinente che tanto
amavo in lui.
-“Un
giuramento fatto
col sangue è per sempre. Veglierò su di te
d’ora in avanti. Dormi pure piccola
Yui, al tuo risveglio sarò ancora al tuo fianco.
Da ora, per l’eternità.”-
Abbandonai
il mondo
della veglia con la sua mano stretta nella mia e il ricordo delle sue
labbra
posate delicatamente sulla mia fronte.
-“ti
amo”- mi parve di
sentire poco prima di sprofondare nel mondo dei sogni.
Con il calore nel cuore, e
il pensiero di
ritrovarlo ancora vicino a me una volta risvegliata, mi abbandonai al
sicuro tra
le sue braccia, le stesse braccia che mi terrorizzarono la prima volta che lo vidi, adesso mi avrebbero protetta...per l'eternità.
[1]
È una
tipica frase giapponese che le ragazze negli shojo dicono quando si
fidanzano
con un ragazzo e gli dimostrano di affidarsi a loro.