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Autore: Oppa_Redz    15/06/2015    3 recensioni
-Come stai?-.
-Seduto-.
-Loki, come stai?-.
-Seduto-.
-La verità Loki-.
-Ma è la verità! Io sono davvero seduto-.
[Momentaneamente sospesa causa criceto che si rifiuta di produrre idee]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLINO DELLA TARMA DISAGIATA
Sì ecco...sono venuta a infestare anche questo fandom con le mie schifezzuole...
Allora, premetto che io non ho chissà quali conoscenze su Thor in generale quindi questa storia si prende un bel pacchetto di licenze scrittoriali(?) anche inconsapevoli su errori rispetto alla storia originale. Tra l'altro mi sa che i personaggi risulteranno parecchio OOC...
Questa sottospecie di pseudo storiellina di pochissimi capitoli è ambientata qualcosa come *mumble mumble* un anno dopo Thor: the dark world.
Bah detto ciò spero vi piaccia almeno un po' ^///^




WRONG, DIRTY INSIDE


No, grazie a te.
Quanto sono stato stupido a risponderti così quel giorno.

Non ho mai saputo mettere da parte l’orgoglio, lo sai, mi conosci meglio di tutti. Non ho mai saputo essere generoso come te. Sei sempre stato tu quello amato, quello che aiutava gli altri, quello che amava.
Io ero solo quello che cercava un pretesto per scatenare una lite, quello che si divertiva a imbrogliare la gente, quello viscido, quello senza onore che si nascondeva dietro a inganni, quello che odiava tutti.

Quello che non voleva amare.

Nessuno si è mai posto il dubbio che io non riuscissi ad amare dopo quello che avevo passato.
Solo tua madre, che insistevi sempre che chiamassi nostra, oltre a te, riuscì a vedere qualcosa di buono in me. Solo lei si è accorta che anche io riuscivo ad amare. A modo mio, certo, ma amavo. E se ne accorse molto prima che me ne accorgessi io.

E se per capire che per lei provavo un affetto profondo non mi servì poi molto tempo, per capire di essermi innamorato di te mi ci volle un improvviso cambio della normalità che fece crollare la prima tessera del domino che mi portò ad essere il mostro che sono ora.
E sì, parlo proprio di quando tuo padre, lo sai che non l’ho mai considerato parte della mia famiglia e che questa volontà era corrisposta, decise che ormai eravamo troppo grandi e troppo diversi per rimanere nelle stesse stanze. Ovviamente il monocolo non si sbilanciò ad utilizzare la seconda ragione davanti a Frigga, fosse mai che lei avesse la prova che mi odiava.
In quel momento non capii perché mi sentissi tremendamente solo anche se sapevo che dormivi dall’altra parte delle pareti, in una stanza vicino alla mia.

Avevo paura. Paura di essere abbandonato di nuovo.

I miei incubi tornarono. Tornarono più vividi, consumandomi. E tu non potevi essere lì, a lato del mio letto, a stringermi la mano e accarezzarmi i capelli per farmi riaddormentare. Non potevi per uno stupido ordine del, parecchio discutibile a mio parere, sovrano che ti aveva proibito di vedermi al di fuori delle formalità, per paura che potessi contagiarti con i miei pensieri perversi.
Ma fu quando una sera sentii per caso un colloquio fra te e Odino che mi resi conto di amarti. Che mi resi conto di quanto la mia vita ruotasse intorno alla tua. E fu anche la sera in cui capii di essere sbagliato.

Certo, sapevo di non essere Asgardiano. Mi additavano come quello strano, quello confuso. Ma niente di tutto quello mi aveva mai fatto sentire veramente sbagliato. Non l’aveva fatto perché tu mi tranquillizzavi sempre dicendomi che non era vero. Quella sera capii che era l’amarti che mi rendeva sbagliato.

Parlaste del bisogno di trovare una donna degna di essere la regina che avrebbe regnato al tuo fianco, ricordi? Ti spiegò tutto ciò che si deve sapere sul rapporto tra uomo e donna.
Se mi vide, appiattito dietro la porta ad ascoltare, tremante, non lo so, so solo che quelle parole mi convinsero di essere sporco dentro. Sensazione che si ampliò quando ti propose di fidanzarti con Sif e mi si contorse lo stomaco a tradimento mentre ti immaginavo, con disgusto, con lei. Mi sentii ancora più sporco a essere geloso di te.

Quella notte gli incubi si fecero più arditi e più reali, tanto da farmi svegliare all’improvviso tremando. Non era la prima volta che urlavo e avevo la certezza di averti svegliato molte altre volte. Non so cosa abbia spinto te, il figlio perfetto, quello che rispetta gli ordini, che non disubbidisce mai, a infrangere il divieto assoluto di entrare nelle mie stanze. Forse le mie grida più disperate del solito, ma dubito che saprò mai la ragione per cui tu entrasti in fretta e furia chiudendoti la porta alle spalle con meticolosa attenzione, per paura di essere scoperto, e mi venisti vicino.

Ricordo che, sedendoti sul mio letto, cosa che mai avevi fatto, mi feci appoggiare la testa all’altezza del tuo cuore, cingendomi le spalle con le braccia in maniera un po’ goffa. Ricordo di come ti afferrai i lembi della tunica e di come li stropicciai tra le mie mani mentre scoppiavo in un pianto disperato, soffocando i singhiozzi sul tuo petto, ampio e muscoloso già all’epoca. Ricordo la tua mano che mi accarezzava i capelli. Non riesco a ricordarmi le parole che mi dicesti, con la tua voce diventata più bassa e calda, al contrario della mia rimasta quella di un ragazzino, calmandomi piano.

Maledico la mia memoria per avermi privato di quelle parole a cui potrei aggrapparmi adesso.
Già, perché il tuo cuore appartiene a una donna mortale. Una donna di cui soffrirai la morte.
Lo so che per te sono morto, ma ho ancora un briciolo di speranza che tu abbia riconosciuto il mio trucco. Spero ancora che tu mi possa tornare a cercare per quello che sono veramente. Anche se non lo so nemmeno io. Anche se sono un mostro.

Credevo che il potere di governare i nove mondi fosse la cosa che mi avrebbe reso felice.
Che stupido sono stato. Tu sei l’unico ad avere il potere di alterare il mio umore. Tua madre riusciva a cambiarlo superficialmente. Tu riesci a condizionare i miei sentimenti nascosti. Riesci a scuotermi l’animo nel profondo. Riesci a lasciare tracce infuocate nella parte più recondita del mio cuore. L’unica parte vulnerabile. L’unica parte piena di cicatrici.

Sono solo uno stupido che interpreta un ruolo che ha sempre odiato e che spera solo che tu lo salvi da se stesso. Da te che non immagini nemmeno che io sia vivo. Da te, che hai un cuore con tanti posti ma in cui uno solo conta veramente. Un solo posto, già occupato.

Sono solo uno stupido che aspetta di essere salvato dall’unica persona che sia mai riuscita ad amare.

Sono uno stupido che ti ama, Thor.

Uno stupido egoista che vorrebbe essere salvato dopo essersi condannato da solo.

Sono solo uno stupido.



SOTTOMANTELLO-DI-HARLOCK DELLA TARMA
Loki mi è uscito un po' troppo diabeticoso neh? *corre a nascondersi da un Loki abbastanza incacchiato per essere stato rappresentato in questa maniera*

*riappare* dimenticavo di salutare chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui senza inorridire *fa inchino*

La Redz
   
 
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