< Smettila, Jason! >, urlò Rossi, spintonando l’amico e quasi facendolo capitombolare a terra.
Gideon traballò, ma il suo viso non mutò espressione, rimanendo contratto in una dura smorfia impenetrabile.
David, vedendo che l’altro non reagiva, rimase in silenzio e si sedette stancamente sul ciglio della strada, incurante che i suoi eleganti pantaloni di seta si sporcassero di polvere e terra.
< Io… non sono riuscito a salvarla >, mormorò di colpo Gideon, quasi parlando a se stesso, e se solo David non avesse avuto un udito acutissimo, sicuramente non lo avrebbe sentito.
< Non possiamo salvare tutti, lo sai >, rispose dunque a voce altrettanto bassa.
Gideon però non sembrò rincuorato dalle sue parole e, con estrema sorpresa di Rossi, scoppiò a piangere, singhiozzando come un bambino indifeso.
A quella vista, David sentì stringersi il cuore e con uno scatto fulmineo si alzò per andare a consolare l’amico, ora chinato su se stesso in posizione fetale.
< Shh, non è colpa tua >, gli ripeté come un mantra, cercando invano di cullarlo per calmarlo.
< Era solo una bambina, solo una piccola, innocente bambina >, mugolava intanto Jason, che davanti agli occhi aveva ancora l’immagine distinta di quella ragazzina di poco più di dieci anni uccisa a sangue freddo da un killer al quale stavano dando la caccia da oltre un mese.
Per quanto ci avessero provato con costanza e temerarietà, però, non erano riusciti a fermare la sua brutale follia omicida prima che strappasse la vita della piccola con un solo, veloce gesto.
Ed ora Gideon non riusciva a darsene pace.
Quando la crisi sembrò finalmente passata, Jason riacquistò la propria dignità e sotto gli occhi preoccupati di Rossi si alzò in piedi.
< Siamo troppo pochi, in due >, disse, con lo sguardo puntato verso un punto indefinito dell’orizzonte.
David non ribatté: sapeva che l’amico aveva ragione.
Gideon di colpo fece un balzo quasi fosse stato attraversato da un’improvvisa scarica di corrente elettrica.
< Ho trovato! >, esclamò, e Rossi vide per un attimo un lampo di gioia brillare nei suoi occhi chiari.
< Sono un profiler, Jason, non un indovino >, disse David sorridendo dopo un po’, dato che l’amico non parlava.
In realtà la mente veloce di Jason correva per inseguire e perfezionare quell’idea che gli sembrava davvero ottima.
< Creiamo una squadra! >, rispose allora, contenendo a stretto l’entusiasmo.
< Una squadra di… cosa? >, chiese Rossi, confuso.
< Di profiler, sciocco! >, lo riprese bonariamente Gideon. < Se assumiamo i migliori e siamo in tanti, avremo molte più probabilità di stanare pericolosi criminali ed evitare che incidenti come quelli di oggi si ripetano >, continuò poi, storcendo appena la bocca sottile nel pronunciare la parola “incidente”.
Rossi annuì, piano.
Sì, era davvero un’ottima idea, quella.
Poteva funzionare ed essere la soluzione a tutti i loro problemi.
Jason, intanto, continuava ad illustrare ad alta voce la formazione dell’ipotetica squadra.
< Ci sarà un addetto alle comunicazioni con i giornali e la tv. Possibilmente una donna, e bella… ma adesso questo non ha importanza. E poi assumeremo un tecnico dei computer che individuerà… >
Vedendo che Rossi taceva, Gideon si interruppe e lo guardò speranzoso.
< Allora, che ne dici? >, gli chiese piano, quasi con timore.
David non parlò subito: si divertiva troppo a vedere lo sguardo implorante sul viso dell’amico.
< Dico… dico che è perfetto! >, disse infine, con un sorriso a trentadue denti immediatamente copiato da Gideon.
< Non perdiamo tempo, allora >, esclamò quest’ultimo prendendo Rossi sotto braccio. < Andiamo a formare la nostra squadra di profiler! >, gridarono poi ad una sole voce, come tante volte succedeva.
Fianco a fianco, si incamminarono lungo la strada asfaltata al di sotto di una coperta di stelle testimone della nascita della più grande e famosa squadra di profiler dell’intera America.