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Autore: Bookmaker    16/06/2015    1 recensioni
Sei anni dopo gli eventi del manga, Roy va a far visita ad un vecchio amico.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s raining alright
 
Il cimitero era quasi completamente deserto. Solo poche vecchiette avvolte in lunghi scialli di lana nera si aggiravano fra le lapidi distribuendo qualche fiore ai morti propri e altrui, e ogni tanto qualcuna di loro si inginocchiava davanti alla tomba di un remoto conoscente, o perfino di uno sconosciuto, per pregare in silenzio.
Roy ebbe un attimo di esitazione, davanti a quella scena così desolata. Pur essendo un mercoledì, non si aspettava certo di trovarsi così solo, e per un attimo quella situazione lo mise a disagio. La sua esitazione, tuttavia, durò solo un momento. Dopodiché, il comandante supremo Mustang sollevò con un gesto deciso il bavero del pesante cappotto che lo avvolgeva e si avviò a passo lento lungo i viali alberati del camposanto di Central City.
Camminò per poco più di un paio di minuti, giungendo infine davanti ad una piccola lapide senza decorazioni. Si accovacciò davanti ad essa senza parlare, quindi si tolse il cappotto e il cappello a falde larghe che indossava e cominciò a fare quello che faceva ogni anno da ormai sei anni.
Prima di tutto estrasse da una tasca del soprabito un mazzo di fiori bianchi, affiancandoli a quelli immersi nel vaso sul prato davanti alla lapide. Poi prese dal taschino un fazzoletto di cotone candido, col quale pulì accuratamente la scritta incisa sulla pietra tombale.
Quando ebbe finito, si sedette in posizione raccolta sul fazzoletto erboso antistante la lapide, prese un respiro, chiuse gli occhi e sorrise. – Ciao, Hughes.
Una vigorosa pacca sulla spalla lo fece sobbalzare. E quando si girò, Maes Hughes era in piedi accanto a lui.
– Ehilà, vecchio mio! Come va, laggiù, tutto bene?
– Sì. La ricostruzione di Ishbar sta per essere completata, il trattato di pacificazione con Drachma è stato siglato con successo e gli scambi commerciali con Xing sono ripresi. Acciaio mi manda una fotografia al mese per ricordarmi di essere cresciuto di dieci centimetri, mentre suo fratello è diventato il nostro ambasciatore a Xing. Ah, e il vice comandante Hawkeye è al settimo mese. Manca davvero poco, ormai.
– E me lo dici così?! – esclamò Hughes gettandosi su di lui e strofinandosi sulla sua guancia con la propria. – Felicitazioni, Roy! Certo, però, potresti anche cominciare a chiamarla Riza…
– Con te non ci riesco, Hughes. Venire qui… mi riporta ai vecchi tempi. È come se tutto fosse come era allora.
L’uomo si sollevò in piedi, un leggero sorriso dipinto sul volto. – Capisco… Ma dimmi, come stanno le mie ragazze?
– Se la cavano bene. La tua pensione è sufficiente per la scuola di Elycia, Gracia non deve preoccuparsi di nulla. Di recente si sono trasferite in centro.
Maes gli rivolse un lungo sguardo. – Grazie, Roy.
– E di che?
– La mia pensione era una miseria. So bene che sei stato tu, a metterci mano. Non ti ho detto niente, in tutti questi anni, ma… grazie.
Roy fece spallucce. – Con tutte le vittime che ci sono state a causa dell’affare degli homunculi, c’erano migliaia di famiglie in lutto. L’ho fatto per tutti.
– L’hai fatto per me, – disse Hughes. – E di questo ti sono grato.
Il comandante supremo Mustang distolse lo sguardo dall’amico, rivolgendolo lontano, verso un alto cipresso arrossato dalla luce del tramonto. – Mi manchi, Hughes. Manchi a tutti.
– Anche voi mi mancate, – sorrise l’altro. – Ma non mi dispiace, il posto in cui mi trovo. Dovresti vedere, è così bello! C’è tanta luce, e abbiamo uno splendido panorama.
Roy non rispose.
– Ehi, Roy… – mormorò Hughes, girando intorno all’amico e cercando i suoi occhi. – Va tutto bene?
Roy stava piangendo. In quel momento, davanti alla lapide del generale di corpo d’armata Maes Hughes, non c’era il comandante supremo del regno di Amestris. C’era solo l’Alchimista di Fuoco, il colonnello Roy Mustang.
– Mi dispiace. Avrei dovuto proteggerti, e invece…
L’uomo strinse i pugni, mentre un rivolo di lacrime scendeva lungo le sue guance. – Ogni giorno, – balbettò, – ogni giorno, c’è una domanda che mi rimbomba in testa. Da sei anni, Hughes, è sempre la stessa domanda. Se non sono stato in grado di salvare una singola persona, come posso proteggere un’intera nazione?
Hughes aspettò in silenzio che Roy terminasse la sua frase. Poi si sedette accanto a lui, prendendo a scrutare con aria assorta il cielo sopra il muro perimetrale del cimitero.
– Ti ricordi cosa ti dissi, quella volta?
Roy tirò su con il naso, girandosi verso di lui senza comprendere il senso delle sue parole.
– Dissi che sarei stato un tuo subordinato in modo da poterti spingere in alto. Io volevo vederti diventare grande, Roy, in tutti i sensi. Volevo che la fiamma dell’Alchimista di Fuoco splendesse per tutto il mondo. E oggi, guardati! Sei il comandante supremo, e ancora l’ardore di quando ti ho conosciuto!
Hughes poggiò una mano sulla spalla di Roy. – Questo era il mio desiderio, e tu lo hai esaudito. Avrei preferito aiutarti in maniera più concreta, ma che ci vuoi fare. Certo, mi dispiace non poter essere lì con voi… ma Gracia ed Elycia vengono a trovarmi tutte le domeniche. Mi portano i fiori, tolgono le foglie secche dalla lapide, parlano con me… è un bel modo di passare l’eternità, fidati. E poi, a vedere come sta crescendo la mia Elycia, mi si riempie il cuore di gioia. È come se fossi ancora accanto a lei, non mi ha dimenticato. Nessuno mi ha dimenticato. Non ho nessun rimpianto.
Roy continuò a tacere per qualche minuto. Continuarono entrambi a fissare il tramonto, mentre piano piano anche le ultime vecchine rimaste si dirigevano verso l’uscita del cimitero.
– Se sai già tutto, – chiese Roy tornando a guardare Hughes negli occhi, – perché mi chiedi sempre come va?
Maes sorrise. – Le cose hanno un sapore diverso, raccontate da te. E poi, sono uno dei pochi a potersi vantare di ricevere un bollettino ufficiale dal comandante supremo in persona!
L’Alchimista di Fuoco si sollevò in piedi con un sospiro. – È ora che vada. Il vice comandante… Riza mi starà aspettando.
– Certo. A presto, Roy.
Mustang raccolse da terra il cappotto e il cappello, scoccando un ultimo sguardo alla lapide del suo migliore amico. Dopodiché si incamminò verso l’uscita, mentre poche gocce di pioggia cominciavano a cadere sull’erba rada del cimitero.
– Sta piovendo, – disse tra sé calcandosi il cappello in testa con un mezzo sorriso, mentre un’ultima lacrima di commozione gli rigava la guancia. – Sta proprio piovendo.
   
 
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