Disclaimer: nulla di ciò che ho descritto corrisponde alla verità. Ogni parola è solo ed esclusivamente frutto della mia fantasia.
Ora.
Non sa che ora sia.
La stanza è buia, l’unica fonte di luce è il cielo plumbeo
oltre il vetro della finestra.
L’unico indicatore che gli permette di capire che Myles sta
respirando è l’alzarsi ed abbassarsi ritmico del petto del cantante contro il
suo.
L’orgasmo è terminato, scivolato via come acqua, anzi, come
una bomba d’acqua, un’esplosione improvvisa che li ha lasciati entrambi
tremanti.
Immobili, contro quella parete. L’ha deciso nel momento in
cui, in un’altra situazione, sarebbe dovuto uscire da lui e avrebbe dovuto
lasciargli posare i piedi a terra. Però quella non è un’altra situazione. E
quindi, invece di sciogliere la presa che ha sulle sue cosce, l’ha stretto più
comodamente e ha posato le labbra contro le sue. Senza alcun movimento. Senza
lingue, senza denti, solo labbra, le une contro le altre.
Immobili.
Non sa quanto tempo sia passato. Anzi, ha l’impressione che
il tempo non stia passando affatto. Dopo le settimane lente trascorse lontane
da quel corpo, da quell’agglomerato di significati, domande, risposte e
casualità che risponde al nome di Myles, ora tutto sembra immobile.
Sa che dovrebbe guardarlo per bene. Sa che è dimagrito e che
probabilmente di lì a due ore lo osserverà svuotare la valigia e gli chiederà
se sta bene, e Myles risponderà che sì, va tutto bene, perché me lo chiedi?, e
lui lo trarrà a sé, passando le mani sui suoi fianchi troppo stretti, sulle
coste troppo spigolose e non ci sarà bisogno di dire altro, e Myles sbufferà
ripetendogli che è tutto ok, e che lo sai che quando sono in tour dimagrisco
sempre tanto, ma sotto sotto Mark saprà che Myles è felice quando lui si
preoccupa, anche se non è necessario, anche se a volte arriva ad essere
assillante, anche se ogni tanto lo fa davanti a tutti, mettendolo in imbarazzo.
E Mark annuirà, come sempre poco convinto, come sempre pensando che ok, sa come
funziona il corpo di Myles, ma se ci fossi stato io al posto di Slash di sicuro
sarei stato più attento, mi sarei occupato meglio di te. Myles intuirà
qualcosa, è sempre così, lui intuisce sempre tutto e dopo quasi dieci anni Mark
deve ancora capire se è un bene o un male, Myles intuirà qualcosa e lo bacerà,
salendogli in braccio e sistemandosi con movimenti leggeri e delicati. Lo
bacerà e quel bacio racchiuderà tutto, tutto quello che sono stati, tutto
quello che sono, tutto quello che saranno. E Mark saprà. Saprà che se mai
dovesse finire non ci sarà mai nessuno dopo Myles, così come non c’è mai stato
prima, così come chiunque abbia avuto il suo corpo o il suo cuore prima che
quegli occhi azzurri incrociassero il suo sguardo è stato solo una proiezione,
una pallida imitazione, un’ombra di fumo che è svanita nel momento esatto in
cui un “lui è Myles, è il cantante della vostra band di supporto” ha cancellato
passato, presente e futuro in un colpo solo. Lo saprà e lo stringerà più forte,
perché la sola idea di un Myles coniugato all’assenza è un colpo al cuore. Lo
stringerà e Myles lo stringerà più forte, quasi ad intuire i suoi pensieri,
quasi a voler ribadire la propria presenza, il proprio essere qui, ora. Myles
intuisce sempre tutto.
Mark rimane immobile. Sa che tutto questo arriverà, sa che
ad un certo punto Myles leggerà nei suoi occhi quel ogni volta che torni da me
sono tentato di non farti più ripartire, sa che il suo sguardo cambierà
impercettibilmente, una sfumatura di colpa ad ombreggiarlo. Lo sa. Mark sa
tutto.
Le sue labbra rimangono immobili, premute su quelle di Myles. Sa che quei momenti arriveranno, ma ora il tempo è fermo. Ora è buio, e c’è solo Myles. C’è stato sempre e solo Myles. E non c'è consapevolezza che Mark preferisca.