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Autore: Maty2002    16/06/2015    3 recensioni
Sono solo una marionetta usurata, lo so, e il mio trascorso è ormai un lontano fotogramma.
Però, una madre è sempre una madre, e scordare tutto non è possibile, nemmeno per un giocattolo vecchio e spiritato.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Golden, Freddy, Purple, Guy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I't been so long

Accarezzo dolcemente  bordi della mia scatola.
Cosa vuoi che faccia di più?
Ho già donato tutto ciò che c’era da donare e aiutato chi ne aveva bisogno.
Ma sai, forse hai ragione, c’è ancora qualcosa in me che non va.
Forse quel passato tormentato che ancora adesso riaffiora?
 
Sono solo una marionetta usurata, lo so, e il mio trascorso è ormai un lontano fotogramma.
Però, una madre è sempre una madre, e scordare tutto non è possibile, nemmeno per un giocattolo vecchio e spiritato.
 
Ancora adesso, ricordo tante cose, come i capelli biondo paglia di mio figlio.
Occhioni neri, lentiggini sparse sul naso all’insù e labbra perennemente schiuse in un sorriso dolce.
Forse un po’ troppo riservato, ma pur sempre un bambino adorabile... e che io ho perso troppo presto.
 
Sai, mi piacerebbe poterlo sollevare in aria ancora una volta, ridere con lui e sentire il suo profumo di miele.
Porto ancora il suo ricordo cucito nel petto, stretto nel mio cuore di pezza, insieme al ricordo di quel tremendo giorno.
 
Mi aveva ripromesso che non avrebbe fatto tardi, insieme ai suoi quattro nuovi amici, e che non si sarebbe mai allontanato troppo, ma mi ha mentito.
Si è fatto abbindolare da quell’orso mostruoso, di un giallo scintillante e gli occhi neri come la morte, che poco dopo avrebbe fatto strage.
E io, mentre il mio bambino veniva trucidato da un pazzo, cercavo tranquillamente il suo nome, pensando solo fosse andato in bagno.
 
Poi sul ponte, a guardare l’acqua scorrere lenta fino a raggiungere il mare.
Mio figlio era scomparso, dicevano tutti, ma io sapevo per certo che centrasse un omicidio.
Ma cos’è una madre privata della sua famiglia? Padre mai esistito e ora bambino ucciso a coltellate.
Il freddo dell’acqua mi avrebbe certamente schiarito le idee, ne ero sicura.
Quando annegai, però, giurai sul mio nome che avrei rivendicato il nome delle vittime.
E questa promessa me la cucii nel cuore con gli stesi fili che ora mi legano.
 
Vidi ancora una volta mio figlio, quando la mia anima seguì il patto e ritrovò i poveri corpi dei bambini, orribilmente mutilati e rinchiusi in dei robot.
Il suo spirito aveva occhi bianchi, proprio come la bocca, aperta in una smorfia coperta da lacrime scintillanti. I suoi bei capelli biondi erano coperti da una patina d’oscurità.
Mi abbracciò, ma non provai alcun calore.
Dopotutto, il destino degli spiriti è soffrire, in silenzio, senza conoscere mai più la gioia.
 
Quando mi allontanai da lui, vidi che fine avevano fatto quelle povere vittime.
Ogni anima era legata ad uno di quei costumi metallici, rappresentanti grotteschi animali.
Mio figlio giaceva dentro a un orso dorato, che il giorno del delitto avevo visto girare tutto il tempo per il locale.
Nell’oscurità della notte, i suoi occhi neri sembravano ancora più spenti del solito.
 
Feci, allora, la mia scelta.
Trovai nel retroscena una marionetta rovinata e sbiadita, probabilmente abbandonata da decenni.
Decisi e, non so come, riuscii a fondere la mia anima con quel giocattolo.
Probabilmente la mia sete di vendetta era talmente spropositata da riuscire a donare la vita, e non solo me, ma anche ai bambini.
Presero possesso degli animatronics e passarono da prigionieri a padroni di quei corpi e, in quegli sguardi robotici, riuscii a cogliere odio e tristezza.
Ero riuscita a macchiare la loro innocenza.
                                                             
 
 
Adesso, che ti parlo chiusa in questa scatola, posso sinceramente dire di non vergognarmi delle mie scelte.
Certo, chiusa in questa marionetta ho perso ogni sentimento, e non riesco nemmeno a provare compassione per quelle vittime.
La mia unica funzione, ora, è marcire in questa scatola.
Dopotutto, mi manca il tempo in cui facevo regali ai bambini del ristorante.
Potevo vedere la luce del giorno, il personale mi aggiustava e ridipingeva ogni mese e mi avevano perfino inciso un sorriso, sulla maschera.
 
Adesso, rimango dentro il mio carillon, e guai a te se non ricaricherai la musica.
Grandfather’s Clock era il motivetto preferito di mio figlio, se non ricordo male.
Molti, inoltre, mi considerano inutile, ma non è vero.
Dentro questo Luna Park, il mio obiettivo è allucinare, per poi aspettare che il tuo sangue bagni ogni pavimento e ogni muro.
Lo so, mi sono ritrovata a lavorare con quel bastardo dell’assassino ma, almeno, ha pagato il prezzo delle sue azioni.
Tu sei un uomo e, a quanto pare, non hai ancora ricevuto una punizione per essere come lo stronzo che mi ha abbandonata con un figlio in grembo.
Che dire, è così che passo le mie giornate.
Ogni tanto mi cade anche l’occhio su quell’orso color oro, su mio figlio, ma tanto non posso più provare niente.
Sono solo un’anima perduta.                    
E, dopotutto… It’s been so long.            



Angolo Autrice 
 Salve a tutti e perdonatemi per la mia scomparsa dal fandom! 
Un po' tra le verifiche di fine anno e casini interiori (sì, sono una tipa complicata XD), non ho mai avuto tempo da dedicare alla scrittura. 
Inoltre, con l'inizio delle vacanze, l'ozio è all'ordine del giorno!
Comunque, tra non molto (massimo un mese), dovrei ricominciare la raccolta FNAF in forma umana e anche altre storie riguardanti altri fandom.
Ora vi lascio, e spero che la storia vi sia piaciuta!
Ho utlizzato la teoria che preferisco, cioè quella in cui Marionette è la madre di una delle vittime (in questo caso di Goldie)... spero di non aver fatto un casino privo di filo logico con il videogame (finalmente ci ho giocato!!! Traguardo fenomenale!!!).
Ah, e scusate anche per l'orario indecente XD
Alla prossima!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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