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Autore: Rage_    18/06/2015    5 recensioni
Mickey e Ian stanno ormai insieme da dieci anni e tutto sembra andare bene. Un giorno però una bambina mette in testa ad Ian una strana idea, un'idea che cambierà le loro vite per sempre. O forse no?
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"Cristo, Gallagher, in questo momento potrei chiederti di sposarmi." scherzò.
"Eppure vorrei farti notare che qui quello in ginocchio sono io." ribatté Ian, calandogli giù i pantaloni.
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ATTENZIONE: questa fic non ha senso, non cercate di capirne il significato.
[Scritta per la Gallavich Week sul prompt marriage]
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich Week 2015'
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Prompt: June 18th - Marriage (proposal, plans, wedding day, honeymoon, wedding anniversary, deciding NOT to have a wedding, being “ghetto married”, domestic! Gallavich)

 

TAKE ME TO CHURCH.






Perché voi due non vi sposate? chiese una vocina alle loro spalle.
Entrambi Ian e Mickey si voltarono di scatto verso la loro interlocutrice, una bambina che aveva quasi l’età di Yev, con i capelli castani raccolti in un paio di treccine.
Mickey sbuffò e Ian gli strinse il braccio come monito, bloccando sul nascere il “fatti i cazzi tuoi, mocciosetta” che poteva quasi vedere sulla punta della sua lingua.
Ian sorrise: erano passati dieci anni, eppure Mickey aveva ancora lo stesso temperamento burbero e irascibile di quando era un ragazzo, e Ian lo amava per questo. Lo faceva sentire come se niente fosse mai cambiato.
In quel momento, però, si trovavano in un parco pieno di bambini, insieme ai loro genitori che avrebbero sicuramente detto qualcosa se qualcuno avesse iniziato a prendere a parolacce la propria figlia - non esattamente il luogo ideale per rivivere i bei vecchi tempi a suon d’imprecazioni, ecco.
Per cui, Ian ammonì Mickey di comportarsi bene con un’occhiata eloquente e quella stretta al braccio e lui ricambiò con uno sbuffo e un’occhiata alla “non sono un fottuto cane”, anche se poi se ne stette buono. Ian sorrise, pensando che più tardi avrebbe potuto dargli un biscottino.
Ian si piegò finché non si trovò faccia a faccia con la bambina.
Sei un’amica di Yevgeny?
Lei arricciò il naso. Yev-chi?
Ian sollevò gli occhi al cielo. Non importa. Perché pensi che noi due non siamo sposati?
Non indossate anelli né niente. replicò la bambina.
Potremmo conoscerci solo da cinque minuti. ribatté Ian.
Avete un figlio. Prima quel bambino biondo sullo scivolo ha guardato verso di voi e vi ha salutati urlando “ciao, papà”. È lui Yev-quella cosa lì?
La ragazza era un’attenta osservatrice.
Okay, Sherlock, hai indovinato.  esordì Mickey intromettendosi nella conversazione, e Ian pensò che si stesse giocando seriamente il biscottino premio.  Si abbassò anche lui al livello di Ian e la ragazzina. Siamo una coppia di genitori non sposata, e allora?
La bambina con le trecce non sembrava per niente intimorita dal tono minaccioso di Mickey, ma Ian gli diede comunque una gomitata nel fianco per avvertirlo di darsi una calmata.
Intendo… disse, addolcendo un po’ il tono di voce. Ci sono molte persone che decidono di convivere e crescere un figlio senza sposarsi, perché ti fre… altra gomitata, seguita da un grugnito di disapprovazione  perché ti interessa così tanto? si corresse subito.
La bambina sollevò le spalle. Penso solo che voi due siate carini insieme e che sarebbe bello se vi sposaste, tutto qui. e corse via, lasciando Ian e Mickey da soli come due scemi.
Che cazzo ha appena detto, quella lì? chiese Mickey, stordito.
Pensa che siamo carini insieme e che sarebbe bello se ci sposassimo. ripeté per lui Ian, tirandosi nuovamente su per dare un occhio a Yevgeny. Mickey lo raggiunse. La ragazzina si era avvicinata a Yev, e ora lo stava spingendo su un’altalena. Brutta ruffiana.
Grazie al cazzo, quello lo avevo capito!
Ian sollevò gli occhi al cielo. Mickey, tesoro, è davvero impossibile fare conversazione con te quando hai il ciclo.scherzò.
Vaffanculo, Gallagher.
Ian rise. Gli prese la mano, intrecciando le proprie dite con quelle di Mickey.
Se ci sposassimo, non potresti più chiamarmi così perché, legalmente, sarei “Gallagher-Milkovich.”
Un motivo in più per lasciare le fottute cose così come stanno. disse Mickey, il tono di voce ora più dolce. Guardò Ian, i loro sguardi s’incontrarono e sorrisero perché era strano. Strano che dopo tutto questo tempo Ian sentisse ancora le ginocchia trasformarsi in gelatina quando incrociava lo sguardo di Mickey.
Ti amo tantissimo. sussurrò Ian chinandosi fino al suo orecchio e Mickey abbassò lo sguardo, il labbro serrato tra i denti per impedirsi di sorridere come una ragazzina.
Ian sapeva che se non ci fosse stata così tanta gente, nei dintorni, Mickey lo avrebbe baciato.
Non che avesse paura di nascondere il fatto che stavano insieme – ormai avevano passato quella fase da anni – ma mettersi a pomiciare in un parco pieno zeppo di bambini sembrava ad entrambi una cosa strana e inopportuna, tutto qui. Ormai non erano più degli adolescenti, erano in grado di contenere i propri istinti. A volte.
Vado a chiamare Yev. esordì poi Ian. È ora di tornare a casa e dobbiamo ancora passare per il negozio.
Merda, Svetlana mi farà il culo. ammise Mickey.

 
 
**
 
 Papi, papi! chiamò Yev, tirando la maglietta di Ian mentre questi pesava un sacchetto di mele. Ian abbassò lo sguardo sul figlio adottivo. Aveva due grandi occhi azzurri, capelli biondi e un sorriso sghembo stampato in volto uguale a quello di Mickey.
Che succede, Yev?
Posso prendere i Kinder Sorpresa? chiese stringendo una confezione rettangolare tra le mani. Ian gli sorrise e annuì. Il sorriso di Yev si allargò ancora di più e Ian pensò che amava quel sorriso.
Avrebbe fatto di tutto pur di far sorridere quel bambino dal sorriso uguale a quello di Mickey.  
Grazie, papi. disse Yev mettendo gli ovetti di cioccolato nel carrello.
Era così che Yev chiamava Ian, mentre Mickey, invece, era sempre stato “papà”.
Mickey arrivò in quel momento, tutt’altro che sorridente. Ian gli venne incontro spingendo il carrello, seguito da Yev come un cagnolino.
Che è successo?
Mickey sbuffò tirando una confezione di salsicce dentro il carrello nemmeno stesse segnando un touch down.
Mickey, cazzo, ci sono le uova, stai attento!
Mickey sollevò gli occhi al cielo.
E poi… salsicce? Sulla lista c’era scritto carne macinata! gli fece notare Ian.
Sì? Beh, cazzo, mi dispiace ma una vecchia stronza si è presa l’ultima confezione di fottuta carne macinata e allora a me sono toccate le salsicce, che cazzo!
Ian scosse la testa, notando che Yev, vedendo che la situazione stava degenerando, era tornato nel reparto dei dolciumi. Bambino furbo, pensò Ian.
Mickey, è tutto okay, va bene? Svetlana farà le salsicce stasera invece che il polpettone, non credo che ne farà una tragedia per questo.
Anche se era molto probabile che avrebbe insultato Mickey dicendogli che non aveva nemmeno le palle per tenere testa ad una vecchia signora, sebbene, da quando Mickey e Svetlana si fossero separati legalmente, sembrava che le cose andassero decisamente meglio tra loro due.
Svetlana si era sposata con Rachel, una metallara con la cittadinanza americana e due tette da urlo, così da riuscire ad evitare l’espatrio in Russia.
Ora lei, sua moglie, Ian, Mickey e Yevgeny vivevano tutti insieme sotto lo stesso tetto. Se per Yev era stato difficile, vivere con due papà e due mamme? Non sembrava, dal momento che riceveva il doppio delle attenzioni e il doppio dell’amore che un bambino dovrebbe ricevere normalmente.
Erano una famiglia strana, ma tutti quanti amavano Yevgeny: era questo ciò che li teneva uniti.
Non è per Svetlana, è che… Cristo, mi ha dato fastidio! Odio le vecchie, fanculo!
Ian lo guardò ammiccando. E questo da quando, esattamente?
Da quando una di loro mi sparò nel culo quando avevo diciannove anni, cazzo. Mi sembra che ci fossi anche tu quel giorno, se non ricordo male?
Ian gli sorrise. Eccome se c’ero, è stato il giorno del nostro primo bacio.
Sì, c’ero anche io. Mi ricordo che sei stato sparato anche un po’ colpa mia, perché avevo detto “non portate delle armi con voi, è soltanto una vecchietta ubriaca” o qualcosa del genere.
Mickey rise nervosamente. Cristo santo, andiamo a prendere Yev e paghiamo queste salsicce di merda.
Ian ghignò. Va bene… cerca di calmarti, però.
Calmarmi? Io sono calmo, cazzo.
Ian fermò il carrello. Mickey era sempre stato un attaccabrighe e una persona alquanto irascibile e permalosa. Spesso soffriva di crolli nervosi e quando era giovane scaricava la tensione e il nervosismo iniziando qualche rissa al bar o tirando dei colpi con la pistola, ma adesso era un adulto e certe cose non poteva più farle.
Ian aveva trovato, allora, delle altre soluzioni per aiutarlo a scaricare, come l’ attività fisica o il sesso.
Era evidente che Mickey avesse bisogno di stemperare il nervosismo, in quel momento, e anche che non potessero fare i piegamenti e gli addominali in mezzo al reparto ortofrutticolo.
Si guardò in giro, vedendo Mickey venire verso di lui tenendo Yevegeny per mano e non riuscì a trattenere un ghigno perverso.
Yev, se aspetti qui con il carrello per una decina di minuti ti permetterò di mangiare un ovetto Kinder in macchina. gli disse e Mickey lo fulminò con un’occhiataccia.
Yevgeny, invece, sembrava al settimo cielo. Se vuoi, posso aspettarne anche venti.
Ian rise. Dio, quanto amava quel bambino.
Che cazzo, Ian… dopo dobbiamo cenare, così Yev si guasterà l’appeti…
Sta zitto e seguimi, stupido. disse prendendogli una mano e trascinandolo nel magazzino sul retro.
Ma che… cercò di protestare Mickey, ma Ian fu più rapido a premere le proprie labbra sulle sue e Mickey si s’irrigidì per un attimo, ma poi Ian sentì tutta la tensione e il nervosismo sciogliersi contro quel bacio, dimenticandosi di tutto e tutti.
Mickey inclinò la testa di lato per approfondire il bacio e Ian si sentì come spedito indietro nel tempo, quando lui e Mickey, da ragazzi, si rinchiudevano nella cella frigorifera del Kash n’ Grab per scopare. Gli morse il labbro, preso dall’eccitazione, perché era da tanto che non provava quel brivido, il brivido di fare qualcosa alle spalle di tutti e il timore di essere beccati.
Ian interruppe il bacio solo per ammirare l’espressione confusa e boccheggiante di Mickey, le labbra rosse a causa del suo bacio. Gli sorrise, un sorriso che rivelava tutte le sue cattive intenzioni.
Puoi… fece un gesto con la mano, spiegarti?
Ian lo baciò di nuovo, stavolta con più dolcezza che trasporto. Poi si accostò al suo orecchio e gli sussurrò: Credi che dopo tutto questo tempo, non abbia capito quando hai bisogno di una scopata?
Mickey lo guardò, poi scoppiò a ridere.
Potrebbero scoprirci… disse.
E allora facciamo piano. rispose Ian, come se fosse una cosa ovvia, e Mickey sollevò le sopracciglia in quel modo adorabile che lo faceva impazzire. Si fiondò di nuovo sulle sue labbra, baciandole con passione e trasporto. Baciare Mickey era e sarebbe sempre stata una delle cose più belle ed emozionanti della sua vita, non importava quanto tempo sarebbe passato: il corpo con il tempo invecchia, la mente si spegne e gli occhi diventano vitrei, ma le labbra di Mickey sarebbero sempre rimaste rosse e carnose e Ian non avrebbe mai potuto averne abbastanza. Ho dovuto lottare per guadagnarmele, pensò, e adesso saranno mie per sempre.
Ian esitò un secondo. Per sempre?
Un’immagine lampò nella sua mente: loro due che invecchiano insieme; Mickey con i capelli bianchi e i tatuaggi sbiaditi sulle sue nocche; Ian con il viso pieno di rughe e un mobiletto pieno di farmaci che si piega su Mickey per reclamare le sue labbra, esattamente come in quel momento. Esattamente come da ragazzi.
Ian e Mickey erano cresciuti insieme, e Ian non riusciva ad immaginare una vecchiaia insieme a qualcuno che non fosse Mickey – non riusciva ad immaginare la sua vita, insieme a qualcuno che non fosse Mickey.
Con gli occhi liquidi di desiderio, si separò da Mickey e lo guardò intensamente negli occhi. Poi cadde in ginocchio davanti a lui, iniziando a sbottonare la sua patta dei pantaloni. Lo sguardo di Mickey si illuminò.
Ian non era sicuro del fatto che Mickey  in quel momento avesse voglia proprio di un pompino, però quello sguardo lo lasciò senza alcun’ombra di dubbio.
Dio, come cazzo ci riesci?
Non saprei, non ho ancora iniziato...
No, intendo… Ian si fermò. Sollevò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Come fai a… scosse la testa e Ian aspettò: Mickey non era mai stato bravo a trovare le parole giuste al momento giusto, soprattutto quando la sua faccia si trovava all’altezza del suo cazzo. È che con te non ho mai bisogno di dire o fare nulla, perché tu sai sempre quello che penso o di cui ho bisogno senza che io te ne parli e… cazzo, mi sento sempre come se fossi trasparente quando sto con te, non so come tu faccia e… vorrei poter fare lo stesso con te.
Ian gli sorrise, carezzandogli il fianco sotto la maglietta con la punta delle dita. Io ti amo, Mickey. ed era strano dirlo da quella posizione, doveva ammetterlo.
Amore è comprensione e conoscere l’altro come se stessi. continuò. Mi stai praticamente chiedendo come faccio ad amarti e la risposta è semplice: perché tu ami me. Tu non te ne accorgi, ma tutti i giorni, Mickey, tu non fai altro che dimostrarmi il tuo amore e mi dai tutto ciò di cui ho bisogno senza nemmeno che te lo chieda.gli lasciò un bacio sulla base del ventre e sentì Mickey tremare sotto le sue labbra. Non te ne rendi nemmeno conto, ma ogni giorno io ti guardo, tu mi guardi e ci amiamo, ci comprendiamo a vicenda e facciamo quello che dobbiamo per prenderci cura l’uno dell’altro. un altro bacio. Tu fai già tutto quello che devi, e io mi occupo di te come dovrei. Nulla di più, nulla di meno.
Mickey lo guardò con gli occhi lucidi di lacrime. Gli passò una mano tra i capelli rossi e l’altra sul viso, sulle labbra e Ian non poté fare a meno di pensare che tutta quella situazione era assurda e vaffanculo, qualcuno sarebbe potuto entrare all’improvviso e scoprirli ma Mickey stava per mettersi a piangere e Ian voleva fargli un pompino.
Cristo, Gallagher, in questo momento potrei chiederti di sposarmi. scherzò.
Eppure vorrei farti notare che qui quello in ginocchio sono io. ribatté Ian, calandogli giù i pantaloni.
E allora muoviti, fai quello che devi fare che non ce la faccio più.
Ian ripensò brevemente a quell’immagine di loro due da vecchi, al per sempre, e alla bambina del parco che pensava che fossero carini insieme. Lasciò rapidamente un altro bacio contro il bacino di Mickey, e non pensò a nulla se non adesso o mai più quando gli chiese:
Mickey Milkovich, vuoi sposarmi?
Mickey sgranò gli occhi. Oh Cristo Santo, Gallagher, io in verità prima stavo parlando del pompino…
Sono serio, Mickey. disse Ian, consapevole di aver rovinato il momento. Davvero. Vuoi sposarmi?
Mickey era terrorizzato e confuso. Che cazzo gli aveva appena chiesto?
Per un attimo Ian pensò che Mickey si sarebbe tirato su le braghe e se ne sarebbe andato, lasciandolo lì come un idiota.
Ian, che cazzo, non mi sembra proprio il momento giusto per parlarne…
Non te lo succhio finché non mi dai una risposta. asserì Ian, più serio di quanto non lo sia mai stato in tutta la sua vita. Mickey sollevò gli occhi al cielo, esasperato.
Va bene… sì! Cazzo, sì, voglio sposarti, ma ora ti prego, ti scongiuro, che cazzo, muoviti!
Ian quasi strappò i boxer da dosso a Mickey, più felice di quanto non fosse mai stato in tutta la sua vita. Si ritrovò a succhiare con forza l’uccello di Mickey manco ne andasse della sua vita e Mickey si ritrovò con un pugno in bocca per sopprimere i gemiti incontrollabili.
La porta del magazzino si aprì nel momento esatto in cui Mickey venne nella bocca di Ian e i due ebbero appena il tempo di nascondersi come due ragazzini dietro una pila di casse prima che un inserviente li scoprisse. I due si ritrovarono sul pavimento a baciarsi, il sapore di Mickey ancora nella bocca di Ian, ridendo
come due idioti.
Non riesco a credere che tu abbia veramente detto sì. gli disse Ian a voce bassa, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo ancora.
E io non riesco a credere che tu mi abbia fatto la proposta mentre stavi per succhiarmi il cazzo. ribatté Mickey, tra un bacio e l’altro.  
 
**
 
I due si alzarono in piedi dopo interi minuti passati a baciarsi, per poi sgattaiolare fuori dal magazzino come un paio di ratti.
Yevgeny si trovava esattamente dove l’avevano lasciato: nel reparto dolciumi insieme al carrello.
Venticinque minuti. disse. Una commessa pensava che mi fossi perso.
Ci dispiace Yev, ma tuo padre e io dovevamo, ehm... Ian guardò Mickey in cerca di supporto.
Fare cose da grandi. disse Mickey, liquidando così la faccenda. Ti abbiamo fatto aspettare, quindi puoi prendere quello che vuoi dal banco dei dolci.
Posso prendere le caramelle gommose e le barrette Snickers?
Sì. disse Mickey. Ma solo perché questa è un’occasione speciale. gli disse.
Yevgeny lo guardò aggrottando la fronte.
Ti diremo tutto in macchina, ora vai a prendere le tue caramelle gommose.

**

Yevgeny si strafogava di cioccolata nel sedile anteriore della loro macchina, e Mickey lo guardava apprensivo dallo specchietto retrovisore.
Come faremo ad organizzare un matrimonio se dovremo pagare tutte le spese del dentista? chiese a Ian, che guidava con un’espressione di felicità assoluta dipinta in volto.
Rilassati, papà, durante l’ultimo controllo hanno detto che ho dei denti perfetti. rispose Yev, facendo scattare il bussolotto bianco che nascondeva la sorpresa. Noo, che palle, è una sorpresa da femmina! piagnucolò.
L’ultima volta che sei andato dal dentista è stato un anno fa. continuò Mickey. Soltanto nell’ultimo anno avrai mangiato mezzo quintale di dolciumi.
Grazie al cielo i denti sono una delle poche cose che ho ereditato da mia madre disse Yev, infilandosi la sua sorpresa in tasca. Perché se avessi avuto i tuoi sarebbero già tutti giallognoli e pieni di carie.
La tua faccia è giallognola e piena di carie. ribatté Mickey con infantilità e Ian scoppiò a ridere.
Vedendoli scherzare così, Yev e Mickey sembravano quasi due coetanei.
Papà, lo sai che la carie viene soltanto sui denti, vero? chiese Yev, con quel tono da saputello che evidentemente aveva appreso stando insieme allo zio Lip. Lo sapevo che non avrei mai dovuto permettere a Lip di badare a mio figlio, pensò Ian.
Spiegami perché dovrei spendere così tanti soldi per il cazzo di dentista se poi qualcuno gli farà saltar via tutti i denti a suon di cazzotti per questo suo atteggiamento insolente! disse Mickey rivolto ad Ian.
Perché mi vuoi bene e vuoi che venga con un sorriso smagliante nelle foto del tuo matrimonio insieme ad Ian si intromise Yev. Mickey rise e allungò un braccio nei sedili anteriori dell’auto per scompigliare i capelli biondi di Yevgeny con fare paterno e amorevole.
Sei una piccola merda, lo sai?
Ian avrebbe pagato per avere un padre così: Mickey poteva essere irascibile e volgare, ma non aveva mai picchiato Yevgeny per nessun motivo. Anche quando lo sgridava o insultava, la sua voce non era mai ricoperta di odio o disprezzo, e si poteva vedere quanto in realtà amasse Yev.
Mickey era una persona che aveva davvero tantissimo amore da dare, Ian era stata la prima persona a capirlo. Yevgeny probabilmente era stata la seconda.
Quindi, uhm, voi due vi sposerete davvero?
Già. rispose Ian.
Uh, e… quando vi sposate?
Ian e Mickey si guardarono. Non lo sappiamo ancora, in verità. ammise poi Ian. Dovremmo prima parlarne con tua madre e poi dovremmo chiamare tua zia Fiona e tutti i tuoi altri zii per decidere una data e un luogo e… e poi bisogna organizzare il rinfresco e…  Dio, mi sta passando la voglia di sposarmi.
Guardò Mickey e la sua espressione era pressappoco simile alla sua, ma non avrebbe detto nulla.
Quello che invece disse qualcosa fu Yev: A me sembra una gran perdita di tempo, sapete? In fondo, state insieme da molto tempo, ormai è come se foste praticamente già sposati, che senso ha aspettare ancora così tanto tempo solo per rendere il tutto ufficiale?
I due si voltarono verso Yev. Cosa suggerisci, allora? chiese Mickey.
Andate a sposarvi adesso, da soli.
Era una follia, una totale follia. Mickey e Ian si guardarono e bastò un’occhiata per decidere che, però, quella era una follia che calzava a pennello per loro.
Che ne dici, Mickey? chiese Ian.
Dico che nostro figlio è un fottuto genio. rispose Mickey, con un sorriso e un luccichio negli occhi che gli aveva visto solo una volta in faccia prima di allora: quando, otto anni prima, Mickey era uscito allo scoperto durante il rinfresco del battesimo di Yevgeny.
Ma sì, dai, facciamolo!
Ian fece inversione a U con l’auto, e premette l’acceleratore guidando in direzione del municipio.
 
**
 
Ian ancora non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Si costrinse a non iniziare a saltellare da un piede all’altro per stemperare il nervosismo. Mickey sembrava piuttosto calmo, invece, anche se non riusciva ad impedirsi di sorridere.
Iniziarono a compilare dei moduli che aveva dato loro il giudice legale, mentre Yev si era seduto su una sedia a sbuffare annoiato. Ogni tanto si alzava per venire a dare un’occhiata, ma poi iniziò a correre per tutto il municipio come un maledetto idiota.
Per cortesia, potreste tenere vostro figlio sotto controllo? chiese una signora un po’ avanti con l’età, appena entrata in sala. Oltre a Ian e Mickey, vi era un altro gruppo di persone, probabilmente lì presenti per assistere al matrimonio della coppia che doveva sposarsi prima di loro. Poteva chiaramente distinguere i genitori della sposa, quelli dello sposo, un paio di ragazzi dell’età degli sposi che potevano essere o amici o fratelli. La sposa era vestita con un abito sobrio ma elegante, lo sposo con dei jeans e una giacca. Un matrimonio intimo e non elaborato. Ian sorrise: quei tipi gli piacevano.
Mickey andò a recuperare Yev, e lo costrinse a sedersi.
Non ho idea di che cazzo sto facendo… ammise Ian, osservando il modulo che aveva appena finito di compilare e che aspettava soltanto di essere firmato.
Mickey lo guardò. Tu sei sicuro di volerlo fare?
Ian gli sorrise, nervoso. Sono bipolare, a volte non sono nemmeno sicuro di chi io sia realmente. Qual è la tua scusa?
Mickey sembrò pensarci su, poi disse: Sono insicuro di natura e questa cosa sta succedendo troppo in fretta, cazzo. Non ho ancora realizzato completamente quest’idea.
Ian annuì. Sì, forse hai ragione.
Tra i due calò per un secondo il silenzio, in contemplazione del foglio tra le loro mani. Ian lo rilesse una, due, tre volte – più lo leggeva, meno ci capiva.
Poi, all’improvviso, Mickey gli sfilò la penna dalle dita e firmò. Ian lo fissò con le palpebre spalancate.
Ecco fatto. Ora tocca a te, palle di fuoco. disse passandogli i moduli. Ian scosse la testa e si chinò per lasciargli un bacio sulla guancia. Mickey sorrise e anche Ian lo fece.
Ti amo, lo sai?
Mickey gli sorrise ancora di più. Forza, muovi il culo!
Ian firmò e Mickey si voltò verso Yevgeny. Forza, vieni qui, tu.
Yev si sedette sulle ginocchia di Mickey e Mickey lo abbracciò, felice. Ian gli scompigliò i capelli con fare affettuoso.
Manca ancora molto? chiese e Mickey fece un cenno verso l’altro gruppo di persone che stava aspettando l’inizio del loro matrimonio.
Noi siamo subito dopo di loro.
Yevgeny osservò la folla e sbuffò, incrociando le braccia al petto. Che palle!
In quel momento videro la sposa dell’altro gruppo avvicinarsi a loro.
Salve. Siete qui per sposarvi? chiese loro con gentilezza. Ian la squadrò: aveva i capelli castani legati in uno chignon alto ed era adorabile. I suoi occhi brillavano dello stesso luccichio di quelli di Mickey quando Yevgeny aveva proposto di andare a sposarsi adesso.
Sì.rispose Ian, cordialmente. Scommetto anche voi, tanti auguri!
Grazie. rispose lei, sorridendo raggiante.
Volevo farvi una proposta. Ho parlato con il mio fidanzato e abbiamo pensato di lasciarvi passare avanti. Sapete, voi siete qui da soli e noi… beh, volevamo assistere al vostro matrimonio.
Mickey sgranò gli occhi, chiaramente in difficoltà su che cosa rispondere.
È molto carino da parte vostra, grazie, ma… se posso chiedere, perché? chiese cortesemente Ian.
La ragazza scrollò le spalle. Ian si accorse che tutto il suo corteo nunziale – se così si poteva definire – li  stava fissando come bambini davanti alla gabbia delle scimmie allo zoo. Che bello, pensò ironicamente Ian. Il nostro matrimonio sarà il “numero d’apertura” prima del grande spettacolo.
È solo che siete così carini ma… siete da soli. Non vi va che qualcuno assista alla vostra unione?
Ehm, no, in verità no. rispose Mickey. In verità siamo venuti qui a posta perché volevamo essere solo noi due con nostro figlio.
No, in verità siamo venuti qui da soli perché è stata una decisione dell’ultimo minuto. Pensò Ian.
Sì, uhm, diciamo che siamo venuti qui solo per le scartoffie legali, mentre la cerimonia vera e propria si terrà con il resto della nostra famiglia in un futuro prossimo. cercò di spiegare Ian e Mickey lo guardò.
Cerimonia? Quale ceri… Ian gli diede una gomitata, chiedendogli di stare al gioco e Mickey gemette un: Ah… ah sì, la cerimonia, giusto.
La ragazza li guardò e sorrise.
Ma guardatevi… si sedette accanto a loro e Ian poté chiaramente vedere Mickey guardarla con il suo sguardo alla “perché non ti levi dal cazzo?”.
Ragazzi, sono cresciuta nel North Side ma non sono una stupida. Credete davvero che non abbia notato i vostri tatuaggi, o il fatto che siete decisamente troppo giovani per avere un figlio di quell’età?
A dire il vero, sono nato quando papà aveva vent’anni e papi ne aveva ancora diciassette: all’ora mio padre era ancora un gay represso che sottostava al regime omofobo di mio nonno che lo ha costretto a mettere incinta una prostituta per poi sposarla. spiegò Yevgeny, come se fosse una filastrocca.
La ragazza lo guardò con occhi sgranati, così come Mickey e Ian.
Che c’è? chiese Yev. Temevo che pensasse che voi mi aveste rapito!
Oh Santo cielo… commentò la ragazza e Ian le sorrise.
Siamo del South Side, succedono cose anche peggiori. la tranquillizzò.
Cielo, immagino… essere una coppia gay in un quartiere dei bassi fondi non dev’essere stato molto semplice.
No, in effetti, no. concordò Mickey, ancora stordito da tutta quella situazione.
Lei sorrise. Eppure eccovi qua, a reclamare il vostro lieto fine! Non voglio sapere la vostra storia… soltanto, permetteteci di vedere come va a finire. Sarebbe un regalo davvero meraviglioso, da parte vostra, e nulla mi farebbe più felice, per il giorno del mio matrimonio.
Mickey e Ian si guardarono. I tipi del North Side sono piuttosto strani, pensò Ian.
Come vi pare. rispose Mickey. La ragazza regalò loro un sorriso da orecchio a orecchio e Ian si chiese come cazzo facesse a sorridere a quel modo.
Perfetto! Aw, tanti auguri, davvero! squittì lei.
G-grazie… balbettò Ian e vide la ragazza tornare al suo corteo, sedersi accanto al suo futuro marito per prendergli la mano.
Quindi, uhm, siamo il fottuto intrattenimento per gli ospiti, giusto?
A quanto pare sì.
Yevgeny scrollò le spalle. Secondo me, prima finiamo, meglio è. Ci hanno solo fatto un favore!
Mickey rise e abbracciò il figlio, lasciandogli un bacio tra i capelli.
Menomale che ci sei tu, che trovi il cazzo di lato positivo in ogni situazione.
 
**
 
Il giudice raggiunse la sala e Ian e Mickey si ritrovarono in piedi di fronte a lui. Si presero per mano e Ian poté sentire lo sguardo di tutti incollato addosso.
Poi, però, incontrò lo sguardo di Mickey e tutto d’un tratto fu come se il resto del mondo avesse smesso di esistere.
Lo stiamo facendo, si disse. Lo stiamo facendo davvero…
Avete gli anelli? chiese il giudice.
Cazzo, gli anelli… pensò Ian.
Intendo, non sono necessari: questo non è un matrimonio religioso, ma se li avete…
In verità, no. ammise Ian. Temo faremo senza.
Yevgeny si schiarì la voce e tirò fuori dalla tasca quella che doveva essere la “sorpresa da femmina” che era uscita dall’ovetto Kinder: un anellino di plastica molto piccolo, con una gemma fatta di plastica a forma di cuore con sopra la faccia della Principessa Elsa di Frozen.
Io un anello ce l’ho a dire il vero…
Mickey scoppiò a ridere. Cristo, non riesco a crederci…
Ian prese l’anello, pensando che era sempre meglio di quello che suo cognato, Gus, aveva donato a Fiona il giorno del suo matrimonio.
Ma sì, perché no? Se è un matrimonio gay che dobbiamo fare, tanto vale che sia davvero gay!
Sì, con tanto di anello del cazzo di Frozen. Gesù.
Tutti i presenti risero e batterono le mani quando Ian infilò l’anello nel dito mignolo di Mickey (l’unico dito abbastanza sottile da far entrare l’anello.)
Poi il giudice iniziò il suo discorso e chiese rispettivamente a Ian e Mickey se fossero disposti ad amare ed onorare l’altro nella salute e nella malattia, nella buona e nella cattiva sorte finché morte non li avrebbe separati.
Lo voglio. rispose Ian.
Lo voglio. rispose Mickey.
Per il potere conferitomi dalla legge, vi dichiaro dunque marito e marito. proferì in conclusione.
Tutti batterono le mani e urlarono, Mickey allacciò il proprio braccio attorno al collo di Ian, unendo le loro labbra. Ian sorrise contro quel bacio e quando si divisero poggiò la propria fronte su quella dell’altro.
Tutto qui? chiese Ian, dopo un po’. Ora siamo… sposati!
Ora sei mio marito. Mickey ammiccò un paio di volte. Merda, non pensavo che avrei mai pronunciato queste parole, in vita mia. realizzò e Ian rise.
In prima fila, Ian vide la sposa asciugarsi una lacrimuccia e presto sentì qualcosa stringersi alla sua gamba: Yevgeny.
Vi siete sposati! Congratulazioni! squittì il piccolo, felicissimo.
Grazie, Yev. disse Mickey, accarezzandogli i capelli.
Tanti auguri! disse il giudice, sorridendo loro. Li raggiunsero anche la sposa, con il suo fidanzato e si congratularono con loro. Così fecero anche altri del loro corteo nunziale, persone che non avevano mai visto in vita loro ma che erano felici per loro.
La sposa chiese loro se gli andasse di restare per il loro matrimonio, ma loro dissero che dovevano tornare a casa per riferire la notizia a casa.
Tutti quanti annuirono e li salutarono e Ian e Mickey si presero per mano uscendo dal municipio.
Ian fissò quel ridicolo anellino di plastica infilato nel mignolo tatuato di Mickey e pensò di non essersi mai sentito così felice in tutta la sua vita. Certo, non era stato un matrimonio da sogno, ma a lui sembrava di star sognando. Era incredibile. Erano quasi arrivati alla macchina, quando Ian abbracciò Mickey e gli diede un bacio sulla testa.
Yevgeny storse il naso. Voi due siete così melensi. disse, salendo in macchina, e Ian e Mickey si affrettarono a seguirlo, ridendo.

 
**
 
Arrivati a casa iniziarono a scaricare le buste della spesa, quando trovarono Svetlana al varco con il suo cipiglio da Russa incazzata in volto.
Perché cazzo voi ci ha messo così tanto tempo, uh?
Mickey le mostrò il mignolo con l’anello di Elsa.
Indovina un po’.
Lei fissò l’anello per un po’, poi, inarcando un sopracciglio, disse: Siete passati per gay pride?
Mickey e Ian si guardarono e risero, superarono Svetlana ed entrarono in casa, poggiando la busta della spesa sul tavolo. Svetlana li fissò con sguardo interrogativo, un sopracciglio arcuato.
Rachel guardò all’interno della busta. Ci avete messo davvero tanto… e vi avevamo detto di prendere la carne macinata, non le salsicce.
Si può sapere dove cazzo siete stati? chiese Svetlana. E perché sembrate bambini usciti da Disney World?
Stavamo tornando dall’alimentari e abbiamo deciso di andarci a sposare, okay? Non ci abbiamo nemmeno messo tanto, quindi smettila di rompere il cazzo. sbottò Mickey, iniziando a svuotare le busta della spesa, mettendo una confezione di birre nel frigorifero e quella dei cereali nella credenza
Svetlana e Rachel sgranarono gli occhi. Ian iniziò a ridere sotto i baffi.
Che cosa?! domandò Svetlana, incredula.
Hai capito bene, cazzo. poi, rivolta a Rachel. E tu stasera cucinerai le cazzo di salsicce, perché è la mia cazzo di cena nunziale e decido io che si mangia.
Svetlana continuò ad alternare occhiate sorprese prima verso il suo ex-marito, poi verso Ian, boccheggiando. Ian fece spallucce per tutta risposta, e Mickey continuò a mettere a posto la spesa.
Rachel prese la confezione di salsicce dalla busta della spese e fece spallucce.
Uhm, beh, che salsicce siano, allora! disse, sorridendo. E, uhm, congratulazioni!
 
Fine.
 
 
 
 
Note autrice: io sono pazza. Giuro su Dio che io sono pazza. Vi prego, ho bisogno di aiuto. Chiamate il 911, un medico, un accalappiacani, qualcuno! Ma io vi giuro che sono pazza.
Non so perché, ma solo io ho pensato che Ian e Mickey, se mai si fossero sposati, avessero deciso di farlo così, spontaneamente? Sì?
Se volete tirarmi dei pomodori sono pronta psicologicamente, guardate: *si prepara*
Ci vediamo domani per il penultimo giorno della Gallavich Week e Dio Dio Dio finalmente siamo quasi giunti al termine, io credo di stare impazzendo ç___ç

 
  
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