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Autore: data81    19/06/2015    1 recensioni
La stanza dove era finita era di un bianco accecante e - a ben vedere - non sembrava neppure essere una stanza, visto che non aveva pareti. Nonostante questo, però, c'era una specie di corridoio dal quale emerse una creatura umanoide, una donna dal vaporoso vestito bianco e dalla pelle dorata. Tutto il suo corpo emetteva una radiosità tale che era impossibile distinguerne con precisione i lineamenti, mentre l'unica cosa percepibile con chiarezza erano i morbidi e lunghi capelli d'ebano.
Prima degli eventi della 4a stagione, Tara si trova di fronte ad una scelta, una scelta personale che avrà ripercussioni sul destino di molti
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Tara Maclay
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nella palestra della scuola la festa per la fine dell'ultimo anno era in pieno svolgimento e l'intera popolazione della piccola cittadina del Nuovo Messico poteva sentire senza difficoltà i mille decibell di gioia dei neo diplomati.
 
Quella musica allegra, però, scorreva addosso a Tara come una crudele presa in giro mentre il sangue le pulsava nelle vene al ritmo della musica rock, facendole percepire in maniera estremamente acuta il dolore di ognuno dei lividi recentemente accumulati.
 
Con un singhiozzo la giovane sfilò l'abito della madre che aveva indossato, facendo attenzione a non rovinarlo e - al contempo - a toccare il meno possibile i punti in cui la carne sottostante era stata raggiunta dal cuoio e dal metallo della cintura del padre.
 
Era stata sciocca, Tara...e lo sapeva. Aveva sperato che l'uomo che l'aveva messa al mondo capisse per lo meno il suo desiderio di essere come tutti gli altri, di poter - almeno una volta - vivere le normali esperienze di una diciottenne.
 
Ma lei non era una normale diciottenne. Come sua madre, lei ospitava un demone nel cuore, un demone che le dava accesso alla magia, ma che doveva esswre tenuto sotto syretto controllo e soggiogato, privo delle forti emozioni di cui si nutriva per accrescere il suo potere.
 
Tara questo lo sapeva, ma il suo cuore anelava così tanto un soffio di vita che aveva tentato ugualmente. Aveva indossato uno dei vestiti più belli della defunta madre e aveva acconciato i lunghi capelli biondi, dicendosi in cuor suo che - stavolta - sarebbe stato diverso e che, al peggio, avrebbe ricevuto un "no" come risposta.
 
Ciò che Tara non si era aspettata, invece, era la reazione violenta del padre. Il signor McLain, infatti, vedendo la figlia agghindata con uno dei vestiti della moglie aveva reagito con un inaspettato quanto violento manrovescio, che l'aveva colta al volto mandandola a terra. Subito dopo, sotto lo sguardo furioso del padre ed impassibile del fratello, Tara si era rannicchiata in posizione fetale, cercando di ridurre al minimo i danni di ciò che era seguito ed implorando l'uomo di interrompere la grandinatadi colpi.
 
 
Ora che la punizione era finita, Tara era chiusa in camera sua a piangere, sfogando il dolore per quellavita senza futuro nella quale era intrappolata dal suo stesso essere.
 
"Oh Dea, ti prego...dimmi cosa devo fare..." singhiozzò disperata nel dormiveglia, ben sapendo che comunque la Dea Madre di tutte le cose aveva ben altro di cui occuparsi che non la disperazione di un mostro suo pari.
 
 
Quella notte i sogni di Tara furono - com'era prevedibile - agitati e nient'affatto piacevoli. Stava correndo inseguita da qualcosa, forse un uomo vestito come un gentlemen inglese del 1800 e tutt'intorno vi era un silenzio irreale.
 
Tara tentava di urlare o scappare dall'uomo armato di pugnale, ma nessun suono usciva dalla sua bocca e la creatura - impossibile scambiarla per un umano nonostante a distanza lo ricordasse - riusciva a ritrovarla ovunque si nascondesse. Dopo aver attraversato di corsa tutti i corridoi e le aule della scuola, Tara si lanciò verso una porta che mai aveva notato e, con un ruzzolone, si trovò...altrove.
 
La stanza dove era finita era di un bianco accecante e - a ben vedere - non sembrava neppure essere una stanza, visto che non aveva pareti. Nonostante questo, però, c'era una specie di corridoio dal quale emerse una creatura umanoide, una donna dal vaporoso vestito bianco e dalla pelle dorata. Tutto il suo corpo emetteva una radiosità tale che era impossibile distinguerne con precisione i lineamenti, mentre l'unica cosa percepibile con chiarezza erano i morbidi e lunghi capelli d'ebano.
 
"Chi? Dove...?" provò a dire la giovane strega, tentando al contempo di recuperare il fiato dopo la folle corsa.
 
"Il dove non é importante, Tara McLain..." rispose la melodiosa voce della creatura "anche in considerazione del fatto che - a tutti gli effetti, non ci troviamo in nessun luogo. Quanto al chi...diciamo che sono un Emissario..."
 
"Della...Dea?" domandò esitante Tara, ricordando la propria preghiera ma stupendosi del fatto che una cosa del genere fosse possibile. Se non avesse sentito con tanta precisione il dolore alle costole dovuto dalla corsa forsennata, forse avrebbe pensato di stare sognando.
 
"Delle Forze dell'Essere..." completò la frase la creatura, senza confermare ne smentire le parole della giovane strega "Ma neppure questo é il punto focale della mia presenza qui..."
 
Tara aggrottò le ciglia pensosa. Da quel che sapeva, le Forze dell'Essere era uno schieramento di creature della luce, creature che si battevano contro il male più oscuro, a volte attivamente e altre volte attraverso dei...Campioni 'Cosa può mai volere un Emissario delle Forze dell'Essere da un mostro come me?'
 
"Mostrarti la scelta che a breve si porrà a te dinnanzi, affinché tu possa farla con cuore sereno..." spiegò l'Emissario, mentre nelle sue mani comparivano due candele bianche, l'una corta e l'altra lunga "Osserva la tua vita ardere diversamente, a seconda di ciò che vorrai dal tuo Destino, giovane strega..."
 
A queste parole la candela più lunga si accese di una tenue fiammella gialla, quasi invisibile nella potente luce emanata da quel luogo e dall'Emissario. Pur non sapendo esattamente cosa aspettarsi, Tara fissò lo sguardo in quella luce e rapidamente si sentì precipitare in essa.
 
Ciò che vide era al limite della capacità di sopportazione della sua mente: come in un film riprodotto ad alta velocità, la giovane strega poté percepire la sua vita futura come un infinito ripetersi di giorni tutti uguali. Mentre il suo corpo invecchiava, attorno a lei si alzava e moriva il sole, mentre una infinità di persone dal volto sfocato viveva la sua vita. C'era suo padre, che continuava a gestire la vita di famiglia fino ad una precoce morte, appresa da un agente di polizia e neppure pianta. C'era suo fratello, che invecchiava insieme ad una donna gitana che Tara non credeva di conoscere.
 
C'era anche un uomo, un uomo dal volto indistinguibile, che ad un certo punto entrava nella sua vita senza amore, sostituendosi al padre come figura autoritaria, mentre lei ripeteva gli stessi gesti di sempre in un folle susseguirsi di cambi di scenario, come se stesse trascorrendo la sua vita in perenne trasloco, o fuggendo da qualcosa.
 
E infine c'era un bambino, una piccola creatura sulla quale la giovane strega riversava tutto il suo cuore ed il suo amore, una piccola creatura che - crescendo - diventava un uomo alto e robusto, l'ultima immagine che i suoi occhi colsero prima di chiudersi su quell'assurdo sogno.
 
Tara si ritrovò così carponi, nel luogo bianco dove l'Emissario la osservava attentamente, le due candele ancora in mano, con una mano tesa verso il giovane uomo che non c'era più: suo figlio!
 
"Questa é una via..." spiegò la creatura dalla veste bianca, inconsapevole del profondo turbamento emotivo di Tara, o forse indifferente ad esso "la via che vivrai se sceglierai di continuare ad essere ciò che sei adesso. Questa," e sollevò la seconda candela, quella corta "é l'alternativa..."
 
La piccola candela si accese di una fiamma violenta, intensa e luminosa. Tara posò lo sguardo su quel fuoco che ardeva come se non vi fosse un domani e - di nuovo - si sentí precipitare in un avanzamento veloce della propria vita.
 
Ciò che vide, la sconvolse forse più di quanto aveva fatto la prima visione. Nonostante durasse molto meno, questa vita era frenetica, diversa in ogni momento. Si vide circondata da un gruppo di amici, inseguita da mostri di ogni sorta ed immersa in mille faccende, che andavano dallo studiare la magia in una specie di negozio al frequentare le lezioni all'Università...si vide anche praticare la magia liberamente, facendo ricorso ai poteri tanto osteggiati dal padre.
 
Ma soprattutto percepì un amore profondo, di quelli che portano lacrime di gioia e di dolore, verso una persona: una smilza ragazza dai capelli rossi di cui le sfuggivano i tratti del viso, ma che in qualche modo sapeva essere per lei perfetti.
 
Fu quel viso, finalmente limpido e chiaro seppur sporco di sangue, che vide come ultima immagine, mentre un accecante dolore al cuore la strappava da quella vita per riportarla nuovamente nella stanza bianca, stavolta sdraiata a terra con le lacrime agli occhi.
 
Questa volta l'Emissario rimase silente dandole il tempo di riprendersi, prima di dire "Queste sono le tue scelte, Tara McLain...puoi vivere una vita normale nella sua mediocrità o decidere di ardere di vera fiamma, scegliendo una vita che merita di essere vissuta per te e per gli altri.
 
" Se scelgo la seconda via, morirò presto...e dolorosamente..." ansimò la giovane strega, mentre le sue mani si stringevano al vaporoso nulla su cui erano posate, nel disperato tentativo di ritrovare il contatto che avevano sognato di avere con la ragazza dai capelli rossi.
 
"La morte é il destino di tutte le creature viventi..." rispose indifferente la donna dall'abito di luce, come se la cosa non la riguardasse e fosse solo un dettaglio trascurabile "ciò che conta non é come morirai, o quando...ma ciò che sarai riuscita a fare prima. Quale posto nel mondo avrai conquistato!"
 
"Perché mi dici questo?" domandò in un urlo di dolore  la giovane strega in lacrime "cosa vuoi da me? Che ti importa di cosa farò della mia vita?
 
"Te l'ho detto, voglio che tu faccia una scelta consapevole. Quando ti sveglierai - poiché questo é un sogno, null'altro - non ricorderai il nostro incontro. Ma il tuo cuore saprà, e ti consiglierà con cognizione ciò che davvero vuoi..."
 
Per un momento l'Emissario parve essere sul punto di congedarsi, ma parve ripensarci e - prima di sparire insieme a quel luogo in un lampo di luce bianca, aggiunse "Quanto al perché la tua scelta mi interessa...beh, sappi solo che nella storia esistono dei punti focali. Scelte che possono generare un destino anziché un altro. A volte esse sono momenti epici, ricordati da tutti, altre volte possono essere scelte apparentemente molto meno importanti e prive di ricadute..."
 
 
Tara si risvegliò di soprassalto nel proprio letto, come se avesse vissuto un incubo o qualcosa del genere...ricordava vagamente un sogno in cui scappava da qualcuno ed una ragazza dai capelli rossi, ma il tutto era così confuso nella sua mente da preferire ignorarlo.
 
Facendo meno rumore possibile si alzò ed andò a lavarsi in bagno quindi, dopo aver scelto un abito che nascondesse il più possibile i dolorosi lividi ancora ben visibili sulla pelle chiara, si vestí ed andò in cucina a preparare la colazione per gli uomini di casa.
 
Poco dopo il padre ed il fratello scesero e, dopo aver mangiato in silenzio, il minore uscì per andare al lavoro. Il padre, invece, si trattenne ancora un po' per finire di leggere il giornale, quindi disse "Nel pomeriggio passerà Ron O'Donnell... devi dargli un pacchetto che é in cassaforte. Non toccare nient'altro..." e le consegnò una grossa chiave di metallo.
 
Tara annuì. Sapeva che O'Donnel era un Allevatore e che suo padre era in trattativa con lui per acquistare alcuni cavalli di razza, bestie da monta che contava di usare per avviare una piccola attività di allevamento. Non era difficile, quindi, immaginare cosa contenesse il pacchettoin cassaforte.
 
Quando anche il padre se ne fu andato, Tara sistemò la cucina e si apprestò a riordinare.stava giusto finendo di pulire le finestre della sala quando notò il postino avvicinarsi alla buca delle lettere e infilarne alcune all'interno.
 
Per un attimo la ragazza fu tentata di andare subito a prendere la posta, ma sapeva di sfoggiare un vistoso occhio nero quindi ritenne opportuno attendere che l'uomo si fosse allontanato.
 
Quando fu certa che nessuno potesse vederla, uscì di casa per recuperare i plichi appena consegnati e ripercorse rapidamente il vialetto del piccolo giardino controllando le varie missive. Per la maggior parte si trattava di bollette o lettere del padre e del fratello, ma una era indirizzata specificamente a lei e recava stampigliato il logo di una Università della California.
 
Poggiata l'altra corrispondenza sul mobiletto dell'ingresso dove teneva le chiavi, Tara si rigirò la lettera tra le mani. Si tratrava quasi certamente della risposta ad una delle domande di ammissione e borsa di studio che aveva fatto con la scuola - per quanto in quel momento non ricordasse di essersi rivolta anche a quella specifica Università - ma aveva senso conyrollare se era stata accettata? Suo padre le avrebbe permesso di continuare a studiare, per di più in un altro stato? O l'avrebbe picchiata ancora?
 
Alla fine la curiosità prevalse e Tara aprì la busta. Stupefatta, la giovane apprese che non solo era stata ammessa all'Università di Sunnydale, ma che le era stata assegnata anche una borsa di studio piuttosto sostanziosa!
 
"Peccato che papà non mi permetterà mai di andarci..." si disse triste la giovane strega, posando con un sospuro la lettera nel bidone dell'immondizia.
 
La sua vita - lo sapeva - era accanto alla sua famiglia, che aveva il dovere di controllarla per costringere per quanto possibile il mostro che era in lei. Era chiusa in quella vita tanto quanto i soldi che le sarebbero serviti per studiare erano chiusi nella cassaforte del padre, pronti per essere spesi per comprare un purosangue da monta che - probabilmente - suo padre avrebbe amato più di quanto amava lei.
 
E non c'era via d'uscita da quella vita...nessuna alternativa.
 
O forse no...una in realtà c'era, ma era tanto folle che non valeva neppure la pena di pensarla... "No," si disse Tara, ricominciando a pulire la finestra della sala "smetti di pensare a queste sciocchezze da ragazzina e concentrati sulle cose serie. Prima che venga O'Donnel devo andare a fare la spesa, perché questa sera papà vorrà festeggiare l'acquisto con lo spezzatino con le patate..."
 
Decisamente non c'era tempo per pensare alle sciocchezze, si ripeté mentre si avvicinava al bidone e buttava lo scottex imbevuto di alcool che aveva usato per pulire la finestra, riuscendo in qualche modo a farlo finire accanto alla lettera dell'Università di Sunnydale, che pareva osservarla con triste disapprovazione.
 
Meno di due ore dopo, con tutti gli abiti ed i libri di magia della madre in una valigia ed i soldi che sarebbero dovuti servire ad acquistare il purosangue da monta in una borsa insieme alla lettera di ammissione all'Università, Tara saliva su di un autobus diretto a Los Angeles, città dalla quale avrebbe potuto prendere la coincidenza per Sunnydale.
 
Mentre il mezzo pubblico attraversava la piccola cittadina che l'aveva vista nascere e crescere per poi dirigersi verso un futuro sconosciuto, Tara tirò un gran sospiro di sollievo e, col cuore per la prima volta leggero da tanto tempo, promise a sé stessa e alla madre che avrebbe assaporato ogni secondo di quella nuova vita.
  
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