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Autore: Rage_    19/06/2015    3 recensioni
Ambientata da qualche parte tra la fine della quarta e l'inizio della quinta stagione, dove Mickey impara ad amare suo figlio.
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[Scritta per il sesto giorno della Gallavich Week sul prompt family time]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich Week 2015'
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Prompt: June 19th - Family time (Ian and Mickey interacting with their families, together or by themselves. Time for those Ian/Mandy, Mickey/Carl and Ian/Mickey/Yevgeny works, for example.)



To miss love is not a crime.

 
 
Scusa di tutto, tutto quello che ho fatto. È dal momento in cui sono venuto al mondo che mi sembra di avere una pistola carica con cui sparo, sparo, sparo e colpisco tutto ciò che amo.  Oh, sparo, sparo, sparo contro ogni singola cosa che amo.
[Imagine Dragons – Shots]

 




Mickey aveva odiato suo figlio ancor prima che nascesse. Lo accusava di essere la causa per cui la sua vita fosse andata a puttane, il motivo per cui era stato costretto a sposare una donna che non amava, quello per cui Ian lo avesse lasciato, arruolandosi nell’esercito per poi andare in guerra dove sarebbe potuto morire e non tornare mai più.
Mickey aveva odiato suo figlio a tal punto da non volerlo nemmeno vedere in faccia, il giorno in cui era nato. Lo aveva odiato così tanto da non voler nemmeno sapere il suo nome.
“Non so nemmeno se sia davvero mio figlio”, si diceva.
A Mickey i bambini non erano nemmeno mai piaciuti, soprattutto quelli appena nati – soprattutto quelli delle prostitute che ti stuprano e poi rimangono incinte. Per lui non aveva senso.
È per questo che Mickey si sentì estremamente confuso quando Ian iniziò ad affezionarsi a Yevgeny come se fosse figlio suo.
Tanto per cominciare, Ian fu l’unico che andò a trovare Svetlana in ospedale quando nacque il bambino – anche se Svetlana non gli permise di vederlo.
Successivamente, quando Mickey iniziò a mostrare il suo disinteresse, Ian regalò a Yev quasi tutta la roba vecchia di Liam. Poi, quando Svetlana costrinse Mickey a darle dei soldi per mantenere il bambino, Ian lo aveva aiutato a derubare un vecchietto a rischio di subire una molestia.
In oltre, si presentò al battesimo di Yevgeny senza nemmeno essere stato invitato e quando Mickey e Ian si furono trasferiti in casa Milkovich per vivere insieme, Ian diventò il babysitter preferito del marmocchio.
D’altro canto, Mickey continuava a vedere Yevgeny (non aveva ancora capito come si pronunciasse il suo nome) come la causa per cui la sua vita fosse andata in rovina, sebbene ora le cose, per la prima volta in tutta la sua vita,  stessero andando alla grande – a parte la crisi di depressione di Ian, ma quella sembrava acqua passata – e non riusciva a capire perché Ian non detestasse quel bambino esattamente quanto lo detestava lui, dal momento che ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Lui aveva sofferto per il matrimonio di Mickey con Svetlana esattamente quanto lui -  forse anche di più - e ne aveva dovuto affrontare tutte le conseguenze. Ian non aveva sofferto meno rispetto a Mickey, per colpa di quel bambino.
Per cui un giorno glielo chiese, proprio mentre Ian stava cambiando il pannolino di Yev in bagno e Mickey sentiva il bisogno urgente di fare pipì. Entrò, si slacciò i pantaloni e mentre orinava disse:
Perché cazzo stai sempre dietro a quel marmocchio?
Ian lo guardò da sopra una spalla.
Mmh… perché tu non ti prendi cura di lui e qualcuno dovrà pur farlo? Hey, già che ci sei, mi passi il borotalco?
Non vedi che sto pisciando? sbottò lui, tirando lo sciacquone.
Hai finito, quindi non dovrebbe essere un problema.
Mickey sbuffò. Si riallacciò i pantaloni e afferrò il maledetto flacone del borotalco per passarlo a Ian.
Dico sul serio, Ian… disse affacciandosi sul fasciatoio per dare un’occhiata al bambino. Se ne stava lì, con le gambe aperte, scalciando e mordicchiandosi la mano. Teneva gli occhi spalancati e ad un certo punto guardò proprio verso Mickey. Aveva le iridi azzurre, molto simili a quelle di Mandy – e anche alle sue, se doveva essere sincero.
Ian prese un po’ di borotalco e iniziò a cospargere di polverina bianca e profumata il sederino e il minuscolo pene del neonato, il quale si godeva le attenzioni di Ian con una faccetta tutta soddisfatta in volto.
Penso che questa cosa che gli stai facendo gli stia piacendo un po’ troppo. commentò, preoccupato.
Ian rise, finendo di trattare il pisellino di Yev – per il grande rammarico di quest’ultimo – con il borotalco e prendendo un pannolino pulito dalla confezione.
Non per niente è tuo figlio.
Non è detto che sia mio figlio, cazzo.
Ian lo guardò con quella faccia da schiaffi che faceva quando sapeva che Mickey stesse dicendo una cazzata, quella con il sopracciglio arcuato, e vaffanculo, Gallagher.
Seriamente? chiese Ian. Mickey, questo bambino è la tua fotocopia con il naso di Svetlana!
Io in verità non ci vedo niente né di mio né di Svetlana. Inizio a pensare che quella troia abbia finto una gravidanza e pescato un bambino a caso per costringermi a sposarla.
Ian questa volta non rise. Mickey, dico sul serio, come fai a non notare le somiglianze? Avete le stesse labbra, gli stessi occhi, lo stesso mento, lo stesso cazzetto minuscolo…
Mickey gli tirò un pugno nello stomaco e Ian si divincolò ridendo.
Perché cazzo vuoi morire, Gallagher? lo minacciò. E poi non è vero che abbiamo gli stessi occhi, le stesse labbra e quelle stronzate lì!
Con tutto il rispetto, ma credo che io ti guardi negli occhi e baci le tue labbra più spesso di quanto lo faccia tu, perciò credimi se ti dico che riconoscerei tuo figlio anche tra un milione di bambini, se questo dovesse avere i tuoi stessi occhi.
Mickey aprì la bocca per replicare, ma le parole di Ian gli avevano creato una tale fitta allo stomaco che decise di non ribattere. Invece guardò suo figlio e suo figlio guardò lui.
Poi guardò Ian e scoprì che anche lui lo stava guardando. Così decise di chiederlo:
Come fai a non odiarlo?
Ian tornò a concentrare tutte le sue attenzioni sul pannolino di Yev.
Lui è innocente, oltre a venire al mondo non ha fatto niente di sbagliato. È così piccolo che non gli si può dare la colpa per qualcosa.
Okay, sì, certo, posso capire che non serbi alcun rancore, cazzo, ma quello che volevo chiedere veramente era come fai ad amarlo? Insomma, ti prendi cura di lui e tutto quando dovresti considerarlo come l’unica cosa che ci impedisce di prendere una macchina, solo tu e io, e lasciare questo quartiere di merda una volta per tutte!
Ian rise con amarezza ma non rispose. Finì di mettere il pannolino a Yevgeny e lo prese in braccio. Superò Mickey e uscì dal bagno.
Mickey lo seguì, sperando di ricevere presto o tardi una risposta. Ian mise Yevgeny nella sua culla e fu strana la velocità a cui si addormentò, una volta cambiato il pannolino.
Mickey si buttò sul divano e presto Ian lo seguì.
Tra i due calò un silenzio che sembrò durare un’eternità, poi Ian disse:
Come puoi dire quelle cose davanti a lui?
Mickey aggrottò la fronte. Non crederà davvero che quel neonato sia in grado di capirci, pensò tra sé.
Ma alla fine tutto quello che disse fu un: Cosa?
Non ti rendi conto che lui è esattamente come te, e che tu sei esattamente come tuo padre?  Ian lo guardò, gli occhi furiosi gettavano fiamme, la parola “padre” sputata fuori come se fosse erba amara. Non pensi che sia esattamente così che lui ti ha cresciuto? Credi che tuo padre non ti avesse visto fin dall’inizio come un problema, una palla al piede? Perché credi che non ti abbia mai dato l’amore di cui in realtà avresti avuto bisogno per crescere in modo quanto meno decente?
Ogni parola arrivò dritta e chiara come una coltellata nel suo stomaco. C’era una sola cosa che Mickey aveva sempre pensato di se stesso: che fosse un uomo migliore di Terry, suo padre. Era tutto ciò che aveva sempre avuto bisogno di ripetersi per darsi la forza necessaria a proseguire, a crescere, e con il passare del tempo era diventata la sua unica certezza. E, ora, Ian si trovava lì, seduto accanto a lui, ad urlargli contro e accusarlo di essere esattamente come lui.
Si alzò di scatto dal divano, fronteggiando il suo ragazzo dall’alto, perché Ian non poteva - non poteva, cazzo – fare così, distruggere sempre tutte le sue certezze, distruggerlo e ricostruirlo come un castello di carta, non poteva!
Non poteva renderlo sempre una persona migliore, non voleva permetterglielo!
Non essere amati non è un reato, Ian! sbraitò, le parole uscirono dalla sua bocca incontrollabili. Non pensava che avrebbe mai avuto il coraggio di dire una cosa del genere ad alta voce. Aveva appena iniziato ad esprimere i propri sentimenti con le parole, e questa cosa, più che spaventarlo, lo metteva enormemente a disagio.
Lo sguardo di Ian si ammorbidì un po’.
Mickey, lo sai che non avrei mai potuto prendere una macchina e fuggire con te. disse, anche il tono di voce si era fatto più dolce. Ho i miei fratelli, qui. E loro sono esattamente come Yev, io sono esattamente come Yev: siamo tutti degli sbagli di Monica e Frank e, a parte, forse, Lip e Fiona, non eravamo programmati. disse, il tono di voce calmo, scandendo ogni parola. L’unica differenza tra me e questo bambino è che io sono stato cresciuto da mia sorella, mentre Yev ha una madre a cui frega qualcosa, una madre che vuole che suo figlio abbia un padre, e quel padre devi essere tu.
Mickey riuscì a sostenere lo sguardo di Ian per qualche secondo, prima di non riuscire più a sopportarlo. Non si stava facendo seriamente dare lezioni da un Gallagher su come si crescono i bambini, vero?
Come posso amarlo se tutto quello che ho fatto è stato provare odio nei suoi confronti? Se ogni volta che lo guardo ripenso a come mio padre mi abbia costretto ad essere un uomo che non sono, a rinunciare a te, a rinunciare a tutto ciò che amavo? Come faccio ad amarlo se quando lo guardo continuo a non vedere altro che una delle mie cicatrici più profonde? Avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece.
Ian si alzò, gli cinse la vita con le braccia e poggiò la fronte contro la sua. Mickey, d’istinto, fece per indietreggiare, non ancora abituato a tutta quella intimità – a tutta quella libertà. Poi si ricordò che ora Ian era il suo ragazzo, che Terry era in prigione, che andava tutto bene e che sarebbero stati bene.
Hai odiato anche me, all’inizio. Ricordi? Volevi uccidermi, tipo. Mickey rise. Ian aveva ragione. Eppure guardaci ora… 
Mickey fu colpito da una realizzazione.
Che lui fosse uno di quei tipi che prima di amare qualcuno, devono per forza odiarla o volerla vedere morta (o nel caso di Yevgeny, mai nata)?
 Vieni, voglio farti vedere una cosa… disse Ian.
Gli prese la mano e lo condusse fino alla culletta dove si trovava Yevgeny.
Stava riposando e sembrava la cosa più piccola del mondo. Il suo piccolo petto si alzava e abbassava sotto la sua tutina a righe e non faceva altro che sbavare nella propria manina.
Guardalo e dimmi che colpa potrebbe mai avere lui in tutto questo. gli sorrise. Potrebbe essere l’unica cosa positiva che ti sia mai capitata. Potrebbe essere la tua ricompensa dopo tutta la merda che hai passato.
Mickey non riusciva a staccare gli occhi da dosso al bambino. Una strana morsa gli aveva attanagliato lo stomaco e sentiva uno strano calore all’altezza del petto. Era per questo che gli esseri umani venivano al mondo, no? Non aveva mai capito perché la gente desiderasse fare dei figli, ma ora il motivo gli era abbastanza chiaro: per la prima volta, vicino ad Ian, vicino a quella culla, Mickey si sentiva completo. Realizzato.
Quella era una piccola creatura – lo vedeva respirare, era viva, viveva: Mickey aveva, in qualche modo, generato una vita.
Non avrebbe mai immaginato che dalla sua miserabile esistenza sarebbe potuta derivare una cosa tanto piccola e allo stesso tempo immensa, una cosa così bella. Non credeva davvero di poter essere in grado di creare una cosa simile, lui, Mickey Milkovich, reietto umano e volgare spacciatore dei bassi fondi. Per la prima volta Mickey, che aveva sempre pensato alla vita come ad una condanna, 
guardava la vita affascinato.
Credevo che fossi tu la mia ricompensa. sussurrò a Ian, senza staccare lo sguardo da suo figlio. Ian gli avvolse un braccio attorno alla vita e gli baciò i capelli. No, Mickey. Tu sei la mia ricompensa, perché sei tutto ciò che ho sempre desiderato, ma tu, tu Mckey, ne hai ricevuta una ancora migliore: una famiglia. Una vera famiglia che non ti mancherà mai d’amore. Una famiglia che ti amerà veramente fino alla fine dei tuoi giorni.
Mickey sentì come se un peso di venti tonnellate si fosse sollevato dal suo petto e non riuscì più a trattenere le lacrime. Si portò una mano sul viso e iniziò a strofinarsi la bocca, respirando a piedi polmoni nel vano tentativo di non scoppiare a piangere.
Strizzò le palpebre e nascose il viso nell’incavo del collo di Ian, che lo abbracciò e lo strinse forte a sé. Gli baciò la nuca e Mickey ricambiò l’abbraccio, pensando che lo amava, che era l’uomo più fortunato del mondo e che era quella la sensazione più bella del mondo: amare ed essere amati.
Si affacciò alla culla di Yevgeny, e promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per amare quel bambino. Che avrebbe superato tutte le barriere che quel fagottino rappresentava per lui, pur di farlo sentire amato come avrebbe dovuto.
Mi serve del tempo, Ian. disse. Mi serve del tempo. ripeté.
Ian annuì, e non ci fu bisogno che Mickey dicesse altro.
Ci penso io a lui, Mickey. Prenditi tutto il tempo che ti serve, non preoccuparti.
Mickey si voltò verso di lui, gli occhi lucidi di lacrime.
Grazie. disse, quasi soffocato dalle lacrime. Ian lo abbracciò di nuovo, e Mickey si lasciò andare, perché il profumo delle braccia di Ian gli aveva sempre dato la forza di esprimersi e di essere migliore – di piangere, di amare e di capire che cosa volesse veramente.
Lui ti aspetterà, Mickey. Così come io ti ho aspettato, sottintese Ian e Mickey lo abbracciò con ancora più forza, affondando le dita nella sua schiena, come se ne andasse della sua vita. Hai dimostrato di essere un uomo migliore di Terry, Mickey. continuò Ian, sussurrando al suo orecchio. Sarai anche un padre migliore di lui, ne sono certo.
Con il tempo, Mickey imparò a prendere in braccio Yevgeny più spesso, a dargli da mangiare e poi a fargli i bagnetti e cambiargli i pannolini. Quando diventò un po’ più grande, iniziò a giocare con lui e a vendere partite extra di eroina per comprargli dei giocattoli. Durante la notte, quando Yevgeny piangeva, Mickey iniziò ad essere sempre il primo a saltare giù dal letto per prendersi cura del bambino.
Con il tempo, Mickey imparò ad amare Yevgeny, ad essere un padre per lui.
Ian dopo un anno lo lasciò, affetto da una grave malattia mentale. Aveva sentito il bisogno di prendersi del tempo per se stesso e per capire chi fosse realmente, ma Mickey non sentì come se tutto ciò per cui avesse lottato fosse andato a puttane insieme al suo, ormai, ex-ragazzo: Mickey aveva ancora una famiglia, un figlio e tanto amore da dare e ricevere.
Era questa la sua ricompensa.


 
Fine.

Note: non è uscita bene come mi aspettavo, per tanto non ne sono molto soddisfatta. Non ho avuto, però, il tempo per riscriverla e tutto e il tempo stringe, per cui here I am. No, niente, volevo solo far notare come il personaggio di Ian senza Mickey perderà sicuramente tutto il suo senso nella prossima stagione e di come invece Mickey un senso poteva avercelo benissimo, anche se è stato sempre accostato a Ian in tutto e per tutto. Solo questo. Gesù, la prossima stagione mi farà star malissimo, me lo sento. Niente, fatemi sapere voi che ne pensate. Ci vediamo domani per l'ultimo giorno della Gallavich Week poi giuro sugli Dei che mi dileguerò per sempre. Adieu!

Rage_
 
  
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