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Autore: The Writer Of The Stars    22/06/2015    1 recensioni
“Non importa come o dove sarò, se in Paradiso, all’Inferno o disperso in mezzo alle stelle, tra cui ovviamente io sarò la più brillante; io mi porterò tutti questi ricordi dietro. Quelle fotografie che piacciono tanto a Roger …” fece, indicando le mura colme di immagini.
“Queste stanze dove John ha dato il peggio di sé tra alcol e rabbia …” continuò, sorridendo canzonatorio in direzione del bassista.
“L’immagine di Brian appena ventenne, con i libri di astrofisica in una mano e la sua Red Special nell’altra.” Concluse, lanciando un’occhiata divertita al riccio seduto ai suoi piedi.
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Ispirata dalla canzone "This Time" cantata da Lea Michele.
Freddie's last night.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(http://www.usmagazine.com/celebrity-news/news/lea-micheles-final-glee-song-this-time-listen-and-see-who-wrote-it-2015173  scorrete la pagina verso il basso e cliccate play sull’icona apposita se volete ascoltare la canzone.)


“I’m not afraid of moving on and letting go, it’s just so hard to say goodbye to  what I know.”
 
“E così ora lo sanno tutti."

 Roger si sedette su una delle pregiate poltrone in salotto con lentezza, quasi con timore, come se anni prima non si fosse mai accasciato lì inerme a causa di una sbronza colossale ad uno dei suoi soliti party.
Brian roteò gli occhi ispezionando con celerità ogni angolo del salotto, osservando il comodo divano dove Freddie era debolmente sdraiato in compagnia della sua coperta preferita, decidendo poi di sedersi in terra al centro del grande tappeto persiano che Freddie adorava.
John invece rimase in piedi, poggiandosi allo stipite della porta senza fiatare, come impaurito.
Freddie li scrutò uno ad uno, scoprendoli tesi, innaturali, chiusi in un silenzio che non era mai stato loro.

“Avete paura di me?” si lasciò sfuggire con un tono di voce che anziché emulare l’ironia, ricordava perfettamente il dolore misto alla consapevolezza che ciò che stava affermando fosse vero. Li osservò spalancare gli occhi uno ad uno, come colti tutti da un riflesso involontario.

“Stai scherzando? Come ti viene in mente una cosa del genere?” sbottò Roger incredulo, osservandolo intensamente. Freddie alzò le spalle, spostando lo sguardo altrove come pieno di vergogna.

“Ma guardatevi … in vent’anni che ci conosciamo non ci è mai capitato di trovarci tutti insieme in silenzio, senza dire una sola parola …” esclamò Freddie con malinconia, destabilizzando tutti.

“Non abbiamo paura di te, lo sai.” rispose Brian serio, tremando appena.

“E di cosa, allora?” chiese Freddie retorico, celando malamente il dolore.

“Della morte.” Tutti e tre si voltarono di scatto. John se ne stava poggiato malamente allo stipite della porta del salotto, le braccia incrociate al petto e l’espressione seria, come poche volte gli avevano visto in volto.

“V – voi avete paura della morte?” chiese Freddie retorico, percependo un piccolo groppo farsi spazio al centro della sua epiglottide.

“Abbiamo paura di perderti.” Intervenne Roger seriamente, percependo gli occhi lucidi al pronunciare tali parole. Si erano ritrovati quella sera, dopo aver emesso il comunicato stampa che annunciava la malattia di Freddie al mondo intero, a casa del loro Re, senza un motivo preciso in verità. Svelare al mondo ciò che tutti ormai credevano di sapere era stato per Freddie una coltellata al cuore, dura da ricevere ma necessaria. Sentiva dentro di sé che ormai il tempo andava via via frantumandosi tra le sue mani forti di ormai debole uomo, e non voleva lasciare coloro che lo avevano sempre amato incondizionatamente senza nemmeno una spiegazione. I loro fan se lo meritavano un perché. Ne avevano il diritto.

“So che vi mancherò, miei cari, non ser … ehm ehm! … Scusate …” esclamò con tono malamente ironico, interrotto poi da un forte attacco di tosse.

“Tutto bene?” si premurò di chiedergli Brian, avvicinandosi a lui. Freddie lo allontanò con delicatezza, sorridendogli piano.

“Tutto apposto, è solo un po’ di tosse. Sono diversi giorni che mi perseguita, maledetta!” esclamò teatrale come sempre, seppur senza riuscire a nascondere una leggera smorfia di dolore. Brian annuì poco convinto, tornando a sedersi nella sua posizione infantile, incrociando tra di loro le gambe e poggiando i gomiti sulle ginocchia. Nel frattempo Roger si alzò in piedi, senza preavviso, cominciando a percorrere le mura del salotto sotto lo sguardo incuriosito degli altri tre.

Con passi lenti e cadenzati, Roger avanzò per tutto il perimetro della sala, fermandosi ad osservare di volta in volta le varie fotografie appese alle pareti.

“Queste pareti e tutte queste fotografie … portano così tanti ricordi …”mormorò tra sé sfiorando delicatamente una cornice, eppure gli altri lo udirono comunque.

“Queste stanze dove abbiamo camminato migliaia di volte … feste, sbronze, litigi, tutto quello che sapete su di me lo avete scoperto qui …” esclamò all’improvviso John, alzando lo sguardo e guardandosi intorno con occhi lucidi, rievocando momenti che mai avrebbero dimenticato.

“Sapete, l’altro giorno stavo ripensando al nostro primo concerto tutti insieme, non chiedetemi per quale motivo. Ho ridato uno sguardo indietro a tutto ciò che ero, a quello che amavo allora, e in questo momento posso dire di aver visto chiaramente quanto sia cresciuto in questi anni …” intervenne all’improvviso Brian, rimanendo seduto in terra e giocherellando timidamente con le proprie lunghe dita ossute, mantenendo lo sguardo basso e sorridendo a malapena.

“Allora mi comportavo diversamente, ero un ragazzino sbandato con in testa solo la musica e le ragazze. Se penso a tutte le cose che ho fatto allora e a quanto avessi voluto sapere ciò che sono diventato oggi …” riprese Roger, puntando gli occhi ad una fotografia appesa alla parete, raffigurante lui e Freddie con indosso dei giganteschi capelli messicani con due espressioni idiote in viso.


 Come voler ritornare ad allora …

“Se mi fermo a pensare per un attimo a dove siamo arrivati, quasi mi spavento! Mi viene da ridere, lo ammetto, al ricordo di quel ragazzo vanitoso ed egocentrico con abiti glam che cercava la fama e la notorietà per sé. Non che sia cambiato, non fatevi strane idee, miei cari.” intervenne Freddie, sorprendendo gli altri, parlando con la solita ironia e superiorità nella voce, ammansita però da una malinconia e un dolore a dir poco palpabili.

“Ma in tutto questo ho superato le mie paure , e ho mostrato al mondo ciò che valgo davvero, cioè molto più di una laurea e qualche trofeo su una mensola.” Esordì John, contribuendo nuovamente a quell’inaspettato giro di confessioni e rievocazioni intime del passato partito involontariamente da Roger. Per diversi attimi un silenzio intenso e profondo calò sull’enorme casa vuota, piena soltanto della malinconia e della tristezza di quei quattro musicisti scapestrati divenuti ormai uomini pronti ad arrendersi davanti alla morte.

“Io non ho paura di andare avanti e lasciarmi tutto alle spalle.” Esclamò d’un tratto Brian, alzando lo sguardo dal pavimento e interrompendo il silenzio colmo di dolore.


“E’ solo che è davvero difficile dire addio a tutto ciò che amo …” concluse con voce tremolante, spostando immediatamente lo sguardo verso un muro riempito di quadri, per non dover incontrare le iridi scure e colme di dolore di Freddie, quelle blu e acquose di Roger e quelle piccole ma intense di John.

“Stavolta nessuno dirà addio.” Esclamò Freddie  dopo lunghi secondi di silenzio. Brian, Roger e John alzarono di scatto lo sguardo, puntandolo sul loro Re.

“Non voglio sentire la parola addio, né stasera, né mai. Chiaro?”

“Ma, Freddie …”

“Vi porterò tutti qui, va bene? Starete proprio al centro, insieme ai miei amati gatti, ai miei fan e alla mia famiglia. Prima di tutti.” Esclamò sorridendo malinconico, portandosi una mano sul petto, in corrispondenza del cuore.

“Non importa come o dove sarò, se in Paradiso, all’Inferno o disperso in mezzo alle stelle, tra cui ovviamente io sarò la più brillante;  io mi porterò tutti questi ricordi dietro. Quelle fotografie che piacciono tanto a Roger …” fece, indicando le mura colme di immagini.

“Queste stanze dove John ha dato il peggio di sé tra alcol e rabbia …” continuò, sorridendo canzonatorio in direzione del bassista.

“L’immagine di Brian appena ventenne, con i libri di astrofisica in una mano e la sua Red Special nell’altra.” Concluse, lanciando un’occhiata divertita al riccio seduto ai suoi piedi.

“Tutti i momenti che abbiamo passato verranno con me. E quest’ultima volta che ci è stata concessa, perché devo dirvelo, sento sarà l’ultima, la terrò con me per sempre.”

Brian sorrise tra sé, ingoiando un groppo troppo grosso di saliva.
John annuì piano, sorridendo commosso.
Roger strinse le labbra nel tentativo di non piangere, percependo comunque qualcosa di liquido e caldo scivolare giù dai suoi occhioni blu e lucidi.

“E noi ti promettiamo che per tutte le battaglie che abbiamo perso o avremmo potuto vincere*, non smetteremo mai di credere nelle parole che abbiamo cantato.” Esclamò Roger con voce rotta a nome di tutti, prima di fiondarsi sul divano dove Freddie era sdraiato, abbracciandolo con foga, seguito a ruota da John e Brian. Freddie spalancò gli occhi, sorpreso da quel gesto molto poco da … beh, da loro.
 Sorrise stancamente, stringendo a sé quei tre pazzi che erano ormai la sua famiglia, sapendo che tutti e tre stavano piangendo, chi più pacatamente, come John, chi più sommessamente, come quel benedetto batterista biondino.

“Roger, smetti di piangere come una femminuccia, mi stai bagnando tutta la maglietta!” lo rimproverò fintamente arrabbiato, mentre in realtà, sentendo una scia calda e salata solcargli il viso, si rese conto che quei tre sarebbero stati la cosa che gli sarebbe mancata di più al mondo. Ma non lo disse, preferendo piangere silenziosamente e stringere quei tre scapestrati, sentendo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe potuto farlo.

 
"This time no one's gonna say goodbye
I'll keep you in this heart of mine
This time I know it's never over
No matter who or what I am
I'll carry where we all began
This time that we had, I will hold forever"


*: mi riferisco alla malattia di Freddie. La lotta contro l’Aids è una delle battaglie che hanno perso ma che hanno cercato di vincere.


Nota autrice:
Salve gente! Era da un po’ che non pubblicavo qualcosa sui miei amati, perciò non ho resistito e oggi mi sono messa a scrivere. Una precisazione: questa one shot mi è stata ispirata dalla canzone “This time” cantata da Lea Michele (la adoro, chi mi conosce può confermare) nell’ultimo episodio della serie televisiva “Glee.” Il testo della canzone secondo me è un qualcosa di assolutamente toccante (io piango ogni volta che l’ascolto, ma forse sono io la strana) perciò mentre oggi la riascoltavo per l’ennesima volta mi sono detta “voglio scriverci qualcosa sopra su di loro.” Ed ecco qua.
Poi in realtà non so nemmeno perché, ma in questi giorni ho una malinconia immensa e una tristezza enorme quando penso ai Queen (cioè sempre) perché sento di volerli ancora insieme, Freddie ancora vivo, come ai bei tempi che io posso solo lontanamente immaginare …
Comunque, spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate!

Alla prossima!
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